New England Patriots vs. New York Giants, la guerra per l'anello è cominciata.
Ormai manca meno di una settimana alla partita delle partite, alla sfida stellare che sancirà il termine della straordinaria, rocambolesca, e anche un po' tragica, stagione NFL che ci lasciamo alle spalle; un match dai tanti contenuti, dove sono attesi tanti protagonisti, a partire dagli strafavoriti New England Patriots per finire con i New York Giants, campioni NFC contro tutto e tutti, addirittura persino contro un pronostico avverso e sempre deficitario nei loro confronti.
I Blue newyorkesi sono arrivati all'appuntamento che vale una vita in modo sorprendente, a conferma di una crescita costante che li ha accompagnati in tutte le tappe di questa post season, fin dalla Wild Card, quando nella caldissima Tampa riuscirono ad espugnare il campo dei Buccaneers, campioni tra mille avversità nella NFC South; un percorso duro, non semplice, fatto di vittorie conquistate yards a yards, con "sudore e sangue", come si diceva ai tempi del football leggendario, quando ogni risultato era frutto di un lavoro e una passione che, sistematicamente, ti portava a superare l'ostacolo.
Dopo la trasferta della Florida i Giants hanno espugnato il Dallas Stadium, dove hanno piegato i campioni divisionali e la migliore squadra NFC della stagione senza tanti proseliti, e il Lambeu Field, meglio conosciuto come Frozen Thundra, dove, nel freddo glaciale di Green Bay, hanno scritto la parola fine su un'altra grande storia del football che si stava scrivendo, quella del grande vecchio, Favre, che torna al Superbowl.
Al grande ballo, invece ci saranno loro, a sfidare una squadra di campioni impressionante, un team dove è davvero difficile, quasi impossibile, scovare punti deboli, "figlio" di un roster che sembra essere stato costruito per dominare l'universo, del football, conosciuto, un po' come il possessore di quell'unico anello tanto inviso agli amanti della più grande opera fantasy scritta nella storia della letteratura mondiale.
"Il Signore degli Anelli", forse basterebbe questo famosissimo titolo per riassumere la persona, e la figura, di Bill Belichick, da anni assoluto dominatore della NFL con un squadra che, anno per anno, continua ad acquisire campioni, conquistare successi, e mietere innumerevoli vittime; il ruolo questa volta sembra proprio spettare ai Giants, che ad impersonare l'agnello sacrificale di turno proprio non ci stanno.
Reduce da un calendario playoffs che li ha portati a giocare tutte le partite esterne alla Regular Season lontano da casa, New York è riuscita su ogni campo, e in ogni match, a trovare la chiave giusta per scardinare le barricate avversarie, aiutata soprattutto dall'improvvisa maturazione del suo campione più atteso, Eli Manning, cresciuto a dismisura nelle partite che l'hanno condotto al Superbowl a dodici mesi di distanza dal fratello Peyton.
Se la sua parabola seguirà quella del fratello, trionfatore nel 2007, lo sa solo il destino, quello che ci è dato sapere è che, se giocherà come fatto finora, per New England non sarà facile conquistare il quarto anello della loro storia; la precisione e la personalità mostrate nel guidare l'attacco in queste ultime tre partite assicurano al giovane quarterback dei Giants un posto, nel bene o nel male, tra i protagonisti della partita. Dalla sua rete di passaggi dovrà infatti nascere la prima controffensiva che la compagine NFC dovrà tentare di contrapporre al passing game straordinario mostrato fin qui da Tom Brady e compagni.
Per quello che si è visto nelle settimane che hanno preceduto il grande ballo il pitcher di New England ha sicuramente dimostrato di essere un gradino sopra al collega newyorkese, anche se, ad onor del vero, negli ultimi match, le distanze paiono essersi ridotte; certo tra le mani di Brady c'è ancora una carta di sicuro valore, l'esperienza, fattore assolutamente da non sottovalutare in un ambito come quello del Superbowl, dove l'emozione della "prima volta" può certamente giocare bruttissimi scherzi.
