Reggie Wayne sa essere determinante anche senza segnare una meta.
Per Indianapolis era davvero importante tornare a casa con una vittoria, in una sfida interna alla competitiva Nfc South le quali distanze tra compagini si stanno assottigliando sempre di più.
Questo perché a Jacksonville, laddove un anno fa il fattore campo fece tanta differenza, i Colts di Peyton Manning cercavano un riscatto nei riguardi di una division nella quale avevano perso molto alla fine della regular season passata, con serie implicazioni in fatto di credibilità di una difesa che specialmente ai Jaguars aveva concesso il record di franchigia in termini di yards su corsa, prima che le cose si rimettessero a posto e l'annata terminasse nel lieto fine che tutti conosciamo.
Per i Jaguars, che non avevano concesso più di 100 yards su corsa nelle ultime 5 partite consecutive, il pesante 29-7 al passivo rende la situazione tutto sommato pesante, in quanto molti si erano quasi convinti che i Jaguars fossero motivatissimi e pronti a ripetere l'exploit dell'anno passato, quando avevano seppellito Indianapolis sotto 44 punti e 375 yards (con 4 mete) combinate da Fred Taylor e Maurice Drew Jones: non è andata esattamente come desideravano in Florida.
Ben diversi i valori visti in campo ieri notte, in una partita caratterizzata dal lungo tempo di possesso gestito dall'attacco guidato da Manning, decisa da una difesa capace di provocare due turnovers e di segnare altrettanti punti, una difesa che ha rotto gli indugi al momento opportuno ricordandosi la sua capacità di eseguire giocate che contano, e che ha chiuso le porte ai corridori avversari, stavolta fermi a 107 yards totali.
L'infortunio alla caviglia di David Garrard (8/12, 72 yards) in occasione del sack subito dal rookie Ed Johnson, è stato un pesante colpo di sfortuna in quanto la partita precisa del quarterback, bravo a muovere le catene dopo un inaspettato alto numero di passaggi al primo down, non è stata proseguita a dovere dal backup Quinn Gray, di fatto protagonista volontario e non di tutte le giocate che hanno condizionato in negativo la prestazione degli uomini di Del Rio.
Nei primi 5 snaps giocati da Gray (9/24, 56 yards, 2 INT) sono infatti arrivati due completi per una scarsa manciata di yards, l'intercetto di Bob Sanders ed i due punti a carico grazie al sack che Dwight Freeney gli ha comminato all'interno della propria endzone nell'azione che ha sancito la probabile chiusura dei discorsi, mentre in precedenza lo stesso Sanders, sempre nel vivo dell'azione grazie alla semi-costante presenza nel box, aveva già dato un segnale importante fermando un quarto down e corto con i Jags ancora in piena competizione; l'azzardo che Jack Del Rio ha messo sul campo, autorizzando chiamate non sempre lucide in situazioni molto delicate, gli ha fatto pagare le conseguenze di tasca propria, e le possibilità di restare in corsa sono rimaste mortificate da un 2/6 dinanzi ad un quarto tentativo da superare. Una maggiore conservatività nella gestione offensiva, a posteriori, non avrebbe fatto più di tanto male, se non altro perché avrebbe dato alla difesa delle posizioni di campo migliori su cui stringere i denti.
La prova dei Colts, ancora una volta, è stata molto solida e priva dello spettacolo che contraddistingueva questo attacco qualche annetto fa, ennesima dimostrazione della volontà di Dungy di cercare più sostanza e meno fuochi artificiali.
Il gioco di corse è stato equamente distribuito tra il rientrante Joseph Addai e l'ex Cfl Kenton Keith (141 yards totali), con quest'ultimo a firmare la meta di apertura con una corsa di 3 yards; Manning (23/37, 259, TD, INT, rush TD) ha lavorato con estrema pazienza, sapendo sin dall'inizio che non avrebbe avuto spazi alcuni per colpire in profondità , come ha dimostrato l'estrema efficienza del duo Mathis/Nelson nell'unico tentativo visto in serata, decidendo quindi di accontentarsi di giocate corte, creando mismatch esterni grazie alla solida presenza di Dallas Clark (66, TD), ma soprattutto grazie alla splendida giornata di un Reggie Wayne (9, 131) in grado di prendere davvero qualsiasi tipo di spirale recapitatagli nelle vicinanze.
Una difesa così preparata e bene allenata è stata alla fine sormontata dalla stanchezza, da quei 34 minuti passati in campo a limitare uno degli attacchi più forti della Nfl, concedendo gradualmente spazi sempre maggiori per le corse man mano che gli errori di Gray rendevano troppo veloci le apparizioni di un reparto offensivo privo, oltre che del quarterback titolare, di un ricevitore che facesse da costante punto di riferimento in più di due partite consecutive. Viene persino da pensare che se Del Rio avesse a disposizione Jimmy Smith e Keenan McCardell con dieci anni di meno ciascuno, Jacksonville potrebbe essere una serie contendente al Super Bowl.
Si è trattato quindi di una pura e semplice questione di tempo affinché la gara prendesse i binari desiderati dai Colts, per i quali l'unico errore di Manning (un lancio deflettano dal positivo Rob Meier e preso da Brian Williams) non ha sortito conseguenza alcuna, dato che nemmeno da quella piccola iniezione di fiducia che di solito arriva da un turnover, Gray è riuscito a ricavarne il benché minimo risultato.
"Non c'entra cos'è capitato l'anno scorso, questo è un nuovo campionato, abbiamo nuovi giocatori ed un'attitudine completamente diversa. E' ora che chi ci critica cominci a metterselo in testa.".
Questo, a detta di Bob Sanders, il concetto chiave per interpretare una stagione in cui i Colts stanno facendo del loro meglio per difendere il titolo conquistato con tanto sudore, un trofeo che loro stessi cederanno solo vendendo carissima la pelle, o almeno questa è l'indicazione che ne viene fuori dopo sei settimane in cui nessuno è ancora riuscito a trovare un metodo valido per contrastare i campioni in carica.
La vittoria, terza consecutiva contro una contendente della Afc South, permette ai Colts di rimanere imbattuti (6-0) ma anche di prendere un comodo vantaggio rispetto ai Titans ed agli stessi Jaguars, ambedue costretti all'ennesima rincorsa partendo da una situazione di svantaggio, sperando più negli errori degli altri che non nelle loro stesse capacità .
Il significato di questa prova di forza, esercitata contro una squadra che tanti preferirebbero non avere in calendario durante l'anno, è maggiore se proiettato al fatidico 4 novembre, e rappresenta l'ennesimo messaggio trasversale in direzione di quei New England Patriots che si stanno prendendo tutta l'attenzione del mondo, gli stessi che stanno rischiando di porre una seria ipoteca sull'esito di questo campionato.
Le settimane di attesa sono solamente due, poi si ritornerà a parlare dei soliti discorsi, di Tom Brady e del fenomenale Randy Moss, dei Colts che sono sempre sfavoriti e che recitano il ruolo di coloro che devono dimostrare qualcosa, che sono meno appariscenti dei rivali ma altrettanto continui nei risultati. L'ennesima puntata di una saga destinata a segnare indelebilmente un'epoca di football giocato è già dietro l'angolo. Se i Colts saranno ancora quelli visti in questo Monday Night, guai a contarli fuori.