AFC week 11 Report

Peyton Manning esce battuto da Dallas, è la prima sconfitta stagionale per i suoi Colts.

Il Monday Night di stanotte, che verrà  curato a parte su Playit, vedrà  Jacksonville (5-4 con una gara in meno per l'appunto) impegnata contro i Giants nel tentativo di approfittare del crollo dei Colts (9-1) per riaccendere una piccola speranza di rincorsa ai leader della AFC. La NFL ha perso definitivamente la propria illibatezza, una Dallas estremamente precisa, efficace e difensivamente robusta ha buttato giù Indianapolis per la prima volta in questa stagione; il 21-14 finale non è nemmeno del tutto indicativo di come sia andata la gara, a lunghi tratti completamente dominata dalla formazione allenata da Bill Parcells.

Una linea offensiva ben lontana dai propri standard abituali ha costretto Peyton Manning ad una giornata di straordinari che non hanno però dato grandi frutti in questa situazione; il quarterback è stato capace di completare un buon 20 su 39 per 254 yards, ma la costante pressione subita lo ha obbligato a ragionare meno del solito e a farsi intercettare due volte. Un DeMarcus Ware straordinario ha costantemente digrignato i denti contro il backfield avversario, mettendo pressione e riuscendo a portare un sack e a forzare un fumble, mentre Jay Ratliff ricopriva il terzo in stagione. Quattro palloni persi e un gioco di corse molto limitati (Joseph Addai e Dominic Rhodes hanno combinato per 80 yards) hanno impedito ai Colts di trovare le solite grandi giocate e a poco sono valse le mete su ricezione di Reggie Wayne e Dallas Clark, visto che la difesa (che comunque era partita bene recuperando un fumble e intercettando Tony Romo) non ha retto a lungo il colpo ed è stata infilata tre volte.

Gli uomini guidati dalla sideline da Tony Dungy hanno rischiato più volte di cadere in questa stagione, trovando magari proprio nell'ultimo drive il colpo di coda vincente; questa volta, però, i sette punti messi a tabellino in più dai 'Boys sono stati sufficienti. Indianapolis può continuare comunque a dominare la division, senza avere però certezza di aggiudicarsi il fattore campo visto il record di due o tre franchigie che attendevano proprio questo scivolone per fare un passo avanti. Il resto della South Division festeggia con la terza vittoria stagionale dei Titans e piange la nuova caduta dei Texas. A Philadelphia Vince Young e soci demoliscono senza eccellere gli Eagles che perdono (per tutta la stagione) il leader indiscutibile della squadra, quel Donovan McNabb che anche senza la maledizione di Madden e della sua copertina ricade in un incidente grave. Tennessee (3-7) s'impone senza che il talento di Young (8/22, 101 yds, TD + 6 rush, 49 yds) sia necessario del tutto e dando a due big play il pallino della gara. Il primo è di un Travis Henry in giornata eroica (18/143, TD), ed una corsa da 70 yards che crea un vero e proprio break nel terzo quarto mandando i suoi sul 21-6. Il secondo è un intercetto riportato in endzone per 90 yards e ad eseguirlo è Pacman Jones, prima scelta assoluta del 2005 per la squadra di Nashville.

La difesa di Tennessee regge bene il colpo degli Eagles ed approfitta in particolare della scarsa forma di alcuni attaccanti avversari e dell'infortunio a McNabb, concedendo a Jeff Garcia un solo TD nell'ultimo periodo poi vanificato dal fumble riportato in endzone da Keith Bulluck. Anche Houston si trova 3-7 in division, ed esce con le ossa rotte da una partita cominciata male e quasi vinta nel finale. I texani concedono due giochi da 14 punti e da 83 yards ciascuno a mente ancora fredda, permettendo a J.P. Losman (26/38, 340, 3 TD, INT) di connettere due volte sulla sideline di sinistra con Lee Evans (11/265, 2 TD). Nella prima segnatura tre uomini non bastano a spingere il quarterback dei Buffalo Bills (4-6) a gettare via frettolosamente l'ovale e, quando il trio di difensori ha ormai le mani sull'avversario, questi scaglia l'ovale sul profondo trovando la traccia perfetta di Evans. Quasi una fotocopia la "doppietta" subito dopo, con Evans di nuovo in fly a bersi i defensive backs avversari e Losman, stavolta senza pressione, che lo pesca per il 13-0.

La reazione di Houston è soprattutto sulle corse dove quasi tutti trovano gloria, con Samkon Gado a 69 yards, Wali Lundy a 61 (più TD) e addirittura David Carr a 31 in sei portate. Il gioco di carr (25/30, 233, INT) pur senza trovare sbocchi in endzone è preciso e funzionale e con l'aiuto delle gambe riesce spesso a venire fuori in ottime situazioni oltre che a servire bene i compagni. La rimonta è lenta ed efficace e quando un solo field goal dà  un minimo vantaggio ai Bills, Dunta Robinson intercetta Losman all'interno delle venti avversarie e riporta l'ovale in meta. Vantaggio Houston, vantaggio che dura sino all'ultimo drive quando un missile teso sparato in endzone pernette a Losman di farsi perdonare e a Peerless Price di fare una ricezione capolavoro in tuffo al limite del campo.

