Il sogno finisce qui

Max Hall, quarterback dei Cougars, ha lanciato ben 3 intercetti nella sconfitta di sabato contro Florida State.

Uno degli argomenti più caldi dell'ultima offseason di college raccoglieva al suo interno una parte di polemica, alimentata da un sistema sempre più criticato per le modalità  di selezione delle partecipanti agli eventi più importanti. E' noto che conferences come la Mountain West o la Western Athletic, giusto per citare quelle dalle quali provengono quelle università  che, seppure considerate inferiori alle big, hanno ottenuto risultati eccellenti, non abbiano un invito automatico ad un Bowl Bcs in caso di vittoria del proprio raggruppamento, il che si scontra fortemente con i grandi successi ottenuti negli ultimi tempi da Boise State contro Okalhoma, piuttosto che la perfect season compilata da Utah nel 2008, culminata con l'affermazione nei confronti di Alabama.

Più questi risultati hanno continuato ad essere positivi, più gli atenei che li hanno conseguiti hanno aumentato il tono della protesta, dell'ingiustizia: perché, si chiedevano, se una squadra di una conference minore ha fatto una stagione perfetta non può avere il diritto di partecipare ad una finale nazionale, dal momento che i risultati sul campo ci sono? Dai piani alti (e da qualche head coach seccato - ndr) le risposte non avevano tardato ad arrivare, e miravano a sottolineare il livello competitivo nettamente inferiore attraverso il quale certe stagioni perfette erano state concretizzate.

Da una parte, quindi, una continuità  di risultati contro le grandi che è diventata innegabile. Dall'altra, una competizione all'interno del proprio gruppo, neanche lontanamente avvicinabile, per esempio, ad una Big 12 South, e stiamo parlando, proprio citando quest'ultima, di una sottodivisione di una delle conferences più forti d'America. Più di una volta è stato detto, che se esistesse il sistema playoffs le critiche cesserebbero istantaneamente. Ma al momento le cose restano come sono, perché, giusto o non giusto, la Ncaa va avanti così da sempre.

Proprio per via del funzionamento attuale del sistema, poteva essere l'anno buono per provare a fare chiasso, per avanzare un altro passo deciso verso l'espansione del numero di posti Bcs automatici, un'altra perfect season di qualcuna di queste squadre, e ci sarebbe stato seriamente da riflettere. Niente da fare, sembra, per quest'anno, perché sabato sono cadute sia Brigham Young che la tanto acclamata Utah, peraltro appartenenti alla medesima Mountain West, le cui sconfitte, a questi livelli, pesano di più di molte altre, in quanto giunte per mano di atenei non considerabili nell'elenco dei più forti. Brigham Young, che si era permessa il lusso di battere Oklahoma e quindi di sognare un posto al sole, è stata addirittura umiliata da Florida State, la quale è tornata nel ranking proprio per merito di questa partita, mentre gli Utes sono caduti ad Oregon, e dal ranking sono addirittura stati estromessi.

La posizione di forza della Ncaa, di conseguenza, viene ad essere giustificata dagli eventi. Come possono due squadre che perdono contro atenei di medio livello appartenere all'elite?

Non resta che recitare i mea culpa di rito.

I Cougars forse non si erano preparati adeguatamente ad affrontare Christian Ponder, quarterback dei Seminoles, che in passato aveva già  dato dimostrazione delle sue ottime doti di mobilità .
Soprattutto grazie a lui, FSU ha racimolato ben 512 yards di total offense conseguite in 54 punti, convertendo i primi 9 tentativi di trasformazione dei terzi downs, trovando quindi una continuità  offensiva troppo dura da arginare, dando il largo ad un risultato persino eccessivamente punitivo.
La linea offensiva del team di Bobby Bowden, peraltro, ha sovrastato fisicamente il fronte difensivo avversario, proteggendo il quarterback, creando varchi per le corse, e non perdendo la calma quando Ponder è stato chiamato a risolvere le situazioni più intricate con le proprie gambe.

