Helio Castroneves, vincitore nel 2009
Domani (tempo permettendo), con le prime prove libere aperte sia ai veterani che ai rookie, comincerà il cammino che porterà , domenica 30 Maggio, alla 94esima edizione della 500 Miglia di Indianapolis.
Anche quest'anno è prevedibile aspettarsi una grande incertezza, perché al consueto duopolio Penske-Ganassi che caratterizza principalmente il resto della stagione, già con gli inserimenti del redivivo Andretti Autosport la situazione si fa più incerta.
Ma poi tradizionalmente ad Indianapolis si riesce ad inserire qualche altro contendente per la vittoria, come ad esempio è avvenuto negli ultimi due anni con il Panther Racing, secondo nel 2008 con Meira e nel 2009 con Wheldon. E durante le prove emergono sempre degli outsider, magari considerati alla vigilia ma non attesi così competitivi, come lo scorso anno accadde con Rahal e Moraes, capaci di ottime qualifiche e di mostrare un ottimo passo nelle prove. Oppure ancora altri concorrenti che riemergono dopo qualifiche problematiche.
Anche quest'anno, come nel 2009, si arriva ad Indianapolis dopo una sola gara su ovale, quella sul Kansas Speedway. Gara dominata dal team di Chip Ganassi, che ha conquistato un 1-2 con Scott Dixon e Dario Franchitti.
Il neozelandese, dopo un avvio problematico sugli stradali, è risultato imprendibile sul primo ovale della stagione, mostrando un passo imprendibile per tutti e anche quel pizzico di fortuna che serve sempre. E che ad esempio mancò lo scorso anno ad Indy, sia a lui che al suo compagno di squadra, rallentati entrambi da problemi al pit dopo aver dominato la prima fase di gara.
Franchitti ha corso sempre alle spalle del compagno di squadra in Kansas, e anche sugli stradali si è dimostrato stranamente in difficoltà . Sembra un gradino sotto, ma ovviamente resta sempre uno dei favoriti.
Rivali ormai classici di Ganassi sono gli uomini di Penske. Helio Castroneves corre per entrare nella leggenda: diventare il quarto pilota a vincere quattro volte ad Indy. In Kansas ha terminato al quarto posto ed è stato il più costante dei suoi, ad Indianapolis ha sempre mostrato una grande competitività , a volte superiore a quella mostrata per il resto della stagione. 3 pole position, 3 vittorie, arrivate dominando come lo scorso anno o giocando d'astuzia come nel 2002.
Probabilmente è la prima punta del team. Will Power ha dominato le prime quattro gare stagionali, su stradale, che poteva vincere tutte, ma sul primo ovale della stagione è arrivato solo dodicesimo, anche meglio di come si erano messe le cose ad un certo punto.
Colpa di un primo pit stop disastroso che gli ha fatto perdere un giro e ha reso la sua gara difficilmente giudicabile. Nel 2009 corse alla grande, giunse quinto, con tutta probabilità la sua migliore gara su ovale. Potrebbe essere il suo anno.
Paradossalmente, chi è scivolato dal ruolo di favorito a quello di "cavallo di rincorsa" è Ryan Briscoe, autore di un avvio di stagione in sordina, specialmente rispetto ai compagni di squadra (che hanno già entrambi ottenuto delle vittorie).
Ma paradossalmente, questa retrocessione a "terza punta" potrebbe anche giovargli, togliendogli pressione. Sempre che ancora una volta non ci si metta in mezzo una gomma, come negli ultimi due anni, in cui in entrambi i casi fu costretto ad uscire fuori dalla consueta sequenza dei pit stop.
Chi arriva ad Indianapolis sicuramente più fiducioso dello scorso anno è l'Andretti Autosport, tornato alla vittoria dopo quasi due anni.
La prima punta è, ancora una volta, Tony Kanaan.
Mai vincitore ad Indy, sempre in testa in tutte le edizioni che ha disputato (tranne lo scorso anno), probabilmente corre principalmente per questa gara.
Ha terminato tutte le gare di questa stagione nella top ten (unico oltre a Castroneves), è inutile sottolineare la sua esperienza, ma ormai la maledizione degli Andretti lo ha contagiato. Negli ultimi due anni ha finito la gara contro il muro, entrambe le volte senza colpa.
