La Nazionale USA e le sue indimenticabili maglie ai Mondiali 1994
Quando Bora Milutinovic prese in mano le sorti della Nazionale USA la situazione non era allo sbando come molti potevano pensare. Il suo predecessore Bob Gansler, sebbene sollevato senza troppi complimenti, aveva comunque centrato l'obbiettivo storico della qualificazione ai Mondiali 40 anni dopo la storica apparizione della prima edizione del dopoguerra. Quello che mancava a Gansler, era l'esperienza internazionale necessaria per poter effettuare quel salto di qualità che non era avvenuto durante la sua gestione, e con i mondiali Usa '94 alle porte la federazione aveva bisogno di un uomo che fosse in grado di portare la nazionale stelle e strisce dove nessuno aveva mai nemmeno immaginato.
Probabilmente la scelta cadde su Milutinovic in quanto aveva già allenato club e nazionali di tutto il mondo quasi sempre con ottimi risultati, ultima ma non ultima l'ottima performance sotto la sua gestione dell'esordiente Costarica, arrivata fino agli ottavi di finale durante l'edizione mondiale Italia '90, coronata con una storica vittoria per 1-0 sulla Scozia. A parte l'esperienza, Milutinovic aveva probabilmente una cosa che forse Gansler non aveva saputo trasmettere ai suoi ragazzi: la mentalità vincente.
Bora sapeva che gli Usa dovevano per forza ben figurare durante i mondiali da loro stessi organizzati, un insuccesso non sarebbe stato perdonato in alcun caso, anche perché avrebbe compromesso le sorti del soccer Usa per sempre. Partendo da questi presupposti Milutinovic chiese ed ottenne carta bianca, e considerando che negli Stati Uniti non esisteva ancora un campionato professionistico degno di tale nome e che i Mondiali sarebbero stati cruciali per la nascita di una nuova lega calcio professionista, con il plauso della federazione Usa trattò la nazionale come un club, così come era successo durante la precedente gestione. Ma quello che cambiò, a parte il numero delle partite giocate, fu anche il calibro degli avversari, questo sia per accrescere nel suo team l'esperienza internazionale delle giovani leve che lo componevano, sia per far capire loro la tecnica e la potenza delle squadre più titolate nel mondo calcistico, così da ottenere dai suoi uomini dedizione, umiltà ed impegno, facendo loro comprendere che un pareggio col Canada ad esempio non era un qualcosa di cui gloriarsi.
Diverso e più utile sarebbe stato con una potenza come il Brasile. Poco prima del suo arrivo, il coach ad interim John Kowalski aveva dovuto cimentarsi nella North American Cup, competizione antesignana della Gold Cup. Il suddetto torneo era in pratica un triangolare con Canada e il ben più titolato Messico. L'esordio della nazionale USA dopo l'era Gansler arrivò il 12 marzo del 1991 a Los Angeles contro il Messico, voglioso di rivincita contro l'odiato vicino dopo l'esclusione alle qualificazioni di Italia '90. La partita finì 2-2, risultato storico ed inaspettato per gli USA, di fronte a soli 5.261 spettatori. Le reti furono dell'esordiente Washington e del veterano Murray. Il seguente e conclusivo match della competizione si tenne a Torrance, sempre in California, di fronte a 4.000 persone contro la nazionale canadese, il risultato fu di 2-0 per gli USA, con reti ancora una volta di Washington e Murray e conseguente vittoria del trofeo, che dava una forte iniezione di ottimismo nell'ambiente calcistico Usa in vista anche della Gold Cup che si sarebbe tenuta nell'estate dello stesso anno in California, con generosi sponsor a quest'uopo mobilitatisi, e che da quel momento sarebbe stata organizzata in maniera costante ogni due anni con maggiorato interesse, vista anche la finale al Rose Bowl di Pasadena.
Prima della Gold Cup però tre importanti e significative amichevoli vennero giocate contro nazionali titolate o comunque di una certa consistenza. La prima di esse, esordio assoluto di Milutinovic alla guida della nazionale Usa, si tenne il 5 maggio 1991 a Denver contro la storica nazionale Celeste, vale a dire l'Uruguay, che sebbene in decadenza da alcuni anni era pur sempre vincitore di due edizioni della Coppa del Mondo, 1930 e 1950, ed ai Mondiali del '90 era comunque arrivato agli ottavi di finale, eliminata dall'Italia. La sorte volle premiare i 35.772 spettatori accorsi al seguito della nazionale Usa con una clamorosa quanto inaspettata vittoria yankee per 1-0, con rete segnata al 26' dal veterano Peter Vermes (oggi coach dei Kansas City wizards della MLS).
L'ottimismo che con la fine dell'era Gansler si era volatilizzato, dopo i primi risultati positivi si era magicamente rimaterializzato. Questo grande afflusso di pubblico fece subito capire le potenzialità del bacino americano, di quella base di appassionati che per ora vivacchiava grazie alle leghe semipro ed alle leghe indoor, ma allo stesso tempo fece anche capire che gli americani non si sarebbero accontentati di surrogati di soccer di terzo e quarto ordine e che per seguire il gioco più bello del mondo volevano dei vincenti.
