Shaq sta crescendo, ma evidentemente non basta ancora…
Lakers 71 @New Jersey 98
Lakers 104 @Philadelphia 107 dts
Lakers 109 @Toronto 107 dts
Lakers 99 @Sacramento 105
Buon Natale a tutti. Lakers' fan o meno.
La festa più bella dell'anno è ormai trascorsa e ci stiamo preparando alla fine di questo 2002, che in casa del Los Angeles Lakers sarà ricordato soprattutto per il terzo storico titolo dell'era Jackson o dell'era O'Neal se preferite, o ancora della prima era Bryant, se per voi è ancora meglio. Fatto sta che nell'ultima settimana i Lakers hanno giocato quattro gare.
Le prime tre on the road e l'ultima il giorno di Natale, nella propria accogliente anche se modesta…casetta, lo Staples Center.
Tanto per cambiare partiamo dalla fine. Cioè dalla gara casalinga del giorno di Natale. O meglio, dall'evento del Natale NBA. Dalla sfida che ha visto scendere in quel di L.A. le Queens, ops, i Kings di Sacramento, i rivali, quelli di gara 7 di non più di sette mesi orsono, gli attuali e non ne abbiano a male i tifosi di Dallas, primi pretendenti ad ovest per il posto nelle finali del prossimo maggio.
La partita non credo si possa dire che ha mancato di divertire e appassionare. Una gara subito bella, che ha visto la sola defezione per infortunio di Bobby Jackson, in campo soli 23 minuti totali per una slogatura alla caviglia. Una gara, meglio togliersi il pensiero subito, che i Lakers hanno perso, pur giocando una discreta pallacanestro.
Detto così sembrerebbe un incoraggiamento. OK, i campioni del mondo hanno perso ma visto che hanno giocato bene i segnali sono positivi. Non è così semplice. La partita infatti ha fornito segnali quantomeno discordanti. La squadra ha infatti subito un distacco finale di sei punti, 105 a 99 e la Combo ha siglato tanto per cambiare cifre notevolissime. Basti pensare che il dinamico duo ha messo a registro un totale di 54 punti, 32 rimbalzi e 11 assist in coppia. Al loro fianco bella prova di Fisher, le cui competenze in fase offensiva stanno tornando a livelli accettabili, 15 punti e 2 su 4 nelle triple.
Il rovescio della medaglia, parla però di una partita dalle occasioni sistematicamente mancate, di un vantaggio nel terzo quarto in minima doppia cifra, leggi 10 punti e cosa piuttosto sorprendente di una netta sconfitta nei punti segnati in area pitturata, addirittura 52 a 30. Molti, troppi, addirittura per pensare di sconfiggere una squadra che al momento è qualcosa più di equilibrata. Che ha ritrovato un Peja Stojakovic da oltre 20 punti, che ha ritrovato la guida e le penetrazioni di Bibby (Fisher attende ancora che lo informino della targa) e che non ha avuto il bisogno di ritrovare ma che si tiene strette le prestazioni di Webber e Christie, che nella gara natalizia hanno fornito una serata di ottima fattura.
In particolare la guardia al momento miglior difensore NBA ha portato a casa addirittura 6 palle rubate. Cifre e dati che sono bastati per portare una ventata di ottimismo nelle fila dei Kings, galvanizzati al punto che coach Adelman ha definito quello appena andato in scena, il primo match dell'anno. Dall'altro lato, ancora delusione anche se condita dal solito ottimismo di jacksoniana memoria.
Sta di fatto che nonostante i primi due quarti siano stati definiti da Bryant come i migliori giocati dai Lakers in questa stagione, la vittoria ha arriso alla parte povera della California. Lo Staples Center è stato violato ancora e le riserve dei Lakers hanno continuato a latitare. Un segnale su tutti. Le chiacchiere di mercato, fino a settimana scorsa un tabù per la dirigenza giallo viola, oggi stanno fioccando. Segno che ci si sta accorgendo che la situazione attuale non è la solita pretattica ante primavera.
