Il settembre del 1972 è un mese che sarà per sempre ricordato dagli appassionati di hockey su ghiaccio: chi potrà mai dimenticare la serie di otto partite giocate tra la nazionale canadese (formata dai professionisti della NHL) e quella sovietica?
Da oltre vent’anni la CCCP dominava il palcoscenico internazionale (Mondiali e Olimpiadi), vincendo medaglie d’oro a ripetizione, tuttavia i Maestri Canadesi non ne erano molto impressionati: quei successi, infatti, erano avvenuti in competizioni amatoriali, in cui ai Nordamericani era proibito utilizzare i loro migliori giocatori, poiché professionisti nella NHL; la serie del 1972, organizzata dopo numerosi meeting tra i delegati della NHL e della IIHF, sarebbe stata un’occasione unica per dimostrare chi fosse veramente il più forte.
I dirigenti della NHL prepararono una squadra carica di stelle, le quali avrebbero dovuto dimostrare che il livello dell’hockey canadese era nettamente superiore al resto del mondo: la panchina fu assegnata ad Harry Sinden (coach dei Bruins, vincitori della Stanley Cup nel 1970), che poté disporre di alcuni dei più grandi campioni della storia, come ad esempio Phil Esposito (Boston Bruins), Ken Dryden, Yvan Cournoyer, Serge Savard, i fratelli Frank e Peter Mahovlich (Montreal Canadiens), Bobby Clarke (Philadelphia Flyers), Stan Mikita, Tony Esposito (Chicago Black Hawks), Brad Park (New York Rangers), Gary Bergman (Detroit Red Wings); nel roster erano presenti anche i giovanissimi talenti Marcel Dionne e Gilbert Perreault, comunque poco utilizzati. I Montreal Canadiens furono la squadra più rappresentata con sei giocatori presenti nel roster.
Purtroppo Sinden dovette rinunciare a due importanti giocatori come Bobby Orr e Bobby Hull: Orr, il mitico difensore di Boston, fu vittima di un infortunio al ginocchio, ma sebbene impossibilitato a giocare, fu ad ogni modo convocato. Diversa fu la ragione della rinuncia a Hull, il celebre attaccante dei Chicago Black Hawks, che, avendo accettato le offerte milionarie dei Winnipeg Jets della World Hockey Association, risultò ineleggibile per la serie.
Anche i Sovietici dovettero fare delle rinunce dolorose: a causa di contrasti con i dirigenti, i coach Anatoly Tarasov e Arkady Chernishev furono sollevati dall’incarico e sostituiti da Vsevolod Bobrov e Boris Kulagin; per esprimere la propria solidarietà ai vecchi tecnici, Anatoly Firsov, una delle più grandi stelle dell’hockey russo, rifiutò la convocazione.
Tutto comunque era pronto per la serie, composta di otto partite, quattro in Canada (Montreal, Toronto, Winnipeg, Vancouver) e quattro a Mosca, da giocare con il regolamento della IIHF: tra le curiosità più interessanti, possiamo notare il terzo periodo, suddiviso in due frazioni da 10 minuti l’uno, in cui le due formazioni effettuavano il cambio di campo.
Alla vigilia di Gara 1, tutti i principali osservatori nordamericani prevedevano una facile vittoria canadese: molti di loro ritenevano un 8-0 complessivo il risultato più probabile, mentre i meno ottimisti ipotizzarono una sconfitta a Mosca. Nessuno (a parte qualche sparuto giornalista) dava la minima possibilità ai Sovietici: come potevano questi giocatori con il caschetto competere contro i professionisti della NHL?
(Soltanto negli anni ’80, la NHL impose l’uso del caschetto: tuttavia chi aveva debuttato nelle stagioni precedenti, ed era abituato a giocare senza protezione per la testa, non era obbligato ad indossarlo.Craig MacTavish, che iniziò la carriera nel 1979 e la finì nel 1997, fu l’ultimo giocatore della NHL senza caschetto)
Inoltre, come potevano pensare di difendersi dagli attacchi canadesi schierando in porta il ventenne Vladislav Tretiak? Gli osservatori dei Toronto Maple Leafs, Bob Davidson e Johnny McLellan, erano stati inviati a Mosca per visionare gli allenamenti e le partite dei russi e in uno di questi incontri, Tretiak aveva subito otto gol: i due scout riferirono che il giovane portiere era molto insicuro e non dava assolutamente sicurezza alla propria squadra.
