Ripercorriamo la carriera dello Zanardi 'americano'
Questo non vuole essere l'ennesimo articolo di esaltazione dello Zanardi post-incidente. Già in tanti si sono espressi sulla sua forza di volontà e sulla sua grandezza. D'altro canto, spesso lo ha fatto gente che di quello che aveva fatto Zanardi negli USA non sapeva nulla.
Questo articolo vuole raccontare cosa è stato Alessandro Zanardi negli Usa nel triennio 96-98, il suo triennio magio nel campionato CART.
Quando Zanardi arrivò nel campionato CART del 1996 era considerato una ex promessa mai mantenuta. A 30 anni, dopo una buona carriera in F3 e F3000, veniva da alcune vicende con team di Formula 1 piuttosto travagliate, guidando (spesso sporadicamente) vetture di secondo piano come Jordan, Minardi, Lotus, ottenendo pochi risultati e facendosi anche la sinistra fama di "scassamacchine".
Ma alla fine del 1995 Alex viene messo in contatto con Chip Ganassi per correre nel campionato CART con il suo team, già allora uno dei più quotati e prestigiosi. Paradossalmente, quello che in futuro diventerà il suo più grande sostenitore, il capo degli ingegneri del team Morris Nunn, era molto scettico riguardo il suo ingaggio, convinto che i piloti latini (e gli italiani in particolare) fossero troppo inclini all'errore ed all'incidente.
Quella che si presentava davanti a Zanardi era una CART in evoluzione. La stagione 1996 era la prima senza la 500 Miglia di Indianapolis, con il proprietario dell'Indianapolis Motor Speedway Tony George che aveva creato una nuova serie alternativa, l'IRL, portandosi dietro la gara più prestigiosa, che per anni sarà boicottata dai team più grossi (la CART organizzò nello stesso weekend una 500 Miglia "alternativa" al Michigan International Speedway, dove già se ne correva una prima a luglio, ma l'esperimento fu abbastanza deludente ed abbandonato dopo una sola stagione).
Non aver potuto gareggiare ad Indy resterà un grande rammarico per Zanardi, ed effettivamente vedendo quello che ha combinato nella CART e pensando che quelle cose le avrebbe potute fare anche in quel tempio della velocità qual'è Indianapolis, il fatto lascia molto l'amaro in bocca.
L'inizio della prima stagione non fu facile, anche perché oltre al fatto di andare a correre oltreoceano, lontano da casa ed in una realtà tutta nuova, c'era da adattarsi anche ad un nuovo modo di correre quale quello richiesto sugli ovali.
Alla prima uscita su un ovale, ad Homestead, Zanardi fu protagonista di un bizzarro incidente quando, durante una fase di neutralizzazione, perse un pneumatico posteriore, che non era stato adeguatamente fissato da un meccanico nell'ultimo pit stop e finì contro il muro, terminando così la sua giornata mentre stava disputando una buona prima gara.
Già alla seconda gara su ovale, a Rio, arrivò però un buon risultato, un quarto posto, dopo un'ottima gara corsa sempre al vertice e dopo aver conquistato la sua prima pole position. La stagione procedette inizialmente con delle buone prove condite però da diversi ritiri, mentre il suo compagno di squadra, Jimmy Vasser, infilava una grande serie di vittorie (4 nelle prime 6 corse), prima della svolta dopo la metà della stagione.
Nella gara di Portland infatti arriva la prima vittoria, dominando una corsa caratterizzata da condizioni atmosferiche molto difficili, che rendeva problematica la scelta delle gomme giuste da utilizzare. L'unico vero avversario in quella corsa fu Al Unser Jr, che era riuscito a soffiargli la leadership verso metà gara, salvo poi perdere ritmo quando la pista si stava asciugando e lui era rimasto con le gomme da bagnato sull'asciutto, mente Zanardi corse l'intera gara con le slick.
Da quel momento la stagione di Zanardi svoltò, conquistando più punti di ogni altro pilota, terminando l'anno con tre vittorie e 6 pole position e facendo segnare il record dei giri percorsi al comando per un rookie, superando il precedente record di Nigel Mansell (che nell'anno da rookie vinse il titolo).