Nella East fanno comunque festa in tanti, con i soli NY Jets sconfitti 10-0 dalla mostruosa difesa di Chicago (9-1) in una gara piuttosto noiosa. Soffrono le corse di Thomas Jones i newyorkese e, pur concedendo pochissimo ad un impreciso Rex Grossman, non riescono a fermare sino alla fine Mark Bradley che con un buon movimento del corpo segna nell'ultimo periodo la meta che chiude la gara. Chad Pennington non è stato al top, due intercetti subiti hanno compromesso la gara e quello subito da Brian Urlacher è giunto addirittura dalla endzone; dentro le 20 avversarie è la seconda volta che il quarterback /19/35, 162 yds, 2 INT) in tutta la carriera. I Jets erano partiti bene sulle corse con Cedric Houston (11/50) e Leon Washington (13/22), ma una volta prese le misure i Monsters of Midway sono diventati un muro piuttosto difficile da superare, Un passo indietro per i Jets (5-5) che perdono l'occasione di stare agganciati ai New England Patriots (7-3) capaci di sbarazzarsi nella seconda sfida che incrociava i destini di AFC East e NFC North, dei Green Bay Packers con uno shutout decisamente più rumoroso. Tom Brady (20/31, 244 yds, 4 TD) ha immediatamente suonato la carica dopo due sconfitte consecutive e Brett Favre, uscito per infortunio dopo un misero 5/13 per 73 yards, ha dovuto subire l'onta di un secondo cappotto subito come QB starter dei Packers.

La difesa dei Pats divora l'attacco dei Packers senza troppi problemi, riempie Favre e Aaron Rodgers di sacks (Tedy Bruschi 0.5, Mike Vrabel 1.5, Ty Warren 1.5, Tully Banta-Cain 0.5) e poco importano i problemi fisici sulle secondarie: Green Bay non riesce mai a sfidarle. Le corse dei Packers non vanno meglio, mentre sul fronte dei bostoniani è Corey Dillon (12/31) a festeggiare l'unico rushing TD della giornata anche se, di nuovo, il leader degli attacchi via terra è stato il rookie Laurence Maroney (19-82). Intanto a Miami Joey Harrington si leva l'ennesima soddisfazione e un nuovo sassolino dalle scarpe, sempre meno scomode sulle spiagge della Florida. L'ex quarterback dei Lions sta vivendo una nuova dimensione all'ombra delle palme del sud, e Miami (4-6) ha vinto la terza gara di fila con il QB in grado di battere la seconda (su tre sfide) ex rivale di division; e domenica si torna a casa nella Mo-Town. Harrington (26/42, 254 yds, TD, INT) non gioca alla grande, ma sembra un giocatore nettamente più sicuro di quello visto negli anni di Detroit; l'attacco di Miami gira comunque nel panico totale con Ronnie Brown (12/2) che non riesce a fare nulla e una statistica offensiva che si ferma a 251 yards totali con un bel, si fa per dire, -3 su quelle corse. Minnesota (4-6) regge bene in difesa dove a tratti è dominante,ma in attacco perde qualche pallone di troppo e così, nel quarto periodo, si vede sfuggire un vantaggio di tre punti per scarsa vena realizzativi e per due segnature difensive dei Dolphins che con Renaldo Hill completano il recupero di un fumble per 48 yards mentre con Jason Taylor segnano su un intercetto da 51. A nulla vale la meta di Chester Taylor nel finale.

