Ingram festeggia, Florida è stata stesa con 3 suoi touchdowns su corsa.
Alla fine l'ha spuntata 'Bama, che ha vinto un match dominato in lungo e in largo mettendo alle corde Florida fin dai primi minuti, che ha fine primo drive era già sotto 3 a 0 dopo il field goal trasformato da Leigh Tiffin, a segno con una bomba dalle 48 yards; un calcio, che di fatto ha aperto la giornata infernale dei Gators, parsi una copia sbiadita e a tratti irriconoscibile della straordinaria squadra vista all'opera durante la stagione regolare.
Una squadra che nel Georgia Dome ha subito ogni colpo degli avversari, che hanno messo a dura prova una delle migliori difese della nazione surclassandola in sessanta minuti di football giocati al limite della perfezione; mai, sotto l'egida guida di Urban Meyer, l'ateneo di Gainesville aveva concesso 251 yards su corsa agli avversari, e mai, probabilmente, si erano trovati di fronte un fenomeno del calibro di Mark Ingram, vero protagonista della serata.
Centotredici yards e 3 touchdowns, questo il biglietto da visita che ha confezionato il runningback di Alabama alla giuria che deve giudicarlo per l'Heisman, premio per il quale dovrebbe aver ormai definitivamente staccato il suo avversario Tim Tebow, non certamente crollato ma sicuramente ridimensionato dopo la prestazione di sabato, quando con quell'unico intercetto ha di fatto cancellato il sogno di Florida.
Un sogno che logicamente era anche il suo, ovvero quello di chiudere una straordinaria carriera universitaria con un secondo titolo nazionale in tasca, a conferma di quello status, che molti gli riconoscono, di uno tra i migliori giocatori collegiali di sempre; un ruolo che si è confezionato su misura dopo le ripetute imprese con la maglia dei Gators, e che ha ricoperto con passione, umiltà , dedizione, fino agli ultimi secondi di una partita che di fatto segna la fine della sua avventura in NCAA.
Il pianto, le lacrime, ma allo stesso tempo il riconoscimento del valore dell'avversario, rendono il numero 15 di Florida un campione universale, che nella sua sconfitta più grande ha forse conquistato anche i cuori dei più scettici, che ne riconoscono unanimemente la grandissima personalità ed un carattere mai domo che lo porta ad assumersi sempre le proprie responsabilità e caricarsi sulle spalle il peso della squadra.
Come avevamo anticipato sette giorni fa, Florida senza Tebow non sarà più la stessa, perché Tim ha segnato un'epoca, un periodo che forse avrebbe meritato di concludersi diversamente ma che purtroppo, o per fortuna, ha incrociato il proprio cammino con il miglior team della nazione, splendidamente allenato da Nick Saban, che in due stagioni è riuscito a riportare Alabama ai fasti di un tempo.
Fasti conquistati anche grazie ad una difesa di grandissimo livello, che guidata sul campo da Rolando McClain ha saputo mettere le briglie ad uno degli attacchi migliori visti all'opera quest'anno, costringendolo a limitarsi ad appena 88 yards di corsa; una miseria, per un team che può contare sul miglior realizzatore di sempre della SEC.
Tebow ha corso per 63 yards, Brandon James per 9, e mentre i Gators faticavano a conquistare terreno, dalla parte opposta del campo i Crimson Tide schiantavano la flebile resistenza difensiva avversaria con l'ottimo Trent Richardson, 11 portate per 80 yards, che si alternava alla perfezione con un Ingram in stato di eterna grazia.
Grazia di cui ha goduto tutto il suo team, che le poche volte che veniva arginato dalla difesa di Florida trovava il modo di avanzare mettendo la palla per aria, dove lo stesso runner e Marquis Maze diventavano i terminali preferiti di Greg McElroy, ricevendo rispettivamente per 76 e 96 yards; produzioni elevate e allo stesso tempo sorprendenti, visto che il grande atteso, Julio Jones, è stato chiamato in causa in sole due occasioni per 28 yards.
