Sidney Crosby, assegnato ai Penguins dopo un megasorteggio, fa sogni d'oro con la Stanley Cup
È incredibile come nella vita un particolare, un semplice dettaglio, una decisione, possano cambiare radicalmente il percorso di una persona. Come nel film "Sliding Doors" con la bella Gwyneth Paltrow, in cui una metropolitana presa al volo o persa all'ultimo istante marca la differenza tra due vite completamente diverse.
Non è il nostro caso, visto che questa settimana dovevamo semplicemente tagliare orizzontalmente la Pennsylvania da est a ovest per raggiungere Pittsburgh. Nessun bivio, dunque, nessuna indecisione sulla strada da seguire.
È stato il caso invece per i Penguins, che non hanno perso o agguantato al volo una metropolitana, ma hanno pescato due palline che cinque anni dopo avrebbero composto un mosaico con l'immagine della Stanley Cup. Vediamo di spiegarci meglio.
Prima dello sciopero che cancellò metà della stagione 1994-95, il draft non prevedeva alcun sorteggio, la squadra ultima classificata sceglieva automaticamente per prima, la penultima per seconda e così via.
Non mancavano le polemiche, diverse squadre erano accusate di perdere apposta quando non avevano più possibilità di raggiungere i Play Off, in modo da garantirsi il miglior giovane disponibile.
Nel 1984, gli stessi Pittsburgh Penguins vinsero solo due delle ultime quattordici partite e con la prima scelta assoluta selezionarono tale Mario Lemieux. Non andò altrettanto bene agli Ottawa Senators, che nel 1993 fecero apparentemente di tutto per arrivare ultimi e accaparrarsi Alexandre Daigle, allora considerato un talento fenomenale, ora buon giocatore nel campionato Svizzero.
E così, nel 1995 la Lega introdusse il sorteggio, un sistema che tiene conto delle posizioni in classifica, ma che non garantisce direttamente la prima scelta all'ultima. In sostanza, il sorteggio coinvolge le compagini classificate dal diciassettesimo al trentesimo posto. La diciassettesima ha lo 0,5 per cento di possibilità che venga estratta la pallina con il suo nome e quindi di aggiudicarsi il diritto di draftare per prima, la trentesima il 25 per cento.
Alla fine della stagione 2003-04, i Pittsburgh Penguins sono ultimi con 58 punti, uno in meno di Chicago Blackhawks e Washington Capitals. Questi ultimi hanno tre vittorie in più rispetto alla franchigia dell'Illinois e figurano pertanto terzultimi. In palio c'è Alexander Ovechkin. Anche il premio di consolazione, Evgeni Malkin, non è malaccio, ma allora non si intravedevano ancora tutte le sue potenzialità .
Con il vecchio sistema, i pinguini avrebbero scelto a occhi chiusi Ovechkin.
Il sorteggio sorride invece ai Washington Capitals, che saltano dal terzo al primo posto e si portano a casa il fuoriclasse che settimana scorsa è stato nominato nuovo capitano della franchigia. I Penguins, scesi al secondo posto, "si accontentano" di Evgeni Malkin, e i Chicago Blackhawks selezionano Cam Barker.
L'estate successiva, il caso è ancora più clamoroso.
Essendo saltato l'intero campionato 2004-05 a causa dello sciopero, non c'è una classifica in base alla quale procedere al sorteggio.
La Lega decide quindi di coinvolgere tutte le trenta franchigie nella caccia alla preda più ambita: Sidney Crosby. Ogni squadra dispone di tre palline nell'urna. Per ogni apparizione ai Play Off nei tre anni precedenti e ogni prima scelta assoluta nelle quattro stagioni precedenti, viene tolta una pallina. Con tali criteri, Pittsburgh Penguins, Buffalo Sabres, Columbus Blue Jackets e New York Rangers hanno il massimo di tre palline.
Il sorteggio, tenutosi a porte chiuse negli uffici della NHL, una scelta che susciterà non poche polemiche, consegna Sidney Crosby, il miglior giocatore del pianeta, ai Pittsburgh Penguins, una franchigia sull'orlo del fallimento, a un passo dal trasferimento in un'altra città . Con la seconda scelta, gli Anaheim Ducks pescano Bobby Ryan, con la terza Jack Johnson va ai Carolina Hurricanes.
Perdendo la metropolitana nel 2004, i pinguini hanno selezionato Evgeni Malkin, prendendola al volo nel 2005, hanno scelto Sidney Crosby. Un particolare, un semplice dettaglio. Una Stanley Cup.