L'evento più atteso della giornata si consuma comunque nel Sunday Night tutto AFC West, con San Diego (8-2) capace di mettere a nudo tutti i problemi dei Denver Broncos (7-3), di strappare il fattore campo negli scontri diretti e di rimanere, insieme a Baltimore, la più temibile rivale dei Colts. Fa quasi tutto LaDainian Tomlinson, non una novità , che diventa il più veloce giocatore a raggiungere i cento touchdown in carriera. Tolta la meta di Vincent Jackson a partita archiviata è sempre e solo lui a colpire fino in fondo gli avversari, mettendo in luce tutto il proprio repertorio: tre segnature su corsa (20/105) ed una su ricezione (3/74) e la partita è bella che finita. Tra i secondo ed il terzo periodo Denver è riuscita a mettersi davanti dominando in parte la gara, soprattutto grazie a un Mike Bell (20/90, 2 TD) inizialmente in ottima forma. Quando è sopraggiunta un po' di stanchezza i Chargers hanno pian piano rimesso le cose a posto, approfittando di un Jake Plummer (13/28, 183 yds, INT) in giornata poco esplosiva; se Philip Rivers (19/26, 222 yds, 2 TD, 2 INT) non avesse buttato due palloni forse San Diego sarebbe riemersa prima e Denver avrebbe subito un passivo ancora più pesante del 35-27 finale. Squadra ancora compatta e credibile, comunque, quella dei Broncos, avvicinata però ora in classifica dai Kansas City Chiefs (6-4) che riescono a sbarazzarsi, non senza problemi, degli Oakland Raiders (2-8). Aaron Brooks (13/22, 179 yds, TD, INT) non migliora troppo l'attacco dei Predoni, ma quantomeno aggiunge un minimo di vivacità  e movimenti rispetto ad Andrew Walter. Pur senza eccellere i nero-argento rimangono in vantaggio fino all'half time, contenendo un Trent Green (9/16, 102) al rientro dall'infortunio e prevedibilmente fuori forma; è però Larry Johnson (31/154, 2 TD) che prende il comando delle operazioni, alza i numeri giusti, scardina la difesa con calma e segna due mete. Operazioni che, alla fine, fanno la differenza quando a 1:32 dal termine arriva la segnatura che porterà  al definitivo 17-13.

L'altra grande inseguitrice di Indianapolis esce invece dalla North, dove i Baltimore Ravens (8-2) sono riusciti a sbarazzarsi degli Atlanta Falcons con un Michael Vick sempre più allo sbaraglio. Per fortuna sa correre, Vick, perché la linea non ne azzecca una che sia una e i Ravens portano a segno ben 5 sacks, due dei quali dell'ottimo veterano Trevor Pryce. Dal canto suo l'attacco si poggia su uno Steve McNair assolutamente rapido e preciso (24/34, 236 yds) e sulla giornata davvero buona di Jamal Lewis che corre 91 yards e segna tre TD. A nulla vale la buona partenza dei Falcons, in vantaggio 7-0 grazie a una ricezione di Michael Jenkins, il secondo tempo è tutto dei corvi, che lasciano poco tempo per pensare agli avversari, li aggrediscono e fanno della difesa il loro punto forte per riaprire il gioco di un attacco che li porterà  al 24-10 definitivo. Risorge Cincinnati che in un certo senso dà  una mano ai Falcons fermando (31-16) i New Orleans Saints. I Bengals (5-5) tremano ancora in difesa e concedono a Drew Brees la bellezza di 510 yards e due TD, ma stavolta fanno bottino pieno lasciando agli altri i record individuali. Carson Palmer (14/22, 275 yds, 3 TD, INT) si accontenta stavolta di una gara quasi umana rispetto al partitone messo in piedi contro i Chargers sette giorni fa, ma trova il solito supporto in Rudi Johnson (27/111) e nel fenomenale Chad Johnson (6/190, 3 TD) che con le proprie mani uccide quasi da solo i Saints.

Il primo tempo è piuttosto equilibrato, ma New Orleans perde troppi palloni (due intercetti, un fumble) e la cosa alla lunga continua a pesare visto che, aldilà  dei numeri alzati, per Brees non è tutto rose e fiori e nella ripresa arriva anche un terzo intercetto per un totale di quattro turnover concessi. Difficile vincere così, difficile, pur conquistando molto sul campo, avere la meglio su due difensori come il linebacker Caleb Miller (12-2 tckl) e la safety Kevin Kaesviharn (10-2 tckl, 2 sack, INT) che si fanno in quattro per coprire il gioco di corse e i raddoppi; gioco di corse che, a dire il vero, finisce nelle mani di due spenti runningback come Reggie Bush (13/51) e Deuce McAllister (10/40) ieri piuttosto prevedibili e difficilmente pungenti.

La sfida che vale l'ultimo posto tra le grandi rivali Pittsburgh (4-6) e Cleveland (3-7) viene vinta dagli Steelers, che conciati male per tre quarti di gara trovano nel finale l'orgoglio dei campioni del mondo per ribaltare la situazione e chiudere 24-20. Ben Roethlisberger (25/44, 272 yds, 2 TD, 3 INT) parte piuttosto male e completa tre intercetti uno dopo l'altro nel secondo periodo, regalando però qualche buon drive finale che permette a un comunque inefficace Willie Parker (16/46 + 4/17 in ricezione) di segnare le due mete decisive su corsa, la prima, e in presa aerea. La pressione su Charlie Frye (17/27, 224 yds) ha sortito i suoi effetti (4 sack), ma il giovane quarterback, pur senza mandare in meta i compagni, ha mantenuto la calma e guidato comunque discretamente le operazioni dall'huddle, riuscendo a connettere per un ritrovato Braylon Edwards per sette volte, sette ricezioni valse al receiver secondo anno ben 137 yards.

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