Roloson insieme a Fernandez costituisce una coppia di portieri quasi imbattibile…
Chi è il titolare? Chi la riserva? Se la classica formula matematica utilizzata per spiegare la proprietà commutativa (cambiando l'ordine degli addendi il risultato non varia) crea grattacapi agli allievi di mezzo mondo, il suo adattamento hockeystico (cambiando il portiere il risultato non varia) turba il sonno degli avversari dei Minnesota Wild.
Da ben quattro stagioni consecutive, infatti, Dwayne Roloson e Emmanuel "Manny" Fernandez si alternano scientificamente a difesa della porta dei Wild, erigendo un muro quasi invalicabile. Malgrado statistiche da urlo, tuttavia, al momento di menzionare i migliori portieri della NHL spesso ci si dimentica di loro, che restano così eternamente all'ombra dei “soliti” Dominik Hasek, Ed Belfour e Martin Brodeur. All'ombra delle stelle.
La precedenza, per questioni anagrafiche, spetta a Dwayne Roloson. Nato il 12 ottobre 1969 a Simcoe, città dell'Ontario che deve il suo nome a John Graves Simcoe, il primo governatore dello Stato, Roloson, dopo quattro stagioni (1990-94) trascorse alla University of Massachusetts Lowell con statistiche non proprio esaltanti (una media di 3.63 gol subiti a partita), passa praticamente inosservato al draft.
La nomina nell'All Star Team del campionato universitario fa comunque in modo che i Calgary Flames si accorgano di lui e gli sottopongano un contratto da free agent, per poi dirottarlo seduta stante ai Saint John Flames, allora farm-team della franchigia dell'Alberta. Dopo due stagioni di discreto livello nella AHL ecco, finalmente, il grande momento: nella stagione 1996-97, a 27 anni, debutta nella National Hockey League e, nell'arco di tutta l'annata, colleziona ben 31 presenze quale riserva di Trevor Kidd.
La stagione successiva sembra quella della definitiva consacrazione, vista la partenza di Kidd per Carolina. La fiducia dei tecnici è invece riposta prevalentemente su Rick Tabaracci, addirittura terzo portiere l'anno prima. Giunto a scadenza di contratto, Roloson decide di cambiare aria e in vista della stagione 1998-99 firma per i Buffalo Sabres, dove troverà sì un grande maestro ma, allo stesso tempo, un titolare decisamente difficile da scalzare.
Dominik Hasek, infatti, è solito lasciare solo le briciole agli altri portieri e, come se non bastasse, Roloson giunge a Buffalo proprio nel momento di massimo splendore del ceco, quando trascina i Sabres alla finale della Stanley Cup, poi persa contro i Dallas Stars (nella cui organizzazione gioca, raccogliendo però una sola presenza, un certo Emmanuel Fernandez).
Dopo due stagioni avare di soddisfazioni è di nuovo tempo di cambiare e, dopo una sosta di un anno nell'organizzazione dei St. Louis Blues senza però giocare in NHL, nel 2001 approda ai Minnesota Wild.
Ventisette anni prima, il 27 agosto 1974, Emmanuel Fernandez nasce a Etobicoke, città dell'Ontario il cui nome nella lingua degli indiani Mississauga significa "dove cresce l'ontano nero". Ben presto, però, dell'Ontario resta traccia solo sul passaporto, dato che giovanissimo si trasferisce nel Québec, dove gioca per i Laval Titan della QMJHL, notoriamente una fucina di portieri di talento.
Dopo tre ottime stagioni coronate da due titoli MVP i Québec Nordiques lo draftano al terzo turno ma due anni dopo, nel 1994, lo scambiano con i Dallas Stars senza averlo mai visto all'opera. In Texas la carriera di Fernandez, fino a quel momento davvero promettente, subisce un brusco rallentamento. In cinque anni, tra il 1994 e il 1999, vede infatti il ghiaccio della NHL in sole 9 occasioni.
Se nelle prime due stagioni combatte l'anonimato alle spalle di Andy Moog e Darcy Wakaluk, nelle successive tre gli va anche peggio, visto che a difesa della porta delle stelle di Dallas ci sono due mostri sacri come Ed Belfour e Roman Turek. Nella sesta stagione trascorsa in Texas, finalmente, un po' di luce: Turek passa ai St. Louis Blues e Fernandez gioca 24 partite da titolare registrando un ottimo 2.13 alla voce gol subiti a partita.
La stagione successiva, però, i Dallas lo inviano a Minnesota con Brad Lukowich in cambio di due scelte al draft. Alla corte dei Wild disputa un'eccellente prima stagione alternandosi con Jamie McLennan, giunto lo stesso anno da St. Louis perché chiuso dall'arrivo di Roman Turek (quando si dice il caso").
Ed eccoci all'annata 2001-02, l'inizio della premiata ditta Fernandez & Roloson. Quella stagione Jacques Lemaire, allenatore e, en passant, zio di Fernandez, opera un'alternanza quasi scientifica: 45 presenze Roloson, 44 Fernandez. Perfino nei fantastici Play Off del campionato 2002-03 che portano Minnesota a un passo dalla finale della Stanley Cup i due portieri si dividono amabilmente le presenze: Fernandez scende sul ghiaccio in 9 occasioni, Roloson due volte in più.
Fernandez, di scuola hockeystica franco-canadese, adotta uno spregiudicato stile a farfalla e ama uscire dai pali per fermare il disco, permettendo così ai difensori di avviare l'azione più velocemente. Roloson, dal canto suo, in porta ha una compostezza molto più europea e lascia quindi meno rimbalzi del collega.
Considerando che il pacchetto difensivo di una squadra necessita sempre di un po' di tempo per adeguarsi alle caratteristiche di un nuovo portiere, la nonchalance con la quale i Minnesota Wild giocano ora con l'uno, ora con l'altro ha del miracoloso e soprattutto è difficile da spiegare.
Resta la sostanza: analizzando le rispettive carriere in NHL, Dwayne Roloson vanta una media di gol subiti di 2.45 a partita con un 91.2% di tiri parati, mentre Manny Fernandez risponde con 2.48 reti a partita e un 91.3% di parate. Statistiche praticamente identiche. Com'era la formula? Cambiando il portiere il risultato non varia.