Shaun Alexander: da quattro stagioni in meta almeno 15 volte l'anno ma Seattle mai competitiva. E' questo l'anno buono?
NFC East
Dallas Cowboys 6-3, New York Giants 6-3, Washington Redskins 5-4, Philadelphia Eagles 4-5
Derubato dagli ottimi resoconti di Dave Lavarra, sul Monday Night e di Alessandro Santini sulla partita dei Giants, non rimane altro che parlare dei Washington Redskins.
Permettetemi prima due riflessioni. La prima è che la division non ha più un padrone certo. In caduta i Giants, inspiegabilmente abulici contro i Vikings, e con gli Eagles in fase discendente, specialmente dopo la sconfitta contro i Cowboys, potrebbero essere i 22 di Parcells a vincere la division.
La seconda riguarda i Giants ed è la negazione, in parte, della prima riflessione. A testimonianza che la NFC East, quest'anno, manda fuori di testa anche noi scribacchini. Spiegatemi voi come si fa a perdere una partita in cui la squadra avversaria (Minnesota) colleziona i seguenti risultati nelle 14 serie offensive: 2 field goals sbagliati , una palla persa su fumble e su un down, 8 punts. Davvero incomprensibile.
Ma nonostante tutto i Giants rimangono in vetta alla division ed in corsa per un posto ai playoffs.
Washington perde una partita per un episodio potremmo affermare ma fossimo in Gibbs ci preoccuperemmo, più della sconfitta che compromette ben poco, dell'atteggiamento dei suoi giocatori.
Ultima nel differenziale palle perse/recuperate i Redskins hanno iniziato la domenica con due intercetti ed un lost fumble nei primi cinque drives della partita. Sotto 21-10 però Washington non si è scomposta ed a continuare ad eseguire il proprio gioco.
Così prima un drive quasi tutto interamente aereo li ha portati sul 21-13 e poi le corse di Portis (23 per 144 yards ed un TD) hanno dato tanti muniti di possesso all'attacco guidato da Brunell che, se vogliamo trovare un difetto, non ha saputo capitalizzare su 9 minuti di possesso e 14 giochi offensivi in più rispetto ai Bucs.
Contro Oakland la settimana prossima servirà , dunque, una migliore gestione del possesso eliminando anche gli errori (2 intercetti, 3 fumbles) commessi contro Tampa Bay.
NFC North
Chicago Bears 6-3, Detroit Lions 4-5, Minnesota Vikings 4-5, Green Bay Packers 2-7
Se avete dato uno sguardo al nostro midseason report vi sarete sicuramente accorti dell'attenzione che quest'anno i Bears riescono ad attirare. A Chicago domenica pomeriggio tirava troppo vento per cercare di vincere la partita contando sul braccio di Orton.
La quinta vittoria in fila è quindi venuta dietro, provate ad indovinare, il gioco di corsa con Adrian Peterson a fare la voce grossa guadagnando in una partita tante yards quante ne aveva corse finora in tutta la carriera. Esattamente 120 che con il touchdown nel quarto periodo hanno tenuto lontano i 49ers.
Alla fine i Bears hanno corso 40 volte ma è probabile che nelle prossime settimane coach Lovie Smith sia costretto a modificare questi numeri vista l'assenza del rookie Benson per almeno tre settimane causa infortunio e le condizioni fisiche ancora precarie di Thomas Jones.
Ovvio che il destinarlo principale sarà quell'Orton (8/13 per 67 yards contro San Francisco) apparso in miglioramento nelle ultime settimane e più confidente nella tasca nonostante gli errori (altro intercetto contro i 49ers, totale stagionale che sale a 10). Potremmo vedere più facilmente sets con due tight end per quei guadagni iniziali sui primi downs che garantivano le corse dei due running backs.
Una nota a margine: qualcuno insegni a Bobby Wade come riportare un punt. Non tutte le settimane puoi permetterti di perdere tre palloni e portare a casa la partita.
