Bill Belichick,: genio della sideline o abile ingannatore?
Antipatico, vestito male, arrogante, indisponente, stringato, antisportivo. E geniale. Che lo si ami o lo si odi Bill Belichick rappresenta tutto questo dove, per i detrattori, è giusto pescare anche nell'armadio del coach più vincente degli ultimi anni senza riuscire, critiche sulla sportività incluse, ad incidere sulla reputazione che il coach dei New England Patriots si è costruito tra il 2001 e oggi.
Passata la notte più buia che lo ha catapultato di nuovo sulla terra degli uomini "normali" insieme all'inseparabile, e sinora (quasi) invincibile, Tom Brady, per Bill Belichick si aprono le porte di un futuro non troppo scontato. Niente ripensamenti sul proprio ruolo, per carità , né da parte sua né da parte della società . Scontato che una partita, per quanto si tratti della partita più importante del mondo Nfl, non cambi il giudizio sui risultati ottenuti nel complesso. Il caso spygate, però, non accenna a sgonfiarsi; anzi, all'opposto, nei giorni che hanno preceduto e seguito il Super Bowl perso contro i NY Giants, le voci si sono fatte sempre più insistenti e il caso tende ad allargarsi a macchia d'olio.
Serve ragionare sulle parole prima ancora che su fatti davvero poco chiari, con le ultime dichiarazioni che arrivano da St. Louis, dove un ex assistente dei Rams, prima, e altre fonti anonime poi, hanno sparato a zero su Belichick e compagnia bella a proposito del Super Bowl che, da sfavorito, quest'ultimo vinse contro la squadra guidata in cabina di regia da Kurt Warner.
Ad oggi solo molte fonti anonime e nessun precedente raccontato apertamente fatto salvo quello dei Rams di cui parleremo meglio più avanti. Il tutto ricade con poca credibilità sulle accuse, non mostra fatti concreti, non porta testimoni o prove, ma tutto questo gran parlare non può essere uscito per caso, anche se i tempi (periodo Super Bowl giocato con un record da imbattuti) rimane abbastanza sospetto.
L'antipasto della vicenda viene servito alla prima giornata della stagione appena conclusa, quando alcuni uomini del servizio d'ordine dei NY Jets fermano all'ingresso degli spogliatoi del Giants Stadium, un uomo dei Patriots che porta con sé dei filmati appena raccolti grazie ad una videocamera. Il tutto avviene a fine primo tempo e ciò che rivelano i filmati sono le immagini della sideline dei Jets per tutto il primo tempo, col preciso tentativo (o almeno così ci viene detto), di "rubare" i segnali del defensive coordinator avversario. Mossa resa vana dal sequestro preventivo dei filmati stessi, così che Belichick e i suoi assistenti non potranno visionare il girato negli spogliatoi; la cosa che lascia qualche sospetto è il tempo a disposizione. Dodici minuti di intervallo per preparare la ripresa, parlare ai giocatori, interpretare i segnali avversari, assimilarli.
Difficile, ma non impossibile. A settembre il primo a sbottonarsi contro Belichick è Tony Dungy, coi soliti modi garbati, ma teste poco credibile, se ce lo concedete, quantomeno in virtù della rivalità che corre tra le due squadre da qualche stagione a questa parte. Dick Jauron, head coach dei rivali di divisione di Buffalo, getta acqua sul fuoco. Un segnale può voler dire tante cose, spiega, ci si può toccare la testa due volte e, questo, coincide con un blitz dei linebacker, ma la terza volta magari cambia qualcosa. Questione di strategie, di variazioni, di situazioni anche. Non tutto è ciò che sembra.
Anche Mike McCarty, il capo-allenatore di Green Bay, viene tirato in ballo quando, tra le partite sospette, finisce un Packers-Patriots giocato l'anno precedente, il 19 novembre 2006 al Lambeau Field. McCarty sostiene che, effettivamente, gli avversari giocarono una partita perfetta, muovendosi a memoria, ma aggiunge che il risultato finale (35-0 per New England) non può essere frutto solo di un filmato strappato in incognito.
Le polemiche, in parte, si placano, Roger Goodell si fa consegnare tutti i filmati sequestrati ai Patriots, li visiona e li getta nel camino distruggendo ogni prova. Dice che non c'è nulla che possa realmente portare a pensare che la squadra di Boston sia stata davvero aiutata da quanto registrato. Le critiche per questo comportamento, giustamente, si sprecheranno. Ad ogni buon conto, il fatto resta illegale e la multa è salatissima, la più pesante mai inflitta dalla Lega: 500 mila dollari di multa a Bill Belichick, 250 mila alla società e sottrazione della scelta al primo giro del draft 2008.
