Nonostante un grande Jim Bunning, i Phillies del '64 persero il Pennant in volata
Proseguiamo il nostro racconto, andando a rivisitare due memorabili stagioni degli anni '60
National League 1964
Nella grande storia del Baseball, numerose volte la squadra in testa alla classifica fu vittima di un calo repentino nel finale, ma se dovessimo stabilire il choke più famoso, forse sceglieremmo quello dei Philadelphia Phillies del 1964, che nelle ultime settimane di settembre riuscirono a dilapidare un vantaggio ritenuto incolmabile.
Philadelphia e San Francisco erano state le squadre con il miglior inizio di stagione, battagliandosi per i primi tre mesi di gioco, tuttavia verso la fine di Luglio i Phillies aumentarono il ritmo, prendendo decisamente la testa della classifica: il rookie Dick Allen (.318 di media battuta, 29 HR, 91 RBI) e Johnny Callison (31 HR e 104 RBI) guidarono le statistiche offensive, mentre Jim Bunning (19-8, 2.63 di ERA) e Chris Short (17-9, 2.20 di ERA) diedero un importante contributo sul monte di lancio.
Uno dei momenti più emozionanti nella stagione dei Phillies avvenne il 21 giugno, quando Jim Bunning diventò il primo pitcher del XX secolo a completare il perfect game nella National League: in verità , la American League aveva testimoniato quattro partite perfette nel '900, tuttavia le ultime del Senior Circuit risalivano al 1880 (Lee Richmond dei Worchester Ruby Legs e Monte Ward dei Providence Grays).
Se Philadelphia guidava la classifica seguita da San Francisco e Cincinnati, la situazione per i Cardinals non era certamente delle migliori: a metà giugno, infatti, St. Louis era relegata in ottava posizione, con un bilancio al di sotto del 50%. Viste le enormi difficoltà , la dirigenza dei Cardinals decise di agire sul mercato, cedendo il pitcher Ernie Broglio, in cambio di Lou Brock: con questa mossa, St. Louis aggiunse al proprio lineup uno dei migliori ladri di base dell'intera storia del baseball, che, unito a Ken Boyer (MVP con 24 HR e 119 RBI), permise ai Cardinals di ritornare in corsa per il pennant.
Tuttavia, Philadelphia stava giocando davvero bene, tanto che sembrava ormai avviata verso quel titolo che mancava da quattordici anni: il 20 settembre (con appena dodici partite da giocare), i Phillies guidavano la classifica con 90-60, mentre Cardinals, Reds e Giants erano staccati di oltre sei lunghezze; soltanto un miracolo avrebbe potuto ribaltare la situazione.
Invece, come era già accaduto in passato (e sarebbe capitato in futuro), la squadra in testa entrò in crisi: i Phillies compilarono una striscia di dieci sconfitte consecutive, di cui tre contro Cincinnati e tre contro St. Louis, perdendo la prima posizione; Philadelphia ebbe un moto d'orgoglio, vincendo a Cincinnati e, in seguito alla doppia sconfitta dei Cardinals contro i Mets, poteva ancora sognare il pennant.
Alla vigilia dell'ultima giornata di regular season, la classifica vedeva St. Louis e Cincinnati appaiate in testa a 92-69, con Philadelphia prima inseguitrice a quota 91-70: il programma conclusivo della National League presentava ancora le sfide Reds-Phillies e Cardinals-Mets, con all'orizzonte un possibile spareggio a tre, in caso di vittoria di Philadelphia e New York.
I Phillies distrussero 10-0 i Reds, ma purtroppo i Cardinals superarono 11-5 i Mets, guadagnandosi un incredibile pennant: a St. Louis scoppiarono i festeggiamenti, mentre a Philadelphia regnò la delusione per aver buttato alle ortiche un titolo ormai vinto. In verità , già all'inizio di settembre si erano verificati dei campanelli d'allarme, ma chi avrebbe potuto immaginare un choke del genere? Forse, il manager Gene Mauch commise un imperdonabile errore, utilizzando eccessivamente Bunning e Short, che giunsero stremati nel mese di settembre.
Il 1964 fu l'inizio di un periodo piuttosto travagliato per i Phillies: anche negli anni successivi, la squadra della Pennsylvania arrivò vicina al pennant, ma poi cedette nel momento cruciale, guadagnandosi un'etichetta di perdente, che sarebbe stata completamente rimossa soltanto nel 1980.
American League 1967
La pennant race della American League nel 1967 fu una delle più spettacolari e memorabili di tutta la storia del Baseball ed ancora oggi è ricordata con estrema emozione, poiché addirittura quattro formazioni (Boston Red Sox, Minnesota Twins, Detroit Tigers e Chicago White Sox) si battagliarono fino all'ultima giornata per la vittoria finale.
Tra queste squadre, la meno accreditata alla vigilia era sicuramente Boston, visto che nel 1966 aveva compilato un bilancio di 72-90, chiudendo in penultima posizione; tuttavia, durante lo spring training, il manager Dick Williams, sicuro delle potenzialità dei propri ragazzi, preparò un annuncio shock, affermando che i Red Sox avrebbero compilato un bilancio superiore al 50%.