Sfortunatamente nessuno raccontò a Davidson e McLellan che Tretiak era in procinto di sposarsi e che quindi non aveva giocato con la dovuta concentrazione; molti critici sostengono, invece, che avesse incassato di proposito quei gol (ovviamente su richiesta dei tecnici) per ingannare i due osservatori.
Il 2 settembre 1972 gli spettatori del Montreal Forum, forse il tempio più sacro dell’hockey mondiale, erano pronti alla grande sfida: il palazzo era stracolmo e l’attesa si faceva sempre più intensa, ciononostante un palese ottimismo era presente sia tra i giocatori e tecnici, sia tra i tifosi.
Nonostante fossero chiaramente sfavoriti, i Sovietici erano tranquilli e sicuri, anche se molti di loro avevano espresso la loro ammirazione per i celeberrimi fuoriclasse nordamericani, famosi anche in Europa. Tuttavia, per caricare i propri atleti, Bobrov raccontò loro un aneddoto sul primo scontro tra Canada e URSS, avvenuto ai Mondiali del 1954: il giorno precedente alla gara, un quotidiano pubblicò un disegno in cui Bobrov era ritratto come uno scolaretto, intento ad ascoltare una lezione sull’hockey tenuta da un giocatore canadese; osservando quella vignetta Bobrov e i suoi compagni si arrabbiarono molto, tanto che, il giorno dopo, spazzarono via i Canadesi 7-2.
Inoltre, poco prima di scendere sul ghiaccio, i giocatori sovietici ricevettero la piacevole visita di Jacques Plante: il celebre portiere dei Canadiens si soffermò qualche momento con Tretiak, spiegandogli le caratteristiche dei principali attaccanti nordamericani.
Prima dell’inizio della partita fu effettuata una cerimonia d’apertura, cui partecipò anche il Primo Ministro Canadese Pierre Trudeau: dopo la presentazione di ogni singolo giocatore, i capitani delle due squadre (Phil Esposito, Jean Ratelle e Frank Mahovlich per il Canada, Viktor Kuzkin, Alexander Ragulin, Vladimir Vikulov per l’Unione Sovietica) furono invitati al centro della superficie di gioco per lo scambio di gagliardetti e presenti. Successivamente al Premier Trudeau fu concesso l’onore di effettuare il primo face-off della sfida, cui parteciparono Vikulov e Esposito: il capitano canadese vinse il simbolico ingaggio, provocando un’ovazione del pubblico, anche se va rimarcato che il giocatore russo si disinteressò completamente del cerimoniale, lasciando la gloria al suo avversario!
Eseguiti gli inni nazionali, l’incontro poté finalmente cominciare con l’ingaggio (questa volta vero) tra Phil Esposito e Vladimir Petrov; prima di iniziare il racconto della partita, è molto interessante analizzare le combinazioni offensive preparate dai tecnici delle due squadre: per Gara 1, Sinden schierò Yvan Cournoyer, Phil Esposito e Frank Mahovlich in prima linea, Ron Ellis, Bobby Clarke e Paul Henderson (ricordiamoci questo nome) in seconda, Rod Gilbert, Jean Ratelle e Dennis Hull in terza; tuttavia nel prosieguo della serie, Sinden effettuò numerosi cambiamenti.
Ugualmente interessanti furono le soluzioni presentate da Bobrov e Kulagin: per le Olimpiadi di Sapporo di qualche mese prima, Tarasov aveva voluto provare nuove combinazioni, inserendo Valery Kharlamov (che da qualche anno giocava con Boris Mikhailov e Vladimir Petrov) assieme ad Anatoly Firsov e Vladimir Vikulov; dopo l’abbandono di Tarasov e Firsov, i due nuovi allenatori continuarono con questi “esperimenti”, anche se fu necessaria qualche modifica.