La seconda amichevole di preparazione fu tenuta sempre in California il 19 maggio, ma questa volta a Palo Alto, contro l'Argentina finalista ai Mondiali '90 visibilmente svecchiata nell'organico, con giocatori all'esordio quali Gabriel Batistuta ed altri. La partita terminò per 1-0 per gli argentini, ma gli USA ben figurarono di fronte ai 31.763 paganti accorsi ancora una volta al seguito.
L'ultima delle tre amichevoli in programma si tenne invece a Foxboro, nel Massachussets dove, contro la Nazionale dell'Eire, che aveva esordito nella fase finale dei Mondiali '90 arrivando fino ai quarti di finale (anch'essa eliminata dall'Italia). Complice forse la forte componente di cittadini a discendenza irlandese nel Massachussets, i 51.723 presenti colorarono lo stadio in gran parte di verde. Il risultato fu di 1-1 con goal degli americani segnato da Eric Wynalda.
Con queste ottime prestazioni ed un clima di generale ottimismo, gli Usa si avviavano a disputare la Gold Cup tra le mura amiche californiane, ma rimaneva il tempo per un'amichevole di lusso col AC Milan -in tournée tra Canada e Stati Uniti – al Soldier Field di Chicago. Un 1-1 che soddisfa di certo più gli americani. Il goal del vantaggio milanista è segnato dall'olandese Marco Van Basten, mentre l'onore degli Usa è salvato pochi minuti dopo dall'uruguagio naturalizzato americano Hugo Perez.
L'esordio degli Usa nella competizione fu il 29 giugno 1991 contro Trinidad & Tobago, rabbiosi per la mancata qualificazione ai mondiali del '90 di appena un anno prima. La partita fu avvincente e al batticuore, con Trinidad a passare in vantaggio per prima e i goal della vittoria Usa nei momenti finali della partita di Murray ('85) e Marcelo Balboa ('87) di fronte a 18.435 spettatori, segno che la competizione era stata presa sul serio anche dal pubblico Usa, forse in vista dei Mondiali. La seconda partita fu un agevole 3-0 contro la nazionale del Guatemala, marcature di Murray, Quinn e Wynalda. Il 3 giugno vide invece un altro avvincente match degli Usa contro il Costarica, vinto dalla nazionale di casa per 3-2 con goal di Vermes, Perez in apertura di secondo tempo, ed un autogol dei costaricani. Il tutto di fronte a 36.703 spettatori. La base di consenso del soccer si stava allargando a vista d'occhio, complici gli ottimi risultati che la Nazionale stava ottenendo.
Superata la prima fase la nazionale a stelle e strisce si trovò davanti i temibili messicani, mai battuti in una competizione ufficiale dal lontano 1934, quando un match preliminare per accedere ai mondiali fu vinto per 4-2 dagli Usa all'allora Stadio del PNF a Roma (oggi Flaminio -ndr-). Dopo ben 57 anni, il 5 luglio 1991 gli Usa si ripeterono contro il Messico davanti a 41.103 tifosi (in gran parte messicani) accorsi al Rose Bowl di Pasadena, accedendo alla finale con un rotondo 2-0 ad opera di John Doyle e Vermes, in un' atmosfera di incredulità generale.
La finale venne giocata il 7 luglio 1991 sempre a Pasadena, contro la Nazionale dell'Honduras. Il match fu duro e molto combattuto da entrambi i lati, con le due nazionali molto chiuse in difesa e pronte a sfruttare gioco di rimessa e contropiede, tanto che i tempi regolamentari terminarono sul risultato di 0-0. I supplementari non sbloccarono il risultato così per la prima volta nella competizione, gli Usa andarono ai calci di rigore. Finita la prima fase di 5 rigori a testa, le due nazionali passarono ai rigori ad oltranza sul risultato di 3-3, quando al settimo calcio di rigore Fernando Clavijo segnò per gli Usa mentre Juan Espinoza mandò il pallone sopra la traversa. I 39.873 tifosi presenti alla finale possono tutt'ora dire di essere stati presenti ad un momento storico. La prima Gold Cup fu vinta dagli Stati Uniti durante il primo torneo prettamente calcistico organizzato negli Usa. Milutinovic aveva centrato il suo primo obiettivo. Con la conquista della Gold Cup gli Usa si erano scrollati di dosso quell'etichetta di perdenti e di eterni esordienti totali nel soccer, qualcosa era cambiato, un altro passo da gigante era stato compiuto.
Ciononostante gli Usa non si sedettero sugli allori, e il 28 Agosto vinsero a Brasov in Romania un'amichevole contro la nazionale rumena priva di Gheorghe Hagi ma con in campo gente quale Marius Lacatus e Gica Popescu solo per fare qualche nome. Il risultato finale fu di 2-0 per gli Usa con reti di Marcelo Balboa e Bruce Murray, da tempo perni inamovibili di quella nazionale. Il 4 settembre invece gli statunitensi volarono a Istanbul per disputare un'altra partita contro la nazionale turca. Su quel difficile campo gli Usa riuscirono a pareggiare per 1-1 con goal di Klopas a pochi minuti dal termine. Dieci giorni dopo fu il turno della Giamaica, questa volta tra le mura amiche. La nazionale americana vinse per 1-0 con rete di Sadri Gjonbalaj (attaccante di origini jugoslave che militava nella Major Indoor Soccer League). Le ultime due esibizioni dell'anno videro gli Usa perdere per 2-1 in casa contro la Corea del Nord (unica macchia di quell'annata sotto la gestione Milutinovic) con goal della bandiera del solito Bruce Murray, e pareggiare per 1-1 contro il Costarica a Dallas di fronte a 22787 paganti con marcatura dell'attuale allenatore della Houston Dynamo, Dominic Kinnear.
