Emmitt Smith: 17418 yards e non sentirle…
Walter Payton, Barry Sanders, Emmitt Smith, Eric Dickerson, OJ Simpson, Jim Brown, Marcus Allen. La storia dei running backs passa immancabilmente per questi signori.
Tutti si sono ormai levati le protezioni e sono passati ad altre occupazioni. Come dite? C'è ne è ancora uno che ogni maledetta domenica all'ora di pranzo americana entra in uno dei 32 campi della NFL e corre con un pallone sottobraccio? Già Mister Record. Inutile star qui ad elencare la dozzina di record che Emmitt Smith detiene e l'altra dozzina che registrerà una volta finita la carriera.
I running backs hanno una “vita” sportiva media sensibilmente più corta di qualsiasi altro giocatore NFL. Il motivo è presto ben detto: provate voi a correre 20-25 volte di media a partita contro muri di muscoli e ciccia di 140-150 kg per 16 volte l'anno (tralasciando i playoffs) per un paio di anni. O siete il personaggio raffigurato nella maglietta preferita di Shaquille O'Neal (e scusate l'intromissione del basket NBA) oppure dopo 6-7 anni a questi ritmi un comune mortale (e di comune questi signori hanno ben poco) alza bandiera bianca e si da alla professione di commentatore.
Niente da sorprendersi quindi se venerandi giocatori come Eddie George, Garrison Hearst, Jerome Bettis, Fred Taylor vedono ridotto il loro ruolo a favore di gambe più fresche ma anche di mani meno esperte.
Un classico esempio di tale situazione sono i Tennessee Titans: problemi di salary cap e le diminuite capacità del giocatore hanno portato alla separazione della franchigia da Eddie George, un'icona in Nashville e più di 10.000 yards corse con la casacca azzurronera dei Titans. E' diventato così titolare il secondo anno Chris Brown: almeno 10 centimetri buoni in altezza sopra la media NFL della categoria, già lo scorso anno aveva numeri migliori di George e l'inizio di quest'anno non ha fatto altro che confermare i buoni giudizi che gli scouts avevano espresso su di lui.
Pur avendo giocato in pratica 4 quarti in due partite, complici piccoli acciacchi e una diversa strategia di gioco dei suoi Titans, ha la miglior media di yard per corsa (6.0) fra tutti i running backs che hanno tentato almeno 40 corse ed è terzo in yards totali dietro a Edgerrin James e Curtis Martin.
Nella stessa conference dei Titans, la AFC, è avvenuto un altro avvicendamento all'inizio della stagione: colui che caricava tutto il peso della squadra in campo, avversari compresi, Jerome " The Bus " Bettis si è dovuto fare da parte e lasciare il posto a Duce Staley, non un fringuello ma certamente più fresco del giocatore che occupa la 6° posizione di sempre nelle corse nella storia della NFL.
Onestamente "the Bus " non è più il giocatore che collezionava stagioni da sopra le 1000 yards (ultimo anno buono è il 2001) su corsa, la sua media a portata negli ultimi due anni si limita a un sufficiente 3.4 e il suo ruolo ormai è quello di goal line rusher.
Direte voi: beh ti usano in situazioni da touchdown, la fatica la fanno gli altri, a te spetta la gloria, che vuoi di più?. THE FOOTBALL… Il running back per sentirsi vivo deve avere il pallone in mano, sfidare ad ogni down la linea difensiva avversaria, sfiancarla, andare alla ricerca di ogni più piccolo spazio dove poter passare e correre verso la end zone, sentire i contatti dei difensori. Di questo vive un running back.
Se queste prime due settimane di stagione hanno offerto qualche indicazione senza dubbio la più efficace e chiara è quella per cui la NFL oggi offre un vasto panorama di giocatori in grado di correre sopra le 100 yards a partita e di prendere tranquillamente il posto del titolare del ruolo. Vengono in mente i vari DeShaun Foster, Quentin Griffin, Julius Jones, Thomas Jones, Onterrio Smith.
Andiamo ad analizzarli velocemente tenendo ben presente che, signori, due partite non fanno una stagione.
La riserva del Pro-Bowl Stephen Davis ai Panthers aveva già mostrato buone cose l'anno passato quando era stato mandato in campo per agevolare il compito di Davis. Foster è un giocatore differente dal compagno di squadra: più veloce, anche sulle corse lunghe, cambi di ritmo che il Pro-Bowler non possiede preferendo usare la sua forza e la potenza. Ma soprattutto l'ex UCLA è un playmaker capace anche di ricevere con discreti risultati ( soprattutto in situazioni di 3° down ).
A Denver invece è opinione comune, ma soprattutto di coach Shanahan, che il sistema di gioco dei Broncos dia la possibilità ad un qualsiasi running back di correre le fatidiche 1000 yards, segno di nobiltà , a stagione. Da come è partito il minuscolo (170 cm scarsi che ne fanno il titolare più basso nella posizione di RB in tutta la NFL) Quentin Griffin (111 yards di media a partita, 2 TDs) bisogna dare atto a Shanahan della sua scelta e che la sua non era presunzione ma solo fiducia nel suo roster.
Griffin possiede una caratteristica che nessun giocatore di Denver possiede: la capacità di cambiare più volte velocità nel corso della stessa azione e un'elusività che ricorda quella leggendaria di Barry Sanders.
Julius Jones starà invece fermo due mesi a causa di una lesione alla spalla sinistra. Il rookie da Notre Dame, prima scelta assoluta dei Cowboys, stava già minacciando, dopo due partite lo spot da titolare di Eddie George. Fatto alquanto strano vista la reputazione di incostante che lo accompagna fin dai tempi del college.
Jones viene paragonato a un giovane Curtis Martin (anche se l'attuale Martin sembra il clone di se stesso visto l'inizio galattico che ha avuto), un gran lavoratore cioè, e un back capace anche di far male su ricezione. Preferisce, e le caratteristiche sembrano assecondarlo in questo, correre all'esterno godendo di una buona velocità di base mentre manca ancora un po' di potenza essere efficace anche all'interno.
A Chicago erano saliti tutti sulla carrozza guidata da A-Train, al secolo Anthony Thomas resuscitato, nel 2003, da una stagione 2002 penosa (720 yards ma solo 3.4 a portata e 5 fumbles). In quella appena passata il quarto anno da Michigan (allora 3°) aveva prodotto lo stesso numero di touchdowns (6) dell'anno precedente ma erano aumentate sia le yards ( 1024 ) che la media (4.2).
Peccato che in fondo al vagone ci fosse un signore che voleva viaggiare come Irene Grandi cantava qualche tempo fa: in prima. Il passeggero fa Thomas di nome e Jones di cognome, è un torello di neanche 1.80 che si porta a spasso 95 bei kilettoni che usa sia per correre con discreti risultati (627 yards con i Bucs l'anno scorso ma soprattutto 4.6 la sua media) che per ricevere (anche 24 ricezioni per 180 yards ).
Ai Bears gli chiedono di fare il Priest Holmes della situazione e se solo riuscirà ad avvicinarsi alla consistenza della stella dei Kansas City Chiefs per i Bears forse è iniziato l'anno della resurrezione.