Purtroppo i tanti punti persi nella prima parte della stagione gli impedisco di battagliare per il titolo, che sarà vinto da Vasser davanti a Michael Andretti mentre Zanardi si classifica terzo in classifica generale, conquistando comunque il titolo di Rookie of the Year.
Il 1996 sarà comunque ricordato anche (se non soprattutto) per il mitico sorpasso che Zanardi effettuò all'ultimo giro dell'ultima gara, sul circuito di Laguna Seca, ai danni di Bryan Herta. Arrivato alla difficilissima curva del Cavatappi, Zanardi sorprese Herta (probabilmente approfittando del fatto che il pilota americano si sentisse ormai sicuro della vittoria, la prima della sua carriera) con una staccata al limite, riuscendo poi a tenere la vettura nonostante fosse arrivato troppo lungo e fosse stato costretto a passare sopra il cordolo esterno.
Il sorpasso può essere tranquillamente annoverato come uno dei più belli che si siano mai visti su un circuito automobilistico, reso possibile anche da un regolamento tecnico e sportivo che esaltava (e continua ad esaltare tuttora anche nella Indycar) le capacità dei piloti ed il loro coraggio. Per Herta da quel giorno Zanardi diventò quasi un incubo, aumentato dal fatto che i media americani soffiarono sul fuoco cercando di creare una rivalità che fu più accesa negli articoli dei giornalisti che non nella realtà .
Dopo quel sorpasso a Laguna Seca, Herta fu costretto a subirne degli altri (Cleveland '97 o Long Beach '98) e a vedere la carriera di Zanardi esplodere mentre lui cercava disperatamente di ottenere ancora la prima vittoria, che arrivò solo nel 1998.
La stagione 1997 vede quindi Zanardi al via come uno dei favoriti per il titolo, se non il favorito. Per un pilota alla seconda stagione, perdippiù per un pilota europeo e con una relativa esperienza sugli ovali, è già una cosa straordinaria.
La prima gara, ad Homestead, finisce non benissimo, perché dopo la pole position e una prima parte di gara in testa scivola lentamente indietro e termina settimo (anche a causa di una penalità ).
Anche la seconda gara, sul circuito australiano di Sufers Paradise, inizia bene con l'ennesima pole position (a cavallo tra la fine del 96 e l'inizio del 97 Zanardi stabilisce un record, con 6 pole position e 11 partenze in prima fila consecutive) ed una prima parte di gara in testa, prima che l'incomprensione con un doppiato lo porterà al contatto con Tracy ed a scivolare indietro per finire comunque al quarto posto.
La prima vittoria stagionale arriva comunque alla gara successiva, a Long Beach, dove Zanardi domina la corsa e conferma la sua candidatura per il titolo, anche se in molti ancora dubitano della sua consistenza sugli ovali.
La smentita arriva puntuale a fine luglio, quando Zanardi conquista la sua prima vittoria su un ovale, alla US500 del Michigan, la corsa più lunga e sull'ovale più veloce (insieme a quello di Fontana) dell'intero calendario.
Dopo una corsa attenta, Zanardi prende la testa della corsa ad una ventina di giri dalla fine per non lasciarla più, riuscendo ad imporsi adattandosi meglio dei più esperti rivali alle alte temperature che caratterizzarono quella edizione e che crearono molti problemi con le gomme. Zanardi fu più lesto degli altri a comprendere le caratteristiche della pista in quelle condizioni e riuscì ad imporsi in una corsa che vide al traguardo appena 10 vetture. Inoltre, conquistò la leadership del campionato, soffiandola a Paul Tracy, per non lasciarla più, andando a conquistare così il suo primo titolo.
La rapida ascesa di Zanardi creò comunque tanti malumori. Il pilota bolognese fu spesso accusato di condotta pericolosa ed antisportiva, e fu spesso additato come pilota pericoloso specialmente dai "senatori", come Michael Andretti e Al Unser jr, o anche da quei piloti più giovani e che auspicavano magari di trovarsi al suo posto, come Paul Tracy o Bryan Herta. Zanardi spesso si trovò in una condizione di "probation", ovvero una situazione in cui un pilota viene "tenuto d'occhio" per un certo numero di gare dopo essere stato protagonista di episodi controversi, spesso per comportamenti meno gravi di quelli tenuti da altri piloti.