Il 1991 fu fondamentalmente un Annus Mirabilis per il soccer Usa, con la vittoria della Gold Cup suggellata dalla vittoria contro il Messico dopo ben 57 anni, Milutinovic era arrivato dove nessuno aveva finora nemmeno immaginato, ma anche lui sapeva che la strada per Usa '94 era ancora lunga e che sebbene molto era stato fatto, molto restava ancora da fare, il bilancio 1991 per lui comunque fu di 9 partite vinte, 4 pareggiate ed appena 2 sconfitte, con la North American Cup e la ben più importante Gold Cup in bacheca.
1992
Il 1992 fu invece un anno di grandi fatiche e speranze, sia per la nazionale Usa, che per la situazione del soccer in generale. L'assegnazione dei Mondiali '94 era basata sulla promessa che gli Usa avrebbero fatto decollare prima della Coppa del Mondo una nuova lega calcistica professionista con lo status di Prima Divisione, ma questo non fu possibile in quanto ancora una volta le leghe presenti non vollero sentire ragione di unirsi facendo sì che la lega indoor M.S.L. (la ex M.I.S.L.) fallisse, così come la L.S.S.A. mentre la A.P.S.L. si ridusse al lumicino con appena 5 squadre. A livello più basso invece la S.I.S.L. divenne la U.S.I.S.L., che sebbene fosse una lega prevalentemente amatoriale era di grande importanza per la formazione di giovani giocatori che avrebbero creato nel tempo un florido vivaio di calciatori made in U.S.A. Anche la N.P.S.L., lega indoor sopravvissuta al crollo della M.S.L. sembrava in buona salute vista la fine della guerra dei salari con la lega rivale e dava costanti segnali di crescita. Erano certamente gocce nell'oceano ma furono allo stesso tempo pietre miliari per la rinascita del soccer Usa dopo i tempi gloriosi della N.A.S.L.
Dal punto di vista della nazionale invece molti giocatori che si erano messi bene in vista durante la Gold Cup erano stati scritturati da club europei, il che fu un altro gigantesco passo avanti sia per la visibilità del soccer Usa sia per l'esperienza che i giocatori avrebbero potuto accumulare in Europa con conseguente crescita del livello di gioco. I pionieri che lasciarono gli Usa per intraprendere questa difficile battaglia furono nell'ordine: Tab Ramos (Figueras, Spagna), John Harkes (Sheffield Wed., Inghilterra), Kasey Keller (Milwall, Inghilterra), Thomas Dooley (Kaiserslautern, Germania), Ernie Stewart (Tillburg, Olanda), Paul Caligiuri (Hansa Rostock, Germania Est, ma già nel Meppen nella serie B tedesca dal 1987 al 1989) A questi veterani si aggiunse poi una nuova generazione di giocatori che dopo l'esordio della nazionale olimpica a Barcellona '92, si sarebbe presto integrata nei ranghi della nazionale di Milutinovic. Questi giovani atleti erano nell'ordine Brad Friedel, Mike Burns, Alexi Lalas, Claudio Reyna, Cobi Jones, Joe-Max Moore, Mike Lapper e Chris Henderson, che avevano già esordito nella nazionale under 20 e che avrebbero avuto un forte impatto sia sui mondiali Usa '94 che sulla erigenda MLS pochi anni dopo.
Dal punto di vista delle partite giocate gli Usa esordirono nel '92 con una sconfitta ad opera della C.S.I., nata dalle ceneri dell'Urss appena disfattasi, per 1-0 a Miami il 25 gennaio. Gli Usa chiesero la rivincita e la ottennero, così che il 2 febbraio '92 a Detroit, gli Usa riebbero l'onore perduto vincendo sugli ex sovietici per 2-1 di fronte a 35.248 paganti con marcature dei soliti Eric Wynalda e Marcelo Balboa.
A questo doppio match contro l'ex superpotenza caduta in disgrazia seguirono ben cinque trasferte dove la nazionale Usa tornerà in patria con le ossa rotte. Il 12 febbraio gli Usa pareggiano 0-0 in Costarica, il 18 febbraio soccombono contro la modesta nazionale di El Salvador per 2-0, il 26 Febbraio a Fortaleza, gli yankees incassano una sonora batosta ad opera del Brasile per 3-0. L'11 marzo è il turno di un'altra sconfitta, 2-0 a Valladolid a opera della Spagna (con gol di Beguiristà¡in e Hierro), mentre appena sette giorni dopo la nazionale americana perde un'altra volta, questa volta a Casablanca contro il Marocco per 3-1 con goal della bandiera di Hugo Perez.
