Facundo Erpen domenica dovrà giocare a ben altri livelli per fermare Twellman e compagni
È stato lui stesso, l'argentino Facundo Erpen, ad ammettere di aver compiuto numerosi errori nella brutta partita giocata e pareggiata, pur con il passaggio di turno, dai D.C. United contro New York la scorsa domenica. Errori che sono quasi costati la qualificazione alla MLS Eastern Conference final per il team di Washington.
Il pessimo rendimento di Erpen è stato costante per tutta la partita, ma due errori in particolare hanno scatenato la crisi. Il primo, sullo 0-0 a 20 minuti dalla fine, quando l'argentino si fatto superare facilmente dal 16enne attaccante dei Red Bulls, Josmer Altidore al limite dell'area, e per fermarlo lo ha agguantato commettendo fallo. Il secondo, quando sulla susseguente punizione di Amado Guevara, Erpen si è ritrovato in mezzo tra il compagno Alecko Eskandarian e l'ex Dema Kovalenko, a centro area, consentendo ad Altidore di saltare liberamente e piazare la palla in fondo alla rete alla destra del portiere.
Nonostante D.C. sia poi riuscita a pareggiare con Christian Gomez, e a passare il turno, il rendimento di Erpen e di tutta la difesa, dopo un anno passato al top della classifica della Eastern Conference, lascia ora ombre oscure sulla finale di Conference in cui gli United si troveranno di fronte il minaccioso attacco dei New England Revolution composto da gente quale Taylor Twellman, in formissima e deciso a vendicare la sua esclusione ai Mondiali, Clint Dempsey, Jose Manuel Abundis e il rientrante Pat Noonan.
La prestazione di D.C. domenica è stata pessima, se paragonata alla media del campionato di quest'anno, esclusi forse se ne sono visti molti, eccetto forse gli ottimi Christian Gomez e il portiere Troy Perkins, ma Erpen è risaltato in negativo. Tre tocchi sbagliati nei primi 5 minuti, un rischisosissimo fallo di mano a 20 metri dalla porta 5 minuti prima del gol di Altidore, e una continua insicurezza. Rimane un mistero la mancata sostituzione da parte di coach Peter Nowak.
“Le decisioni prese in campo da parte di Facundo [Erpen] non sono certo state le migliori del match", ha dichiarato Nowak, "ma è solo questione di concentrazione, e domenica farà sicuramente meglio". Indulgente. Infatti probabilmente Nowak non farà grandi cambiamenti in difesa contro New England, anche perché non è che abbia molte alternative valide, ma probabilmente assegnerà compiti più difensivi al centrocampista Josh Gros, che andrà a sostenere una difesa a tre che negli ultimi match, quando è stata pressata, si è spesso trovata in difficoltà .
Gli United dovranno essere particolarmente attenti contro i Revolution, che hanno una vasta serie di opzioni d'attacco, come già dimostrato nel match vinto il mese scorso per 2-1. "I Revs hanno un grande attacco, con giocatori che possono segnare in ogni momento", si rende conto il terzino destro Bryan Namoff. "Non possiamo assolutamente dar loro lo spazio che abbiamo dato ai Red Bulls". Sarebbe letale per D.C., infatti.
Ma la difesa non sembra l'unico problema di Washington. Contro i Red Bulls, Ben Olsen e Brian Carroll non sono riusciti a distribuire palloni con la solita efficenza, mentre Gros e Freddy Adu non hanno spedito in mezzo i cross che da loro erano attesi (a parte quello di Gros che ha permesso a Gomez di pareggiare all'86'). Infine, gli attaccanti Jaime Moreno ed Eskandarian sono stati assolutamente evanescenti, come ha ammesso lo stesso figlio dell'ex terzino della Nazionale iraniana e dei Cosmos: "Domenica è stato un incubo, ma per fortuna ce l'abbiamo fatta. Dovremo fare molto megli, o verremo puniti dal risultato".
Verissimo, anche perché contro i Revs attuali, il solo Christian Gomez stavolta potrebbe non bastare, specie in una finale. E dopo un campionato ai vertici, in cui hanno dimostrato di essere probabilmente il team più solido della MLS, i D.C. United rischiano di andare a casa con una settimana di anticipo. E di dare torto al Fox Sports World Club Ranking, che ad oggi pone i D.C. United al 28° posto, davanti a squadre quali Liverpool (30°), Atletico Madrid (34°) e Juventus (35°). Ma in questo ci sarebbe forse da chiedersi i criteri con il quale il ranking viene redatto.