Il ricevitore dei Saints è diventato uno dei target preferiti di Brees.
Nella vittoria dell'ultima settimana contro New York i Saints hanno ritrovato uno dei migliori protagonisti della passata stagione, quello che ora si trova a combattere per ritagliarsi un po' di spazio dopo essere stato un sostituto prezioso ed il target preferito di Brees nel 2008; Lance Andrew Moore da Columbus, Ohio, dove è nato il 31 Agosto di ventisei anni fa, 1983, e dove, tuttora, risiede quando la NFL va in vacanza e il richiamo della campagna, dei campi coltivati, e della natura attorno a Westerville si fa incessante, prepotente.
Spazi verdi che lo hanno visto crescere e cominciare la sua avventura nello sport spalla a spalla con il suo fratello minore Nick, con cui fin da piccolo ha condiviso tutte le passioni, dal football fino al karate, che ha iniziato prestissimo, 3 anni, diventando cintura nera nel corso degli anni e che, per sua stessa ammissione, è stato fondamentale per la sua crescita fisica, atletica mentale e caratteriale.
Un carattere che lo ha aiutato a non mollare mai fin dagli anni del liceo, dove sopperiva con una grinta ed un impegno fuori dal comune ai limitati centimetri di cui l'aveva dotato madre natura, trasformando ciò che poteva essere una debolezza in una vera e propria forza; piccolo, veloce, sgusciante, si fa notare con la divisa della Westerville High School risultando decisivo sia come ricevitore che come returner.
Sulle sideline, dove può sfruttare la sua enorme rapidità , rende al meglio, infatti nella stagione da senior setta due record dello stato confezionando 103 ricezioni e 24 touchdowns, numeri che irrimediabilmente fanno smuovere le tante università della zona, intenzionate a reclutare un nuovo, potenziale talento; snobbato dalla "casalinga" Ohio State University decide di trasferirsi a nord accettando la corte della pur sempre importante Toledo, che gli offre la possibilità di continuare comunque a giocare in Division I-A.
Con i Rockets esordisce giovanissimo, a 18 anni nel 2001, tanto che riesce a collezionare 50 presenze in quattro stagioni universitarie ed entrare nel ristretto gruppo di atleti che ha vestito maggiormente la maglia di Toledo, dove inizia, nuovamente, a farsi notare come returner; elusivo, rapido nel cambiare passo e direzione, ottiene sempre ottimi guadagni, cominciando a guadagnarsi qualche chanches di essere schierato come ricevitore.
Ruolo che conquista definitivamente solo negli ultimi due anni di college, quando viene utilizzato assiduamente sia come WR, sia come ritornatore di punt e kickoff; da receiver però entra nella storia di Toledo, diventando il primo in assoluto a superare la soglia delle 1,000 yards ricevute in due stagioni consecutive, 2003 e 2004, ovvero il senior year che lo porterà dritto al draft NFL.
Le sue prestazioni con i Rockets non passano infatti inosservate, e come se non bastasse ad attirare l'attenzione delle franchigie professioniste ci sono anche i suoi numeri, che lo vedono chiudere la carriera NCAA con 1,241 yds., 2 TD, conquistate su ritorno, e con 2,776 yards e 25 touchdowns totalizzati in 222 ricezioni, che rappresentano il nuovo record universitario. Un record finora imbattuto ed impreziosito dalle 4,146 yards totali, uno dei risultati migliori di sempre.
Un risultato che però non lo aiuta durante le combine, dove un infortunio rimediato nel bowl games di fine anno gli impedisce di presenziare e mettersi in mostra davanti agli scout NFL, che lo avevano invitato curiosi di vederlo all'opera; un'assenza che a Lance costa una possibile chiamata al draft, dove non riesce ad entrare in alcuno dei sette round ed è costretto a firmare come undrafted free agent per i Cleveland Browns.
Con la franchigia del suo stato l'amore è però di brevissima durata, appena quattro mesi, ovvero dal 29 aprile al 29 agosto, giorno in cui i Browns lo spediscono dritto dritto nella waiver list, da dove nemmeno trenta giorni più tardi lo acquisiscono i New Orleans Saints, alla ricerca di nuovi volti per dare profondità al reparto ricevitori.
Nel team della Lousiana spende le prime due stagioni quasi esclusivamente nella practice squad, dove cerca di migliorarsi tecnicamente e fisicamente lavorando a stretto contatto con il coaching staff e con i compagni più esperti; la vera esperienza su un campo da football Moore la comincia a fare nella primavera del 2006, quando viene mandato a farsi le ossa nella NFL Europe, dove si accasa ai Berlin Thunder.
La tappa europea, dove si comporta piuttosto bene giocando ottimi spezzoni di partita, è un preambolo al suo esordio in NFL, quella vera, che avviene nell'autunno successivo, il 17 settembre, quando viene schierato negli special team durante il match con Green Bay; contro i Packers ritorna anche a fare il punt returner, piazzando due buonissimi ritorni, con cui accumula 28 yards totali, le prime percorse da professionista.
