Eddie Johnson, attaccante dei Kansas City Wizards
Il commissioner della Major League Soccer, Don Garber, ha parlato della MLS con la stampa in questa settimana d'avvio dell'undicesima stagione, ed è stato un po' supponente.
Una Lega che si sta preparando ad un'ulteriore espansione dai 12 attuali a 16 teams entro il 2010; un sempre maggior numero di stadi dedicati solo al soccer, che consentiranno agli investitori di investire con maggior sicurezza di ritorno; una Nazionale in spolvero: il soccer negli USA non sembra mai stato così in forma nella sua storia.
In una recente intervista rilasciata al Los Angeles Times infatti, Garber ha sottolineato i progressi in quelle che lui crede essere le aree di priorità della Lega, come il coinvolgimento sempre maggiore della comunità ispanica (specialmente nella zona di Houston), l'attrarre l'attenzione dei media, costruire nuovi stadi e aggredire nuovi mercati. Ha anche ricordato il notevole aumento, del 25%, delle vendite di season ticket. È chiaro però che, nonostante le dichiarazioni trionfali, non tutto e perfetto nella MLS, e saranno molti a porsi la domanda: che ne è della qualità del calcio giocato, che Garber non nomina mai?
Nessuno si aspetta che il numero di tifosi della MLS esploda in una notte senza l'intervento di un miracolo (o una tripletta a settimana di Freddy Adu), e certo le prospettive della MLS sembrano essere molto salutari, a differenza della defunta NASL (North American Soccer League). Ma tutta l'attenzione del management della Lega sembra concentrata solamente sugli aspetti organizzativi e di business, dando l'idea di essere più preoccupato delle possibilità degli investitori rispetto a quanto si vede in campo ogni settimana. E mentre Garber esulta di fronte all'acquisto, e al cambio di nome, dei MetroStars da parte della società austriaca Red Bull, questo a noi sembra un cattivo segnale invece per quello che è, o crediamo debba essere, il calcio.
Certo, ci sono molte cose che la MLS sta facendo veramente bene, quali ad esempio sviluppare un campionato riserve, visto lo scarso livello del NCAA soccer (di cui presto parleremo). Ma cambiare il nome di una squadra con dieci anni di storia alle spalle con quello della marca di una bevanda energetica, e pensare che sia stato un affare meraviglioso, dà l'idea (speriamo di no) di dove il soccer USA si stia avviando forse. Se solo pensiamo alle difficoltà per la MLS di essere presa sul serio all'estero, pensiamo a quale sarebbe la reazione del mondo calcistico di fronte ad una serie di squadre che includa i New Improved England Tea Revolution, i Real Tasty Salted Lake Chips, la Exxon Dynamo, i DC United Airlines e gli Hogwarts City Wizards.
"Ma a chi importa?" vi chiederete. Non importerebbe a nessuno infatti, se almeno il livello del gioco fosse più che buono. Purtroppo però, mentre la MLS dal punta di vista del business ha visto notevoli miglioramenti in questi anni, non molto è invece migliorato sui campi in termini di tecnica. La continua insistenza che otto team su dodici possano comunque qualificarsi per i playoff si trasforma in mesi di partite quasi senza significato. Inoltre i coach sono mediamente alquanto difensivisti, pregni di una mentalità che dà priorità al risultato rispetto allo spettacolo. e lo dimostrano preferendo nelle loro scelte sempre più qualche onesto lavoratore del pallone rispetto ai pochi dotati. Infatti la quantità di giocatori piacevoli da vedere si conta sulle dita di una mano, e il numero di belle partite sembra diminuire anno dopo anno.
Nessuno dice che la MLS debba (possa) sembrare la Liga o, Dio ci perdoni, la Premier League, almeno in termini di qualità e divertimento. Ma lo standard del gioco deve quantomeno migliorare, e in una stagione in cui la MLS vedrà molte sue squadre scendere in campo in contemporanea con le partite dei Mondiali, con conseguente inflazione da calcio, il rischio di perdere spettatori è notevole.
È chiaro che non è solo dovere della MLS o della USSF promuovere il gioco del calcio negli USA. È un compito di tutti gli appassionati, come sappiamo. Anche il sottoscritto, quando allenava la squadra di calcio della propria scuola di Everett (MA) ha fatto di tutto per diffondere il "vangelo" del pallone tra ragazzi e ragazze, famiglie e insegnanti, cercando di raccontargliene la storia e le tradizioni e nel mentre cercando di insegnare loro il gioco in sé. Ma certo la competizione con le altre Major Leagues è dura. Se però coach e giocatori non fanno la loro parte, mettendo in campo anche un po' di tecnica oltre all'ardore agonistico" Difficile in questo momento essere ottimisti da questo punto di vista, ma quanto visto nella prima giornata di campionato dà qualche speranza. Sarà forse che ci avviciniamo alle scelte finali del CT Arena per i Mondiali, ma i tanti gol visti, l'atteggiamento spregiudicato di alcune squadre e, principalmente, il continuo tentare l'azione, il dribbling, il tiro, da parte di molti, era inaspettato fino a sabato scorso.
Speriamo allora che la stagione 2006 possa essere ricordata come l'anno in cui la MLS, stabilizzata la propria situazione economica, si sia messa seriamente a giocare a calcio, e bene, mettendo in bella luce i talenti che ci sono: i Freddy Adu, gli Eddie Johnson, i Landon Donovan e compagnia giocando.
E speriamo che non sia l'anno che dovrà essere ricordato solo come quello in cui una bevanda energetica austriaca ha dato il suo nome alla squadra di calcio di una delle città più importanti al mondo.
Certo che se però arrivasse Ronaldo"