I ripetuti viaggi del numero 12 dei Patriots al Grande Ballo peseranno sicuramente nell'economia della partita, e non sarà da meno la presenza, tra le sue opzioni di passaggio, di un giocatore del calibro di Randy Moss, tornato a splendere come ai tempi vichinghi, quando con le sue ricezioni e le sue mani faceva la differenza ovunque, e soprattutto in endzone; lui, unito allo sgusciante Wes Welker saranno le spine nel fianco della difesa di New York, che si troverà al cospetto di una copiosa quantità di "gatte da pelare"; nella remota ipotesi che le secondarie riuscissero a tamponare i big play della collaudata copia, a New England rimarrebbe infatti ancora un'arma, Donte' Stallworth, giocatore con i numeri e le caratteristiche per giocare titolare un po' ovunque nella NFL, e che a Boston ricopre il poco invidiabile ruolo di terzo ricevitore.
L'ex Eagles nel championship e nel divisional ha sfruttato al meglio gli spazi che gli hanno concesso le difese avversarie, troppo impegnate a controllare i movimenti di Moss, utilizzato moltissime volte, negl'ultimi 120 minuti giocati dai pluricampioni, come specchietto per le allodole; il ritorno a cifre da record del ricevitore da Marshall ha infatti ottenuto anche l'effetto che le attenzioni difensive delle secondarie si focalizzino soprattutto sulle sue giocate, o sulle tracce ogni qualvolta corse dal numero 81.
Tre frecce incoccate in un unico arco però non sono l'unica risorsa a disposizione dell'attacco di New England, che nel corso della stagione ha mostrato, all'occorrenza, di saper anche correre, sia con il titolare Lawrence Maroney, che con i backup Sammy Morris e Kevin Faulk, chiamato in causa con il contagocce ma sempre produttivo, segno di un'abnegazione e di una professionalità che nel corso degl'anni il suo head coach gli ha sempre riconosciuto.
Al cospetto di una quantità di opzioni come quelle a disposizione dei Pats i Giants sembrano poca cosa, invece, nel loro piccolo, anche loro hanno delle armi di sicuro valore da porre sul piatto della sfida; del quarterback in netta crescita ne abbiamo già parlato, tralasciando però i ricevitori che sono alla base di questa sua evoluzione. Su tutti spicca il lavoro svolto da Plaxico Burress, parso finalmente motivato come nelle stagioni di Pittsburgh, tanto da giocare infortunato e mostrare una voglia di fare che, in precedenza, era passata inosservata o parsa totalmente inesistente.
Tra le mani dell'altissimo numero 17 dei Giants dovrebbero passare la maggior parte dei palloni lanciati da Eli, che comunque sta sopperendo alla mancanza dell'altro suo ricevitore preferito, Jeremy Shockey, affidandosi, a turno, alle ricezioni del veterano Amani Toomer e dei govani Steve Smith e Sinorice Moss, parsi finalmente affidabili tanto da aver allontanato i problemi di drop che ne avevano caratterizzato l'inzio, singhiozzante, di stagione; al loro fianco nelle ultime settimane è cresciuta anche la figura di Kevin Boss, tight end che ha preso il posto di Shockey, diventato una delle opzioni più ricercate negli schemi d'attacco di New York.
I Giants poi potranno fare affidamento su un reparto runningback giovane e ben assortito, forse addirittura migliore di quello di New England, composto da un giocatore pesante Brandon Jacobs e due giocatori molto veloci, Ahmad Bradshaw e Robert Droughns, tutti protagonisti dell'insperata vittoria contro i Packers; sulla capacità di correre dritto e forte da parte dello stesso Jacobs è quantomeno auspicabile che Coughlin punti parecchio, soprattutto calcolando l'età anagrafica media dei linebackers avversari, principali indiziati nel cercare di contenere il gioco di corse.
Mike Vrabel, Adalius Thomas, e Tedy Bruschi potrebbero trovarsi in enorme difficoltà se colpiti costantemente dalle cavalcate del ragazzone da Southern Illinois, uno capace di farsi strada con il fisico, e a spallate, all'interno delle linee avversarie, come già mostrato nell'arco della carriera NFL e anche nel Championship di Green Bay, dove Hawk e Barnett, nettamente più giovani del trio di cui sopra, hanno avuto diverse difficoltà ad arginarne le sfuriate.