Questa striscia di sconfitte servì ai giocatori a stelle e strisce per capire che nonostante il successo della Gold Cup l'anno prima, molto restava ancora da fare, sia sul profilo tecnico-tattico che su quello psicologico. Forse per quello le ultime partite erano state giocate in altri paesi, anche per forgiare psicologicamente i giocatori nell'evenienza di dover giocare su campi e in situazioni difficili. Il 4 aprile del '92 gli Usa giocano finalmente in casa, vincendo a Palo Alto per ben 5-0 contro la Cina con doppiette di Perez, Wynalda e gol di Dominic Kinnear, tutto questo di fronte a 31.815 spettatori, non male per un avversario così modesto. Purtroppo la vittoria contro gli asiatici è solo un fuoco di paglia, perché il 29 aprile gli Usa vengono sconfitti a Dublino dall'Eire per 4-1, con unica rete di Wynalda all 89' dopo quelle di Andy Townsend al 47', Denis Irwin al 52', Niall Quinn al 68' e Tony Cascarino al 87'. Un'altra nazionale anglosassone, questa volta la Scozia, affronta gli Usa aDenver il 17 maggio '92 vincendo per 1-0 (gol dell'ala ex Chelsea e Everton Pat Nevin) di fronte a 24.000 paganti.
Questo trend negativo farà si che gli Usa inizino a comprendere pienamente i propri limiti e a lavorare duramente in vista della competizione Us Cup '92, un torneo organizzato dalla U.S.S.F. Dopo tutte queste sconfitte i ragazzi di Milutinovic e Milutinovic stesso non si possono permettere di sbagliare.
Il 30 maggio '92 gli Usa esordiscono a Foxboro contro l'Eire desiderosi di rivincita dopo l'umiliante 4-1 di poco tempo prima. Gli irlandesi passano per primi in vantaggio ma Balboa, Ramos ed Harkes fissano il risultato sul 3-1 finale, con la sete di vendetta degli yankees placata. La seconda partita si svolge invece a Chicago contro il Portogallo di fonte a soli 10.402 spettatori. Un goal di Roy Wegerle (suo fratello Steve giocò coi Cosmos nella NASL) alla fine del primo tempo regala la vittoria agli Usa vendicando così la sconfitta di Oporto di due anni prima. La finale si svolge contro l'Italia al Los Angeles Coliseum il 6 giugno '92. La stampa Usa come spesso è accaduto snobba l'avvenimento e prevede una goleada per la nazionale italiana. Contro tutti i pronostici gli Usa pareggiano 1-1 con goal di Harkes a riportare il risultato in parità dopo il vantaggio di Roberto Baggio dopo soli 2', e per differenza punti la coppa viene assegnata agli americani. Il tutto di fronte a 26.874 spettatori, un ottimo numero considerando che lo stesso giorno venivano giocate a Los Angeles e altrove partite importanti per il campionato NBA.
Milutinovic continua il suo programma di allenamento e appena otto giorni dopo disputa un'ulteriore amichevole contro la modesta Australia. Il risultato arriderà ai canguri per 1-0 con gol del dilettante Warren Spink. Il 27 giugno in New Jersey gli Stati Uniti pareggiano 0-0 contro l'Ucraina, e il 31 luglio- nel minitorneo Amistad Cup – vengono sepolti 5-0 dal Brasile coi gol di Bebeto (doppietta al 23' e 34'), Renato Gaàºcho 25', Zinho 39' (poi nella USL con Miami nel 2006) e l'ex romanista Paulo Sérgio 62', mentre il 2 giugno limitano i danni (0-1, gol di Adolfo Valencia) contro la Colombia.
In settembre due amichevoli di basso rilievo vengono disputate contro la modesta nazionale canadese, la prima vinta per 2-0 in Canada (Mike Sorber '26 e Peter Vermes '60) e la seconda pareggiata 0-0 negli Usa. Il programma del '92 si conclude in Arabia Saudita per disputare l'allora Intercontinental Cup (Oggi Confederation Cup ufficializzata dalla F.I.F.A.). il 15 ottobre '92 gli Usa soccombono ai sauditi per ben 3-0, complici forse i 70.000 spettatori a supporto della nazionale di casa e vincono invece il 19 ottobre contro la Costa d'Avorio per 5-2, reti di Balboa, Cobi Jones e Wynalda e doppietta del solito Murray.
Questi risultati altalenanti del Team Usa misero in luce la scarsa esperienza e la mentalità internazionale ancora limitata della squadra, capace di vincere contro Irlanda e Portogallo e di tenere testa all'Italia per poi crollare contro squadre come l'Arabia Saudita. Ma si intravedeva anche qualche le potenzialità , sulle quali si doveva lavorare e che se ben gestite avrebbero potuto garantire un futuro di livello per il soccer Usa
1993
Il 1993 fu invece un anno frenetico sia per la nazionale che per la federazione calcistica americana. Il comitato organizzatore Usa '94 stava cercando sponsor per la competizione a tambur battente, ed adattando gli stadi per il soccer, con la scelta delle città di Foxboro (Boston), New York (Giants Stadium), Washington DC, Orlando, Palo Alto, Pasadena, Chicago, Dallas e Detroit (la prima partita giocata in una struttura indoor con manto erboso temporaneo). La ricerca degli sponsor e dei contratti televisivi andò a gonfie vele, con l'assegnazione dei diritti di trasmissione del mondiale alle reti ABC ed ESPN. La vendita dei biglietti andò anche essa ottimamente, l'ambiente calcistico americano era ansioso che la competizione cominciasse per dimostrare agli scettici che anche gli Usa erano capaci di organizzare un evento calcistico di tale portata. Per quel che riguarda la nascita di una lega professionista, la A.P.S.L., con il fallimento della Canadian Soccer League si era arricchita dei team Toronto Blizzard, Montreal Impact e Vancouver '86, e reclamava a gran voce lo status di serie A, in quanto era rimasta l'unica lega outdoor di una certa consistenza dopo il fallimento di A.S.L. e L.S.S.A. ma le ambizioni del commissioner Willam De La Pena vennero frenate dal gruppo di investitori capeggiato e caldeggiato da Alan Rothenberg, in più una terza cordata capeggiata dall'italo-americano Jim Paglia si era messa in moto, spalleggiata da un gruppo di costruttori che si prefiggevano di costruire nuovi stadi con grandi centri commerciali annessi. Alla fine, ubi maior minor cessat, e il gruppo di Alan Rothenberg, spalleggiato dai più influenti e abbienti sponsor vinse la gara d'appalto per creare una nuova lega calcistica che avrebbe preso il posto della N.A.S.L., lasciato vacante dal 1984. La Major League Soccer nasce ufficialmente nel dicembre 1993.
