Il miracolo degli imbattuti

Devin Hester riporta in meta il punt del 24-23 per i Bears. Incredibile non basta ancora come aggettivo…

Quando il destino ha deciso che può essere la tua stagione, vinci anche senza esserti messo in condizioni di poter vincere: questa la dura lezione che gli Arizona Cardinals, al primo Monday Night dal 1999, hanno dovuto amaramente inghiottire per mano dei Bears, riusciti a mantenere l'imbattibilità  stagionale dopo essere stati più che spacciati e dopo una partita offensivamente disastrosa fatta di palle perse e sinistre sensazioni presagenti il primo stop del 2006.

Il nuovo stadio di Arizona ha ospitato una partita che è già  diventata un classico; i Cardinals accumulano un inaspettato vantaggio di 20 punti, l'attacco di Chicago subisce 6 turnovers, la difesa segna per due volte, un punt return decide il tutto ed un field goal sbagliato ci mette una pietra sopra. Questi gli ingredienti di una partita che ha letteralmente dell'incredibile, una partita capace di porre lo spettatore in stato di shock dopo un primo tempo esattamente contrario ai pronostici e dopo una ripresa piena zeppa di episodi rocamboleschi che non si vedono tutte le domeniche sui campi di football a stravolgere completamente la situazione precedente.

Non sarà  facile, ma cerchiamo lo stesso di andare con ordine.

C'era molta eccitazione nella terra del deserto per l'esordio casalingo di colui che tutti sperano rappresenti un punto di svolta per i Cardinals, ovvero quel Matt Leinart bi-campione nazionale con Usc che Dennis Green e soci si sono ritrovati tra le mani come un regalo divino, alla decima chiamata assoluta dello scorso draft. Ospiti di turno i Chicago Bears, bruttissimi clienti per un quarterback rookie, dotati di una difesa straordinaria e di un attacco aereo esplosivo, nonché ancora senza sconfitte in campionato e proprio per questo largamente favoriti per vincere questo scontro.

Sarà  stata l'elettricità  nell'aria, l'eccitazione dei tifosi, la ventata di freschezza che si respira nell'organizzazione, non lo sappiamo, ma qualcosa ha incredibilmente tramutato i Cards in una squadra aggressiva, capace di annichilire Rex Grossman ed il suo attacco facendo sembrare i Bears dei veri e propri orsacchiotti di peluche.

L'inizio di partita è partito con marce elevate già  inserite: la brutta serata di Grossman è cominciata subito, con un lancio in profondità  appena lungo per Bernard Berrian nel primo gioco della gara, che se calibrato meglio poteva essere subito un colpo da k.o., ma questo ed altri palloni dell'ex Florida Gators sono finiti fuori misura per i propri wide receivers o, peggio ancora, nelle mani di defensive backs e linebackers in bianco e rosso, tramutando il match in qualcosa di irreale.

Molto più reale, perché già  vista al college, è stata l'efficienza di un Leinart capace di dirigere il traffico offensivo dei Cardinals con estremo ordine grazie ad una preparazione offensiva brillantemente messa a punto dallo staff, fatta di primi downs giocati dalla shotgun, playactions e qualche draw, con l'intento di allargare le maglie di una difesa tra le più temute del campionato.
Proprio la varietà  di giochi proposti e la bravura di Leinart nel leggere i ricevitori e connettere con diversi di essi ha mosso ben presto l'attacco di casa, e nel primo quarto sono arrivate due inaspettate mete, entrambe opera di un Anquan Boldin in forma strepitosa (136 yards al termine), rappresentante se ce n'è uno di un ricevitore di possesso Nfl, estremamente duro da buttare a terra.

Capitalizzare sugli errori altrui sarebbe stato importante, leggendo il risultato finale, ma i Cardinals hanno eseguito solo parzialmente: solo l'intercetto di Aaron Francisco aveva infatti prodotto 7 punti alla ripresa delle operazioni offensive, mentre il pick di Gerald Hayes su un lancio scellerato di Grossman e due fumbles arrivati dalla pass rush della premiata ditta Bert Berry ed Adrian Wilson avevano sortito un totale di soli 6 punti, provenienti dalla trasformazione di due dei tre tentativi di Neil Rackers per un parziale di 20-0 nei primi 30 minuti di gioco.

