Ancora immagini di festa per i Philadelphia Phillies, che si confermano i dominatori della division.
Non cambiano le gerarchie nella division: i Philadelphia Phillies, infatti, conquistano per il quarto anno consecutivo il titolo di campioni della NL East in virtù di un record di 97 W e 65 L, il migliore dell'intera MLB.
Se a tutto questo aggiungiamo anche il fattore campo garantito per l'eventuale World Series, conquistato grazie alla vittoria della rappresentativa della National League durante l'ASG, diventa difficile, in questo momento, non indicare proprio la squadra di Charlie Manuel come naturale favorita per la conquista dell'anello.
Al secondo posto, Atlanta arriva nel momento decisivo della stagione con il fiatone e, soprattutto, un lineup a pezzi: uno slump offensivo clamoroso ha portato la squadra a mettere a rischio la qualificazione alla post-season che sembrava acquisita e l'infortunio di Martin Prado non ha fatto che aggravare la situazione.
Con una soffertissima ma preziosa vittoria nell'ultimo match della stagione, il team si è garantito la possibilità di giocarsi almeno lo spareggio contro una tra Giants e Padres per l'accesso ai play-off, ma l'attacco deve voltare pagina per garantire un po' di speranza ai tifosi della Georgia.
Dietro le due protagonista della stagione, troviamo la solita coppia formata da Mets e Marlins che chiuderanno la stagione con un record inferiore a quota .500: per la squadra newyorkese si tratta di un bis, visto l'analogo risultato ottenuto 12 mesi fa. Impossibile non parlare di delusione per il team di Omar Minaya, il cui ruolo di general manager non è mai stato in discussione come in queste ultime ore.
Non una stagione deludente, in senso stretto, per Florida il cui cambio di manager a stagione in corso è servito a pochissimo: numeri alla mano il 2010 ha rappresentato un passo in dietro rispetto alla scorsa stagione (chiusa con un egregio 87-75).
L'aspetto più deludente, però, per i (pochissimi) tifosi dei Marlins continua ad essere rappresentato da una proprietà che si accontenta di vivacchiare sul limbo delle 80/85 vittorie a stagione senza piazzare il sacrificio economico in grado di garantire il salto di qualità ad un team per molti aspetti già interessante e futuribile.
Completano il quadro i soliti Washington Nationals, team chiaramente in (ri)costruzione, ma già durante la stagione appena conclusa, in grado di togliersi belle soddisfazioni come testimoniato da un più che discreto record teorico (Pythagorean W-L) di 72-89, non più il peggiore della lega come in passato.
Il futuro sembra sorridere alla franchigia della capitale, ma la concorrenza all'interno della division richiederà un lavoro quasi perfetto per raggiungere traguardi importanti nei prossimi anni.
Ecco la situazione, nello specifico, delle ultime settimane di Regular Season.
Philadelphia Phillies (97 W / 65 L)
Grazie ad un settembre su livelli stellari la squadra ha conquistato, come detto, il quarto titolo divisionale consecutivo: come nelle settimane precedenti, molto del merito va attribuito ad una rotazione diventata, con l'arrivo di Oswalt, praticamente perfetta.
I vari Halladay, Oswalt e Blanton, in particolare, sono stati decisamente efficaci in questo scorcio di stagione e solamente qualche passaggio a vuoto di Cole Hamels e Kyle Kendrick ha impedito alla squadra di ottenere una quindicina di vittorie consecutive che avrebbero permesso di superare addirittura quota 100 W in stagione.
Si è trattato, ovviamente, di un paio di prestazioni tutto sommato ininfluenti sotto tutti i punti di vista: la priorità per il team, sarà adesso quella di riuscire a mantenere uno stato di forma a questi livelli per altre 2/3 settimane, le più importanti della stagione. Da questo punto di vista, la rotazione sembra, sulla carta, assolutamente in grado di non tradire le attese.
Il reparto lanciatori è completato, molto bene, da un bullpen che appare, forse per la prima volta in stagione, a livello di rotazione e lineup: i vari Baez, Durbin, Madson, Contreras e Romero danno, in questo momento, discrete garanzie di rendimento.
Breve capitolo a parte per l'imprevedibile Brad Lidge il cui rendimento degli ultimi 20 giorni ricorda il magico 2008: inutile ricordare che tutti i tifosi dei Phillies si augurano un epilogo identico per questa stagione, di certo le incognite, in questo caso, non mancano.
Sembra un po' strano dirlo ma forse è il lineup il reparto che offre meno garanzie in questo momento: stiamo ovviamente parlando di uno dei migliori attacchi di tutta la lega e non solo, ma se si cerca il punto debole della squadra, in questo momento, difficile non puntare il dito contro Howard e compagni.
Sono in netta ripresa le quotazioni di Polanco e Werth dopo le brutte prestazioni di 20 giorni fa, e in generale quasi tutto il lineup sta producendo discretamente: Howard, Victorino e Rollins appaiono, ad oggi, i meno in forma del reparto e le ambizioni della squadra non possono prescindere dal loro apporto offensivo.
