Oklahoma festeggia, Texas è sconfitta
In ogni sport di squadra a livello collegiale esistono una miriade di incognite che possono determinare il successo o il fallimento di un'intera stagione se non anni di duro lavoro: infortuni, cambi di allenatori e staff, partenze di giocatori fondamentali per i campionati professionistici sono tutti elementi di primaria importanza, ma a dispetto di basket, baseball e hockey, nel football questi elementi assumono un ruolo determinante.
Texas proviene da una stagione che definire quasi trionfale non sarebbe considerata una bestemmia, sotto la guida di Mack Brown , con McCoy un cabina di regia e una feroce difesa, i Longhorns sono andati ad un passo dal titolo nazionale, sostituire uno dei QB più vincenti della storia della NCAA come Mccoy poteva sembrare un arduo compito, ma Garrett Gilbert ha il football nelle vene fin da ragazzo (il padre ha avuto una discreta carriera NFL con Kansas City e San Diego), catapultato inaspettatamente nella finale per il titolo ha dimostrato di avere le caratteristiche ideali per poter dirigere la squadra nei prossimi anni.
Per contro Oklahoma proviene da una stagione che definire fallimentare non potrebbe essere considerato un'offesa, decimata dagli infortuni in uomini fondamentali(Bradford fuori alla prima di campionato, Gresham fuori l'intera stagione per un ginocchio ballerino) i Sooners hanno per forza di cose dovuto ridimensionare i propri obiettivi, niente finale di Conference Big XII per la prima volta da tempo immemore e la finale di un Bowl secondario e la partenza per la NFL di gran parte dei giocatori basilari in tutti i reparti (Bradford, Gresham, T.Williams, G.McCoy, B.Jackson, D.Franks, C.Brown, R.Reynolds, K.Clayton e chi più ne ha più ne metta) avrebbero messo in ginocchio qualunque squadra, ma Stoops e il suo staff percorre gli States in lungo e in largo alla ricerca di talenti e riportare rapidamente la squadra al rango che le spetta.
La vigilia della partita è caldissima già dalla sera che precede la partita, quando la polizia arresta un centinaio di persone a causa di ubriachezza molesta, risse, atti vandalici di vario genere, certo che se ci si presenta in un bar con la maglietta rossa con su scritto "Beat'em" o "Beat Texas" le reazioni dei tifosi Longhorns sono facilmente immaginabili.
L'ennesima partita accoglie il pubblico delle grandi occasioni, la Red River Rivalry si celebra fin dal 1900 e a Dallas dal 1912 e prende il nome dal fiume che per una parte del suo corso segna in confine tra gli stati dell'Oklahoma e del Texas, dal 1945 questa sfida ha avuto implicazioni per il titolo nazionale in molteplici occasioni, specialmente quando entrambe le squadre erano nella TOP 25, le statistiche dicono che in sei delle ultime dieci partite disputate hanno una delle due contendenti ha finito per arrivare alla finale per il titolo, la Red River Rivalry viene unanimemente considerata la terza sfida di maggior prestigio nel panorama del college football, preceduta solo da Ohio State-Michigan e Army-Navy.
Entrambe le compagini hanno iniziato il campionato con risultati altalenanti, Texas proviene dall'inaspettata e imbarazzante sconfitta contro UCLA dove ha mostrato preoccupanti amnesie offensive ma anche comunque la miglior difesa del campionato con solo 224 yards concesse a partita, mentre i Sooners pur ancora imbattuti, hanno dimostrato lacune preoccupanti, specialmente nella secondaria, ma hanno in Landry Jones il quinto miglior QB della NCAA con oltre 1.200 yards lanciate e con il 64% dei passaggi completati e il Demarco Murray un 'arma che può in qualunque momento cambiare il corso della partita.
Non si ha nemmeno il tempo di mettersi comodi che Oklahoma mette i primi punti al tabellone, Murray trova un'autostrada e segna il TD che vale il 7-0 Sooners, la squadra di Brown sembra essere presa in contropiede e non appare in grado di reagire anche per merito della difesa Sooners che chiude ogni varco, passano pochi minuti e Jones mette nelle mani del freshman Kenny Stills il pallone che vale il 14-0 Oklahoma, lo shock è di quelli che possono tagliarti le gambe, la parte dello stadio che tifa Texas è ammutolita e non siamo nemmeno alla fine del primo quarto.