Non bastasse tutto questo il sipario del primo tempo cala con la dichiarazione, di nuovo anonima, quindi non verificabile, di un signor Qualcuno che lavorerebbe per Goodell e che dichiarerebbe alla stampa che eliminare quelle prove è servito per garantire la salvezza e la credibilità della Lega. Vero? Falso? Di sicuro una dichiarazione che rischierebbe, a questo punto, di coinvolgere non solo i Patriots.
New England procede la marcia trionfale, e quando il 16-0 stagionale sembra ormai scontato arriva Don Shula, coach hall of famer che dichiara che la stagione perfetta dei Patriots avrà un asterisco appiccicato di fianco al loro nome, bello pronto a richiamare il fatto dello spygate contro i Jets. I suoi Dolphins, quelli davvero perfetti, vinsero in modo pulito. La stampa non approva, accusa sottovoce Shula di invidia e fa notare che, dopo il fattaccio di New York, nessuna ripresa è stata più fatta da Belichick e che, nella prima contro i Jets, non è stato utilizzato alcun video. Stagione regolare, quindi, ma non perfetta grazie agli altri newyorkesi, per buona pace di Shula e i Dolphins del 1972.
La storia, comunque, passa in secondo piano, la cronaca è piena solo di celebrazioni per la marcia inarrestabile di Tom Brady, Randy Moss e compagni, e non sembra esserci spazio per illazioni e mezze verità (o invenzioni pure). L'anonimato e l'assenza di prove spalancano i cancelli del candore a Bill Belichick e i suoi ragazzi che, sul campo, non perdonano nessuna voce fuori dal coro punendo gli avversari con risultati pesanti e giocando ogni singola azione, anche la più superflua, come fosse quella decisiva per la vittoria del titolo. Una corsa ai record che grida vendetta, un invito alle difese della Nfl ad arrestare chi ha voglia di dimostrare che a vincere è la forza, non l'inganno.
La verità è che i Patriots stanno diventando ogni anno più scomodi. Monopolizzano la Lega dell'equilibrio per eccellenza, si lanciano verso il quarto titolo in sette anni e il primo 19-0 della storia. Si arriva alla storia recente, arrivano i Giants e il castello crolla, nemmeno il tempo di versare una lacrima che il Boston Herald riparte alla carica con la storia di St. Louis.
Fonti anonime, di nuovo, parlano di riprese fatte ai danni dei Rams nell'ultimo allenamento prima del Super Bowl XXXVI, il primo dei Pats. Bene, ma c'è un "ma": perché aspettare così tanto a denunciare il fatto? Pochi giorni prima Matt Walsh, ex assistente video dei bostoniani, denunciava il fatto asserendo di non poter aggiungere troppi dettagli per non far correre pericoli alla propria famiglia il che, come dichiarazione, trasforma l'organizzazione dei Patriots, o addirittura quella della Nfl, in una cosca pronta ad uccidere in nome della segretezza di un filmato. Nemmeno il Codice Da Vinci di Dan Brown aveva osato tanto.
Rimane in sospeso la domanda del tempo intercorso tra il fatto e la (mezza) denuncia di Walsh, oltre a sottolineare che, lo stesso ex cameraman, si trova a suo dire in una posizione di pericolo talmente alta da far supporre che sia meglio rifugiarsi in un "progetto di protezione testimoni" dell'FBI e vuotare il sacco oppure tacere per sempre. A prescindere. Senza nemmeno accennare a una virgola di quell'episodio. Invece, di nuovo, si getta il sasso e si ritira la mano.
Da Boston arriva la smentita, sicuri del fatto che, prove, non ce ne siano. Che poi le prove in questione non siano mai esistite o abbiano scaldato l'appartamento della Grande Mela del commissioner Goodell è tutto da vedere ma, di fatto, oggi non c'è nulla. In soccorso di Belichick o, meglio, del football tutto, arriva Dick Vermeil, leggendario coach che di quei Rams fu allenatore nel Super Bowl vinto contro Tennessee nel 1999. "Non sono gli schemi a vincere, ma i giocatori" ha dichiarato alla stampa due giorni fa. Del resto, il miglior stratega della Nfl, Belichick, "è stato battuto dai giocatori. Da un grande lancio di Manning, da una grande ricezione di Tyree".
Vero. Nello sport la strategia conta, nel football è persino fondamentale, ma è l'orchestra che suona questi spartiti a fare la differenza, altrimenti, la strategia, affonda nella mediocrità di atleti senza valore. Non vogliamo erigere monumenti a Belichick, né postulare in suo favore, ma la storia che abbiamo visto dei Patriots ci sembra un'altra e, crediamo, la più grande fortuna dell'Antipatico è stata quella di pescare Tom Brady nel momento giusto sfruttando l'infortunio all'allora titolare Drew Bledsoe, piuttosto che qualche filmato.
Di fatto, quei Patriots, quelli che vinsero il primo Super Bowl, vennero considerati una splendida eccezione, Davide che batteva un'altra volta Golia, non certo una squadra pronta a riscrivere la storia. Si erano però sottovalutai i valori di una difesa erroneamente considerata non elitaria nella Nfl, un quarterback più forte del previsto, una capacità organizzativa e tattica spesso in grado di sopperire a importanti perdite a roster durante la off season.