Nello stesso match arriva anche la prima ricezione di Lance, che conquista il primo down della carriera ricevendo per 10 yards, le uniche conquistate al suo secondo anno nella lega; dopo la prova contro la franchigia del Wisconsin viene infatti nuovamente parcheggiato in practice squad, che lascia solo in un paio di occasioni per sostituire i compagni infortunati o cimentarsi, sporadicamente, come ritornatore.
Proprio gli special teams diventano la sua ancora di salvezza un anno più tardi, quando viene chiamato a far parte del roster definitivo dei Saints in qualità di nuovo punt returner al posto dell'ormai logoro Michael Lewis, rilasciato da Sean Payton perché ormai prossimo alle trentacinque primavere; nella posizione in cui si è fatto notare fin dalla High School riesce a strappare anche i primi consensi nella NFL, dove chiude all'undicesimo posto del ranking di fine stagione collezionando 185 yards in 20 ritorni, per una media di 9.8 yds a portata.
A queste statistiche che lo elevano a miglior returner della squadra si aggiungono quelle ottenute nelle volte in cui è stato impiegato come wide recieiver, ruolo in cui trova una certa continuità di rendimento chiudendo con 32 ricezioni, 2 in media a partita, per 302 yards e 2 touchdowns; il primo di questi, e il primo della carriera, lo realizza a Seattle il 14 ottobre, in quello che da molti viene considerato il suo miglior match del 2007.
Tra questi molti la maggior parte, se non tutti, non sa però che le quotazioni di Lance Moore sono destinate a salire ancora e toccare vette insperate quel 29 agosto 2005, giorno in cui la sua avventura in NFL sembrava essere arrivata al capolinea dopo essere stato tagliato dai Browns; un giorno che invece il numero 16 dei Saints ha sempre considerato fondamentale per la sua rinascita, la sua crescita, e la sua esplosione definitiva.
In un'intervista rilasciata nel 2007, quando il suo nome cominciava a circolare nell'ambiente, infatti il giocatore di New Orleans parlò del taglio ricevuto da Cleveland come un vero e proprio stimolo ad impegnarsi ancora di più e combattere per raggiungere il sogno di vestire una divisa della gloriosa NFL; già , stringere i denti e combattere fino in fondo, con disciplina, costanza, umiltà senza mollare mai un centimetro, come imparato nei tanti anni passati a studiare il karate, una vera e propria lezione di vita per il giovane Lance.
Lezione che lo aiuta a reagire e a farsi strada in uno sport dove la competizione raggiunge sempre livelli altissimi, tanto che quel sudore speso e quell'impegno profuso ogni giorno vengono ripagati dalla dea bendata, che se stimolata a dovere porge sempre una mano in segno di aiuto, come in questo caso, quando decide di sorridere a Moore mantenendolo integro in un momento in cui tutti i ricevitori dei Saints accumulano acciacchi su acciacchi.
Con Marques Colston, Devery Henderson, e Robert Meachem fuori dai giochi Sean Payton si trova costretto a puntare su di lui, che in breve tempo diventa il bersaglio preferito di Drew Brees, il quale lo cerca costantemente per finalizzare il gioco; la prima prestazione over 100 della carriera per Lance arriva prestissimo, il 28 settembre contro i Niners, quando chiude con 101 yards e 2 touchdowns in 7 ricezioni.
Il match contro San Francisco segna di fatto una svolta, da quel momento infatti Moore diventa uno dei ricevitori più letali dell'intera NFL, cominciando a macinare yards su yards e mettendo in cascina prove sempre più ragguardevoli; sfiora quota 100 contro Oakland e San Diego, la raggiunge e la sfora realizzando il primo back-to-back della sua giovane carriera nelle partite con Kansas City e Green Bay, dove riceve rispettivamente per 102 e 115 yards.
Ai Packers, sua vittima ormai designata, segna anche un touchdown, uno degli ultimi di una stagione vissuta ai massimi livelli, che chiude con 79 ricezioni per 928 yards e 10 TD, mantenendo un'ottima media di yds conquistate a receptions, 11.8, che dimostra tutta la sua solidità in campo aperto, dove sfrutta le sue qualità migliori per seminare avversari e macinare quanto più terreno possibile.
Fenomenale, incontenibile quando viene armato a dovere dal braccione di Brees, Moore diventa una delle migliori armi in mano all'attacco dei Saints, che però dopo aver recuperato tutti i numerosi infortunati lo relega nelle retrovie nell'avvio del 2009; una stagione in cui Lance ha visto scendere vertiginosamente i suoi numeri, almeno fino a domenica scorsa, quando nella straripante vittoria sui New York Giants, nel box score, è comparso di nuovo il suo nome, come protagonista di una ricezione da 22 yards che ha permesso a New Orleans di chiudere anticipatamente la sfida.
Una partita che lo stesso numero 17 ha concluso con 6 ricezioni per 78 yards totali, riportando indietro il nastro della sua storia di un anno, quando ogni suo pallone toccato diventava di colpo un first down, come se qualcosa di magico muovesse la catena nel momento stesso in cui questo ragazzo di Columbus riceve l'ovale. Una magia che d'ora in poi si spera di vedergli fare più spesso.