WPS verso la chiusura? MLS alla finestra

L'FC Gold Pride di Santa Clara festeggia la vittoria nel WPS Championship 2010

Si è chiusa domenica scorsa la seconda stagione della WPS (Women's Professional Soccer), la lega professionistica femminile americana, che ha visto la vittoria in finale del FC Gold Pride (team di Santa Clara, California). Ma per un riassunto della stagione vi rimandiamo all'approfondimento fatto dal blog amico MLS-Italia. Il punto principale che affrontiamo oggi è infatti relativo al futuro – assai incerto – della stessa WPS.

La stagione 2010 è stata infatti assai problematica, con due club falliti negli ultimi mesi – i Los Angeles Sol prima del via al campionato e il St. Louis Athletica dopo sole 6 giornate, travolto dai guai del team maschile di USSF D2 AC St. Louis, che però è sopravvissuto – e un panorama economico assai negativo. Panorama a cui si è aggiunto l'addio della Commissioner Tonya Antonucci, il manager che ha portato la lega dalla culla sin qui. Riprendiamo le parole dell'ottimo blog All White Kit sulla Antonucci e sulla lega in transizione:

“La WPS è a un bivo, non sull'orlo del baratro. Tonya Antonucci va ringraziata per gli sforzi fatti e per la visione che è riuscita ad apportare, senza cui non la WPS oggi nemmeno esisterebbe. E' riuscita a dar vita alla WPS in un periodo economico terribile ed è stata pronta a lasciare il posto se questo viene considerato il meglio per la lega“.

AWK però precisa anche come la media spettatori quest'anno sia scesa del 31% (con valide giustificazioni), e che certo questo è un brutto segno.

Uno degli ultimi messaggi lasciati dalla Antonucci è relativo alla necessità  da parte della WPS di trovare una sponda, un supporto, nella MLS. Però, mentre l'idea ha perfettamente senso se si guarda al movimento calcistico in ottica “altruistica” e complessiva, che questo supporto arrivi è alquanto improbabile. Ma non perché la MLS sia guidata da un gruppo di taccagni che vuol vedere morire il calcio femminile. Non è così infatti. Ma ci sono una serie di motivazioni finanziarie di fondo che hanno perfettamente senso.

Dal punto di vista finanziario la MLS va abbastanza bene, ma certo non è che nel quartier generale della lega sulla 5th Avenue a NY o in quelli dei singoli team i soldi si trovino esattamente nei cassetti. La maggior parte dei team infatti, è ancora lontano dal produrre profitti, e i veri soldi arrivano solo attraverso la SUM (Soccer United Marketing), il braccio business della lega, che trae guadagni dall'organizzazione di match internazionali a livello di club e di nazionali. Ecco quindi perché non sembra esserci possibilità  che gli investitori della MLS decidano di pompare altri soldi per aiutare la WPS e il calcio femminile.

Oltre tutto la Major League Soccer è ancora in fase di stabilizzazione su tutta una serie di fronti: dai diritti televisivi, con alcuni contratti in scadenza a breve, e su cui aggiungere i match WPS renderebbe il prodotto di minor valore, fino agli stadi di proprietà  (vedi New England e DC United). La lega poi ha alcuni problemi di pubblico in certi mercati quali Dallas e Colorado, e potrebbero essercene persino a Toronto, dove i tifosi – sempre entusiasti – sono molto delusi della conduzione della squadra da parte della MLSE (che fa lo stesso con i Raptors).

Non c'è poi nemmeno tanta volontà  di aiutare le squadre femminili a livello locale. Magari non lo si dirà  pubblicamente, ma certo è comprensibile come i vari team non vogliano affrontare il rischio di vedere il proprio prodotto cannibalizzato, con anche la problematica della gestione degli eventuali match femminili in serate in cui – nei Soccer Specific Stadium – verrebbero invece organizzati eventi di ogni genere che portano soldi ai team.

Il punto è che negli USA la quantità  di soldi a disposizione per l'intero movimento calcistico, quella è, specialmente in un momento economico così difficle. E poi la WPS ha anche un serio problema demografico. Mentre infatti le squadre maschili hanno puntato su famiglie e bambini per poi ritrovarseli spettatori negli anni, lo stesso non sta accadendo con le ragazze, che arrivate ai 16 anni sembrano preferire ben altro che andare allo stadio.

Ma cosa accadrà  ora. E' possibile che l'anno prossimo la WPS scenda ancora in campo, ma lo è ancor di più che di qui a due anni fallisca. C'è però chi fa ipotesi che a quel punto la MLS (che avrà  gran parte delle proprie squadre con stadio a disposizione e i contratti TV rinnovati) possa iniziare a studiare un business model adeguato e magari acquistare qualche franchigia per lanciare un campionato parallelo. Ma l'unica cosa certa al momento è che la MLS non ha proprio intenzione di creare una partnership con la WPS, che tutto sommato vede come un competitor sin dal 1999, quando l'enorme successo del Mondiale femminile in America spaventò e non poco i dirigenti della lega. Spavento che andrebbe via solo nel caos in cui la MLS fosse in pieno controllo della situazione, un po' come avventuo in Premier League, dove infatti esistono team femminile con gli stessi brand di quelli maschili. E l'unico futuro del calcio pro USA potrebbe essere proprio quello.

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