Jeff Garcia ha giocato una partita d'altri tempi.
Il Monday Night che opponeva Philadelphia Eagles e Carolina Panthers aveva grosse implicazioni per la corsa ai playoffs della Nfc, e la squadra della città dell'amore fraterno aveva la possibilità con una vittoria di portare a 4 il numero delle squadre dal record di 6-6 ingarbugliando ulteriormente la situazione della National Football Conference con conseguenze che avrebbero coinvolto anche la squadra allenata da coach Fox.
In una sfida complessivamente godibile ma tendente al difensivo nella sua intera prima parte, gli unici lampi nonché motivi di interesse sono stati regalati dalle spettacolari giocate di alcune delle stars coinvolte in gara, Steve Smith da una parte e Donte Stallworth dall'altra; viceversa nella ripresa gli Eagles sono venuti fuori alla distanza e Jeff Garcia è riuscito a prendere tempo evitando la pass rush, mettendo a segno delle giocate importanti atte a rimontare e quindi preservare una partita dalla capitale importanza, riuscendo a spuntarla contro le giocate di un DeAngelo Williams davvero spietato nel far pagare con i suoi screen l'eccesso di pressione portato dalla difesa di casa.
Steve Smith è stato a dir poco fondamentale nel primo tempo, risultando l'unico produttore efficace di yards nonché bersaglio di sicuro riferimento per un Jake Delhomme, non sempre preciso nel lanciare le sue traiettorie e condizionato dalla difesa di Phila, molto attenta a contenere le corse (poco più di 30 le yards concesse nel primo tempo da un reparto che nelle ultime 4 partite ne aveva subite 200 di media) fatto che ha costretto il quarterback ad eseguire delle chiamate ovvie, trasformate in punti ed in guadagni per grande merito dell'abilità del suo piccolo ma potente ricevitore primario.
Dall'altra sponda offensiva c'era un veterano del gioco, l'appena nominato Garcia, preso in offseason quale polizza assicurativa contro gli infortuni di Donovan McNabb (ed a posteriori la scelta fu indovinata) adattissimo a giocare la west coast offense prevista dal sistema di Philadelphia, essendo un quarterback assolutamente preciso nel corto-medio raggio e non avendo nelle giocate profonde la sua qualità principale. Il piano di gioco dei Panthers, di contro, ha bloccato per quasi tutto il match le velleità offensive dei padroni di casa, con defensive backs "seduti" sulla linea del primo down e quindi comodi nell'effettuare placcaggi immediati non appena dopo la ricezione senza permettere al destinatario del pallone di prendere un nuovo quartetto di downs.
Senza gioco di corse, affidato allo scarsamente utilizzato Michael Westbrook (solo 16 tentativi in tutta la gara), Garcia non è apparso propriamente a suo agio ad inizio partita seppur protetto molto bene dalla temibile pass rush di Carolina, con un Jon Runyan decisamente bravo a contenere nientemeno che Julius Peppers, il miglior sacker di tutta la Nfl. Nella prima parte di gara di Garcia sono stati molti i palloni da lui sotterrati, altrettanti quelli sapientemente gettati fuori dal campo in vista di una possibile perdita di terreno, davvero pochi quelli che hanno trovato un destinatario per un avanzamento di terreno consistente, con chiari problemi di esecuzione (le playaction viste nel primo tempo non ingannavano molto) probabilmente dovuti alla fatica di familiarizzare l'intesa con i compagni dopo una sola partita intera giocata da titolare. Molto meglio la ripresa, dove i lanci dell'ex regista di San Francisco hanno sortito ben altri effetti che vedremo più avanti.
Gran parte della gara è stata caratterizzata da uscite di scena veloci da parte degli attacchi, che hanno risentito per buona parte di essa delle coperture molto bene eseguite sui rispettivi ricevitori: da una parte sembrava che gli Eagles non riuscissero a realizzare un singolo gioco tra quelli inizialmente previsti, dall'altra i Panthers si sono dovuti mettere al riparo dai blitz usati da Jim Johnson (che come al solito lavora molto bene con la pressione dei defensive backs) i quali hanno provocato incompleti ed un paio di falli per intentional grounding ai danni di Delhomme, in taluni casi impossibilitato nel settarsi e lanciare.
