Evgeny Nabokov si complimenta con il collega Marty Turco: grazie a tutti e due, ci avete divertito!
La più lunga partita nella storia degli Sharks, l'ottava più lunga nella storia dell'NHL. Con una maratona conclusasi solo all'alba, durata 131 minuti effettivi, è finita una serie che non ha lesinato emozioni. Tra le 100 e più parate della coppia di portieri Marty Turco e Evgeny Nabokov almeno 5 a testa entrano di diritto negli highlight della stagione. Ma andiamo con ordine, anche se farsi prendere dalla stupenda notte di Dallas è facile.
Stesso Stato, stessa storia
Giunti a questa semifinale da sfavoriti, i Dallas Stars seguono perfettamente il canovaccio già utilizzato in California nella serie contro Anaheim. Vincere subito.
Gara 1 vede degli Sharks distratti in molte occasioni, ma che con lo smalto che hanno solo le grandissime squadre riescono a pareggiare nel corso del terzo periodo, portando la contesa sul 2 a 2 ed all'Overtime. Lì una imbarazzante perdita di equilibrio della difesa degli squali, Nabokov compreso. consente a Brenden Morrow di dare la prima W a Dallas. Ai due assist di Mike Ribeiro in gara 1 si aggiunge il goal della seconda gara.
Niklas Hagman e Brad Richards scendono sul ghiaccio nel quarto periodo, quando gli Stars sono sotto di un goal. L'ultimo parziale di Dallas è da lacrime agli occhi: determinazione, precisione, aggressività . Richards ci mette l'esperienza con un goal e due assistenze. Mike Modano il classico goal da PowerPlay, quello della vittoria. Per la seconda volta consecutiva il goalie degli Sharks non è determinante, e le stelle tornano in Texas con la qualificazione in tasca.
Si va all'American Airlines Center, dove è Patrick Marleau a divertirsi di più: il suo goal ShortHanded è figlio della sua ottima velocità e tecnica. Ma come sempre, Dallas torna nel terzo periodo. Il redivivo Sergei Zubov segna, indovinate un po', in regime di PowerPlay. Ancora OT, filo che attraverserà tutta la serie. Nabokov torna protagonista su Loui Eriksson, ma non può nulla contro il puck che attraversa il mucchio di giocatori davanti a sè poco dopo. Ancora due assist per Ribeiro, e lavoro che latita per Turco, a causa dell'atteggiamento già più volte apprezzato della difesa texana.
Gara 4 sembra scontata, am gli Sharks hanno ancora la forza di rialzare la testa, dopo aver incassato ad inizio secondo periodo il goal dell'1 a 0. Marleau segna il secondo SHG della serie, ed il terzo periodo non è il solito terzo periodo degli Stars: due penalità per loro, fatto insolito per una squadra che nelle precedenti apparizioni era stata ben lontana dalla panca puniti nella zona calda dell'incontro. Nel primo PowerPlay Milan Michalek si spinge fino alla gabbia avversaria e segna il punto che vale il 3 a 1 nella serie, in vista del ritorno a San Jose.
Anche gara 5 sembra scontata, e questa volta finirà proprio come ci si aspetta. Ma si può fare a meno del classicissimo Overtime? No, assolutamente no. Così come non si può fare almeno di una partita chiaramente fuori dagli schemi della serie. Dallas va due a zero dopo 40 minuti di hockey (Lehtinen in PowerPlay e Morrow), ed evita penalità nel terzo periodo. Voi direte: “Hanno vinto!”.
Tutt'altro. Ancora Michalek e Brian Campbell bucano il goalie ospite, riaizzando la folla californiana in vista del terzo OT della serie. Che dura molto poco. Joe Pavelski approfitta di un disimpegno all'acqua di rose della difesa ospite, e fredda Turco con il goal della sua stagione. San Jose ci crede, Dallas ora un po' meno.
E' questo il momento in cui sembra che Detroit potrebbe anche affrontare gli Sharks in finale, l'unico momento del genere in questa semifinale.
I ghiacci eterni
Gara 6 sarà additata in futuro come una partita leggendaria. Passiamo sopra alle segnature di Antti Miettinen e dell'ottimo Ryane Clowe e passiamo direttamente ai supplementari.
