NFL – Top & Worst Week 10

Chris Johnson sta trascinando i Titans fuori dai guai.

TOP 3

Chris Johnson
E' il simbolo della rinascita dei Titans, partiti dal misero 0-6 di nizio anno e giunti alla terza vittoria consecutiva nel disperato tentativo di recuperare il terreno perduto. Johnson sta sfoderando una prestazione migliore dell'altra, è il capofila di tutti i running backs per yards corse in stagione ed è stato il primo a rompere la barriera delle 1.000 yards. Domenica, nella vittoria contro i Bills, Johnson ha corso per 132 yards segnando 2 mete, e si è proposto pure come bersaglio favorito per il redivivo Vince Young, raggiungendo quota 100 yards su ricezione. Le sue 232 yards totali sono la quarta miglior prestazione dal 1970 ad oggi, ed in aggiunta a ciò, Johnson ha registrato la sua quarta gara consecutiva oltre le 120 yards su corsa, segnato due mete in una gara per la terza volta in fila, ed è il decimo giocatore dal 1960 a guadagnare almeno 130 yards su corsa e 100 su ricezione nella medesima occasione. E, come promesso in caso di vittoria dei Titans, si è portato a casa come premio per la scommessa vinta la maglia di Terrell Owens.

Shayne Graham
In una giornata dove la posta in palio è altissima, la difesa tiene uno dei migliori quarterbacks della lega a secco di mete, e l'attacco non riesce a segnare dall'altra parte del campo, la precisione del kicker diventa di importanza capitale. Graham, ora che ha risolto i problemi che lo affliggevano ad inizio stagione (che, a dire la verità , erano responsabilità  del long snapper), è stato l'unico Bengal ad esclusione di Bernard Scott e del suo ritorno di kickoff a mettere punti sul tabellone avversario, segnando quattro field goals determinanti per la vittoria all'Heinz Field, che ha significato imbattibilità  mantenuta all'interno della Afc North, che Cincinnati comanda con sempre maggiore autorità .

Sidney Rice
Contro Detroit la vittoria è stata meno scontata del previsto, e la pur ottima prestazione di un Adrian Peterson capace di 133 yards e due mete non può essere considerata più importante rispetto allo show messo in piedi da Sidney Rice, che in questo 2009 ha definitivamente consacrato il suo status di wide receiver emergente, anche se lievemente in ritardo rispetto alle previsioni. Non ha segnato mete, ma è stato letale nel posizionare il suo attacco in maniera ottimale, diventando il quarto Viking di sempre ha sfondare la barriera delle 200 yards (201 in 7 ricezioni, il suo fatturato personale). Il record di franchigia sarebbe potuto essere suo se non avesse droppato un passaggio di Tarvaris Jackson, subentrato a Favre, ed è persino riuscito ad auto-infliggersi una punizione per l'accaduto eseguendo 25 flessioni sulla sideline.

MENZIONI D'ONORE

Se i Saints hanno mantenuto la loro imbattibilità  riuscendo a pareggiare il numero massimo di partite consecutive vinte nella loro storia, stavolta lo devono a Reggie Bush, che colleziona due mete, una su corsa ed una su ricezione, ponendo in secondo piano la gara tutt'altro che perfetta di Drew Brees, e di un attacco che con tre turnovers ha rischiato un clamoroso upset contro i più deboli St. Louis Rams.

Si può essere fondamentali per la propria squadra anche facendo scelte diverse dal solito, che spiccano per intelligenza tattica. Lo sa bene Maurice Jones-Drew, autore di 132 yards ed una meta nella vittoria dei Jaguars a New York: il running back, molto saggiamente, con la sua squadra sotto nel punteggio e bisognosa di un solo field goal per vincere, ha rinunciato a segnare una meta facilissima, inginocchiandosi sulla linea della yarda, facendo continuare la corsa del cronometro verso lo zero. D'altronde, i Jets erano senza timeouts, ed un field goal così ravvicinato Josh Scobee non lo avrebbe mai sbagliato. E New York non ha avuto il possesso indietro per riprovare un'ulteriore rimonta.