La nazionale Usa, in vista degli imminenti mondiali, giocò ben 34 partite, come fosse una squadra di club, con un ritmo quasi frenetico, comprendendo match di mera esibizione con tornei non ufficiali e tornei ufficialmente riconosciuti come la Gold Cup , e per la prima volta nella storia degli Usa, la Copa America. I ragazzi di Milutinovic cominciarono l'anno calcistico il 30 gennaio '93 pareggiando in Arizona contro la Danimarca per 2-2 (Murray e Moore). Nel mese seguente gli Usa pareggiano ancora una volta il 6 febbraio a Santa Barbara in California contro la Romania per 1-1, rete di Kinnear a segnare il vantaggio poi raggiunto dai rumeni con Ilie Dumitrescu. Appena tre giorni dopo i Nats sono ancora di scena in California, questa volta a Mission Viejo contro gli svizzeri dello Zurich FC in un match non ufficiale. Il risultato sarà di 2-1 per gli Usa. Le ultime due amichevoli del mese sono contro la neonata Nazionale russa, ancora con lo stemma sovietico sulle casacche. Il bilancio delle due partite è di una sconfitta degli americani per 1-0 (gol di Dmitri Radchenko all'11') ed un pareggio a reti inviolate.
In marzo, dopo un match di preparazione contro il Canada terminato 2-2 (gol di Kinnear e Murray), gli Usa volano in Giappone per partecipare alla Kirin Cup, e dopo aver pareggiato 0-0 contro la nazionale ungherese del centrocampista bolognese (dal 1990 al 1992) Lajos Détà¡ri, il 14 marzo soccombono a Tokyo 3-1 contro i nipponici che si aggiudicano il trofeo (da segnalare la doppietta di Kazuyoshi Miura, che l'anno dopo sarebbe andato al Genoa).
Lasciata la terra dei ciliegi Milutinovic porta i suoi ragazzi a disputare altre due amichevoli in terra straniera. Il 23 marzo a San Salvador gli statunitensi pareggiano 2-2 con marcature di Alnutt e Jones, ma prendono una sonora scoppola due giorni dopo in Honduras per ben 4-1, con la sola rete di Alnutt a rendere la sconfitta un poco meno amara. Il mese di aprile si rivelerà un mese tranquillo per gli Usa con tre partite di scarso stress e rilievo. Il 9 aprile in terra saudita Joe-Max Moore e Janusz Michallik stendono gli arabi, con risultato finale di 2-0, vendicando il 3-0 alla Intercontinental Cup di appena un anno prima. Il 17 aprile gli Stati Uniti pareggiano a stento contro la modestissima Islanda per 1-1, con goal di Vermes un minuto prima della fine ad evitare il peggio, con la lezione da imparare che nessuna partita, neanche quella più facile sulla carta, va mai presa sottogamba. Cinque giorni dopo a Mission Viejo in California, si conclude il programma di aprile con un 3-0 ai modesti malaysiani del Keda in un altro match non ufficiale.
Nel mese di maggio invece viene organizzato un trittico di amichevoli con nazionali sudamericane. Il giorno 8 gli Usa perdono in casa a Miami contro i colombiani per 2-1, il goal Usa è di Alexi Lalas, prima marcatura con la nazionale maggiore in assoluto per lui. Il 23 è il turno della Bolivia, mentre il 26 tocca ai più modesti peruviani. Entrambe le partite terminano con un risultato ad occhiali.
L'estate 1993 è una stagione tremendamente impegnativa per la Nazionale USA, sia per il torneo Usa Cup '93, questa volta con Brasile, Germania ed Inghilterra, che per la Copa America in Equador, subito prima della Gold Cup nel mese di luglio. Il 6 giugno '93, di fronte a 44.579 spettatori, il Brasile -prossimo campione del Mondo- vince a New Haven contro gli Usa 2-0 (gol di Careca 5' e Luàs Carlos Winck 87') gli americani fanno comunque vedere sprazzi di buon gioco. Il 9 giugno è una data storica per il soccer Usa. Dopo 43 anni i Nats vincono clamorosamente contro una malandata Inghilterra (che non centrerà la qualificazione ad Usa '94) per 2-0, goal storici di Thomas Dooley e Alexi Lalas, davanti ai fortunati ed increduli 37.652 di Foxboro che possono ancora dire "Io c'ero!". Gli Usa concludono la competizione perdendo 4-3 contro la Germania di Berti Vogts a Chicago il 13 giugno '93 di fonte a 53.549 presenze al botteghino, con doppietta di Dooley e rete di Ernie Stewart.