Impegnati con continuità i tre linebackers dei Patriots potrebbero capitolare poi sulle corse veloci solitamente operate da Droughns e Bradshaw, che a turno dovrebbero raccogliere gli eventuali frutti delle portate eseguite da Jacobs; per riuscire ad attuare questo piano però i Giants dovranno tenere a debita distanza le secondarie avversarie, magari emulando le finte di Brady contro San Diego, soprattutto per evitare le avanzate nel box della safety Rodney Harrison, uno dei migliori tackler di New England, e della lega in generale.
Gran colpitore e navigato professionista, l'ex Chargers si è mostrato più volte il valore aggiunto al reparto mediano dei Pats, ovvero il classico quarto uomo nel box, anche se lui sarebbe il quinto nel caso di NE, quello che viene a dar man forte alla linea dei linebackers ogni qualvolta questi si trovino in difficoltà ; con lui pronto a portare pressione, le secondarie di New England dovranno puntare moltissimo sulla vena dei due cornerback e in particolare su Asante Samuel, ormai considerato uno dei migliori della NFL nel ruolo, ma che potrebbe essere messo a dura prova dall'altezza del ricevitore principe dei Giants, il già citato Burress.
Nello stesso problema si troveranno indicativamente anche i marcatori di Moss, che non è ancora chiaro se sarà seguito dal giovane Aaron Ross o dall'esperto Sam Madison, anche se non è da escludere che venga affidato alle cure attente di R.W. McQuarters o Corey Webster, giocatore che in questo momento pare avere una calamita al posto delle mani. Capace di attirare i palloni dei quarterback avversari come pochi suoi compagni, Webster potrebbe occuparsi del miglior WR della lega alternandosi proprio con Madison, per lasciare il più fresco Ross sulle tracce dei più veloci Welker e Stallworth. In alternativa Randy potrebbe essere preso in consegna da Gibril Wilson o James Butler, le due safety, in modo da lasciare i giocatori più reattivi impegnati nei missmatch con gli altri due ricevitori di New England.
In una partita dai risvolti strategici davvero interessante un ruolo importante è auspicabile che lo ricopriranno anche i defensive end della franchigia newyorkese, due macchine da sacks che in questa stagione hanno impersonato gli incubi di molti quarterback avversari. Nelle giocate di Michael Strahan e Osi Umenyora, in parte anche in quelle di Justin Tuck, i Giants dovranno trovare la forza necessaria per espugnare il fortino rappresentato dalla linea offensiva dei Patriots, che ha concesso appena 27 sacks in stagione regolare, e solo 1 in questi playoffs; proprio sul veterano Strahan graverà buona parte dell'impatto difensivo di New York, vista la postseason straordinaria di cui è stato autore finora, con 16 tackle, 1 sack, e 2 forced fumble all'attivo.
Dall'altra parte della barricata i colleghi Warren e Seymour cercheranno invece di allungare la striscia di 6 sacks subiti fin qui da Manning, messo sotto continua pressione sia contro i Cowboys che contro i Packers ma capace comunque di ritagliarsi un giusto lasso di tempo per permettere ai propri ricevitori di liberarsi ed andare a ricevere palloni in assoluta sicurezza. Alle due difese spetterà quindi il compito di indirizzare la partita nelle mani dei rispettivi attacchi, compito che si preannuncia a dir poco gravoso per quella dei Giants.
Per questo Tom Coughlin dovrà orchestrare un attacco capace di tenere il campo per molti minuti, impedendo con drive lunghi alla difesa di rifiatare, e, soprattutto, alla stratosferica offense di New England di mettere piede sul terreno di gioco; questa dovrebbe essere la strategia adottata dalla franchigia newyorkese per cercare di cambiare l'inerzia di una partita nettamente favorevole ai pluricampioni bostoniani, magari facendo affidamento proprio a quel gioco di corse alternato già citato in precedenza.
Sulla sideline opposta Belichick, oltre a far si che questo non accada, punterà probabilmente buona parte della sua fortuna "sull'ammazzare" la partita fin da subito, magari sfruttando qualche big play del proprio quarterback in una connessione con uno qualsiasi dei ricevitori che possa aiutarlo a raggiungere facilmente l'endzone; trovarsi immediatamente con un paio di mete da recuperare potrebbe rivelarsi infatti deleterio per la strategia dei Giants. Fra poco meno sette giorni scopriremo quindi se saranno queste le strategie scelte dai due head coach e, in tal caso, quale delle due avrà avuto successo; l'appuntamento è per domenica 3 allo scoccare della mezzanotte, non mancate.