E’ l’anno dei Cardinals?

Scott Rolen: metà  stagione da MVP.

Fino alla pausa per l'All Star Game di metà  luglio la National League Central appariva una delle Division più incerte e combattute della MLB.

Con addirittura 5 squadre su 6 con un record positivo, la lotta per il primo posto sembrava destinata a risolversi solo a settmbre inoltrato, magari negli ultimi scontri diretti prima dei playoff.

Ma nelle ultime due settimane il grande equilibrio che aveva contraddistinto la Division è stato rotto dalla serie positiva di una di quelle 5 squadre, forse sulla carta la più attrezzata per un'ipotetica vittoria finale, i St. Louis Cardinals.

La squadra che fu di Mark McGwire ha infatti inanellato una striscia positiva di 8 partite proprio in prossimità  dell'All Star Break, ed ha ripreso dopo l'evento da dove si era fermata, dalle vittorie.

I risultati hanno portato fiducia ad un team sicuramente ricco di talento ma non sempre continuo, e la convinzione nei propri mezzi ha consentito ai Cards di ottenere ottimi risultati soprattutto in trasferta (con 31-26 hanno il miglor record della lega) e contro i diretti avversari di Division (35-24).

Il cambio di marcia della squadra di Tony LaRussa è coinciso anche con un calo di rendimento dei rivali più pericoli per la conquista della NL Central, in particolare di Cincinnati Reds e Houston Astros.

I primi hanno dovuto fronteggiare i soliti problemi fisici di Ken Griffey Jr., fermo ormai da quasi tre settimane, che si sono aggiunti a quelli del lungodegente Austin Kearns, costringendo il manager Dave Miley a reinventarsi il reparto esterni.

I secondi non sono riusciti a confermare quanto di buono fatto vedere in pre-stagione e nel primo mese di regular season, patendo prima l'assenza di Andy Pettitte, poi il leggero calo di Roger Clemens, ed in generale non sfruttando praticamente mai il grande potenziale offensivo a propria disposizione, se si eccettua l'ottimo impatto del nuovo arrivato Carlos Beltran.

Saint Louis si è quindi potuta staccare agevolmente proprio nel momento di miglior forma e condizione dei suoi uomini di punta, mostrando a tutti gli avversari quanto possa essere difficile lanciare contro il proprio line-up ed uscirne indenni.

Il punto di forza dei Cardinals versione 2004 sta proprio nella potenza al piatto, nella capacità  di produrre punti in qualsiasi momento con qualunque parte dell'ordine di battuta.

Il lead-off è Tony Womack, ottimo seconda base che dopo aver regalato un titolo ai D-Backs si era un po' perso nelle stagioni 2002/2003, ma che è stato letteralmente rigenerato da LaRussa.

Per il manager gran parte dei punti che i suoi riescono a segnare partono proprio dal lavoro di Womack, importantissimo anche quando non riesce a raggiungere le basi per la sua straordinaria capacità  di difendere il piatto facendo lavorare, e stancare, i pitcher avversari.

Il secondo in ordine di battuta è Edgar Renteria, un altro potenziale Gold Glove che sta battendo con grande continuità  e che è stato lo short-stop titolare della National League nell'All Star Game di Houston.

Dopo i due interni si arriva al cuore del line-up dei Cards, spaventoso per potenziale e rendimento quanto quello degli Yankees.

Il numero 3 dell'ordine di battuta è infatti Albert Pujols, prima base molto giovane (1980) ma che ha già  sfiorato due volte il titolo di MVP (superato solo da Barry Bonds) e probabilissimo futuro membro della Hall of Fame, visti i numeri della sua pur breve carriera.

A 24 anni ha già  messo segno 142 HR, 28 in questa stagione in cui ne ha griffati anche 3 in una solo partita contro i Cubs, e l'anno scorso è stato a lungo vicino alla Triple Crown.

Non solo numeri per descrivere la stagione strepitosa di Pujols (.324 di media, 72 RBI e .639 di percentuale slugging) ma anche un dato curioso quanto esemplificativo della devastante potenza del talento di St. Louis: è stato calcolato che in media i fuoricampo di Pujols sono quelli in cui la pallina impiega il minor tempo ad uscire dallo stadio…

Proseguendo nella lettura del line-up si incontra il nome di quello che secondo molti è stato l'MVP della prima metà  di stagione regolare: Scott Rolen.

Il terza base ex-Phillies di Gold Glove ne ha già  vinti più d'uno, e si candida non solo al suo ennesimo riconoscimento difensivo, ma anche al titolo più ambito, quello di Most Valuable Player.

Nella posizione di clean-up Rolen sta infatti battendo con medie da lead-off e con la potenza dei migliori slugger della lega, primeggiando in quasi tutte le classifiche della NL.

Primo per punti battuti a casa, 87, settimo per media battuta, .328, e settimo anche per numero totale di basi.

I 20 HR sono solo un altro dei risultati che aiutano a comprendere quanto il terza base di LaRussa stia contribuendo alla cavalcata dei Cardinals a quelle World Series che ora sono un obbiettivo più che concreto.

A chiudere il sensazionale trittico di grandi battitori c'è l'immarcescibile Jim Edmonds, signore incontrastato degli esterni-centro e già  plurivincitore di Gold Glove.

Il 35enne ex-Angels sta disputando forse la miglior stagione della sua carriera, molto simile a quella del 2000, quando al primo anno ai Cards entusiasmò i tifosi del Busch Stadium con le sue giocate difensive e concluse la regular season con 42 HR e 108 RBI.

Il nativo di Fullerton, California, è in linea per battere tutti i suoi record individuali di rendimento, essendo già  a quota 24 HR e 64 RBI.

Il suo apporto difensivo poi non è mai in discussione, e la sicurezza che dà  al reparto rappresenta un'ancora di salvataggio anche per i pitcher in difficoltà .

Proprio parlando di lanciatori si possono trovare gli unici difetti di questa squadra all'apparenza inarrestabile.

La rotation ed il bull-pen sono infatti molto ben assortiti, sia dal punto di vista della combinazione destri-mancini che di quella power pitcher-control pitcher, ma non sempre le prestazioni di partenti e rilievi sono state all'altezza di una franchigia che punta al titolo.

In effetti i record di giocatori di grande classe ed esperienza, come Matt Morris (10-6) e Woody Williams (7-6), e di giovani emergenti quali Chris Carpenter e Jason Marquis (10-4 per entrambi), sono ampiamente positivi, ma le medie ERA sono per tutti superiori al 3, per Morris e Williams addirittura sopra il 4.

La produzione offensiva da record della squadra ha spesso mascherato le piccole defaillances dei pitcher ma se i ragazzi di Tony Larussa vorranno conquistare quel titolo che manca alla città  del Grande Arco dal 1982 dovranno evitare di affidarsi esclusivamente all'attacco, perché la stagione è ancora lunga e nei playoff i valori potrebbero livellarsi: un punto concesso in meno potrebbe fare la differenza.

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