Il primo Overtime è uno show dei due portieri. Nabokov mostra le sue comprovate caratteristiche stoppando per almeno tre volte dei tiri insidiosissimi e salvando la squadra dall'eliminazione. Ma è dall'altra parte del rink che si vedono i fuochi d'artificio. Turco fa una parata clamorosa, probabilmente la più bella dell'anno su Marleau: praticamente calcia fuori dalla porta un puck a mezza altezza, scoccato con sicurezza dal capitano avversario. Nel secondo Overtime Dallas tira solo due volte, e Turco è ancora determinante. Il terzo e l'inizio del quarto Overtime vedono la stanchezza serpeggiare tra i pattini dei giocatori in campo. Ma Dallas ha le due armi più insidiose di questi playoff NHL nella manica: il PowerPlay e Morrow. Campbell viene allontanato dal gioco e gli Sharks si allontanano definitivamente dalla Stanley Cup. Si sono svegliati tardi, giocando anche le prime due partite sarebbe probabilmente ancora in corsa.
Slogan azzeccati
Niente propaganda, tranquilli. Parliamo solo di come i Dallas Stars incarnino lo spirito dei playoff in modo perfetto.
The cup changes everything, e fin qui lo sappiamo anche noi. Ma il cambiamento sottoposto dagli spot della NHL è proprio lampante negli Stars. La concentrazione che Steve Ott, Eriksson ed il capitano Morrow hanno trovato è davvero magica. E come dimenticarsi dell'impennata spaventosa nelle situazioni di superiorità numerica? I Ducks sarebbero stati spazzati via anche solo da questo, mentre nella serie con gli Sharks quest'arma è stata usata con più parsimonia nei momenti clou. E pensare che il PowerPlay texano era nella media della lega, senza infamia nè lode, mentre il Penalty Killing degli Sharks uno dei migliori. Ecco cosa cambia la coppa, ha cambiato l'atteggiamento di una buona squadra che è diventata una macchina da “guerra” sportiva. L'odore della Coppa più preziosa ed agognata sta cambiando anche un pubblico mai così caldo negli ultimissimi anni, ed aggiungendo consistenza a giocatori quali Modano e Ribeiro, veri astri di questa squadra.
Sempre parlando di Dallas città e del suo trasporto, possiamo considerare azzeccato anche l'altro slogan coniato questa volta direttamente dal marketing della franchigia: believe! Ma ci credono da subito questi Stars. No, almeno non da subito. Con umiltà hanno iniziato ad inanellare vittorie esterne, basandosi su un solido schema difensivo e lasciando agli avanti il compito di far male senza mai scoprirsi. Ma, al contrario, è bastata una vittoria sul campo di Anaheim per convincere i tifosi a crederci. Tutti vestiti di nero all'AAC, sin dalle prime partite casalinghe. E, dopo essere resistiti a quattro overtime, non saranno certo i Red Wings a spaventare i sostenitori della squadra di Dave Tippett. Lui sa benissimo che crederci troppo non sarà di buon auspicio, e sicuramente riuscirà facilmente a recuperare l'umiltà di un mesetto fa in vista della serie della carriera.
Insomma, il cammino di Dallas fino a questo punto ha le stigmate della grande impresa, ma sappiamo bene che, come la Coppa cambia tutto, spazza via tutti i ricordi di qualsiasi equipe che non la alza. Quindi, bando ai convenevoli, da battere ora ci sono i migliori di tutti.
GoodBye San Josè
Con il goal di Morrow si è infranto il sogno di gloria degli Sharks: una stagione regolare grandiosa, Joe Thornton vero trascinatore ed una gabbia blindata a dir poco. Nei playoff è mancato qualcosa, cosa ancora più grave dato che anche Patrick Marleau ha iniziato a giocare alla grande. E' mancata la capacità di riconoscere il momento buono per dare uno strattone alle due serie a cui hanno partecipati i californiani. Il goal subito in gara 1 delle semifinali è l'esemplificazione di questo ragionamento. Meno confusione e saremmo ad aspettare una mirabolante gara 7 all'HP Pavillon.
Anche nei quarti contro Calgary, la squadra ha dimostrato buon carattere ma poca consapevolezza, trionfando solo in gara 7, barcollando pericolosamente in casa.
Ora c'è da sperare in una nuova grande stagione di Thornton, Nabokov e compagnia, prospettando che i Playoff di Clowe non siano un fuoco di paglia, e che il ragazzo si confermi anche in regular season una buonissima fonte di punti.
Ci fermiamo qui per ora, anche perchè tra 24 ore inizia a Detroit la finale della Western Conference. Chi prevarrà ? Non lo osiamo pronosticare in questa sede, ma in ogni caso possiamo dire che entrambe le squadre hanno meritato di gareggiare per il Clarence S. Campbell Bowl.