Paradossalmente potrebbe anche essere peggio che se avesse sbagliato lui. E ancora più paradossalmente, la seconda punta del team sembra essere quel pilota che dopo Indy non dovrebbe più scendere in pista che per sole due gare, Ryan Hunter-Reay.
Il pilota americano, dopo aver riportato il team alla vittoria a Long Beach, in Kansas ha corso la sua migliore gara della carriera su un ovale, partendo ventiduesimo e chiudendo al quinto posto. Rookie of the Year nel 2008, in difficoltà nel 2009 con un team in difficoltà finanziaria, la 500 Miglia di quest'anno potrebbe essere la gara della sua definitiva consacrazione, e soprattutto la gara che gli permette di trovare la sponsorizzazione giusta per il resto della stagione.
Gli altri due piloti del team sono risultati più in difficoltà in questo avvio di stagione: Marco Andretti ha corso bene in Alabama, dove meritava di vincere, ma in Kansas non si è mai visto.
Dopo il 2006, quando era primo a pochi metri da traguardo prima di essere beffato da Hornish, le sue prestazioni sono andate in calando, però sta anche limitando gli errori. Non va comunque sottovalutato.
Danica Patrick non si è praticamente mai vista quest'anno. Lei ha smentito si tratti del programma in NASCAR che la distrae, ma intanto mentre i suoi compagni di squadra stavano sempre attorno alla top ten lei è stata quasi sempre tra i più lenti in pista. Però va riconosciuto che ad Indianapolis ha sempre corso bene.
Dietro i tre top team, il primo outsider è probabilmente il KV Racing Technology, che già lo scorso anno portò due piloti nella top ten e perse Mario Moraes alla prima curva dopo che per tutto il mese di maggio aveva mostrato un passo da vittoria.
Anche quest'anno il brasiliano è il leader del team, viene da due bei risultati nelle ultime due gare, nel 2009 si è dimostrato pronto per la prima vittoria, specie sugli ovali. I suoi compagni di squadra devono dimostrare innanzitutto di saper finire le gare.
EJ Viso è veloce, in Kansas poteva finire tranquillamente davanti al compagno di squadra, ma è finito a muro, mentre a St. Petersburg era primo quando gli si è bloccato il cambio. Se si tiene fuori dai guai potrebbe essere una della sorprese.
Takuma Sato ha corso una grande gara in Kansas, alla prima uscita in assoluto su un ovale era sesto, ma poi è finito a muro, come in gran parte delle gare precedenti. Insomma il potenziale c'è, ma innanzitutto le gare vanno portate al termine. Il quarto pilota è Paul Tracy. Su di lui c'era scetticismo già l'anno scorso, poi invece terminò nono. Magari non vincerà , però c'è da star sicuri che darà di tutto e anche di più per ottenere il massimo.
Dietro ci sono diversi team che possono fare bene.
Il Newman Haas Racing è in difficoltà finanziare, qualcuno dice che dopo Indy potrebbe chiudere, ma intanto Mutoh (che alla 500 Miglia ha sempre corso delle buone gare) in Kansas è sempre stato tra i primi cinque prima di finire a muro con Sato.
Il Panther Racing viene da due secondi posti negli ultimi due anni, ed ha un top driver come Wheldon, che in Kansas ha disputato un weekend strano ma che ad Indy è sempre stato protagonista, lavorando sempre più in ottica gara che per le qualifiche (i suoi migliori risultati, un primo e un secondo posto, sono sempre arrivati partendo da centro classifica).
Matos e il Luczo Dragon Racing potranno avvalersi della collaborazione di un vincitore del passato come Gil de Ferran, per cercare di evitare gli errori del 2009, quando Matos si ritrovò anche al terzo posto prima di finire a muro con Meira. Proprio Meira e il team Foyt hanno sorpreso tutti in Kansas, correndo una grande gara, anche migliore del decimo posto finale. Occhio anche a loro.