Atlanta Braves (91 W / 71 L)
Nell'ultimo report avevamo parlato di squadra in caduta libera, e questi ultimi venti giorni hanno confermato questa impressione: una serie di buone prove del parco partenti è, infatti, stato spesso e volentieri insufficiente per colmare quanto fatto (o meglio, non fatto) dall'attacco.
Il povero Hanson, ad esempio, nonostante un'ERA di 0.48 nelle ultime tre partenze ha raccolto altrettante ND proprio a causa di un run-support inesistente: non è andata molto meglio al rookie Brandon Beachy, penalizzato oltremodo da una difesa impresentabile, e al veterano Tim Hudson che però paga i tanti, troppi, innings lanciati in stagione al rientro dopo la lunga assenza per infortunio.
Con Jair Jurrjens fermo ancora ai box, e con un Mike Minor "cotto" (anche per lui vale il discorso dei tanti innings lanciati in stagione), l'unico che può sorridere è Derek Lowe che completa un settembre favoloso raccogliendo tre vittorie nelle tre ultime partenze.
Capitolo rilievi: anche in questo caso le troppe energie spese durante la stagione si stanno facendo sentire nel momento più importante con almeno un paio di giocatori implosi dopo una stagione ad altissimo livello. Ai soliti Venters e Moylan si aggiungono quelli di Saito, Dunn e Farnsworth; le uniche note positive sono rappresentate da Craig Kimbrel e Billy Wagner.
Parlare nel dettaglio delle prestazioni recenti del lineup sarebbe come ripetere un disco rotto all'infinito poiché, Derrek Lee a parte, tutti stanno attraversando uno slump offensivo in grande stile.
Per rendere l'idea della pochezza della squadra, basta ricordare che nelle due sfide più importanti della stagione contro Philadelphia, come n° 5 sono stati schierati Melky Cabrera e Brooks Conrad.
Qualche altro dato sparso: chiunque avesse battuto un solo fuoricampo nelle ultime tre settimane, sarebbe stato immediatamente leader di squadra, non essendo arrivato nessuna a quota due; in alternativa bastava battere un mediocre .280, sempre nello stesso periodo, per essere il migliore alle spalle del solito D-Lee.
Chiusura dedicata a Alex Gonzalez (.119 AVG, 1/11 BB/K), il cui apporto offensivo è stato talmente irrisorio e talvolta dannoso da costringere Cox a chiamare il bunt con una certe regolarità durante i suoi ultimi AB con uomini in base.
Florida Marlins (80 W / 82 L)
Chris Volstad diventa, un po' a sorpresa, il trascinatore della rotazione con la complicità degli assenti (Nolasco e Johnson) e del prevedibile calo dei giovani debuttanti mandati nella mischia in questo finale di stagione.
Tre vittorie e una minuscola ERA di 0.83 è il bilancio del pitcher della Florida diventato, giocoforza, l'asso del reparto: a fargli compagnia c'è Alex Sanabia, lanciatore giovane (classe 1988) ma in grado di ben impressionare al suo esordio con la maglia dei Marlins in virtù soprattutto di un ottimo controllo (1.99 BB/9). Difficile possa diventare più di un buon n.3-4 di rotazione, ma vista la presenza di Johnson e Nolasco non è probabilmente necessario.
Decisamente negativo l'apporto del resto della rotazione, rappresentato da Sanchez, Mendez e Miller: mentre per il primo si può parlare di periodo un po' sfortunato viste le comunque buone peripherals (12 K e 2 BB in 12 IP), per gli altri non si può che parlare di bocciatura dopo tre partenze, rispettivamente, da 7 HR in 14 IP e 10 BB in 8.2 IP.
Alti e bassi, ma bilancio sostanzialmente positivo, tra i rilievi: le prove sottotono di Veras e Badenhop vengono, infatti, ampiamente compensate dalle uscite brillanti dei vari Sanches, Nunez, Ceda e Cishek. Ancora una volta positivo il contributo di Clay Hensley (3 save) sempre più a suo agio nel ruolo di closer.
Festival del K in casa Marlins: osservando le cifre dell'attacco in queste ultime settimane, infatti, il primo dato che balza agli occhi è il numero clamoroso di SO subiti dagli hitters della squadra della Florida. In particolare, solamente due tra i giocatori con almeno 25 AB chiudono con meno di 10 eliminazioni al piatto: si tratta degli interni Osvaldo Martinez e Chad Tracy.
Per il resto da segnalare il solito, prezioso, contributo della coppia Dan Uggla-Mike Stanton in termini di RBI e fuoricampo: in una squadra priva della stella Hanley Ramirez, era lecito aspettarsi buone prove dagli altri giocatori di talento e, in questo caso, i risultati non si sono fatti attendere.
Detto del positivo Martinez (.308 AVG con 4 BB e 6 K), chiamato a rimpiazzare proprio l'ex-prospetto dei Red Sox, vanno ricordati anche i cali di rendimento di altri due rookies interessantissimi: Gaby Sanchez e Logan Morrison chiudono con una leggera flessione una stagione molto positiva per entrambi, candidandosi per un ruolo da protagonisti per i prossimi anni.