Sebbene gli Usa questa volta non abbiano vinto il torneo, la soccer fever avanzava nel paese e gli ottimi risultati al botteghino ne davano conferma, e la vittoria contro la titolata (sebbene in crisi) Inghilterra dava come positivo il bilancio del lavoro fin qui svolto dal CT Milutinivic che godeva della fiducia illimitata sia della U.S.S.F., sia della base dei fans della nazionale e del soccer in generale. In più i giocatori provenienti dalla nazionale olimpica si erano perfettamente integrati nel telaio già collaudato dell' Us MEn National Team.
Tre giorni dopo incominciò la Copa America, e Milutinovic, sia per non affaticare troppo i suoi ragazzi, sia perché riteneva la Gold Cup più abbordabile per la sua squadra, andò in Equador con le seconde linee, lasciando a casa i giocatori più titolati. Ciononostante la squadra B degli Usa non sfigurò del tutto, perdendo di misura il 16 giugno contro l'Uruguay (gol di santiago Ostolaza), e per 2-0 a Quito contro l'Equador complice anche l'aria rarefatta dovuta all'altura (l'Uruguay ed altre nazionali avevano mandato a riguardo un esposto al Comenbol) il 19 giugno, e concludono la loro prima apparizione in Copa America il 22 Giugno sempre a Quito pareggiando 3-3 contro il Venezuela, con reti di Henderson, Lalas e Kinnear.
Conclusa quest'avventura, gli americani si cimentarono nella seconda edizione della Gold Cup, che questa volta prevedeva partite organizzate sia negli Usa che in Messico, come ad esempio la finale. Il 10 luglio la nazionale a stelle e strisce esordisce a Dallas vincendo con rete di Wynalda contro la Giamaica. Il 14 luglio un'altra vittoria arride ai Nats contro Panama per 2-1, (Wynalda, Dooley). La striscia positiva prosegue contro l'Honduras, sconfitto il 17 luglio di misura con marcatura di Lalas, e il 21 Luglio contro il Costarica, con rete di Kooiman ai tempi supplementari. Purtroppo per gli Usa però, questa volta la Gold Cup ha un finale amaro. Sospinti dai 120.000 tifosi accorsi a sostenere la loro nazionale a Città del Messico, la nazionale messicana umilia gli statunitensi per ben 4-0, rifacendosi così dei torti subiti dai cugini a stelle e strisce negli ultimi anni.
Sebbene questa volta gli Usa non abbiamo portato a casa la coppa, non si può definire fin qui negativo l'operato di Milutinovic. Gli Usa sotto la sua guida hanno fatto progressi inimmaginabili fino a quel momento ed hanno ben figurato seppur perdendo (ma non ci si poteva immaginare qualcosa di meglio) contro superpotenze come il Brasile e la Germania e prendendosi anche la soddisfazione di vincere contro gli odiati inglesi, non sfigurando del tutto in Copa America schierando la squadra B e arrivando comunque alla finale della Gold Cup.
Nonostante le sfide più importanti fossero oramai alle spalle, il programma di allenamento andò avanti ed il 31 agosto, i Nats volano in Islanda dove sconfiggono la nazionale di casa per 1-0 con gol di Stewart. L'8 settembre a Oslo, gli Usa cadono contro la più consistente Norvegia sconfitti di misura dal gol dell'ala del Liverpool Stig Inge Bjà¸rnebye. Il mese di ottobre prevede tre amichevoli, una col Messico, che aveva recentemente strapazzato gli yankees durante la finale della Gold Cup, e due con la neonata nazionale Ucraina. La partita contro il Messico si concluderà con il risultato di 1-1 il 13 ottobre a Washington (Jones 82') mentre le sfide con gli ucraini si concluderà con una doppia sconfitta, 1-2 ad High Point (Perez) e 0-1 a Bethlehem. Il 7 novembre gli Usa vincono 1-0 in California contro la [B]Giamaica[/B] ([B]Lalas[/B] 32') e una settimana dopo a Mission Viejo la partita contro le insignificanti Isole Cayman (conosciute al mondo solo per essere un paradiso fiscale e marino) finisce con una goleada per gli americani per ben 8-1, risultato comunque eclatante nonostante l'inconsistenza dell'avversario, doppiette di Kinnear, Moore, Chung e reti singole di Agoos e Santel. Il mese conclusivo del 1993 vede gli Usa vincenti il 5 Dicembre a Los Angeles contro El Salvador per ben 7-0, doppietta di Kinnear, poker di Moore e rete di Perez. L'11 dicembre è il turno dei norvegesi del Konigsvinger che vengono sconfitti per 2-1 (Perez, Jones) Mentre l'ultima amichevole dell'annata vedrà di scena nientemeno che la Germania detentrice del titolo di Campione del Mondo, che di fronte ai 52.397 entusiasti spettatori di San Francisco vincerà per ben 3-0 (Andreas Mà¶ller 16', Stefan Kuntz 79', Andreas Thom 89'), anche se una sconfitta contro i campioni in carica fosse comunque la previsione inevitabile.
