John Parker Wilson, uno dei protagonisti della bellissima stagione dei Crimson Tide.
Più vinci, più una sconfitta è difficile da digerire. E' il minimo comune denominatore di tutti gli sport di squadra, americani o europei che siano, non importa quanto un gruppo di persone abbia lavorato sodo durante l'anno per centrare l'obbiettivo, perché se si cade ad un metro dal traguardo solo per osservare chi stava dietro passare e trionfare al posto proprio, tutto il lavoro svolto rischia di venire pesantemente mortificato.
Un concetto che può senz'altro riassumere la stagione di Alabama, squadra che in tempi sospetti come questi, dove le numero uno cadono alla velocità della luce, ha saputo tenere saldi i nervi per diverse settimane imponendosi su tutte le avversarie affrontate in regular season, meritandosi il posto più alto del ranking, mantenuto tra l'altro per tutta la seconda parte del campionato, tuttavia inciampando proprio sul più bello, ovvero nel momento in cui il biglietto per il National Championship di Miami era lì, a pochi centimetri, sfuggito dalle mani dei Crimson Tide per via di una sconfitta maturata contro un'avversaria arrivata a fine stagione nel suo momento migliore di forma, Florida.
Resa dei conti doveva essere e resa dei conti è stata. La finale della Sec, visto l'evolversi del campionato, era diventata un naturale ed ovvio lasciapassare per uno dei due posti al Championship, per 'Bama sarebbe bastato vincere anche questa volta e portare ad ulteriore compimento una stagione da unbeaten, da imbattuta, appellativo del quale ben pochi college quest'anno si sono potuti fregiare. Un pizzico di amarezza in più deriva dal fatto che Alabama non si era presentata in campo come vittima designata dei Gators, le cui recenti prestazioni offensive avevano fatto dimenticare a tutti, computers compresi, quel brutto passo falso chiamato Ole Miss; i Crimson Tide erano scesi sul sintetico del Georgia Dome di Atlanta sicuri dei loro mezzi e pronti a confermare con grinta ed orgoglio lo status conseguito fino a quel momento, quello appunto di numeri uno della nazione, e per gran parte della partita ci sono pure riusciti.
Quello di Alabama non si può certo definire un fallimento. Certo, comprendiamo la delusione che attraverserà le menti di molti dei seniors arrivati ad un passo dal sogno, che mai in questa vita avranno l'opportunità di ripetere un'esperienza del genere, ma certo è anche il dover riconoscere a Nick Saban, fresco allenatore dell'anno per la Sec, che questa squadra, grazie al suo lavoro, è stata rivoltata come un calzino, e che dopo poco più di un decennio, i fans del football di Birmingham possono finalmente tornare a gonfiare i loro petti nei confronti delle prestazioni dei ragazzi locali.
Molte squadre le abbiamo viste cadere perché limitate, perché studiate attentamente nelle film rooms, perché i loro punti deboli erano stati trasformati in punti a vantaggio di chi le affrontava. Tra Alabama e Florida non si è trattato di un confronto di questo genere, dal momento che il pane quotidiano imposto dal regime Saban, traducibile in un attacco che pensa prima a correre e poi a colpire la difesa avversaria per vie aeree una volta che questa si concentra contro le corse, stava funzionando anche sabato scorso. I Gators non sono riusciti a fermare Glen Coffee, running back costruito appositamente per correre in mezzo ai tackles ed infliggere punitivi ai propri placcatori, le sue 21 portate per 122 yards con touchdown a corredo avevano difatti consentito di rispondere colpo su colpo alle pericolose offensive orchestrate da Tim Tebow, dando l'impressione, man mano che la partita entrava nel suo vivo, che questo sarebbe stato uno scontro di pugilato più che di football, dove lo sfidante che avrebbe tirato il gancio decisivo nel quarto periodo sarebbe stato quello in grado di spezzare l'equilibrio.
La strategia di cui sopra aveva messo in difficoltà anche i Gators: una volta imposte le corse, infatti, notando che la difesa avversaria, come già molte avevano fatto in regular season, cercava di riempire gli spazi portando otto uomini nel box, John Parker Wilson aveva cominciato a lanciare più spesso, trovando il suo punto di riferimento, il fenomeno Julio Jones, libero a sufficienza per racimolare 5 ricezioni per 124 yards. La difesa, che aveva cominciato con un pacchetto base contenente un difensive back in più del solito, era riuscita a contenere il produttivo gioco di corse di Florida, sfidando Tebow a vincere la partita con i lanci.
L'ultimo pugno, quello più forte, l'hanno però tirato i Gators.
Una prima, timida avvisaglia poteva essere il field goal centrato da Leigh Tiffin a fine terzo quarto, azione che aveva restituito il vantaggio ad Alabama, aveva messo tre punti comunque importanti a referto, ma non era quel touchdown che sarebbe servito per alzare ulteriormente la posta in palio, per mandare un messaggio a Tebow costringendolo a fare altrettanto per pareggiare (non per vincere, quindi) la partita, per poi magari imbastire l'ennesimo drive basato sul controllo del cronometro ed aggiudicarsi la sfida potendo colpire per ultima.
Non è andata così, perché nonostante le ottime coperture sui ricevitori di Florida Tebow ha colpito con inaspettata precisione, i Gators hanno vinto il quarto periodo per 14-0, e la stanca difesa dei Tide nulla ha potuto per opporre resistenza nel momento clou della propria stagione.
A nostro modesto avviso, il mancato raggiungimento di una finale nazionale che rappresentava un qualcosa di più elevato rispetto agli obbiettivi pre-stagionali non può invece mortificare una stagione di così alto livello, nella quale il lavoro di Saban si è concretizzato trasformando una squadra da 7-6 ad una potenza del college, che ha assaporato de livelli competitivi che mancavano in loco dai primi anni '90. Alabama ha fatto tantissimo quest'anno, strapazzando Georgia ed Auburn e superando gli ostacoli più difficili anche grazie all'ausilio dell'overtime, come nel caso della vittoria contro Lsu, tutti fatti che testimoniano che il livello delle principali concorrenti della Sec non solo è stato raggiunto, è stato superato, e come premio ci sarà l'agognato ritorno ad un Bowl Bcs, il Sugar Bowl precisamente, che 'Bama giocherà contro Utah, altra squadra capace di terminare imbattuta la regular season.
Non sarà la finale nazionale, ma per quella crediamo ci sia tempo. Una delle chiavi vincenti di questa memorabile annata è difatti stata la recruiting class operata da Saban, seguita da un'eccellente amalgama creata tra matricole e veterani, che ha reso competitiva questa squadra fin dal primo giorno. E l'anno prossimo, con tale esperienza alle spalle, si potrà senz'altro tentare di fare ancora meglio.