Ryan Miller, uno dei segreti di Buffalo…
Siamo al giro di boa della regular season, e dopo metà incontri, una delle squadre più hot del momento sono i Buffalo Sabres. Contro ogni pronostico e contro ogni legge statistica, i Sabres si ritrovano, con 61 punti (29-13-3), a sole 4 lunghezze dalla leader di division, Ottawa, e a soli 5 punti dalla capolista di Conference Carolina.
Dal 15 novembre, il cammino di Buffalo è stato, a dir poco, micidiale: 22-7!
Non male per una franchigia che manca dai play-off dal lontano 2001. Ma si tratta di un miracolo, di una sorpresa o di una vera e propria stranezza? Difficile rispondere a questa domanda.
Prendiamo il caso di Tim Connoly. L'americano non faceva ancora parte di nessun roster quando i training camp hanno aperto le loro porte alla nuova stagione. Ora, udite udite, è il top-scorer della squadra con 37 punti (9G 28A). Senza nulla togliere a tutto quello che di buono ha fatto, Tim è solo 71-esimo nella classifica dell'intera Lega. Segno che i Sabres segnano poco? Forse, oppure più giocatori trovano la via del goal.
Ma parlando del gioco di squadra, abbiamo che la differenza goal di Buffalo è +22, un numero che appartiene solitamente ad una squadra che raggiunge i play-off a fatica. Tanto per fare un raffronto, i Senators hanno una differenza di +80! Inoltre il plus/minus totale del team è il 21-esimo della NHL.
Ma come fanno ad essere così in alto con questi numeri?
Due dei migliori marcatori di Buffalo, Daniel Briere (14G 9A) e J.P. Dumont (6G 8A), hanno giocato insieme soltanto 43 incontri: il loro affiatamento è stato istantaneo e solido. La scorsa settimana Chris Drury (16G 21A) è stato fermato da un infortunio all'inguine, ma coach Lindy Ruff non si è certo fatto spaventare. Ruff ha gia dato una casacca dei Sabres a 30 diversi giocatori durante questa stagione, scommettendo su giovani come Daniel Paille, Paul Gaustad e, naturalmente, Tim Connolly.
Il punto di forza di questa squadra sembra essere il fatto che non c'è differenza tra la prima e la quarta linea d'attacco. Tutti i giocatori che scendono sul ghiaccio sono uguali: tenaci, decisi, anonimi. Se non ci credete, provate a leggere i numeri del Power Play. Con il 22,3% sono i secondi dell'NHL.
Altro fatto interessante, e non da sottovalutare, è che i Sabres sono la sola squadra che vanta 3 portieri nel proprio Roster: Ryan Miller, Martin Biron e Mika Noronen. Ci stanno fin dall'inizio della stagione, non hanno mai litigato e si trovano bene insieme. Magari non hanno grandi numeri, ma in caso di bisogno sono sempre pronti a dare il massimo, supportandosi l'uno con l'altro.
Questa squadra è priva di stelle, eccezione fatta per il goalie Miller, che lotta ogni volta che scende sul rink come se la gara fosse una vera e propria battaglia, infondendo fiducia e coraggio ai suoi compagni. Ma se per tutti i Sabres sono una sorpresa, non lo è per coach Ruff: “Fin dal primo giorno del training camp, questa squadra mi è piaciuta”.
Nella stagione 2003/04, i Sabres hanno fallito l'approdo ai play-off dopo una partenza veramente disastrosa. L'attacco non è mai stato incisivo e solo dopo l'arrivo della coppia Drury-Briere e con la conferma di Dumont come top-scorer (22G 31A), ha cominciato a trovare i giusti equilibri. Il passo indietro che aveva fatto la difesa è stato quest'anno colmato dallo stesso Miller tra i pali a da due buoni acquisti tra i free-agents: Toni Lydman e Teppo Numminen. Ora sono tra le top-10 difese della Lega.
Numminen, una specie di chioccia per i più giovani, si aspettava alti e bassi in questa stagione, ma è rimasto letteralmente senza parole nel vedere che tutti i pezzi del mosaico si sono uniti così in fretta per dar vita a questa squadra.
L'esuberanza dei giovani è un ulteriore fattore chiave. I Sabres sono diventati un team tosto della durissima Eastern Conference con disciplina e duro lavoro di squadra, qualità difficili da instaurare in una squadra giovane.
Durante il lockout, coach Ruff (diversamente da molti altri coach della NHL) è andato ad allenare il team affiliato nella AHL, insegnando e impartendo il suo gioco a giocatori giovani come Derek Roy, Thomas Vanek e altri che sono diventati i cardini della grande squadra di quest'anno.
Quindi basta parlare di casi, di sorprese e di miracoli. D'accordo, i numeri e le statistiche non rendono onore al posto in classifica che occupano ( e questa è di per sé una statistica) ma comunque sia, lasciatemelo dire"se lo sono meritati.