La prima linea offensiva fu essenzialmente fu composta da Boris Mikhailov, Vladimir Petrov e Yuri Blinov, la seconda comprendeva Valery Kharlamov, Alexander Maltsev e Vladimir Vikulov, mentre i due rappresentanti dello Spartak Mosca, Alexander Yakushev e Vladimir Shadrin, furono sempre inseriti nella medesima linea; anche se durante la Serie Bobrov e Kulagin provarono soluzioni differenti, Kharlamov non fu (quasi) mai accoppiato a Mikhailov e Petrov.
Le fasi iniziali della Summit Series furono chiaramente favorevoli per il Canada, che dopo soli 30 secondi si portò in vantaggio grazie a Phil Esposito, mentre al settimo minuto Paul Henderson raddoppiò: le previsioni erano state rispettate e tutti immaginarono una goleada.
Purtroppo per i Canadesi, i successi iniziali si dimostrarono dei fuochi di paglia: i Sovietici erano troppo esperti per arrendersi e gradualmente rientrarono in partita, accorciando le distanze con Yevgeny Zimin, che batté il portiere Dryden; il gol fu la degna conclusione di una meravigliosa serie di passaggi che lasciarono i Canadesi assolutamente disorientati. Quando sul finire del primo tempo Vladimir Petrov pareggiò, sfruttando assieme a Mikhailov un velocissimo contropiede in inferiorità numerica, tutti i presenti si accorsero che qualcosa d’imprevisto stava per accadere.
Negli spogliatoi, i Canadesi erano piuttosto preoccupati: la velocità e la preparazione dei Sovietici, oltre ad un modo di giocare molto inusuale per i professionisti della NHL, li avevano messi in gravissima difficoltà; tutti temevano per il peggio. E così avvenne: Valery Kharlamov si presentò al pubblico di Montreal con due reti magnifiche che lasciarono tutti senza parole; descriviamo brevemente le due segnature.
– Primo gol:
Con un magnifico movimento dietro la propria linea di porta, Alexander Maltsev prende possesso del puck e lo passa Kharlamov all’interno del terzo difensivo sovietico; Valery entra nel terzo canadese, dove, pronti a contrastarlo, ci sono Don Awrey e Rod Seiling: Kharlamov finta di andare all’interno, ma invece decide di aggirare i due difensori all’esterno. Nonostante il tuffo disperato di Awrey, Dryden è battuto.
Sulla panchina canadese lo stupore è palpabile: Sinden affermerà in seguito di non aver mai visto un attaccante in grado di liberarsi di due difensori NHL in quella maniera.
– Secondo gol:
Ingaggio all’altezza della linea blu, nella metà campo sovietica: Maltsev conquista il puck e lo passa a Kharlamov, che scatta in avanti. Superata la zona centrale del campo, entra nel terzo canadese, spostandosi sulla sinistra: giunto all’altezza del cerchio dell’ingaggio, lascia partire una sassata che non dà scampo a Dryden; “vittima” dell’azione di Kharlamov fu Rod Seiling, ottimo difensore dei New York Rangers, beffato senza pietà dalle finte del giocatore russo.
Nonostante il gol di Bobby Clarke (capitano dei Philadelphia Flyers e famoso per il suo sorriso senza denti) in apertura di terzo periodo, la partita era in mano ai Sovietici, che la chiusero definitivamente con le magnifiche reti di Boris Mikhailov, Yevgeny Zimin e Alexander Yakushev.
L’imprevedibile era accaduto: il Canada aveva perso! I Sovietici avevano dimostrato una condizione fisica perfetta, sorprendendo tutti gli addetti ai lavori.
Finita la partita, scoppiarono le polemiche: dopo la sirena conclusiva, infatti, i giocatori russi si erano fermati sul ghiaccio per la tradizionale stretta di mano con i giocatori dell’altra squadra, ma i Canadesi si diressero immediatamente verso gli spogliatoi, creando un certo imbarazzo nei loro avversari. I critici sovietici si scagliarono contro i Nordamericani, accusandoli di poca sportività, mentre questi ultimi si difesero, affermando che nelle partite NHL non esisteva la tradizione della stretta di mano: lo avessero saputo, non avrebbero avuto problemi a fermarsi sul ghiaccio.
