Si è spento a 74 anni Gordon Bradley, ex coach dei NY Cosmos e pioniere del soccer
Se n'è andato in silenzio, così come era vissuto, lo scorso martedì 29 aprile all'età di 74 anni, dopo essere stato ricoverato pochi giorni prima a causa del terribile morbo di Alzheimer che lo affliggeva da alcuni anni. Stiamo parlando di Gordon Bradley, l'unico allenatore al mondo ad aver avuto la possibilità di allenare Pelé, Franz Beckenbauer (entrambi coi Cosmos) e Johann Cruyff (quando era con i Washington Diplomats) durante gli incredibili anni a cavallo fra i '70s e gli '80s quando la North American Soccer League era al top.
Nato a Sunderland, in Inghilterra, il 23 novembre 1934, da calciatore Bradley inizia la sua carrier a 16 anni nelle file del Sunderland, ma un serio infortunio al ginocchio lo tiene fuori per due anni. Nel 1955 rientra in campo col Bradford Park Avenue per poi trasferirsi al Carlisle United, dove mette insieme 130 match di Football League (e 3 gol) tra il 1957 e il 1960. Nel 1963 si trasferisce in Canada, dove gioca con il Toronto Roma della Eastern Canada Professional Soccer League, rimanendo col club due anni, e nel 1965 passa al Toronto City in 1965. Decide di rimanere in nordamerica, e nel 1967 guida i New York Hota della German-American League, dov'era stato voluto da Clive Toye (future GM dei NY Cosmos) alla vittoria in U.S. Open Cup. Nello stesso anno, seppur in età avanzata, Bradley indossa la maglia dei New York Generals della National Professional Soccer League in 1967, dove tra i suoi compagni di squadra annovera Cesar Luis Menotti, futuro CT della Nazionale Argentina vittoriosa ai Mondiali del 1978. Ma i Generals falliscono, e con la nascita della NASL si trasferisce ai Baltimore Bays, sotto Gordon Jago (ex Queens Park Rangers) e alla nascita dei Cosmos (1971) torna a NY. Per lui anche una presenza da calciatore/allenatore con la maglia della Nazionale USA nel 1973, per un match in Israele giocato a Beersheba, e altre da 4 da CT. Ma 5 sconfitte consecutive gli costano il posto. La cosa curiosa è che Bradley ricevette poi la cittadinanza americana solo nel 1974.
La morte di Bradley ha commosso l'intero mondo del calcio nell'area che va dallo stato di NY a quello della Virginia. Il suo nome è infatti legato anche alla formazione di migliaia di ragazzi a tutti i livelli: col Massapequa Soccer Club (Long Island Junior Soccer League), nel calcio amatoriale (New York Ukrainians e N.Y. Hota) e a livello di college (George Mason University). Ricorda Toye: "Molti non lo sanno, ma se oggi abbiamo ottimi giocatori americani e milioni di ragazzi negli USA sanno giocare a calcio, lo si deve a gente come Gordon“.
Toye, ex GM e Presidente dei Cosmos, consceva bene Bradley, visto che lo chiamò alla guida dei Cosmos come alenatore-giocatore al momento della loro fondazione, nel gennaio 1971, "quando i Cosmos non avevano né nome, né stadio, e l'unico staff esistente era composto da me e Pauline Badal. Due mesi dopo siamo andati a vincere la nostra prima partita, 2-1 a St Louis, dove c'era un club con una storia alle spalle, e tornammo a casa per il nostro debutto casalingo allo Yankee Stadium dove c'erano più di 10.000 persone. Un anno dopo vincemmo il campionato".
New York Cosmos: When the titans stepped in America
Dopo aver selezionato al Draft del 1973 un certo Bruce Arena (in seguito a lungo CT degli USA), rimane sulla panchina dei Cosmos sino al 1975, l'anno dell'arrivo di Pelé, ma la squadra non si qualifica per i playoff, e a fine stagione viene sostituito dal connazionale Ken Furphy. Ma Furphy ha grossi problemi nello spogliatoio, e Bradley Passa un solo anno e viene richiamato in panchina, per essere poi sostituito da Eddie Firmani (voluto fortemente da Giorgio Chinaglia) che guida il team al suo secondo titolo. Decide quindi di lasciare i Cosmos, e nel 1978 viene ingaggiato dai Washington Diplomats, dove rimane per 3 stagioni, e dove nel 1980 allena Johann Cruyff.
La NASL ha però già imboccato la china discendente, e nel 1985 Bradley viene assunto dalla George Mason University, dove rimane per 16 stagioni, ritirandosi il 4 dicembre del 2000, e venendo nel 2006 inserito nella GMU Hall of Fame. Ma per Bradley non è l'unica soddisfazione, visto che negli ultimi 10 anni è stato nominato in altre HoF: National Soccer Hall of Fame, Eastern New York Soccer Hall of Fame, Virginia-DC Soccer Hall of Fame e Washington Hall of Stars (Ring of Honor al RFK Stadium).
Molti i ricordi belli che in questi giorni arrivano da ex compagni o giocatori da lui allenati. Shep Messing, ex portiere dei Cosmos: "Quello che mi ricordo di lui è che era lo stesso tipo di persona che si giocasse davanti ai 75,000 del Giants Stadium o con 11ragazzini a Massapequa. Per lui il gioco era tutto, lo amava. Era veramente un pioniere di questo sport in america“. Ma anche un giocherellone. Messing ricorda infatti di quando lui, Bobby Smith e Werner Roth si presero una birra con Bradley la notte prima di una partita a Los angeles e di come ad un certo punto il coach guardò l'orologio e disse ridendo: "Avete violato il coprifuoco, siete tutti multati", continuando a bere.
L'ex difensore e a lungo capitano dei Cosmos, Werner Roth: "Era i permetti di dire a un grande, un romantico del calcio. Ed era giusto, trattando tutti allo stesso modo, da Pelé a Tony Picciano. Ed è stato forse questo a costargli il posto. Inevitabile quando ti permetti di dire a Giorgio Chinaglia che sta sbagliando nello stesso modo in cui lo dici al rookie Len Renery. Ma lui era così".
Bradley lascia la moglie, con cui è stato sposato per 49 anni, due figli e 5 nipoti. E con la sua morte l'America perde una di quelle persone senza la cui attività oggi probabilmente non saremmo qui a scrivere di MLS (Major League Soccer).