Dietro i Bears resistono i Lions vincitori in casa contro Arizona. Una vittoria che però non cancella i dubbi sulla squadra di Detroit. Il ritorno del WR Roy Williams ha aiutato, e non poco, il lavoro di Joey Harrington che ha chiuso la giornata senza commettere i consueti errori che gli avevano fatto perdere il posto a favore di un riabilitante Garcia.
Ma l'esito è stato favorito anche dalla pochezza di Arizona. Un buon running game di Detroit (4.9 yards di media, 157 in totale) ha poi aiutato Mariucci ad aprire il campo (otto giocatori con almeno una ricezione) ma soprattutto la vittoria può aver allungato la carriera di Harrington ai Lions di qualche settimana.
Sui Minnesota Vikings potreste sapere già tutto ma vogliamo farvi riflettere su un dato più che su una previsione. Guardando il calendario che aspetta Tice e giocatori si nota come delle rimanenti 7 partite quattro saranno in casa e che ben cinque saranno contro avversari con un record negativo.
Questo da solo non basta per garantire un posto playoffs ai Vikings ma non stupitevi se il primo gennaio in testa alla division ci fosse proprio Minnesota.
E chiudiamo l'analisi della North con i Packers. Si scendeva ad Atlanta per il più classico dei testa-coda per un esito che attendeva solo l'ok di Favre per essere dato alle stampe.
Ma il futuro Hall of Famer aveva altri piani. Con in campo per i Packers il 5° running in 10 settimane, Sam Gado, Brett Favre ha dimostrato che, se supportato da un gioco di corsa credibile e convincente, è ancora in grado di trovare ricevitori (8 in totale capeggiati da un Donald Driver da 10 ricezioni e 114 yards).
In difesa poi Green Bay, sapendo di non poter fermare totalmente il gioco di corsa dei Falcons, ha cercato di mettere continua pressione a Vick (3 sacks subiti) e più in generale a tutto l'attacco di Atlanta facendogli commettere 6 fumbles e recuperandone 3.
Una partita tutto cuore, difesa e buona esecuzione dei giochi comunque da parte dei Packers che si preparano così al prossimo Monday Night contro i Vikings della settimana prossima, il primo della stagione che vedrà protagoniste due squadre con più sconfitte che vittorie.
NFC South
Carolina Panthers 7-2, Tampa Bay Buccaneers 6-3, Atlanta Falcons 6-3, New Orleans Saints 2-7.
Con i Saints a riposare lo scenario era tutto per le capoliste della division con i Bucs che, sulla carta, avevano l'avversario più difficile. Vediamo come è andata.
Non potevano i Jets rappresentare, al momento, un test attendibile per i Panthers. Ma, come potrete leggere più sotto, sono le partite più facili, quelle che affronti con sufficienza magari, a crearti i maggiori problemi.
Infatti la partita era stata equilibrata per i primi tre quarti per merito, o meglio demerito, di Delhomme che aveva lanciato due intercetti che, fortunatamente per Carolina, i Jets avevano sfruttano mettendo a referto solo un field goal.
Nell'ultimo quarto poi è stata la difesa dei Panthers a sigillare la vittoria con i due intercetti di Gamble e Witherspoon che hanno fruttato 14 punti e messo in naftalina la partita.
Quello che piace di questi Panthers è la capacità di imporre il proprio gioco, basato sulle ricezioni di Smith e su un gioco di corsa che stenta ancora a decollare, oltre ad un difesa che, nelle ultime quattro partite, ha concesso un totale di 30 punti e non più di 270 yards all'attacco avversario.
I Falcons, perdenti contro i Packers, fanno un passo indietro nella considerazione generale degli addetti ai lavori. Perdere contro i Packers attuali può dimostrare come i Falcons non siano ancora mentalmente pronti, agonisticamente cattivi e decisi, per assumere il ruolo di favoriti della NFC.
