Mark Messier è il leader dei Rangers e il suo contributo è sempre fondamentale…
I New York Rangers sono la squadra con il monti stipendi più alto dell'intera NHL, giocano al mitico Madison Square Garden, possono vantare tra le loro fila un cannoniere come Pavel Bure, un'ex prima scelta come Eric Lindros ed uno dei più forti giocatori di sempre come Mark Messier, eppure stanziano nei bassifondi della Eastern Conference (ultimi nell'Atlantic Division), con un record di 15-20-6-1 e rischiano seriamente di non partecipare ai playoffs per il sesto anno consecutivo.
Il pubblico rimane appassionato, ma fatica a celare il malumore di chi, nutrendo da sempre grandi ambizioni, oggi si trova spettatore deluso di una squadra in evidente difficoltà .
Le pressioni di quest'ultimo (per non parlare di quelle esercitate dalla stampa newyorchese), non permettono certo un'altra annata fallimentare che, per quanto i numerosi infortuni occorsi possano costituire un alibi, al momento sta rivelando più di un problema per i Rangers, a partire da alcune operazioni di mercato molto discutibili che hanno coinvolto giocatori prima acclamati ed ora invece considerati strapagati.
ATTACCO – L'anno scorso la prima linea offensiva formata da Fleury, York e Lindros segnava a grappoli, i tifosi erano entusiasti e sembrava vicino il raggiungimento dei playoffs.
La situazione cambia nel momento in cui Theo Fleury inizia ad avere problemi di tossicodipendenza e deve assentarsi dai campi di gioco per seguire un programma di recupero, dimostratosi poi vano.
La dirigenza dei Rangers, già infastidita dal nervosismo che “Midjet” palesava rendendosi protagonista di continue risse in campo, decide di scaricarlo accettando l'offerta del GM di Chicago Smith il quale, convinto della voglia di rifarsi del giocatore, è stato invece tradito da un uomo che, ricaduto nel mondo della droga, si è rifiutato di seguire un nuovo programma di disintossicazione ed è stato così squalificato per 25 partite dalla NHL (tornato in campo lo scorso 6 dicembre contro Anaheim, ha subito segnato e cinque giorni dopo ha festeggiato con una vittoria ed 1 goal il suo ritorno al Madison).
A smembrare il trio e ad indebolire l'attacco, ci si sono poi messi gli infortuni che hanno coinvolto Bobby Holik (fuori per 16 gare a causa di un problema all'anca, si è ristabilito ma è ancora alla ricerca della forma ottimale), Messier (fuori per problemi al collo da poco risolti) e Pavel Bure, che ha avuto dei problemi ai legamenti del ginocchio, ma dovrebbe ritornare a fine gennaio con l'intento di proseguire una stagione molto positiva prima dello stop (14 goals e 7 assists).
In fase realizzativa è sicuramente gravosa l'assenza del bomber russo, ma è molto importante, soprattutto all'interno degli equilibri di squadra, aver ritrovato il coraggio, l'esperienza e la leadership del capitano Messier.
Grazie a queste doti “Messiah” è diventato l'idolo di un pubblico ancora commosso dalle lacrime con cui tre anni fa annunciò il suo ritorno (da Vancouver) nella Grande Mela e con tuttora negli occhi i 3 goals nella Finale di Conference del 1994 contro New Jersey, che consentirono a New York l'approdo in Finale e la conquista della Stanley Cup (la quarta per i Rangers e la sesta, contando anche quelle conquistate con Edmonton, per Messier).
La produzione offensiva, anche per la cessione agli Oilers di Mike York, è ricaduta sulle spalle di Petr Nedved (12 reti) ed Eric Lindros (12), con quest'ultimo che sta deludendo enormemente e sembra essere entrato in una crisi psicologica dalla quale non sarà facile uscire, soprattutto se si ripeteranno partite senza reti (addirittura 14 ad un certo punto) ed infortuni vari.
New York per porre rimedio all'attacco asfittico (21esimo in power-play) ha così provato ad attingere dal team satellite degli Hartford Wolf Pack, ma il velocissimo Rico Fata si è dimostrato solo un discreto giocatore e c'è già chi ricorda come Michal Grosek, l'anno scorso escluso per buona parte della stagione dalla prima squadra ed in estate ceduto a Boston, sta contribuendo al primato dei Bruins mentre i vari Barnaby, Dvorak e Samuelsson non stanno entusiasmando.
DIFESA – Anche la difesa è stata vittima di diversi infortuni, con in primis quello occorso a Brian Leetch. Il veterano, da anni il migliore della squadra nella metà campo difensiva, ha un problema alla caviglia da cui dovrebbe recuperare entro metà gennaio, lo stesso periodo nel quale potrebbero rientrare i compagni Sylvain Lefebvre (rottura di un dito) e Dale Purinton (piede malandato).
