Johnson con la Nextel Cup
Quando Jimmie Johnson è passato sotto la bandiera a scacchi in nona posizione, Chad Knaus, il suo capo squadra al team Hendrick, si è tolto le cuffie radio e si è guardato intorno, come se si sentisse un estraneo. Stava vedendo tutti i suoi ragazzi, i familiari di Jimmie, amici, festeggiare, gridare di gioia.
Il suo pilota, la sua vettura, la Chevrolet numero 48, hanno conquistato la Nextel Cup. Ci sono riusciti. E quando, poco dopo Rick Hendrick è arrivato per complimentarsi con lui, ha dovuto battergli una pacca sulla spalla per svegliarlo da quella specie di trance, e cosi' anche lui ha iniziato ad assaporare finalmente la gioia del trionfo.
Per Jimmie Johnson è arrivata dunque la prima Nextel Cup della sua carriera. Meritata indubbiamente, per la quale ha dovuto combattere fino all'ultimo. A Homestead, sul Miami Speedway, con 267 giri da percorrere, gli ultimi della stagione, bastava arrivare in 12esima posizione o meglio per garantirsi il titolo.
Dopo una partenza relativamente tranquilla, in cui Kasey Kahne (Dodge n.9) dalla pole e Scott Riggs (Dodge n.10) al suo fianco, conducevano il gruppone alla bandiera verde, al giro numero 15, Kurt Busch finiva violentemente a muro nella curva 4. Un detrito della sua macchina colpiva esattamente la griglia anteriore della Chevy n.48.
Dopo la sosta, per sistemare la griglia con del nastro, Jimmie riprendeva la via della pista in 39esima posizione. Per sua fortuna, non poteva vedere la grafica della NBC, che comunicava che con Matt Kenseth (Ford n.17) in quel momento ottavo, il titolo sarebbe andato a Matt con un vantaggio di 18 punti. Li deve essere cominciato lo stato di trance di Knaus, con i presagi dell'ennesima debacle, li' presenti, puntuali.
Ma Jimmie con freddezza, sorpassa e recupera, e dimostra tutta la sua determinazione, quando Kevin Harvick (Chevy n.29) ancora teoricamente con possibilita' di titolo, ma solo matematiche, gli resiste duramente.
Johnson lo avverte, con il classico tocco sul posteriore, poi passa. Il momento pero' è mozzafiato, perché tutti hanno occhi solo per due vetture, la 48 e la 17, e ne seguono i destini col fiato sospeso. Kenseth viaggia sempre nei primi 5, mentre a guidare la gara è Dale Earnhardt Jr. (Chevy n.8).
Johnson risale fino al 11esimo posto, prima di una sosta di routine per tutti dopo un centinaio di passaggi. Knaus saggiamente fa rimanere in pista il suo pilota, attendendo le soste di chi lo precede, per consentirgli di effettuare un passaggio al comando della gara, cosa che nel sistema di punteggio della NASCAR frutta 5 punti. In questo modo anche la 13esima posizione finale andrebbe bene per la vittoria.
Ma poi alla sosta i guai non sono finiti. La gomma posteriore sinistra causa problemi e il meccanico addetto rimane agganciato con la pistola pneumatica al pneumatico, mentre gia' la vettura riparte. Altro tempo perso e ripartenza in 16esima posizione per Jimmie.
Al giro 174 il rookie David Gilliand scivola contro il muro, facendo uscire la bandiera gialla. Al giro 182, sul Miami Speedway il pubblico è tutto in piedi. Kenseth quinto e Johnson sesto, si ritrovano fianco a fianco. Dopo tre giri Robby Gordon sbatte violentemente, proprio davanti a Johnson, che riesce a evitarlo per un soffio.
Dopo l'ennesimo spavento, a Johnson non resta che seguire la gialla Ford n.17 ed arrivare al traguardo in sicurezza. Intanto in testa alla corsa al giro 237 è passato Greg Biffle, seguito da Kahne, Hamlin, Riggs e Kenseth. L'incdente di Juan Pablo Montoya, al debutto nella Nextel Cup, al giro 251, fa uscire la bandiera rossa. La sua Dodge, colpita da Ryan Newman, picchia duro col posteriore e si trasforma in una palla di fuoco.
Juan esce dall'abitacolo fortunatamente indenne. Poi anche l'atra vettura di Chip Ganassi, quella di Casey Mears, abbandona la corsa col motore rotto a meno sette tornate dalla conclusione, facendo uscire ancora la bandiera gialla. Solo ritardi, alla festa che potra' cominciare di li' a poco, quando Jimmie conclude appunto, in nona posizione.
Greg Biffle vince la corsa davanti ai rookie Martin Truex Jr. e Denny Hamlin, quest'ultimo una volta di piu' autore di una corsa solida, da veterano consumato. Matt Kenseth chiude sesto, disputando la gara che doveva fare. Viaggiare sempre davanti, pronto ad approfittare di eventuali grossi problemi del suo rivale. Ma questa volta Jimmie ha superato tutti gli ostacoli e ha posto l'autografo finale ad una stagione indimenticabile.
Sono passati anni da quel giorno che Jimmie Johnson, poco piu' che ventenne, incontro' Herb Fishel, nel suo ufficio. Fishel, personaggio della General Motors, seguiva la carriera di Jimmie, tra piccole competizioni di off-road, nel variegato mondo delle gare minori statunitensi.
Ad una parete dell'ufficio Jimmie vide una foto di Jeff Gordon e la sua Chevy n.24, che all'epoca aveva gia' vinto due dei suoi quattro titoli. Jimmie disse che gli sarebbe piaciuto un giorno essere li', come Gordon a festeggiare il titolo di campione NASCAR, la regina dell'automobilismo USA. Quel giorno è finalmente arrivato.