Risultato finale: Canada – URSS 3 – 7
Serie: Canada – URSS 0 – 1
Il 4 settembre al Maple Leaf Garden di Toronto era in programma gara 2, in cui i Canadesi, sbalorditi dall’esito della prima sfida, erano desiderosi di riprendersi la rivincita. La tattica della partita era molto semplice: imporre un gioco duro e fisico ed evitare che i Sovietici facessero sfoggio delle loro indubbie qualità tecniche; per applicare al meglio questo schema, Sinden effettuò qualche modifica al proprio line-up. Inoltre, l’utilizzo di Tony Esposito (fratello di Phil) a difesa della gabbia canadese si dimostrò una mossa estremamente azzeccata: Dryden aveva deluso nella prima partita, mentre Esposito si rivelò una garanzia: alcuni pregevoli interventi salvarono il risultato per la Foglia D’Acero, che in caso di sconfitta sarebbe sprofondata in una situazione complicata.
Il primo tempo si chiuse senza reti, ma nel secondo periodo, i Canadesi assunsero il comando, portandosi in vantaggio con Phil Esposito, per poi raddoppiare con Yvan Cournoyer nella frazione conclusiva; approfittando di un Power Play, Yakushev ridusse le distanze per l’Unione Sovietica, alla quale poco dopo fu concessa un’ulteriore superiorità numerica: l’URSS avrebbe potuto pareggiare, tuttavia Peter Mahovlich, in penalty killing, realizzò una magnifica rete, che spense le speranze dei giocatori russi. Pochi minuti dopo, Frank Mahovlich chiuse la contesa con il gol del definitivo 4-1.
Risultato finale: Canada – URSS 4 – 1
Serie: Canada – URSS 1 – 1
Il 6 settembre Winnipeg era pronta per ospitare la terza partita: i Canadesi erano molto sicuri poiché, registrando la difesa e attuando un gioco fisico, avevano messo in chiara difficoltà gli avversari; inoltre la presenza di Tony Esposito, confermato anche per Gara 3, a difesa della gabbia offriva numerose garanzie.
I Sovietici, in ogni caso, erano tranquilli, anche perché sapevano di aver ricevuto il rispetto che meritavano: ormai tutti i critici nordamericani avevano già imparato ad elogiare ed apprezzare il loro stile. Per la terza partita, Bobrov e Kulagin presentarono delle modifiche al loro lineup, dovute anche all’infortunio occorso a Yevgeny Zimin, il quale non sarebbe più stato utilizzato nella serie: la prima linea fu composta da Mikhailov, Maltsev e Kharlamov, la seconda da Yakushev, Shadrin e Solodukhin, la terza da Lebedev, Anisin e Bodunov; l’età di questi ultimi tre giocatori era di ventuno anni, quindi la loro linea fu soprannominata The Kid Line. Nonostante un gol in penalty killing, che pareggiò il gol iniziale di Jean Paul Parisé, Vladimir Petrov raramente fu utilizzato dai tecnici russi.
Al termine del primo tempo, il tabellone segnava 2-1 in favore dei Canadesi, che avevano sostanzialmente dominato e avrebbero potuto trovare altre reti; all’inizio del secondo periodo, Phil Esposito segnò il 3-1 e quando al 13:47, Henderson realizzò il 4-2 (dopo il fantastico gol di Kharlamov in inferiorità numerica), gli osservatori erano convinti di una vittoria per i professionisti della NHL: invece, mentre la seconda frazione era prossima al termine, la Kid Line salì in cattedra, impattando il punteggio sul 4-4.