Così un incontro che sulla carta non destava preoccupazioni si è rivelato un grossa insidia con Atlanta che non è mai riuscita ad imporre il proprio piano partita fatto prevalentemente di giochi di corsa (Vick, Dunn e Duckett) lasciando il resto alla creatività di Michael Vick.
I Packers, mettendo molta pressione, sull'undici offensivo, hanno tenuto Atlanta sotto media per quanto riguarda le corse (29 contro 34.7), le yards per portata (4.6 contro 5.2), le yards totali su corsa (133 contro 179.1) e portato i Falcons ad usare maggiormente il gioco aereo.
Vick ha infatti chiuso con 30 passaggi tentati (20 completati), ben 7 sopra la media stagionale; inoltre l'impossibilità a correre a costretto Atlanta a maggiori situazioni di terzo down che, l'inefficacia delle corse contro la difesa di Green Bay, ha reso arduo affrontare (36% di successo contro il quasi 44% della stagione regolare).
Prossimo avversario dei Falcons la settimana prossima saranno quei Bucs vincitori contro i Redskins domenica in Florida. Vittoria di fondamentale importanza perché tiene Tampa Bay ad una partita di distanza dai Panthers capolista con la possibilità l'11 dicembre di raggiungerli vincendo lo scontro diretto in North Carolina.
La partita dunque. Lasciate perdere per un attimo i 71 punti sul tabellone, le 729 yards di total offense, i 9 touchdowns. Tutto è racchiuso nell'ultima azione. E chi ci ha seguito anche la settimana scorsa con la lettura del midseason report forse avrà già capito.
Stiamo parlando di quella tendenza degli allenatori ad andare per il pesce grosso anziché accontentarsi del pesciolino. Ecco quindi che Gruden, head coach di Tampa, decide di non calciare il field goal del possibile pareggio a 54 secondi dalla fine ma di provare la conversione da due punti e cercare la vittoria.
Ad essere onesti i Bucs erano andati per il pareggio ma il field goal di Bryant era stato bloccato. A quel punto, con Washington già pronta a festeggiare, le zebre sanzionavano i Redskins con un offside difensivo. E qui che Gruden, ovale nuovamente in mano, non si è lasciato sfuggire l'occasione una seconda volta e ha chiamato la corsa di Alstott per la conversione da due punti.
Che il fullback, di cuore, ha trasformato con la corsa in end zone.
Tampa esce così dalla mini crisi causata dalla due sconfitte consecutive precedenti e settimana prossima affronterà in un duro match i Falcons.
Importante sarà l'apporto del gioco di corsa che contro Washington è mancato (61 totali su 27 corse) e il supporto di una difesa che, domenica, è sembrata prendersi qualche pausa di troppo concedendo all'onesto attacco dei Reds 23 primi downs e 185 yards su corsa ma che è anche arrivata a Brunell più volte (2 sacks e due intercetti per Mark) nonostante la massima protezione che la linea offensiva di Washington garantisce al suo quarterback.
Il pari ruolo di Tampa, Simms, invece, apparso confuso e fuori posto nelle ultime due settimane, ha disputato una partita eccelsa chiudendo senza intercetti e sacks subiti oltre a 279 yards su passaggio e 3 TDs. Ed ogni qualvolta riesci ad andare sopra le 250 yards contro una difesa come quella dei Redskins, seppure con le assenze del T Griffin e della S Taylor, è sempre un good day.
NFC West
Seattle Seahawks 7-2, St. Louis Rams 4-5, Arizona Cardinals 2-7, San Francisco 49ers 2-7
Sembra proprio che Seattle sia riuscita a levarsi il gorilla dei Rams dalle spalle.
Serie stagionale vinta dunque e primato di division che solo Seattle può perdere in questo momento. I Rams orfani di Mike Martz ritrovavano, dopo quattro partite, il loro attacco titolare con il ritorno di Bulger, Holt e un Isaac Bruce in miglioramento di condizione.