Anche il suo classico modo di festeggiare una vittoria a fine gara, con i bomboloni (“donuts” in americano) a ruote fumanti, fu causa di polemiche e contrasti con i direttori di corsa, che spesso tenevano una atteggiamento un po' stupido e lo multavano inutilmente per questo tipo di festeggiamenti.
La stagione di Zanardi termina quindi con il suo primo titolo, 5 vittorie, conquistando 126 dei suoi 195 punti nelle ultime sette, decisive, corse della stagione.
Al termine della gara decisiva per il titolo, a Laguna Seca, Zanardi dichiara
Sono felice. Non ho mai dubitato del mio talento o del talento di tutto il team di Chip Ganassi. All'inizio della stagione mi sentivo molto fiducioso sul fatto che avrei avuto la possibilità di vincere più gare possibili e sul fatto che il Chip Ganassi Racing mi potesse dare l'equipaggiamento giusto per farlo
Se la stagione 1997 è stata quella della consacrazione, quella del 1998 risulterà davvero trionfale.
7 vittorie, 15 volte a podio su 19 gare, 285 punti conquistati, 134 di scarto sul secondo classificato. Numeri incredibili, considerando anche la competitività della categoria. Curiosamente, Zanardi invece non conquista neanche una pole position.
Tra le vittorie più significative, quella conquistata a Long Beach, dove rimonta un giro e mezzo di svantaggio e beffa ancora una volta Bryan Herta con un sorpasso spettacolare a due giri dalla fine, quella conquistata sull'ovale corto di St. Louis, resistendo nel finale agli attacchi di un maestro di questo tipo di ovali come Michael Andretti, quella di Toronto, con un sorpasso a due giri dal termine sempre ai danni di Andretti, o quella di Portland, dopo un'ennesima rimonta.
A fine stagione Zanardi viene però preso dalla nostalgia, e decide di lasciare gli USA per tornare in Europa per correre nel 1999 in Formula 1 con la Williams.
Si rivelerà una decisione infelice, che lo porterà a disputare una stagione disastrosa, alimentando tra l'altro anche le dicerie di chi sostiene che i piloti che vincono negli USA non sono dei piloti "veri" (nonostante i fatti li abbiano smentiti tante e tante volte), e portandolo poi subito a pentirsi della scelta.
Dopo un anno sabbatico, nel 2001 tornerà a correre nella CART per il neonato team di quel Morris Nunn che all'inizio era tra i più scettici sul suo ingaggio da parte di Ganassi, ma che fu anche il primo a convincersi dell'errore di quel suo pregiudizio e a diventare il più deciso supporter di Zanardi.
Alex Zanardi è stato sicuramente uno dei piloti più impressionanti che abbiano mai corso nel campionato CART, di cui si erse rapidamente a protagonista in un momento non facile per la categoria, vittima della scissione con l'IRL e della perdita di Indianapolis e che quindi in cerca di nuovi "marchi" a cui legarsi.
La cosa più sorprendente fu probabilmente la velocità con cui Zanardi si ambientò ad un nuovo modo di correre, molto particolare, facendo attenzione non solo alla velocità , ma anche alla tattica ed al gioco dei pit-stop, soprattutto nelle situazioni di bandiere gialle così giustamente numerose nelle corse americane.
Abbastanza rapido fu anche l'adattamento ad un tipo di circuiti, gli ovali, a cui un pilota di estrazione europea non è molto abituato. Molto bravo fu anche a non farsi intimidire dalla campagna che fu imbastita contro di lui da alcuni piloti e da alcuni media, trovando allo stesso tempo anche dei preziosi alleati (ovviamente fuori pista, non certo dentro) in altri piloti come il compagno di squadra Vasser o Greg Moore.
Zanardi è sempre stato uno dei piloti che, accanto alla voglia di vincere, ha sempre aggiunto una certa voglia di divertire e di stupire gli spettatori, correndo sempre con il cervello e spinto da una grande passione, dimostrando di essere capace di dare il massimo in ogni condizione, anche in quelle che sembravano più disperate e impossibili, come dimostrano le sue tante vittorie in rimonta.