Pavel Bure, una delle più grandi ali destre di tutti i tempi.
In una stagione che ha già salutato mostri sacri come Mark Messier, Brett Hull, Al McInnis, Scott Stevens e Vincent Damphousse, non sentivamo assolutamente il bisogno che anche Pavel Bure, a 34 anni, annunciasse il ritiro dalle competizioni. Eppure, in un certo senso la notizia era nell'aria: a causa dei gravi e ripetuti problemi alle ginocchia, infatti, il fuoriclasse moscovita non giocava una partita dalla stagione 2002-03 e non portava a termine una stagione completa addirittura dal 2001.
L'hockey mondiale, inutile dirlo, perde uno dei giocatori più spettacolari della storia, un'ala destra che da sola valeva il prezzo del biglietto, un incubo per qualsiasi difensore. E assistendo alla stagione NHL in corso, la prima con le nuove regole volte ad eliminare qualsiasi forma di trattenuta, il rimpianto non fa che crescere: con la sua velocità Pavel Bure sarebbe stato praticamente inarrestabile.
Discendente di una dinastia di orologiai alla corte dello zar Alessandro III (si narra che Eduard Bure, il capostipite, sia stato il primo ad aggiungere un nastro all'orologio affinché lo si potesse tenere al polso), Pavel Bure faceva proprio della straordinaria velocità il suo marchio di fabbrica, meritandosi il soprannome "Russian Rocket", il razzo russo.
Diversi giocatori avrebbero potuto competere con lui in quanto a pura e semplice velocità di pattinaggio. Era al momento di controllare il disco che la differenza si palesava, inesorabile. Se i suoi rivali si "accontentavano" di scendere a tutta birra lungo l'ala sospingendo semplicemente il disco dinnanzi a loro, alla stessa velocità Bure riusciva ad effettuare finte e controfinte disorientando un avversario dopo l'altro.
Ripercorrere la carriera di Pavel Bure attraverso le cifre è un esercizio matematico impressionante. Il bottino finale recita, limitandoci alla NHL, 472 gol e 377 assist per la bellezza di 849 punti in 767 partite giocate sull'arco di 12 stagioni alla corte dei Vancouver Canucks (che sorprendentemente lo avevano draftato solo al 6° turno), dei Florida Panthers e dei New York Rangers.
Tra il migliaio di partite giocate a livello professionistico, una in particolare racchiude in soli 60 minuti l'intera gamma delle straordinarie qualità di questo fuoriclasse. L'incontro, considerato uno dei più spettacolari dell'era moderna, si gioca a Nagano, in Giappone, il 20 febbraio 1998.
Ci si gioca l'accesso alla finale olimpica. La Finlandia di Saku Koivu, Teemu Selà¤nne, Jere Lehtinen e Jari Kurri (all'ultimo grande appuntamento della carriera), lanciatissima dopo aver sconfitto nei quarti la Svezia di Peter Forsberg e Daniel Alfredsson, è pronta ad affrontare la Russia, reduce invece da una prestazione sottotono contro la Bielorussia. Se in generale è corretto sostenere che nessun giocatore è in grado di vincere da solo una partita, i 9640 spettatori presenti quel giorno a Nagano potrebbero convincervi del contrario.
La Russia è molto contratta e la Finlandia ne approfitta per impensierire più volte il portiere Mikhail Shtalenkov. Una penalità fischiata a Janne Niinimaa per sgambetto permette ai russi di alleggerire la pressione e a Pavel Bure di salire in cattedra. Il successivo Power Play è un bombardamento. Il malcapitato Jarmo Myllys para un primo tiro del Russian Rocket, respinge anche la ribattuta, ma si deve inchinare al terzo caparbio tentativo nell'arco di tre secondi. La Russia è in vantaggio.
I finlandesi non ci stanno e si lanciano in avanti alla ricerca del pareggio prima dell'intervallo, lasciando ampi spazi al contropiede russo. Un invito a nozze. A poco più di due minuti dalla sirena Boris Mironov recupera il disco e lo lancia in avanti. I pattini di Bure non sembrano neppure toccare il ghiaccio mentre vola verso Myllys: è il 2 a 0.
Sono passati 59 secondi del secondo tempo e questa volta Bure decide di arrangiarsi da solo. Recupera il disco, attraversa incontenibile la pista e realizza la tripletta. Il pubblico è in delirio. I finlandesi, dal canto loro, si divertono molto meno e decidono che è ora di reagire: in dieci minuti il tabellino segna un incredibile 3 a 3.
A cavallo tra secondo e terzo tempo alla rete di Alexei Zhamnov risponde Saku Koivu. A un quarto d'ora dalla conclusione la semifinale è in perfetta parità . Andrei Kovalenko riporta in vantaggio i russi. Il tempo scorre e la Finlandia insiste nel tentativo di pareggiare l'incontro. A cinque minuti dalla fine Pavel Bure entra come una furia dopo un cambio volante, si impossessa del disco nel proprio terzo di difesa e copre in un attimo la distanza che lo separa da Myllys.
È il gol del doppio vantaggio che chiude virtualmente la partita. Ma la festa privata di Pavel Bure non è finita: a cinque secondi dalla sirena, con il portiere russo richiamato in panchina, infila la porta vuota e firma un incredibile pokerissimo.
Caparbietà , velocità , freddezza, opportunismo. In due parole, Pavel Bure. Ci mancherà .