Ma i Seahawks quest'anno hanno scoperto che tutto viene più facile se il football è nelle mani di Shaun Alexander. Così il running back ha corso come mai in questa stagione (33 volte) trovando la end zone tre volte facendo emergere il lavoro oscuro della linea offensiva che ha ben protetto Hasselbeck non concedendo sacks ai difensori dei Rams.
St. Louis è comunque rimasta in partita inspiegabilmente se si pensa che a 7 minuti dalla fine era sotto solo di una segnatura nonostante Bulger e compagni fossero andati a punti solamente una volta nei cinque possessi dentro le 20 di Seattle.
Con Martz fuori e Vitt a chiamare gli schemi si pensava che l'attacco dei Rams diventasse più tradizionale o comunque più bilanciato. Il problema è che di fronte St. Louis ha trovato una difesa che continua a non godere della giusta considerazione a nostro avviso nonostante debba ancora esserci un running back capace di correre per più di 100 yards contro Wistrom e soci.
Sotto nel punteggio Vitt è stato così costretto a forzare Bulger (40 passaggi) dimenticandosi di Jackson (70 yards finali) come testimoniando anche i 18 primi downs conquistati su via aerea contro gli appena 4 grazie ad una corsa.
Seattle dunque fa 5 in fila come non succedeva dal 1999 e potrebbe arrivare facilmente a 6 vincendo contro i 49ers domenica prossima ma, cosa più importante, potrebbe puntare a quelle 12-13 vittorie che gli garantirebbero forse un posto nel divisional playoff di metà gennaio.
In fondo alla NFC West ristagnano i 49ers. Dispiace sempre vedere una franchigia storica ed importante come quella di San Francisco non trovare il modo per riemergere ma la versione 2005 dei 49ers oggi è impresentabile.
Costretta a correre per il vento che spazzava Chicago San Francisco ha ottenuto un buon risultato dai due running back, Barlow e Gore, ma le 40 corse che il coordinatore offensivo e Mike Nolan hanno chiamato non sono servite per controllare il ritmo di gioco né per mettere punti sul tabellone.
Non che potesse altrimenti con un quarterback (Pickett) che chiude con un solo passaggio completato su 13 tentativi, che ottiene 9 primi downs su 59 giochi offensivi, 3 field goals, e un orrendo 2/16 nelle situazioni di terzo down.
San Francisco è ultima nella NFL per yards a partita (199.4 di media), ha un rebus nella posizione di quarterback perché il rookie Alex Smith è visibilmente ancora lontano dal poter guidare una squadra NFL ed ora si ritrova anche a fare a meno della safety Tony Parrish in una difesa che concedeva, prima del suo infortunio, 397.1 yards a partita di cui 280 per via aerea con un inquietante 66.3% di completi concesso al signal caller avversario.
A far compagnia ai 49ers c'è Arizona uscita sconfitta dalla partita contro Detroit. Non sono bastati né il season high di Warner (359 yards) né il primo TD su corsa della stagione ai Cardinals per dare a Dennis Green motivi per sorridere.
Perché di aspetti negativi ce ne sono come ha riconosciuto lo stesso capo allenatore. Dalla peggiore prestazione difensiva stagionale (troppi tackles mancati) in difesa ad un attacco che continua a fare fatica a guadagnare yards (2.4 di media su 16 portate) e a lasciare il peso dell'attacco nel braccio di Kurt Warner.
Alla nona stagione nella lega il quarterback dei Cardinals non è più in grado, se non saltuariamente, di guidare una rimonta come quella che Arizona ha messo in piedi contro i Lions senza avere conseguenze. Che nel caso dell'ultimo drive ad un minuto dalla fine dove, con i Cards sotto 29-21, ha lanciato tre incompleti, che hanno chiuso la partita.