Il nuovo arrivato Darius Kasparaitis è finora una delusione, in quanto l'efficacia e la durezza che ne hanno caratterizzato la carriera, al punto da farlo risultare un difensore molto apprezzato nonostante dei limiti tecnici, sembrano oggi sparite a causa di una forma molto scadente, che riducendone l'agonismo ne sta accentuando il declino.
A tutto ciò fa da contrappeso il sorprendente rendimento di Tom Poti che, dopo buone ma non eccelse stagioni ad Edmonton, sta giocando così bene tanto da essere il primo di New York per punti (31).
Poti aveva già dimostrato le sue spiccate doti offensive a Boston University, dove tra il '96 e il '98 realizzò 63 punti in 74 partite, ma grazie alle attuali prestazioni c'è addirittura chi ha avanzato dei paragoni con il grande Paul Coffey (1135 assits e 396 goals nella carriera di un difensore dimostratosi fenomenale, per capacità di creare opportunità offensive e velocità ed abilità nel controllo del puck), sicuramente esagerati se si pensa che i numeri del finladese non possono essere scissi dal fatto di giocare in un team disastrato.
In questa difesa (29esima per reti subìte) si rimpiange l'abilità di Bryan Berard che, dopo un infortunio all'occhio occorsogli due anni fa a causa di una scheggia fuoriscita dal bastone di Marian Hossa, sta giocando molto bene nei Bruins.
Per ovviare agli infortuni si è quindi ricorsi alla firma del free agent ex Tampa Bay e Toronto Cory Cross, la cui presenza presenza va ad aggiungersi a quelle di Joel Bouchard (prelevato dagli Albany River Rats della AHL), Richard Litner (ritornato a pattinare in NHL dopo una stagione passata in Svezia) e Vladimir Malakhov.
PORTIERI – Mike Richter, con Leetch e Messier l'unico reduce della squadra vincitrice della Stanley Cup '94, è l'ennesimo infortunato di lusso in casa Rangers e purtroppo per lui la stagione si può dire già conclusa per via di una commozione cerebrale subìta il 5 novembre contro Edmonton.
A subentrargli è stato Dan Blackburn che, dopo essere diventato il quinto portiere più giovane ad esordire nella storia della NHL, si è comportato abbastanza bene dimostrando talento (MVP dei playoffs 2001 della WHL ) e capacità (atletismo e senso della posizione) ma anche dei limiti dettati dall'inesperienza.
La dirigenza di New York, con l'intento di non bruciarlo forzandone l'impiego, gli ha quindi affiancato l'esperto Mike Dunham, arrivato da Nashville per l'ala sinistra Murray e i difensori Kloucek e Zidlicky.
Proprio al portiere americano i Rangers devono il loro primo shutout della stagione, avvenuto solo alla 41esima partita contro i Carolina Hurricanes.
ALLENATORE – Brian Trottier, classe 1956, è stato uno dei più forti giocatori della storia della NHL come conferma l'inserimento nel 1997 nella Hall of Fame.
Scelto nel 1974 col numero 22 dai New York Islanders, conquista nel '76 il Calder Trophy (titolo assegnato al miglior rookie), mostrando quelle qualità che nel '79 gli varranno le vittorie dell'Art Ross Trophy (miglior marcatore) e dell'Hart Trophy (MVP).
Nel 1980 ha inizio il grande ciclo degli Islanders che conquistano la prima delle loro 4 Stanley Cup consecutive, con Trottier che si conferma il trascinatore della squadra aggiudicandosi il Conn Smyth Trophy (MVP dei playoffs) dell'80.
Passano gli anni e cambia la squadra (i Penguins), ma per Trottier il finale di stagione rimane invariato ed infatti nel '91 e nel '92 arrivano altre 2 Stanley Cup al fianco di Mario Lemieux.
Chiude la carriera dopo 18 anni (1279 partite disputate), come 12esimo assitman di tutti i tempi e 6° scorer dei playoof, dimostrandosi un campione anche fuori dal campo con la vittoria del King Clancy Memorial Award nell'89.
Inizia la carriera d'allenatore nel '94, entrando nella staff di Pittsburgh dove rimane per tre anni. La stagione successiva è capo allenatore dei Portland Pirates (squadra satellite dei Washington Capitals) nella AHL, ma ritorna subito nella National Hockey League come assistente dei Colorado Avalanche, con i quali vince la Stanley Cup del 2001.
Quest'estate è diventato il 30esimo allenatore della storia dei Rangers e seppur sia al primo incarico da head coach, numerosi sono stati i giudizi positivi sul suo conto; da tutti è infatti riconosciuto l'importante lavoro svolto con Colorado, anche se è lecito sottolineare come un ambiente pressante e difficile come quello di New York, a maggior ragione se hai un passato glorioso sull'altra sponda, rappresenti un ostacolo non indifferente.
Se poi pure tu riempi l'infermeria (ad un certo punto anche il GM Sather è risultato “indisponibile” stante l'operazione ad un ginocchio) per problemi alla schiena, allora le cose si complicano davvero…