Brown capisce che la linea offensiva di Oklahoma può essere battuta con l'abbondante uso delle corse, Whittaker e Johnson ci provano a più riprese ma Tom Wort e i due Lewis li fermano sistematicamente, finchè D.J Monroe trova il varco giusto per involarsi per 60 yards verso la meta che vale la prima segnatura per Texas, siamo 14-7 Oklahoma.
Nel secondo quarto accade ben poco, Gilbert non riesce a dare ritmo all'attacco,Kirkendol è controllato a dovere dalla secondaria di Oklahoma, le corse non incidono se non sporadicamente, per contro i Sooners alternano giocate splendide ad altre orrende, Murray stenta a trovare il varco giusto per demerito della OL che patisce l'aggressività della difesa di Texas, a metà del quarto Jones dalle 2 yards con un'abile finta manda in subbuglio la difesa di Texas tutta concentrata sulle corse, il TE Hanna riceve il 21 punto Oklahoma, in visibilio i tifosi in maglia rossa, anche agli addetti ai lavori le differenze tra le due squadre sono abissali, ma come diceva Boskov "partita finisce quando arbitro fischia".
Il secondo tempo inizia sulla falsa riga del primo, Texas non torva il bandolo della matassa in tutta la fase offensiva, Oklahoma è indecisa se chiudere la partita definitivamente oppure controllarla e tenere a bada i Longhorns, ma si sa, a questo livello il gioco conservativo non paga, la squadra di Coach Brown in tutto il terzo quarto riesce solo a mettere a segno un FG dalle 22 yards, adesso siamo 21-10 Oklahoma.
L'ultimo quarto non è da cardiopatici, Murray capisce che correre nel mezzo è troppo difficile, meglio provarci fuori dai tackle, con una corsa da 20 yards da ampia dimostrazione delle sue immense qualità , i difensori di Texas tentano invano di metterlo fuori dal campo, Murray rimane in equilibrio lungo la sideline e in tuffo segna il TD che spacca in due la partita, siamo 28-10, ma la squadra di Brown non si da per vinta.
La difesa in maglia bianca alza il ritmo, Broyles e Stills sono sistematicamente raddoppiati, Jones stenta a trovare un ricevitore libero, il duo Acho-Jeffcoat è incontenibile e mette a dura prova la linea offensiva dei Sooners che a più riprese cede, Gilbert non ingrana e la linea offensiva commette penalità a ripetizione, ma a piccoli passi si avvicinano alla redzone, Cody Johnson segna facilmente dalle 5 yards, siamo 28-17 e mai dare per morti i Longhorns.
Brown non ama rischiare e il suo atteggiamento conservativo potrebbe costargli caro alla fine, dopo un bel drive il coach decide di calciare anzichè tentare di segnare il TD, siamo 28-20. In un momento chiave della partita su un terzo e lungo Jeffcoat pensa bene di stendere un avversario a gioco fermo, senza la penalità Oklahoma sarebbe stata costretta al punt e invece si trova con un primo down a metà campo ma alla fine la squadra di Stoops non combina granchè, Texas non ne approfitta.
Nel drive successivo avviene l'imponderabile, su una play action di Jones Acho lo rincorre come fosse un ladro, nell'agitazione Jones perde la palla che rotola nelle vicinanze della sideline, vi si avventano giocatori di entrambe le squadre, ma miracolosamente per Oklahoma la palla rotola fuori, nel punt successivo Williams "muffa" il pallone sul quale si getta Winchester che pone cos' il termine ad una partita emozionante solo a tratti, Oklahoma dopo due sconfitte consecutive contro Texas si riprende la rivincita.
La partita sancisce l'uscita di Texas dalla TOP 25 per la prima volta in dieci anni, Brown avrà molto su cui lavorare nelle prossime settimane, la disciplina sarà uno degli argomenti principali da trattare in seno alla squadra, senza la miriade di penalità comminate ai Longhorns sia in attacco che in difesa,è probabile che la partita avrebbe potuto prendere una piega diversa.
Stoops non può che essere contento del risultato, i Sooners si godono il loro 5-0 e con un calendario favorevole posso ambire anche alla finale per il titolo, ma la stagione è ancora lunga e le insidie sono sempre dietro l'angolo.