Negli ultimi venti minuti di gioco, nessuna squadra riuscì a marcare, di conseguenza la partita finì in pareggio, poiché non erano previsti i tempi supplementari; tuttavia, gli spettatori avevano assistito ad un evidente calo canadese, di cui l’URSS non seppe approfittare: fossero stati più grintosi e determinati, i Sovietici avrebbero potuto vincere, anche se vanno ricordati alcuni ottimi interventi di Esposito che salvarono il risultato.
Curiosità: negli ultimi secondi della partita, Mikhailov, Petrov e Kharlamov furono inseriti per la prima volta nella stessa linea.
Risultato finale: Canada – URSS 4 – 4
Serie: Canada – URSS 1 – 1 (1 pareggio)
L’8 settembre a Vancouver si assistette alla quarta sfida, l’ultima in programma in Canada: Harry Sinden decise di inserire Dryden in porta, nonostante le ottime prestazioni di Esposito. Il primo faceoff vide contemporaneamente sul ghiaccio Mikhailov, Petrov e Kharlamov, anche se questa combinazione fu utilizzata solo per uno shift: come in gara 1, Mikhailov e Petrov furono accoppiati a Yuri Blinov, mentre Kharlamov giocò insieme a Maltsev e Vikulov. La Kid Line disputò molti minuti nel primo periodo, mentre nelle frazioni successive, grande spazio fu concesso a Shadrin e Yakushev.
In questo confronto i Sovietici non lasciarono scampo agli avversari, prendendo l’iniziativa fino dal face-off iniziale: anche se il risultato finale fu più contenuto rispetto a Gara 1, il quarto incontro fu il vero simbolo della supremazia sovietica per quanto riguarda la prima fase della Summit Series. I giocatori canadesi, vista la precaria condizione fisica, non ebbero scampo contro la corazzata sovietica, che in meno di otto minuti si portò sul 2-0, segnando due reti praticamente identiche:
– Penalità di Bill Goldsworthy
– Power Play per l’URSS
– Tiro di Lutchenko
– Deviazione vincente di Mikhailov.
Nel secondo tempo, Perreault accorciò le distanze, segnando il 2-1, che sembrò dare una nuova linfa alla compagine canadese: i giocatori nordamericani si scagliarono verso la porta avversaria, ma dopo un paio di ottimi interventi da parte di Tretiak, Blinov e Vikulov aumentarono il bottino per l’URSS, che chiuse il secondo periodo sul 4-1; per il Canada, da ricordare ci fu soltanto un gol annullato.
Nella frazione conclusiva, Bill Goldsworthy si fece perdonare per le due costose penalità, realizzando il 4-2, cui seguirono alcune buone occasioni salvate splendidamente da Tretiak; quando Shadrin segnò la quinta rete sovietica, la partita perse ogni interesse e il gol finale di Dennis Hull servì solo a fissare il punteggio sul 5-3. L’URSS aveva dominato in ogni fase del gioco: con 38 parate (21 nel terzo tempo), Tretiak aveva surclassato Dryden, che ancora una volta si dimostrò insicuro e non all’altezza della sua fama.
I tifosi sugli spalti non potevano credere ai propri occhi e, vista la grande delusione, iniziarono a fischiare (in realtà “BOOOare”) i propri beniamini. Scosso dalla reazione degli spettatori, il leader assoluto della squadra Phil Esposito pronunciò un discorso che, trasmesso dalla televisione, avrebbe risollevato il morale di un’intera nazione e avrebbe preparato la riscossa canadese: Esposito riconobbe l’estremo valore degli avversari, ma giurò che lui e i suoi compagni si stavano impegnando al massimo, onorando il proprio paese; la serie non si era ancora conclusa e mai nessuno di loro si sarebbe arreso.
Intanto negli spogliatoi sovietici, l’euforia era evidente: alcuni giocatori affermarono che tra i professionisti della NHL e i dilettanti europei le differenze erano nulle, mentre il vecchio Anatoly Tarasov commentò la prima parte della serie chiedendosi se gli atleti canadesi avessero potuto resistere per soli quindici minuti ai suoi durissimi allenamenti.
Risultato finale: Canada -URSS 3 – 5
Serie: Canada – URSS 1 – 2 (1 pareggio)