L'inizio di ripresa ha riservato finalmente un bel drive per Grossman, con guadagni interessanti sia per Berrian che per Rashean Davis e Desmond Clark, tuttavia il frutto della serie è stato il diciottesimo field goal stagionale per Robbie Gould, che come la sua squadra è ancora perfetto in campionato; i Bears hanno continuato a fare errori per loro inconsueti, ed altri tre punti al passivo sono arrivati da un drive che la difesa aveva già  provveduto a stroncare, non fosse stato per una penalità  per violenza sul punter comminata a Dante Wesley che aveva dato un primo down automatico ai padroni di casa.

Il resto della nottata ha riservato di tutto e di più: le enormi difficoltà  di Edgerrin James (1,5 yards a portata in ben 36 tentativi) nel correre e prendere utili primi downs ed una maggiore pressione messa su Leinart, nettamente meno efficace nella ripresa che in precedenza, non hanno consentito ai Cards di chiudere la partita pur con il notevole vantaggio, ed a 50 secondi dal termine del terzo periodo il presagio che qualcosa stava per accadere ha fatto capolino: il favoloso rookie Mark Anderson, 6.5 sacks in stagione, ha fatto la giocata che ha rimesso momentaneamente in piedi il morale dei giocatori di Lovie Smith andando indisturbato (e qui le colpe del tackle Oliver Ross sono colossali) a stendere Leinart facendogli perdere l'ovale durante il movimento di lancio, ovale poi raccolto da Mike Brown per un facilissimo ritorno in meta di 3 yards.

Nonostante l'episodio a favore e dati gli ulteriori 2 intercetti di Rex Grossman conseguiti nel quarto periodo, era davvero difficile pensare che Chicago potesse vincere questa incredibile gara, ma ancora una volta l'inettitudine nella gestione offensiva del pallone dei Cardinals e le singole giocate di una difesa al quale vanno non una ma trecento game balls, hanno provocato l'impensabile: con solamente 6 minuti da far trascorrere è arrivato un fumble a dir poco fatale per Edge, turnover magistralmente ottenuto da Brian Urlacher quando gli altri avevano già  decretato morta l'azione e raccolto da Charles Tillman per la seconda meta di giornata del reparto, un ritorno di fumble di 40 yards che ha accorciato a 6 le distanze tra le due contendenti.

E se questo vi sembra abbastanza, vi state chiaramente sbagliando: la stessa difesa che aveva portato 14 punti in un amen ad una squadra inesistente in attacco ha forzato un punt ai padroni di casa con 3 minuti rimasti sul cronometro, ed il miracolo si è concretizzando grazie a Devin Hester, autore di un ritorno di 83 yards terminato direttamente in meta, per lo stupore ed il gelo (nonostante le temperature desertiche) di quello stesso stadio che aveva la sicurezza ormai matematica di averla fatta ai migliori della Nfc.

Arizona avrà  pur rovinato tutto, ma la possibilità  di venirne fuori indenne l'ha avuta e l'ha sprecata: Leinart non si è dato per vinto completando 5 passaggi su 6 nel drive conclusivo, portando Neil Rackers in raggio da field goal, ma il kicker ha mandato sul lato sinistro al di fuori dei pali l'ultima possibilità  per rimediare alla rimonta subita, facendo spegnere tutti i sogni di chi aveva immaginato ed accarezzato fino a pochi minuti prima un clamoroso upset.

Per i Bears pericolo scampato e serie positiva intatta, seppure con uno spavento mica da poco, ma una vittoria con un Grossman da 14/37 e 4 intercetti, con 6 turnovers a sfavore e con Thomas Jones tenuto a 39 yards in un ambiente psicologicamente difficile (nuovo stadio, nuovo quarterback, nuova era) vale tre volte tanto.

Un peccato per i Cardinals, che devono però recitare diversi mea culpa nonostante una gara giocata ad un livello mai visto negli ultimi anni. Una volta prese in mano le redini del gioco si sarebbero dovuti trasformare gli episodi a favore in punti più sostanziosi, e con un gioco di corsa migliore, mal supportato oltre che dal fantasma di James da una linea priva di amalgama (gli starters cambiano in continuazione) si sarebbe potuto gestire più efficacemente un upset che avrebbe fatto parlare a lungo.

Purtroppo per loro, il famoso detto che l'attacco vende i biglietti e la difesa vince le partite ha preso forma ieri notte. Ed una difesa come quella dei Bears, a questo punto, merita il nomignolo affibbiatole in settimana: i "New Monsters Of the Midway" sono ufficialmente tra noi.

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