Menzione extra per Randy Moss e Reggie Wayne, che si sono sfidati a colpi di big plays nella partita dell'anno: il primo, infischiandosene dell'età , ha raccolto 179 yards e due mete, il secondo 126 e due segnature, tra cui quella decisiva. Giù il cappello dinanzi ad entrambi.

WORST 3

Bill Belichick
Belichick è noto per essere un grande stratega, che sa come e quando vincere una partita. Nella gara dell'anno, tuttavia, è andato a gettare al vento un a vittoria quasi acquisita, che aveva solamente bisogno di essere confermata da una difesa che si è sentita mancare di rispetto dal suo stesso allenatore, in quanto ritenuta non capace di fermare Peyton Manning ed il prolifico attacco dei Colts una volta di più del necessario. Sopra di 6 punti, con gli avversari quindi costretti a segnare una meta, senza potersi accontentare di un semplice ed inutile field goal, Belichick ha deciso di andare alla mano su un quarto down con due yards da prendere, fallendo millimetricamente, ma pur sempre fallendo. L'aggravante è rappresentata dal fatto che i Patriots giocavano quel possesso nel loro territorio, ed un punt è una scelta automatica per quel tipo di situazione: così facendo, il pluridecorato coach di New England ha costretto la sua difesa ad entrare in campo con l'attacco avversario a poche decine di yards dalla endzone, facilitando la comunque non semplice segnatura del touchdown del sorpasso ad opera di Reggie Wayne. Da un coach che conosce così profondamente il gioco, era lecito non aspettarsi errori di questo genere, visto che tutto ciò ha reso inutili le ottime prestazioni di Tom Brady e Randy Moss.

Cleveland Browns
La peggior squadra della Nfl, punto e basta. A livello di gestione, perché il capro espiatorio è un general manager che non ha avuto il tempo di operare ed ha fatto ciò che poteva con scelte fatte da lui solo parzialmente, a livello di personale, perché Brady Quinn sta facendo di tutto per dimostrare di non essere all'altezza dei professionisti dopo tante belle speranze ed una trade up fatta appositamente per lui, ed infine a livello tattico, perché la scelta di Mangini di far rischiare un grave infortunio a Joshua Cribbs nell'ultimo, insignificante, gioco della gara facendolo finire in barella è stata una cretinata bella e buona.

JaMarcus Russell
Forse i Raiders cominciano a comprendere che la loro prima scelta assoluta è una bufala totale. Contro Kansas City, una delle peggiori difese della lega, Russell ha condotto in meta solamente il primo drive offensivo di Oakland, non riuscendo a combinare nient'altro per il resto della sua permanenza in campo. Che, per inciso, è finita anzitempo, dal momento che la partita l'ha finita Bruce Gradkowski (peraltro con risultati non certo migliori), ed in stagione per Russell è già  a quota due panchinamenti forzati. Quanto andrà  avanti ancora questa storia?

MENZIONI D'ONORE

Marty Mornhinweg merita senz'altro un plauso (negativo) per la gestione delle chiamate offensive dei Philadelphia Eagles, i quali ogni volta che vanno sotto nel punteggio, anche a gara appena cominciata, vanno in panico troppo presto. L'offensive coordinator di Phila non riesce ad abbandonare la sua tendenza al big play, cercato con troppa insistenza, ed oramai divenuto prevedibile per le difese che gli Eagles affrontano di volta in volta. Un Brian Westbrook a mezzo servizio ed un LeShon McCoy dimenticato sulla sideline, sono senz'altro migliori della consueta palla lunga a DeSean Jackson, perché l'effetto sorpresa non se lo beve più nessuno, ormai.

Da citare anche il reparto offensivo dei Dallas Cowboys, che ha salvato l'onore evitando uno zero sullo score con un inutile touchdown di Roy Williams con 38 secondi da giocare. Tre turnovers, un gioco di corse inesistente, ed uno shut out sventato contro una squadra dal record perdente. Non esattamente ciò che serviva per una squadra che stava vivendo un momento davvero splendido.

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