Qualche dubbio hanno invece destato le prestazioni in Kansas del Dreyer&Reinbold Racing (al contrario invece strepitoso sugli stradali), che accanto a Wilson e Conway schiererà due ulteriori vetture per Ana Beatriz e Tomas Scheckter. Specialmente il sudafricano potrebbe portare un contributo utilissimo, con la sua esperienza e la sua velocità .
Tra i piloti una tantum, che correranno solo ad Indy, due sono da tenere d'occhio: Ed Carpenter con la vettura schierata in collaborazione tra Panther Racing e Vision Racing, e Townsend Bell, con una Dallara del Sam Schmidt Motorsports/Chip Ganassi Racing.
Entrambi sono reduci da due arrivi nella top ten negli ultimi due anni (Bell addirittura quarto nel 2009 con il KV Racing Technology), ad Indianapolis hanno sempre fatto delle belle gare e probabilmente meriterebbero un posto per tutta la stagione.
Corrono per due buone organizzazioni, sono piloti esperti e che in passato non hanno mai commesso particolari errori. Errori che invece deve stare attento a non commettere un altro una tantum di prestigio, Graham Rahal, che dopo due edizioni in cui è finito a muro correndo con il Newman Haas Racing, quest'anno correrà per il team del padre. Difficile dire dove può arrivare, ma il giovane Rahal ha bisogno di dimostrare che nel 2011 merita un posto in un top team.
Ma forse la sorpresa più inattesa, almeno per quello che si supponeva ad inizio stagione, potrebbe arrivare dal neonato FAZZT Race Team di Alex Tagliani, che ad Indianapolis schiererà anche una seconda vettura per Bruno Junqueira. Il team, al primo anno di vita, ha già ottenuto degli ottimi risultati, sia sugli stradali che in Kansas, dove Tagliani si è qualificato quinto e ha chiuso la gara al settimo posto.
Qualche dubbio sulle sue condizioni fisiche (in questi giorni è stato ricoverato per dei fastidi al petto), ma per il resto il canadese ha dimostrato che quella che quando fu annunciata sembrava un'avventura estemporanea si sta rivelando invece un team capace di stupire.
Se questi team e piloti aspirano ad un buon risultato, molti altri dovranno innanzitutto lottare per qualificarsi. Al momento sono iscritti infatti 37 piloti, a cui potrebbe aggiungersi una ulteriore presenza se il Team 3G riuscirà a mettere insieme il budget necessario.
Tra questi diversi rookie, come la coppia del Conquest Racing Bertrand Baguette e Mario Romancini, o il colombiano Sebastian Saavdera, proveniente dalla Indy Lights (correrà anche la gara del venerdì con il Bryan Herta Autosport).
Ma presumibilmente la qualificazione se la dovranno giocare anche piloti molto esperti come John Andretti, Davey Hamilton, AJ Foyt IV, o anche Alex Lloyd, l'anno scorso undicesimo in griglia con il Sam Schmidt Motorsports ma in difficoltà in questo inizio di stagione con il Dale Coyne Racing.
Ma quella 2010 sarà anche la 500 Miglia delle cinque donne iscritte, anche se solo la Patrick è sostanzialmente sicura di essere al via giorno 30. Sarah Fisher cercherà di esserci con il suo team (che schiera anche una vettura per Jay Howard), ha fatto bene in Kansas, ma Indianapolis è un'altra cosa; Milka Duno è la più quotata per non qualificarsi, però finora ce l'ha sempre fatta; Ana Beatriz ha trovato un accordo in extremis con il Dreyer&Reinbold Racing, che schiera altri tre piloti, arma che potrebbe rivelarsi a doppio taglio; mentre Simona De Silvestro, probabilmente è la più talentuosa delle quattro, corre comunque per un piccolo team, l' HVM Racing.
Da domani comunque ne sapremo già un po' di più. Primi due giorni di prove, sabato e domenica, principalmente dedicati al Rookie Orientation Program (coi veterani in pista soltanto per due ore al giorno), poi cinque giorni di prove aperte a tutti, quindi sabato 22 il Pole Day (per le prime ventiquattro posizioni) e domenica 23 il Bump Day (per completare lo schieramento delle 33 vetture).
Venerdì 28 le ultime prove libere del Carb Day (e la gara Indy Lights), ed infine domenica 30 la 94esima edizione della 500 Miglia di Indianapolis.