Una scelta che ha spiazzato i Gators e che ha permesso ai Tide di mantenerli costantemente sotto pressione, andando a segno in quasi tutti i drive offensivi che si trovavano ad affrontare, con i quali hanno mantenuto sempre un certo margine di vantaggio, impedendo agli avversari di farsi sotto nei momenti decisivi della partita.
La forbice minore il punteggio l'ha avuta nel secondo quarto, quando dopo il secondo field goal trasformato da Tiffin, Florida si era messa a fare sul serio e Tebow ha lanciato l'unico touchdown del suo ultimo SEC Championship completando un passaggio da 23 yards per David Nelson, autore del 10-12 che donava nuove speranze ai Gators.
Speranze "uccise" nemmeno sessanta secondi più tardi da due folate offensive di Ingram, che prima si fa più di mezzo campo portando palla fin dentro le cinque di Florida, e poi decide di imporre una decisa accelerazione al match regalandosi il secondo viaggio di giornata in endzone; 3 yards per un 19-10 che lascia nuovamente spazio a pochissime repliche.
I Gators però non sono ancora pronti ad alzare bandiera bianca e cercano di mettere una provvidenziale pezza al risultato segnando un field goal con Caleb Sturgis, anche per lui seconda realizzazione, prima dell'intervallo; quello che però non sanno ancora, Meyer e i suoi ragazzi, è che questo calcio sarà la loro ultima segnatura della partita.
Al rientro in campo i giocatori di Saban sembrano sempre meno disposti a concedere campo agli avversari e dopo aver allungato ancora grazie ad un passaggio da 17 yards ricevuto da Colin Peek in endzone, costringono Florida ad inseguire, lottando per ogni misera yard con le unghie e con i denti; l'inseguimento comincia ad avere i risvolti della mission impossible quando ancora una volta va a segno 'Bama, che dopo un three&out avversario si mette a macinare yards e consegna al proprio runner il terzo TD su corsa della partita.
Nonostante tutto i Gators hanno ancora la forza di abbozzare una rimonta, ma il fuoco acceso da Tebow, che corre e lancia come un ossesso, si spegne per un suo stesso errore, dovuto forse alla troppa foga di completare uno splendido drive partito dalle proprie 35 confezionando un TD pass per Nelson, che scivola dietro alle schiene avversarie piazzandosi sul lato destro dell'endzone.
Un possibile touchdown di un possibile quanto incredibile comeback che si tramuta in un sanguinoso intercetto, grazie all'ottima intuizione di Javier Arenasl, che retrocede di quel passo necessario a pizzicare l'ovale lanciata dal numero 15 di Florida, che si picchia le mani sul casco, inferocito, e lascia sconsolato il campo, scrollando il capo, con gli occhi bassi e lo sguardo nascosto dalle ombre della facemask.
Il tanto atteso SEC Championship si conclude di fatto qui, sull'intercetto lanciato da Tim Tebow a 11 minuti e 52 secondi dalla fine del match; di li in avanti i Crimson Tide si limitano a controllare mentre i Gators non fanno moltissima strada con l'ultimo, disperato tentativo di riportarsi sotto e giocarsi il tutto per tutto. Il punteggio non cambia più, nessuna rimonta trova spazio tra le mura del Georgia Dome, che celebrano il ventiduesimo titolo SEC per Alabama, il team che l'ha vinto più volte.
Oltre a Ingram nei nuovi campioni e nuovi numeri 1 della nazione sorprende ancora una volta il quarterback McElroy, capace di completare 12 passaggi su 18 tentati per 239 yards, 1 TD e 1 INT; tra gli avversari, nonostante la sconfitta, un comunque positivo Tebow trova ottimi collaboratori nei soliti Aaron Hernandez e Riley Cooper, autori rispettivamente di 8 e 3 ricezioni per 85 e 77 yards. Numeri che purtroppo per loro non cambiano il risultato, ad imporsi sono i Tide di Saban, trionfatori con un inatteso 32 a 13.