Max Hall, che fino a sabato viveva sotto la stretta osservazione di chi deve redigere settimanalmente l'elenco dei candidati per l'Heisman Trophy, ha lanciato 3 intercetti nel solo secondo tempo, il primo dei quali è stato riportato in endzone per un touchdown, episodio chiave nell'esclusione di ogni possibilità  di rimonta da parte di quei Cougars che hanno perduto un'occasione più unica che rara, tenuto conto che nella medesima giornata Southern California aveva lasciato sguarnito il posto numero 3 del ranking. O'Neill Chambers, wide receiver di BYU, colpevole di aver perso un fumble nel primo quarto in redzone, ha dichiarato che la sconfitta non è stata poi così importante, perché arrivata da una squadra esterna alla Mountain West, e che quindi essa non pregiudica il cammino dei Cougars internamente al raggruppamento, sottolineando che questo può ancora essere vinto.

Giusto e corretto, per carità , bastava che spiegassero al giocatore che gli obbiettivi di squadra erano ben altri"

Di diversa natura è stata invece la sconfitta degli Utes in Oregon, perché di disfatta non si è trattato, anzi, sembrava la ripetizione di una delle tante situazioni di difficoltà  nelle quali in passato la squadra aveva saputo districarsi e vincere, soprattutto riuscendo a tenere in piedi una striscia di vittorie arrivata a quota 16, la più lunga d'America. "Sapevamo che non sarebbe durata per sempre" ha detto coach Kyle Whittingham, "solo speravamo di riuscire a portarla avanti il più possibile, e non era certo nostro intendimento fermarci quest'anno".

Strisce del genere, tuttavia, non possono essere mantenute vive se il proprio attacco stenta a partire, confermando che perdite come quella del quarterback Brian Johnson, uno degli eroi del 2008, non sono state digerite e rimpiazzate a dovere. Il suo sostituto Terrance Cain, un transfer proveniente dal mondo dei junior college, si è difatti distinto per aver lanciato ben 11 incompleti consecutivi nel solo primo tempo, non riuscendo a comprendere a fondo le varie difese che i Ducks gli mettevano contro di volta in volta, fino ad arrivare a 7 drives consecutivi senza riuscire ad ottenere un primo down, all'interno dei quali erano state prodotte solamente 6 yards all'attivo in 22 giochi.

Il 28-10 di parziale derivato da questi problemi offensivi, peraltro accentuato da una difesa abituata a limitare con decisione il gioco di corse avversario e che ha invece concesso al freshman LaMichael James 152 yards, 112 delle quali nella ripresa, era stato acciuffato per i capelli in pieno stile Utes (sono difatti storiche le rimonte condotte in passato dall'oggi laureato Johnson): stavolta l'eroe di turno era giunto dalla difesa, impersonato dal safety Robert Johnson (cognome evidentemente vincente, nello Utah"), il quale aveva raccolto e trasformato in un miracoloso 28-24 un fumble perso da Jeremiah Masoli, quarterback dei Ducks, ed in seguito andandolo addirittura ad intercettare, restituendo il possesso al suo attacco con solamente quattro punti da recuperare.
Lo scenario era preparato, e sembrava quello di sempre. Ma tutto è terminato con uno dei tanti errori di giornata di Cain, intercettato a sua volta dopo che aveva portato Utah sulle 38 yards in territorio ostile, quando qualcuno si era permesso di dare per scontata l'ennesima rimonta.

Ed anche in questo caso, non si è compresa bene una dichiarazione del post-partita, quando Whittingham, interrogato sui motivi della sconfitta e sulla migliore prestazione in campo da parte di Oregon, ha risposto "Beh, d'altra parte è ciò che ci si aspetta da un college appartenente ad una conference superiore come la Pac 10".

Ma allora perché ci si lamenta di non essere considerati per i trofei maggiori se poi non si ha l'autostima necessaria per ambirvi? A questa ed altre domande dovranno rispondere Brigham Young, Utah, Boise State, Texas Christian, e tutte quelle squadre che negli ultimi anni sono state sempre presenti tra le migliori 25 della nazione. Per fare il passo successivo, finchè il regime funzionerà  in questo modo, anche una sola sconfitta stagionale può essere letale. Se poi arriva contro avversari non irresistibili, allora"

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