Kobe è sempre grandissimo, ma la squadra non ingrana…
New Orleans 98 @ Lakers 82
Orlando 84 @ Lakers 107
Lakers 80 @Minnesota 96
Ci risiamo. Ancora una volta i Lakers versione 2003 hanno sorpreso non proprio in senso positivo i propri fans. Dopo due belle vittorie e una sconfitta che sembrava soltanto un piccolo passaggio a vuoto, la squadra di Los Angeles è scesa sul parquet amico contro un avversario tosto, ben motivato e reattivo, proprio il tipo di avversario ideale per testare le rinnovate ambizioni dei campioni in carica.
Contro gli Hornets però le cose sono andate subito male. Dopo un primo quarto a contatto, nel quale i padroni di casa hanno anche avuto un vantaggio di 8 punti, la situazione è degenerata. Sul campo dello Staples Center si è vista giocare una squadra composta da giocatori ben affiatati e pronti a cambi difensivi e gioco di squadra, opposti a due stelle attorniate da mediocri comprimari, poco motivati e pochissimo efficienti. Risultato, + 16 finale per gli ospiti e bufera post partita.
Shaquille O'Neal ha sparato a zero contro i compagni, rei di non impegnarsi, non produrre e non aiutare la causa, mentre dall'altra parte Baron Davis e una sfilza di ex, banchettavano felici nonostante percentuali da tre realmente scarse. Coach Jackson, più amareggiato che arrabbiato ha fatto rilevare che le 15 sconfitte già accumulate sono il conto che di solito si vede nella casella Lakers in aprile. Urgeranno rimedi e massimo impegno.
Dopo un simile sfacelo, le premesse di rivincita su Orlando annunciate la settimana precedente erano forse da rianalizzare. Ma come spesso accade in terra di California, una previsione azzeccata è una pia illusione e tanto per fare un dispetto ai cuginetti Clippers che si stanno prendendo delle belle soddisfazioni, i Lakers hanno deciso di riappropriarsi della scena. La sfida con Orlando praticamente non c'è stata.
I Lakers hanno cominciato forte e hanno finito più forte. Purtroppo questo ha comportato il rinvio a data da destinarsi del nuovo capitolo della sfida fra T-Mac e Kobe. La stella di Orlando ha messo in campo una prova da 21 punti in 23 minuti, limitato da un problema alla gamba sinistra ma Kobe ha decisamente fatto più sul serio.
Nonostante 8 palle perse, tipiche delle partite molto sentite dalla guardia giallo viola, il resto dello score ha parlato di 21 punti, 6 rimbalzi e 8 assist. Uno score reso normale non da una prova fantascientifica di Shaq, fra parentesi per lui 30 punti, 14 rimbalzi e 6 su 9 ai liberi, ma da una quasi irreale prova di squadra degli “altri”.
Il motore dei Lakers ha ritrovato tutto in un botto le sue parti mancanti e al di là dei punteggi, Fisher autore di 19 punti, Fox 6 e Horry 4 ma come sempre per lui contano poco, hanno lanciato bagliori di gioco. Per la cronaca in settimana Orlando ha tagliato Horace Grant, destinazione prevista, ritiro o Lakers. Se foste un tifoso angelino cosa preferireste?
Nemmeno il tempo di pensare a rispondere a domande del genere ed ecco che la settimana dei Los Angeles si è decisamente tinta di colori alquanto foschi. La partenza della trasferta non poteva davvero cominciare con peggiori risultati. Il viaggetto spesato che i Lakers hanno compiuto nelle nevose lande del Minnesota ha portato le seguenti conseguenze: sconfitta 96 a 80 da parte dei padroni di casa.
Notevole riscaldamento dei sentimenti di convinzione nei propri mezzi per la squadra di coach Saunders. Probabile ennesimo ricorso a chissà quali tecniche zen da parte di coach Jackson. Sì, le illusioni portate dalla facile vittoria casalinga contro Orlando si sono scontrate con la dura realtà del Target Center.