Facendo però un passo indietro, sono state ben tre le partite che hanno preceduto il giorno di Natale ed il bilancio non si può definire proprio positivo.
Si è cominciato con la sfida di CopLand, dove Jason Kidd ha servito ai Lakers una prestazione incorniciabile. Il circo a tre piazze dei Nets ha funzionato a mille e alla fine il distacco è risultato contenuto a “soli” 27 punti. Dopo la partita ha preoccupato in particolare l'atteggiamento del resto dei Los Angeles. Apatico. Supponente. Tipico degli atleti che sanno di giocare male, ma non possono o non vogliono capire da che parte sta il problema.
Fra i giornalisti ha cominciato a serpeggiare l'espressione dinastia in pericolo. Ovvio perciò aspettarsi una reazione da parte di una squadra che comunque nel bene e nel male non ha mai difettato di orgoglio. La reazione in questo caso è consistita in due partite finite all'over time.
Nel secondo revival della settimana con finaliste NBA del recente passato, i Lakers hanno dovuto ancora una volta sbattere contro la enorme prestazione, tanto per gradire sopra i 40 punti, di Allen Iverson. Ancora una volta Bryant ha dovuto mettere da parte il gusto del duello personale per tappare le falle di una squadra che non lo ha seguito e nonostante il sodalizio con Shaq sembri sempre più vivo, l'over time ha detto male ai giallo-viola che si sono dovuti sorbire la diciottesima sconfitta della stagione.
Un raggio di luce è arrivato dalla partita con i Raptors. O Quasi. Contro una squadra orfana dei suoi due all star 2002 ed in netta crisi d'identità , la squadra di Phil Jackson ha colto una vittoria (109 a 107) sì di carattere, sì costruita con 31 punti a testa del duo e con altre belle prove dei rincalzi, ma tremendamente sofferta e per di più viziata da un palese errore sul possibile tiro della vittoria di Toronto.
Risultato, vittoria in cascina, ma nonostante le dichiarazioni dei portavoce angelini, scimmie ancora ben piantate sulle spalle di tanti tiratori campioni in carica.
Il meglio della settimana: La cosa migliore della settimana è probabilmente rappresentata dal continuo miglioramento dell'intesa all'interno dell'asse Shaq/Kobe. Dopo il ritorno del centro dall'operazione, qualche meccanismo sembrava essersi un po' arrugginito, ma adesso le cose stanno riprendendo a filare come si deve. Peccato che contemporaneamente a questi progressivi miglioramenti siano giunte in corrispondenza con le sconfitte anche le voci nell'entourage di Shaq di un possibile ritiro post 2003 o forse 2004. D'accordo, il gigante gentile (Gilmore docet) non è eterno, ma perché queste voci arrivano sempre quando la squadra attraversa questi periodi neri o quando si parla di Olimpiade?
Il peggio della settimana: La difesa dei Lakers è fortemente indiziata questa settimana. In quattro partite, gli avversari di turno hanno siglato sempre più di 100 punti, tranne i Nets che si sono fermati a 98, ma se lo potevano permettere. Nonostante le attenuanti dei supplementari bisogna ammettere che qualche raddoppio o aiuto puntuale non guasterebbe, ma si sa, in questo periodo l'umore di Shaq non è quello disponibile in altri tempi.
Le previsioni del futuro a questo punto non lasciano scampo ad alternative. Da qui al 24 gennaio prossimo, i Lakers godranno di una serie di partite tutte nettamente alla loro portata. La maggior parte in casa. E' l'occasione per vedere se esiste davvero la possibilità di mettere in piedi una vera e consistente striscia di vittorie. Il record di 11/19 non lascia molte alternative.
Mi permetto quindi di rimandare alle prossime sfide con Denver, Toronto e la doppia gara con Phoenix. In caso di sconfitte a ripetizione penso che il sogno del collega Ancilli potrebbe continuare a non verificarsi per un unico motivo: non ci sarà nessun laker da sbaragliare in finale all'ultimo secondo. Sorry.