Beckham a New York

David Beckham lanciato verso New York

L'articolo che segue, a firma di Riccardo Romani, è stato tratto dal Corriere della sera del 3 ottobre 2006 ai fini discussione sul Forum MLS.

Dopo aver corteggiato Ronaldo, i Red Bulls sono intenzionati a svenarsi per l'inglese caduto in disgrazia nel Real.

Fino ad oggi il massimo della libidine fu quando si presentò Youri Djorkaeff: lo annunciarono come campione del mondo e lo mandarono in campo zoppo e a 37 anni, ritoccando le foto del sito ufficiale per farlo sembrare più giovane. Ma l'eccitazione durò poco. Fino a quando Youri marcò visita per una gara di campionato (immobilizzato da un guaio muscolare…) per apparire poche ore dopo in tv, seduto allo stadio in Germania felice a godersi Francia-Brasile al Mondiale. Insomma, se pensavano che sarebbe stato l'ex interista a rilanciare calcisticamente New York e con essa la lega professionistica Usa, dovevano pensarci meglio. Serve un nome «vero», è indispensabile un messaggio forte.
Così è arrivato Markus Schopp, austriaco. Ok, scherziamo. Schopp fa gol, ma non se ne accorge nessuno. Che ne direste di David Beckham?

Tutto vero, tutto possibile. Beckham a New York per rilanciare il soccer Usa, mai esageratamente popolare, e provare a restaurare la propria carriera: panchinaro nel Real Madrid senza troppe prospettive; rifiutato dalla nazionale inglese, che, giura, vorrebbe riconquistare.

Ora, che i Red Bulls siano parecchio ambiziosi lo si era capito proprio durante il Mondiale tedesco, quando inviarono un paio di emissari nel ritiro del Brasile per due chiacchiere con Ronaldo. La proposta era interessante, ricca di benefit, ma il Fenomeno non si sentì pronto per quello che in Europa considerano come un prepensionamento. Si è così scesi al secondo posto della lista dei sogni (e della spesa) e Beckham è diventato la più ghiotta delle prede.

Nelle ultime ore la trattativa sarebbe entrata nel vivo, anche perché se Capello continua ad ignorare l'inglese, è facile che Beckham a gennaio chieda di cambiare aria. L'opzione newyorchese lo stuzzica. E comporta una serie di conseguenze interessanti che qui a New York racchiudono in uno slogan: «Brand it like Beckham». Giocano col titolo del celebre film «Bend it like Beckham» (da noi tradotto in «Sognando Beckham»). Significa: «Mettigli il marchio Beckham». Perché riuscire nell'impresa di portare l'asso inglese negli States, è un'operazione di marketing raffinato. Operazione, le stime dicono, da almeno 90 milioni di dollari, inclusa tutta la macchina organizzativo-reclamistica. Perché a muoversi è la potente azienda sponsor della squadra di New York. Sono esperti di bollicine, la coppia Beckham più Victoria è una soluzione frizzante. Già  li vedono a spasso per Madison avenue.

Beckham, 31 anni, percepisce al Real circa 6 milioni di euro. In America il salary cap impedisce di pagarne di salario oltre i 150 mila. «No problem». Un conto è lo stipendio, un conto sono gli incentivi che a New York mettono sul piatto. Compresa la donazione di un aereo personale, un jet da 3 milioni di dollari, del tipo usato da Tiger Woods il golfista. E poi naturalmente saranno imposte comparsate, campagne pubblicitarie, apparizioni tv e tutto quanto serva per raggiungere la cifra desiderata da David, circa 10 milioni di dollari.

L'ex Spice Girl-signora Beckham, sarebbe ben contenta di lasciare il Vecchio e palloso Continente. Avrebbe già  indicato l'area in cui vivere: ovvero gli Hamptons, la striscia costiera da nababbi, che dista un paio d'ore da Manhattan. Al marito, invece, indicheranno la strada per il Giants Stadium, venti minuti da Manhattan. Se gli restasse tempo, dovrà  pure giocare a calcio. E la Nazionale? Meglio se la guarda alla tv.

Riccardo Romani
Corriere della sera, 3 ottobre 2006

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