La statistica del 1993 è per gli Usa di 10 partite vinte, 11 pareggi e 13 sconfitte, ma al di là dei numeri e della Gold Cup persa in finale, il bilancio 1993 è comunque positivo
1994
Il 1994 era l'anno dell'ora o mai più per il soccer Usa. I preparativi per la Coppa del Mondo volgevano al termine in un'atmosfera di febbrile attesa, ed il gran risultato che grazie a tutta la pubblicità riguardo l'imminente Mondiale l'opinione pubblica cominciò ad interessarsi del soccer,e la neonata MLS stava cominciando a muovere i primi passi e nel Gennaio del '94 si aprirono le selezioni dei nuovi investitori, rappresentanti ben 29 differenti comunità che dopo l'ecatombe della NASL di dieci anni prima volevano investire ancora una volta nel gioco più bello del mondo. I requisiti per concorrere erano un piano minimo di investimento, un deposito per la vendita dei biglietti, costruzione o acquisizione di centri sportivi dove le squadre potessero allenarsi, e le garanzie per l'affitto di uno stadio. Nike e Reebok furono scelte come sponsor e fornitori ufficiali per le uniformi, Adidas venne scelta per le scarpe e Mitre per la fornitura dei palloni. Il 24 Marzo la MLS firmò un contratto con ABC ed ESPN/ESPN 2 per la trasmissione di almeno 32 partite. (Purtroppo fino al 2006 è stata la MLS a dover pagare per trasmettere i match ma grazie a questa politica il 52% degli americani ne conosce l'esistenza e dal 2007 saranno i network a pagare per trasmettere come accade per le altre leghe sportive) Il 18 Maggio ben 22 città avevano fatto richiesta di poter avere una franchigia nella MLS, anche se dopo una attenta scrematura onde evitare gli errori della NASL anche in fatto di investitori poco seri che spesso dopo un anno o due lasciavano, i club annunciati nel '94 furono sette, con altre tre squadre che sarebbero state svelate una volta visti i piani di investimento. Le città scelte erano in ordine: Washington DC, Boston, Columbus, Los Angeles, New Jersey, New York (poi ritirata),e San Jose. Onde procacciare maggiori sponsorizzazioni, per rendere finanziariamente più stabile la neonata lega Alan Rothenberg decise, e non senza contestazioni, che la MLS avrebbe debuttato nel 1996 invece che nel 1995, nonostante il rischio di veder evaporare quella soccer fever che stava pervadendo il paese. La APSL guadagnò lo status di seconda divisione mentre la USISL si espanse a tal punto di dividere la lega in due divisioni, quella professionista e quella amatoriale. La preparazione della nazionale Usa al mondiale consistette in 19 amichevoli giocate per la maggior parte dei casi contro squadre qualificatesi al Mondiale, il conto alla rovescia era incominciato e gli Usa dovevano a tutti i costi ben figurare nel torneo.
Il debutto degli Usa avvenne il 15 Gennaio '94 battendo per 2-1 la Norvegia a Phoenix (Balboa, Jones) e nelle seguenti amichevoli tenute nello stesso mese pareggiarono il 22 a Fullerton con la nazionale elvetica per 1-1 (Vermes) e il 29, sempre per 1-1 contro la Russia a Seattle (Lalas). Nel mese di Febbraio i Nats volano ad Hong Kong per disputare la Carslberg Cup. Il 10 Febbraio, dopo aver pareggiato sul campo 0-0, gli americani vengono battuti dalla Danimarca ai calci di rigore per 4-2 ed il 13 Febbraio perdono ancora, questa volta sul campo, contro la Romania per 2-1 (Balboa). Tornati in patria gli Usa affrontano a Miami la Bolivia per la Joe Robbie Cup, il risultato finale è di 1-1 (Jones). Il mese di Febbraio termina con una sconfitta dei ragazzi di Milutinovic per 3-1 ancora una volta a Miami ad opera della Svezia, con momentaneo vantaggio nei primi minuti col goal di Perez.
Il 5 Marzo un'amichevole contro la Corea del Sud viene disputato a porte chiuse, il risultato finale sarà di 1-0 per gli yankees (Reyna). La possibilità di rifarsi viene data ai coreani una settimana dopo, ma gli asiatici non riescono a vendicare la sconfitta. A Fullerton, in California il risultato finale sarà di 1-1, con rete Usa di Balboa. Il 26 Marzo, gli americani pareggiano a Dallas contro la Bolivia per 2-2, di fronte a 26385 spettatori, entrambe le reti sono di Perez. Il 16 Aprile a Jacksonville gli americani scendono in campo contro la ex repubblica sovietica della Moldavia ma ancora una volta non riescono a vincere, pareggiando l'ennesima volta per 1-1 (Sorber) ma appena quattro giorni dopo i moldavi vengono strapazzati 3-0 a Davidson, in North Carolina (Klopas, Lapper, Reyna).