I Patriots, inoltre, vinsero sì grazie a tattiche eccellenti i propri Super Bowl, ma anche grazie al piede di un certo Adam Vinatieri, alla freddezza di Tom Brady, ad un sanguinoso intercetto di Donovan McNabb, a un John Kasay capace di spedire fuori dal campo l'ultimo kick off del Super Bowl perso da Carolina, col risultato in pareggio e due conversioni da due punti sbagliate sulla coscienza di John Fox. E, poi, la chiamata più che dubbia contro Oakland sempre nel 2001; insomma, questione di dettagli, gestiti bene da chi sa di poter vincere e sfrutta ogni errore dell'avversario. Per anni l'andazzo è stato proprio questo: nutrirsi degli sbagli, delle palle perse, di ogni centimetro concesso dai rivali, qualità che difficilmente si acquisiscono attraverso ai filmati.
La verità è che queste voci disturbano, in ogni caso, tifosi e appassionati; la domanda che nessuno sembra però porsi è anche la più prevedibile, come spesso accade in queste situazioni. Dando per scontato che New England abbia approfittato, nel corso degli anni, di qualche "furbata" di troppo, quanto, in concreto, ha pesato tutto questo? Quanto i filmati sono stati più fondamentali di Tom Brady? Di Adam Vinatieri? Di Tedy Bruschi? E anche di Bill Belichick?
Per spiegarci meglio, utilizzando esempi concreti, potremmo chiedere quanti di voi sono convinti che la McLaren, dopo il furto dei progetti Ferrari dello scorso anno (e qui chi ha la tentazione di criticare Goodell dovrebbe riflettere sulla "punizione" inflitta alla scuderia inglese) abbia utilizzato mezzucci poco puliti anche in passato. Sarebbe lecito farlo quanto lo è sospettare dei Patriots. Ma quanti sono disposti a credere che la seconda scuderia più vincente di sempre nel Circus abbia vinto grazie all'inganno piuttosto che allo sviluppo di automobili superiori alle avversarie? Quanti sarebbero disposti ad oscurare il mito di Ayrton Senna o di Alain Prost?
Fermo restando che se le squadre che si presentano nel luogo dove si svolgerà il Super Bowl sono accompagnate da un sistema di sicurezza stile CIA, il sospetto che qualcuno possa ingannarle non dipende solo dall'idea di incontrare i Patriots, ma dal semplice fatto che, chiunque, può tentare di approfittare. Perché nell'era del business, del vincere a tutti i costi, dove il barone De Coubertin è stato sepolto insieme alla sua sportività , si cerca di vincere con ogni mezzo. A volte, purtroppo, anche illegale.
Qui però non parliamo di una finale dei 100 metri dove la pozione magica di turno può aiutare un atleta a limare il proprio primato di mezzo secondo e di andarsi a prendere una medaglia d'oro. Qui (stiamo con Vermeil) parliamo di un gioco di squadra dove tutto deve incastrarsi al posto giusto per far scivolare la situazione in modo perfetto come nella miglior giocata di Tetris. In uno sport costruito da strateghi, schemi, playbook, innovatori e chi più ne ha più ne metta, conta sempre e comunque il valore degli atleti schierati in campo, della loro condizione e del loro impatto sul gioco chiamato dalla sideline. A meno che non ci sia qualcuno che pensi, seriamente, che grazie a questi famosi filmati, i Patriots avrebbero compiuto le stesse imprese anche con un Rex Grossman qualsiasi schierato dietro al centro.
Difficile crederci. Quasi impossibile. Il punto è che, comunque la si voglia vedere, il sasso è stato lanciato e, se domani uscisse qualcosa di più concreto, saremmo tutti obbligati a rivedere alcune nostre posizioni. Impossibile riscrivere i risultati del passato, ovviamente, per il semplice fatto che non è, e non sarà mai possibile, come detto, stabilire quanto questi abbiano davvero influito sul risultato finale. Quale ne sia stato l'impatto. Ma una prova concreta, una semplice prova in più o una testimonianza sincera e sottoscritta che non ci parli solo di un filmato rubato all'ultima rifinitura pregara, potrebbero anche portare addirittura alla radiazione del coach più odiato, ed invidiato, degli ultimi anni. Di certo il più vincente.
Antipatico, vestito male, arrogante, indisponente, stringato, antisportivo. Genio sicuramente, ladro diremmo di no. Ma la scorrettezza, per quanto ininfluente possa apparire, rimane tale e questo Roger Goodell dovrebbe saperlo bene, non solo quando tocca a un Mr. Qualsiasi finire sul patibolo. Ne va della sua credibilità la quale, dopo la festa del fuoco di tante preziose videocassette, non è più così limpida come si potrebbe pensare.