New York Mets (79 W / 83 L)
Stagione deludente, come detto, per i Mets, ma le colpe non vanno certamente ricercare nel parco lanciatori, che anzi chiude in maniera positiva un anno globalmente soddisfacente: R.A. Dickey, Pat Misch, Mike Pelfrey e Dillon Gee postano tutti un'ERA che varia da 2.51 a 3.15 ma i risultati non trovano riscontro in queste ottime partenze.
Il bilancio complessivo dei quattro, infatti, parla di appena 1 vittoria e 4 sconfitte e il motivo è facilmente riconducibile ad un bullpen tanto corto quanto inefficace; inefficaci anche le ultime partenze di Jonathon Niese che termina un ottimo anno di debutto nelle majors in leggero e inevitabile calo.
Reparto rilievi: pochi (solo in 7 sono scesi in campo nelle ultime due settimane) ma decisivi, nel bene e nel male. Tra le note positive troviamo Raul Valdes, a dispetto delle troppo walks concesse, e i due giapponese Takahashi e Igarashi.
Decisamente meno positivo l'apporto dei vari Dessens, Acosta, Feliciano e Green che combinano 2 sconfitte e altrettante BS: con 14 SO e 13 BB è un risultato prevedibile, specialmente al termine di una stagione logorante per uno dei reparti più utilizzati durante l'anno.
Dopo un periodo mediocre, torna a farla da padrone, nell'attacco dei Mets, la mazza di David Wright che guida la squadra, con ampio margine, in doppi, fuoricampo, runs e RBI; in particolare il dato che più risalta riguarda gli HR battuti (ben sei) che servono soprattutto per mascherare il rapporto K:BB di 11:1.
Finale di stagione in crescendo anche per l'interessante rookie Ike Davis, che si è guadagnato il ruolo di prima-base titolare dopo un 2010 su ottimi livelli; segnali positivi anche per Carlos Beltran e Lucas Duda, giocatori diversi e il cui ruolo nei Mets del 2011 appare, oggi, quanto mai incerto.
Chiudono l'anno in leggera flessione Jose Reyes e Angel Pagan, con Ruben Tejada che si conferma discreto utilità player e poco più; avrà un ruolo, invece, molto importante il giovane Josh Thole che conclude in maniera soddisfacente il suo primo anno come titolare dietro al piatto.
Washington Nationals (68 W / 93 L)
La stagione dei lanciatori di Washington si chiude con due solide prove del giovane Jordan Zimmerman, che riscatta un paio di uscite negative con 2 partenze incoraggianti in ottica futura; buoni segnali anche per il veterano Jason Marquis, arrivato nella capitale con ben altre ambizioni per un 2010 concluso dopo tante traversie.
Finale di regular season in calo per tutto il resto del reparto: Maya, Lannan, Hernandez e Detwiler salutano il 2010 concedendo tantissime valide e, in particolare, troppi fuoricampo agli avversari. Con l'incognita rappresentata dal recupero di Strasburg (comunque non prima del 2012) appare evidente che anche la prossima stagione riserverà poche soddisfazioni alla squadra della capitale.
Non sarò invece un problema il bullpen, specialmente se saprà confermarsi sui buoni livelli della stagione appena conclusa: la coppia Tyler Clippard-Drew Storen, pur con un rendimento ancora troppo altalenante, rappresenta una buona combinazione setup-closer, nonostante un finale in leggera flessione, culminato in 3 L e 2 BS.
Il resto del reparto è completato da elementi più che validi come Sean Burnett, Colin Balester, Doug Slaten, Craig Stammen e Joel Peralta: tutti protagonisti di un settembre positivo, ed in generale, di un'annata solida.
Tanti volti nuovi e tantissime eliminazioni al piatto, caratterizzano gli ultimi quindici giorni offensivi dei Nationals: come già detto per i Marlins, anche in questo caso risalta in maniera evidente la marea di SO incassati dagli hitters dei Nats, guidati da un Adam Dunn vicino al 50% (20 K in 39 AB).
L'altro aspetto predominante riguarda i tanti AB concessi, giustamente, a giocatori di secondo piano o giovani che devono mettersi in mostra sperando in un 2011 da protagonisti: succede così che praticamente tutti i position players a disposizione chiudano con almeno 10 AB, anche se con risultati trascurabili.
Nella generale mediocrità del lineup di Washington (il solo Wilson Ramos sopra quota .300), si distinguono i 3 fuoricampo battuti da Espinosa; non sufficienti, tuttavia, per scalzare Mike Morse dal primo posto nella speciale classifica, viste le 5 palline spedite in tribuna dall'esterno ex-Seattle.
P.S.: per esigenze di tempo, quando completerò questo articolo la stagione regolare degli Atlanta Braves potrebbe non essere ancora conclusa, in attesa dell'esito del match in corso di svolgimento a San Francio tra Giants e Padres.