Brian McBride (Fulham F.C.)
Nel pomeriggio di oggi si è rinnovata una delle rivalità più forti e antiche d'Inghilterra, quella tra Chelsea FC e Fulham FC. Il Fulham non vince a Stamford Bridge da quando il 7 marzo 1964 si affermò 2-1. E dovrà aspettare ancora, visto il pareggio per 2-2, che perà³ rallenta il Chelsea nella rincorsa al Manchester United, oggi vincente, per la Premier League 2006/07.
Eroi di giornata due americani: Carlos Bocanegra, entrato partendo dalla panchina e autore del 2-2, e, principalmente, Brian McBride, che ha fatto impazzire la difesa del Chelsea. Suo il tiro respinto da Hilario e poi messo da dentro da Bocanegra, ma suoi anche tutti gli assist e le occasioni del Fulham lungo tutto il match. (Un altro americano, DaMarcus Beasley, ha segnato il gol della vittoria per il Manchester City in casa del West Ham).
Brian McBride è al momento il capocannoniere del Fulham, con 7 gol all'attivo in 21 partite, contro i 10 segnati nell'intera stagione 2005/06. Dal suo arrivo a Craven Cottage nel 2004 - in cui mise a segno il gol della vittoria in un 2-1 conto il Tottenham - ha messo a segno 31 gol in Premiership, dimostrandosi attaccante di grande spessore, e smentendo quest'anno che il Mondiale possa essere accampato come scusa per una stagione sottotono, alla faccia di quello che dice l'allenatore della Nazionale inglese, che cerca di difendere alcuni dei suoi giocatori, accusati di scarso rendimento, incolpando il Mondiale Tedesco, mentre secondo McBride il problema è perà³ solo mentale.
Tra tutti i giocatori americani in giro, ormai da tempo ho individuato in McBride il mio preferito, sin dai tempi del Mondiale 2002, dove gli USA arrivarono ai quarti, eliminati solo dalla Germania. Ma ancor di più da quando quest'estate, nel match contro l'Italia si becco una scorrettissima gomitata da parte del romanista Daniele De Rossi, unica macchia dello splendido mondiale degli Azzurri, che lo lasciò in una maschera di sangue. La sua reazione calma e il suo atteggiamento, di fronte a quello che era stato un gesto assolutamente antisportivo, mi diede l'idea del valore dell'uomo, al di là dell'aspetto tecnico. McBride infatti non è un centravanti esplosivo alla Andry Shevchenko, un bulldozer modello Wayne Rooney, né tanto meno ha i piedi di un Ronaldo. Ma, secondo me, rappresenta il centravanti del calcio di una volta, che corre, fatica, sgomita (correttamente), salta di testa contro due o tre difensori in mezzo all'area e combatte fino all'ultimo minuto. Non è quindi un attaccante da numeri, né tecnici, né in termini di gol.
Nato il 19 giugno 1972 a Arlington Heights (IL), fisico non pesantissimo (183 cm per 75 Kg), McBride cresce calcisticamente alla Buffalo Grove High School, sotto la guida tecnica del coach John Erfort, dove guida da junior i Bison all'Illinois state championship del 1988. In quattro anni di high school mette a segno 80 gol, di cui ben 33 da senior, venendo nominato All State, All Midwest e Parade All American. Passato professionista firmerà un contratto con la Nike a condizione che la multinazionale Americana si impegnasse a fornire ai ragazzi della sua ex scuola una nuova muta ogni due anni.
Anche al college, Saint Louis University, dove si laurea nel 1993, in quattro stagione con la maglia dei Billikens gioca 89 partite, tutte da titolare, segnando 72 gol e piazzando 40 assist. A tutt'oggi tutti i record calcistici della Saint Louis University sono suoi. McBride ha giocato brevemente anche nella A-League (oggi USL), con i Milwaukee Rampage, dove in 18 partite ha messo insieme 17 gol e 18 assist! E a Milwakee incrocia per la prima volta la strada di Tony Sanneh, suo compagno nei Rampage. I due in seguito si ritroveranno in Bundesliga, nella MLS e in Nazionale. Ed è proprio Sanneh, in campo da terzino destro, a crossare per il gol di McBride nel decisivo match contro il Portogallo ai Mondiali 2002. Dopo la partita McBride disse: "Ci veniva da ridere, era un qualcosa che insieme avevamo provato mille volte (con i Milwakee Rampage). Finta e scatto da parte mia per smarcarmi, un suo bel cross e io che la butto dentro". McBride è anche l'unico giocatore americano ad aver segnato almeno un gol in ogni partecipazione ai Mondiali (1998, 2002, 2006). Ha però deciso di lasciare la Nazionale, con la quale ha segnato 30 gol in 95 presenze, anche se sono molti a sperare in un suo passo indietro per gli importanti appuntamenti del 2007 della Nazionale USA guidata dal nuovo coach Bob Bradley, Gold Cup e Copa America.
