Nash non è solo tiri o passaggi… eccolo in volo acrobatico verso il canestro.
Dallas vola. Tutti nella città texana sono felicissimi dell'ottimo avvio stagionale dei Mavs che, mentre scrivo, hanno un bilancio di 33 vittorie e 8 sconfitte che li pongono al primo posto nella NBA.
Ma di chi è il merito di questi successi? In molti parlano del proprietario Mark Cuban che da quando ha acquisito la franchigia non ha mai lesinato sforzi, tanto economici quanto personali, per far si che la sua organizzazione divenisse una delle migliori, all'avanguardia, nella Lega e capace di attirare i migliori giocatori.
Altri vedono il punto di svolta nella scelta di affidasi ad un allenatore come Don Nelson capace di portare un gioco spumeggiante ed offensivo e di creare un clima sereno, ma laborioso, nel proprio spogliatoio.
I più maliziosi hanno fatto notare come un altro Nelson, il giovane Donn, sia il vero "demiurgo" dei nuovi Mavericks, è lui ad aver consigliato gli acquisti di gente come Finley e Nash e sempre lui scovò Nowitzki nella seconda categoria tedesca.
Infine, c'è chi dà i maggiori meriti ai giocatori, in particolare Michael Finley che nel Texas è diventato una stella di prima grandezza e Klasse Dirk semplicemente la star della squadra.
Certo, i meriti vanno equamente divisi, ognuno ha dato il suo, ma sarebbe ora di rendere omaggio anche ad un altro elemento che, magari in punta di piedi, ma con grandi prove, ha fatto sì che oggi i Mavs possano dominare: Steve Nash.
Certo, non che è che Steve venga scoperto ora, il suo impatto e la sua importanza è arcinota all'interno dello spogliatoio, peccato però che all'esterno sia sottovalutato, specie dai media americani, che a volte sembrano dimenticarsi di quanto valga il play canadese in campo.
In tempi non sospetti coach Nelson si espresse in questo modo di fronte alle telecamere: <…Spero che Steve si dia una calmata, non può giocare a questi livelli per tutto l'anno, spero preservi sufficienti energie per i play-off, per noi è fondamentale…>.
Nelle sue parole c'era tutta l'importanza del regista: se lui è in palla tutta la squadra gioca al meglio e riesce a sciorinare la pallacanestro spettacolare di questo primo scorcio di stagione. E' ancora negli occhi dello staff tecnico quello che accadde gli scorsi play-off contro Sacramento: Bibby riuscì a fermare Nash e tutto il quintetto ne subì le conseguenze.
Il diretto interessato riderebbe di queste considerazioni, ragazzo schivo e riservato ha sempre visto nel basket un divertimento prima che un lavoro e questa sua filosofia lo aiuta ad andare avanti qualunque cosa succeda.
Viene da una famiglia di sportivi: il padre era calciatore professionista (e da piccolo ha girato il mondo con lui tra Canada, Sud Africa ed Inghilterra), il fratello ha giocato in Premier League col Tottenham e lui è sempre stato un eccellente sportivo cimentandosi con calcio, hockey e baseball oltre che nel basket.
Per emergere con la palla a spicchi ha dovuto superare tanti pregiudizi, lui bianco, canadese, con un fisico normale e la faccia da ragazzo qualunque la NBA se l'è conquistata a suon di exploit alla Santa Clara University.
Scelto da Phoenix nel '96, malgrado lo scetticismo di molti, ha sempre dovuto lottare per vedere affermato il suo diritto ad una chance; anche a Dallas, dove è stato mandato "a cuor leggero" dai Suns, è sempre stato un "osservato speciale" e solo dopo due pessime annate è riuscito a riemergere legittimando il suo status di giocatore professionista anche in virtù di una Olimpiade, Sidney 2000, in cui è stato il migliore del torneo.
A Dallas oggi non danno molto peso a questi fatti, ora tutti lo adorano ed i suoi detrattori sembrano essersi volatilizzati, Nash è un personaggio "alla moda", frequenta bella donne (gli vengono attribuiti flirt con la cantante Geri Halliwel e l'attrice Liz Hurley), ha un look "in" che fa tendenza tra i giovani bianchi d'America, propri lui che ha dovuto sempre pagare lo scotto di essere riservato, poco appariscente, una persona qualunque.
E' in campo che Nash si trasforma e diventa veramente importante. Regista atipico nei movimenti, ma non nella sostanza (leggi prima passo-poi tiro), dotato di un tiro mortifero e di una mobilità incredibile è riuscito a trovare il giusto compromesso tra il suo istinto da guardia e la necessità di far giocare i compagni ed essere parte attiva nel gioco di squadra.
Se nel passaggio è migliorato (e spesso spettacolare), specie nella lettura dal gioco, è in difesa che Steve ha compiuto passi da gigante, prima era una groviera, ma ultimamente, nel sistema di gioco tutto velocità e trappole approntato dai Nelson, è lui il direttore d'orchestra grazie all'ottima mobilità laterale e ad un fisico irrobustito e più tonico.
Oggi è uno dei migliori interpreti del ruolo nella Lega, ha cifre importanti, 18.7 punti, 6.8 assist e 3 rimbalzi, che non riflettono a fondo la sua utilità in campo e per i compagni <Steve è un grande amico, un ragazzo unico ed in campo è il nostro migliore elemento, sai sempre di poterci contare.> parole di Dirk Nowitzki che nel suo difficoltoso inizio negli States ha trovato nel play un amico fraterno ed il suo primo sponsor.
Oggi che Dallas vince giova ricordare che tutti hanno fatto il proprio dovere, che in campo si vince tutti assieme, ma che in fondo se Finley e Nowitzki sono le frecce più pericolose nella faretra dei Mavs, l'arco che le lancia è pur sempre il ragazzo canadese che, malgrado rifugga i riflettori, è il cuore di questo meccanismo, per ora perfetto, chiamato Dallas Mavericks.