La prima formazione che cercò la fuga durante la stagione fu Chicago, che alla fine di giugno guidava la American League con un bilancio di 42-28, con un vantaggio di quattro partite e mezza sui Detroit, la prima inseguitrice. Dopo tre mesi di gioco, Boston stava disputando una stagione dignitosa, ma il 14 luglio iniziò un'impressionante striscia di dieci successi consecutivi, guadagnando la seconda posizione, ad una sola lunghezza dai battistrada, i Chicago White Sox.
Il giocatore più rappresentativo presente nel roster dei Red Sox era senza ombra di dubbio Carl Yastrzemski, l'esterno sinistro che era stato additato come l'erede del mitico Ted Williams: con 23 stagioni ad altissimo livello, il popolare Yaz è stato sicuramente uno dei campioni più venerati dai tifosi di Fenway Park, tuttavia nessuno avrebbe potuto immaginare cosa gli avrebbe riservato il 1967.
La quarta squadra che entrò in questa memorabile pennant race fu Minnesota, che aveva le proprie punte di diamante nel seconda base Rod Carew, nell'esterno Tony Oliva, ma soprattutto nel prima base Harmon Killebrew: ad agosto, Red Sox, Tigers, White Sox e Twins si staccarono gradualmente dalle altre compagini, preparando gli appassionati ad un esaltante finale di stagione.
Purtroppo, il 18 agosto Boston fu colpita da un terribile incidente che coinvolse l'esterno Tony Conigliaro, l'idolo dei tifosi di Fenway Park: durante una partita contro i California Angels, Conigliaro fu colpito in pieno volto da un lancio del pitcher Jack Hamilton, riportando una spaventosa frattura alla mascella, una dislocazione della mandibola oltre che numerosi problemi all'occhio sinistro.
Il mese di settembre fu estremamente concitato, con le quattro squadre che si scambiavano la testa della classifica, senza che nessuna riuscisse a staccare le rivali: i primi a cedere furono i White Sox, che nell'ultima settimana di settembre incapparono in cinque sconfitte consecutive, abbandonando ogni sogno di gloria.
Il 1° ottobre si celebrava il gran finale della regular season, ma niente era stato ancora deciso, infatti, Boston e Minnesota guidavano la classifica con 91-70, seguite da Detroit a 90-70: il programma dell'ultima giornata prevedeva una sfida diretta tra Red Sox e Twins a Fenway Park, mentre i Tigers sarebbero stati impegnati in un doppio confronto interno contro gli Angels.
Boston vinse contro Minnesota, garantendosi la possibilità di giocarsi uno spareggio contro Detroit, che nel frattempo si era aggiudicata la prima partita contro California; terminato il proprio incontro, i giocatori di Boston si chiusero negli spogliatoi, per ascoltare attraverso la radio lo sviluppo del secondo match tra Tigers ed Angels: quando Dick McAuliffe batté in doppio gioco difensivo, sancendo la sconfitta di Detroit, la gioia dei Red Sox e di tutti i tifosi del Massachusetts poté finalmente esplodere.
MVP della stagione fu senza dubbio Carl Yastrzemski, che in quel 1967 diventò il 16esimo (ed ultimo) giocatore in grado di completare la prestigiosa Hitting Triple Crown: con .326 di media battuta, 44 HR (a pari merito con Killebrew) e 121 RBI, Yaz guidò tutte e tre le speciali classifiche, realizzando un vero e proprio capolavoro. Ma ciò che ancora oggi sorprende è il modo in cui Yastrzemski chiuse la stagione, guidando i suoi Red Sox alle World Series: nelle ultime 12 partite, Yaz collezionò 23 valide su 44 turni (.523; con 7 su 8 nei due incontri finali), 5 HR e 16 RBI.
Oltre a dominare le statistiche offensive, Yastrzemski si meritò anche il Gold Glove, tanto che molti critici sostengono che il suo 1967 sia stata la migliore stagione mai realizzata da un giocatore nella storia del baseball.
In chiusura, è opportuno spendere due righe su Tony Conigliaro, che in seguito al terribile incidente, fu costretto a restare fuori dei diamanti anche nel 1968: nel 1969 Conigliaro rientrò nel roster dei Red Sox, tuttavia nonostante buoni risultati (36 HR nel 1971), fu costretto a lasciare l'attività a causa dei forti problemi all'occhio sinistro che gli impedivano di vedere correttamente; nel 1975, Conigliaro provò un nuovo rientro, ma dopo appena 21 partite decise di ritirarsi definitivamente.
Purtroppo, nel 1982 Conigliaro fu colpito da un attacco cardiaco, che dopo averlo debilitato fisicamente, lo condusse alla morte nel 1990 a soli 45 anni; per onorare lo sfortunato campione, il Major League Baseball istituì il Tony Conigliaro Award, riconoscimento con cui premiare un giocatore che, nonostante le avversità , dimostra grande impegno e coraggio.
Continua…