Le segnature alla fine non sono mancate, ma come tipo di gara non si può dire che sia stata spettacolare, se non a sprazzi: Smith (54 yards, TD) è stato il principale artefice del primo allungo dei Panthers firmando personalmente la prima meta della serata, nonché convertendo un terzo e lungo con una presa straordinaria per poi provocare una penalità difensiva all'interno della endzone, gioco che ha permesso al compagno Keyshawn Johnson di sfruttare tutti i suoi centimetri per andare a ricevere un preciso pallonetto messo in aria dal suo quarterback.
Anche gli Eagles hanno beneficiato della singola prestazione di un loro wide receiver, affidandosi alle cure di Donte Stallworth, finalmente in salute dopo i vari problemi delle ultime settimane, autore di un touchdown in apertura di ripresa e di una spettacolare presa ad una mano per un guadagno di 46 yards di contrasto alla perfetta marcatura del rookie Richard Marshall, nel drive che ha prodotto il touchdown di Michael Westbrook (124 total yards), valido per la parità a quota 14.
Nel secondo tempo si è assistito ad una partita molto diversa, più aperta, con gli attacchi finalmente capaci di imporre la loro permanenza sul terreno di gioco: dopo la già citata meta da 30 yards di Stallworth, arrivata dopo una paziente bootleg di Garcia sul suo lato preferito, il destro, i Panthers hanno risposto con un intelligente screen che ha attirato tutta la pass rush concentrandola su Delhomme, che ha scaricato all'ultimo istante un lob per lo scatenato DeAngelo Williams (titolare al posto dell'infortunato DeShaun Foster) trasformandolo in una segnatura di 35 yards, evidenziando nel contempo dei problemi di placcaggi mancati da parte della difesa di Phila, purtroppo per Andy Reid non certo una novità dell'ultim'ora; Williams si è dimostrato vero e proprio mattatore del secondo tempo di gioco, collezionando statistiche finali quali 17 corse per 74 yards ma soprattutto 7 ricezioni per 101 yards ed una meta, risultando semplicemente quale straordinaria valvola di sfogo per Jake Delhomme nei momenti di difficoltà .
Tuttavia il proseguio della partita ha sottolineato delle falle riguardanti anche la difesa dei Panthers, emerse nelle secondarie in occasione del terzo touchdown (stavolta da 40 yards) lanciato in serata da un rinvigorito Garcia (21/39, 312, 3 TD), in uno schema di playaction dove Reggie Brown si è ritrovato accoppiato al meno veloce Chris Gamble, staccandolo per la distanza necessaria ed effettuare la presa vincente con cornerback e safety mai in grado nemmeno di infastidirlo.
Una partita completamente rivoltata nel secondo tempo ha vissuto il suo cambio d'inerzia sugli errori di misura di Delhomme (22/37, 269 yards, 3 TD, 2 INT) creando due turnovers istantanei, il primo dei quali (intercetto di Brian Dawkins) ha dato a Philadelphia una felicissima posizione di partenza poi migliorata dalla mobilità del lucido Garcia, bravo a trasformare un terzo down con potenziale sack in un guadagno importante facendone scaturire il field goal del vantaggio.
Nel secondo caso Delhomme ha eseguito lo stesso schema che in precedenza aveva fatto segnare Johnson ma sbagliando il calibro di un passaggio finito nelle mani di Lito Sheppard (5 intercetti in 9 partite) per la giocata che ha terminato una serie che poteva essere gestita in modo più conservativo in vista di un probabile overtime, dato lo svantaggio di soli 3 punti.
I Panthers perdono dunque una gara che fino al touchdown di Reggie Brown sembravano poter chiudere, permettendo a dei concorrenti diretti per la corsa alla postseason di batterli ed affiancarli alla pari anche di Atlanta Falcons e New York Giants nel quadro della Nfc. E considerando che Carolina ha uno svantaggio nello scontro diretto contro i Dirty Birds, questa non è proprio una bella notizia"