Il 24 Aprile è ancora una volta di scena l'Islanda, ma gli Usa, forse stanchi per aver giocato tre partite in otto giorni, o forse per eccessiva leggerezza vengono clamorosamente sconfitti dagli islandesi sul campo di Chula Vista per 2-1, con la rete di Klopas unica nota intonata in una sinfonia di stecche. Sei giorni dopo in New Mexico, la nazionale di Milutinovic perde ancora una volta, questa volta col Cile per 2-0. Maggio comincia con una schiacciante vittoria ottenuta sul campo di Fullerton, contro la modesta nazionale lituana per 4-0 (Balboa, Reyna, Klopas, Moore).
Ancora a Fullerton il 15 Maggio è il turno di un'altra repubblica ex sovietica, questa volta l'Armenia, ad essere sconfitta per 1-0 (Klopas). Il 25 Maggio in New Jersey l'amichevole contro l'Arabia Saudita terminerà 0-0, e il 28 a New Haven la nazionale ellenica, esordiente totale ad una fase finale di un Mondiale, strapperà agli americani un pareggio. Ancora una volta il risultato finale è di 1-1 (Klopas). L'ultima esibizione prima dell'inizio delle ostilità di Usa '94 si tiene al Rose Bowl di Pasadena contro il Messico.
Assetati di rivincita dopo la batosta in finale di Gold Cup e sostenuti da un pubblico di 92.405 spettatori in un clima da soccer fever, gli Usa vincono contro i messicani per 1-0 con rete di Roy Wegerle. Ora si comincerà a fare sul serio, e dopo la partita inaugurale del torneo dove la Germania detentrice del titolo batte per 1-0 la Bolivia, è il turno della nazionale di casa. Il clima attorno alla nazionale è molto ottimista, ed i progressi sia tecnici che tattici sono andati via via crescendo negli anni precedenti la competizione ma soprattutto nell'ultimo biennio, tutte le partite giocate sono servite a far acquisire ai ragazzi di Milutinovic l'esperienza necessaria per affrontare le nazionali più titolate senza timore reverenziale facendo tesoro delle sconfitte, lavorando dove c'era bisogno, facendo crescere il gruppo.
Il 18 Giugno A Pontiac, nel Michigan, gli Usa esordiscono contro la Svizzera, già affrontata in amichevole. Tra le altre cose è la prima partita di una Coppa del Mondo giocata in un impianto indoor. Dopo un iniziale svantaggio gli americani portano il risultato in parità alla fine del primo tempo con rete di Wynalda davanti a 73.000 spettatori a sostegno della nazionale di casa. Il risultato finale sarà di 1-1, contro una Svizzera che annoverava nei propri ranghi giocatori come Sforza (poi finito all'Inter), Sutter e Chapuisat.
Il 22 Giugno gli Usa sono di scena a Los Angeles, al Rose Bowl di Pasadena, contro la più titolata, almeno sulla carta, Colombia, con giocatori del calibro di Valderrama, Rincon e Asprilla. 93000 spettatori sono al sostengo degli yankees e tutti insieme si alzano in piedi cantando a gran voce "Star Spangled Banner" quando l'orchestra intona gli inni prima di cominciare la partita. Il vantaggio Usa viene siglato da una clamorosa autorete di Escobar (che verrà ucciso poco tempo dopo dalla malavita colombiana per questa ragione), al 34' minuto. Il raddoppio viene siglato nel secondo tempo da Stewart (52'), con l'inutile rete dei colombiani di Valencia ad accorciare le distanze. Gli Usa si sono qualificati, per la prima volta dopo il 1930, alla seconda fase di una Coppa del Mondo.
L'entusiasmo è alle stelle, anche se la partita conclusiva del girone, disputatasi ancora una volta al Rose Bowl, termina con una sconfitta di misura contro la Romania. Avendo però la Romania conquistato la testa del girone, agli Usa tocca andare a San Francisco ad affrontare il Brasile, prossimo campione del Mondo.
Contro quella squadra di stelle che annoverava fuoriclasse del calibro di Taffarel, Cafù, Aldair, Leonardo, Zinho, Dunga, Mauro Silva,Bebeto e Romario gli Stati Uniti resistettero eroicamente, giocando di rimessa e riuscendo qualche volta a presentarsi di fronte alla porta dei verdeoro. Le illusioni Usa di un passaggio di turno vengono spente da un diagonale secco di Bebeto al 73'. Sebbene gli Usa non potevano di certo vincere la Coppa del Mondo, le alte sfere del calcio così come gli appassionati americani e non avevano capito che gli Stati Uniti non erano più una cenerentola e che d'ora in avanti dovevano essere presi sul serio.
Ancora una volta lo zingaro Milutinovic aveva recitato la sua parte di Re Mida, prendendo in mano una squadra di ragazzi provenienti dai college e dalle leghe indoor e semipro come la APSL, e con costanza e duro lavoro aveva fatto si che questi ragazzi raggiungessero gli ottavi di finale di una Coppa del Mondo, peraltro perdendo contro quel Brasile che avrebbe conquistato la coppa per la prima volta dopo il 1970, ancora una volta contro l'Italia. Un altro passo da gigante era stato compiuto, un'altra era si era però conclusa. Milutinovic aveva concluso il suo lavoro e come da copione sarebbe emigrato altrove in cerca di un'altra nazionale da allenare in vista della Coppa del Mondo Francia '98 (avrebbe allenato il Messico nel '98 e la Cina nel 2002) lasciando così il posto al suo assistente Steve Sampson in vista delle sfide future (in primis la Copa America) e dell'imminente nascita della MLS.