I Timberwolves hanno dominato interamente la gara. Sfruttando una serata da soli 17 punti e 9 rimbalzi di Shaq, argomento peraltro da riaffrontare nel peggio della settimana, hanno impresso il proprio marchio dominando la sfida in area pitturata, 38 punti a 26 alla fine. Per Garnett il fatturato è stato di 23 punti e 11 assist, quasi ordinario.
Meno ordinario è stato però il peso messo sotto canestro da Nesterovic e soprattutto da Mark Jackson, finalmente incisivo con 13 punti, 6 su 11 al tiro e una sola palla persa. In una serata nella quale Troy Hudson non ha quasi mai visto il canestro, la migliore guardia presente sul parquet si è dimostrato Rod Strickland, autore di una prestazione da vero newyorkese al cospetto di un lotto di guardie angeline evanescenti al limite dell'irritante.
Alla fine Flip Saunders ha giustamente elogiato la prima valida prestazione casalinga del suo play di riserva, mentre dall'altro angolo del ring, Phil Jackson si è limitato a parlare di problemi non focalizzati e di mancanza di consistenza. Kobe Bryant, anche lui non certo scintillante, si è limitato a esprimere fiducia, non vedendo nessuna ragione che impediva ai Lakers di avere una trasferta positiva. Ovvio, il film della gara non lo aveva ancora visto.
Il meglio della settimana: Le magre rimediate dai Lakers, ci costringono a trovare nella prestazione di Derek Fisher contro Orlando, la cosa migliore espressa dalla formazione campione del mondo questa settimana. Sulle cifre nella da dire, finalmente uno dei giocatori più amati dai tifosi VIP e no dello Staples, sembrava aver ritrovato il suo smalto. 19 punti, 7 su 11 al tiro, 3 su 5 nelle triple, 6 rimbalzi, 5 assist e due palle rubate, sono numeri da grande guardia. La speranza è che questa sia solo la prima di una lunga serie di partite nelle quali forse non si gioca MVP della gara, ma almeno si da un contributo vero di sostanza. Cosa peraltro puntualmente smentita solamente 48 ore dopo.
Il peggio della settimana: Il grande dilemma della settimana sta tutto nelle prossime righe. Dopo la sconfitta con gli Hornets, sarebbe stato ovvio inserire la prestazione complessiva della serata come il peggio di una settimana. Ma la partita contro Minnesota ha acceso una nuova lampadina. Non tanto per la sconfitta, perdere fuori casa, in particolare in casa di Kevin Garnett ci sta. Ma il segnale lanciato dai Lakers è stato preoccupante. Per due volte, i giallo viola hanno dato l'impressione non di perdere contro prestazioni eccellenti di singoli, ma di naufragare nonostante gare lontane dallo strepitoso, contro avversari che hanno giocato semplicemente da squadra. Brutto segnale.
Brutto soprattutto se si considera il particolare già notato qualche riga orsono. La prestazione di O'Neal è suonata come la classica serata “Bè ragazzi, se la mettiamo così allora arrangiatevi”. Shaq è sembrato voler guardare i suoi perdere senza fare il minimo sforzo per aiutarli veramente. La situazione si è già vista in passato, la speranza è che gli effetti siano i soliti. Ma la coperta comincia a farsi cortina all'ennesimo rilavaggio.
Nel prossimo futuro dei Lakers ci saranno ora chilometri, hotel e pubblico fischiante. La trasferta è appena cominciata e gli avversari da affrontare saranno importanti. New Jersey, Phila, Toronto e poi la super sfida natalizia di Sacramento.
In ognuna di queste partita esistono dei motivi, dei surplus di motivazione che potrebbero portare il cast di contorno a meglio supportare la Combo, ma è la classifica attuale che da sola richiede uno sforzo notevole. Una serie vincente a questo punto potrebbe ribaltare i pronostici che danno per finita l'era Lakers secondo Jackson, ma in fondo siamo solo a dicembre. La stagione pur frenetica e stressante è solo ai suoi primi capitoli e di acqua sotto i ponti ne dovrà scorrere tanta prima del gran ballo della post season. Alla prossima.