Nel 1994 McBride lascia gli Stati Uniti per la Germania. All'epoca il VfL Wolfsburg gioca nella Zweite Liga (seconda divisione), ma è una specie di hub, un punto di passaggio, per i giocatori americani diretti nei vari campionati europei. Tra questi Chad Deering, Claudio Reyna e Mike Lapper, oltre a McBride. All'inizio McBride ha problemi di adattamento e di gol (pochi), ma è lui a mettere a segno il gol della vittoria (2-1) contro il Bayern Monaco in un match dei quarti di finale della Bundesliga Cup. Siamo perà³ nel 1996, anno di fondazione della MLS, e McBride decide di tornare negli USA per il MLS Inaugural Draft, venendo scelto per primo in assoluto dai Columbus Crew proprietà del recentemente scomparso Lamar Hunt. A Columbus McBride passa gli otto anni successivi, giocando 161 partite, con 62 gol (record condiviso con Jeff Cunningham) e 45 assist, e venendo nominato nel 2005 nel MLS All-Time Best XI.
Nel periodo passato con i Crew, McBride ha la possibilità di accumulare un po' di esperienza in Inghilterra grazie a due prestiti a Preston North End (First Division) e all'Everton, in Premier League, voluto dallo stesso allenatore che lo aveva avuto al Preston. All'Everton, dove arriva a campionato iniziato, le sue prestazioni hanno un impatto immediato sulla squadra, che in quel periodo non è un granché, riuscendo a segnare 4 gol in 8 partite.
Sia al Preston North End che l'Everton, apprezzando le qualità di McBride, cercano di acquistarlo a titolo definitivo, ma le loro offerte non soddisfano la MLS, che nel 2004 invece, anche su pressione di McBride, ormai 30enne e voglioso di misurarsi con continuità in un grande campionato, accetta la proposta del Fulham, che lo prende per $1.5 milioni.
A Craven Cottage, oltre ai gol, raccoglie l'apprezzamento dei tifosi e dell'allenatore Chris Coleman, che lo ha spesso pubblicamente elogiato per capacità , impegno e professionalità , citandolo ad esempio. McBride è infatti quello che non tira mai indietro il piede né la testa, e che non molla fino all'ultimo, ma lo fa sempre con un sorriso, come si può spesso vedere nei match trasmessi in Italia da Sky Sport. Lui è uno di quegli americani che sta dando lustro al soccer USA, grazie anche alla fama di grande lavoratore, la sua come quella di molti suoi connazionali che hanno giocato in Premier o più in generale all'estero negli ultimi 20 anni: da John Kerr Jr., al Portsmouth nel 1987 e poi Millwall nel 1992, a John Harkes, Carlos Bocanegra, Jay DeMerit, Cory Gibbs, Jonathan Spector. Tutti grandi lavoratori che artisti. "Artisti" che quando hanno calcato i campi europei hanno invece fallito, vedi i casi di Landon Donovan e Clint Mathis, oppure hanno dovuto riadattarsi, come ieri Eric Wynalda, oggi Claudio Reyna e DaMarcus Beasley e domani, forse, Clint Dempsey. Ci vorrà ancora un po' di tempo per vedere un crack statunitense sui campi europei, e non crediamo possa essere Freddy Adu, che non staremo a spiegare qui, in questo tributo a McBride..
Comunque, riprendendo un paragone interessante fatto in un articolo su Sport Illustrated da Greg Lalas, fratello del più famoso Alexi, ma anche lui ex dei Revolution e oggi giornalista, è come per la NHL negli anni '60. All'epoca non c'erano europei, e quelli che provavano erano molto tecnici ma senza gli attributi adatti per una lega dura come la NHL. Ma poi Bà¶rje Salming nel 1973 firmò per i Toronto Maple Leafs è provò gli europei potevano patinare e colpire. Da allora la NHL si è man mano riempita di europei, come del resto sta succedendo, pian piano, anche nella NBA.
McBride non è certo per la Premier League quello che è stato Bà¶rje Salming (nominato nella Hall of Fame nel 1996), ma è sicuramente un precursore. In soli tre anni al Fulham più I brevi passaggi al Preston North End e all'Everton, ha sicuramente contribuito a spianare la strada all'arrivo di altri suoi connazionali in Europa, in attesa che il primo vero campione americano nasca o, se già in giro, esploda. Nel frattempo per lui che, come racconta sempre, vive alla grande a Londra, si parla di un rinnovo biennale col Fulham, ma molte sono anche le voci che lo vorrebbero di ritorno nella MLS, o nella natia Chicago o ai Crew lasciati qualche anno fa.
Da tifosi della MLS non possiamo che sperarlo, ma da tifosi del guerriero McBride, crediamo che possa continuare ancora ad avere le sue soddisfazioni in Premier League. Rimpiangendo di non averlo potuto mai vedere con la maglia della mia Lazio. Sarebbe divertente vederlo di nuovo contro De Rossi nel derby"
Un piccolo tributo video da YouTube.com
Brian McBride, US Soccer Legend
Brian McBride Tribute #1
Brian McBride Tribute #2