'Beanie' Wells, un'arma terrificante nelle mani della favoritissima Ohio State
La versione 2008 della Big Ten Conference sembra proprio ricominciare da dove si era interrotta l'anno scorso anzi, da dove ormai si interrompe dal 2005. Ohio State vincente e unica del raggruppamento in grado di giocarsi la chance di una posizione alta nel ranking, abbastanza su per poter puntare a un viaggio nella Terra Promessa di Miami per il BCS Championship. E' successo due volte negli ultimi due anni, con altrettante cocenti sconfitte, ma come sottolineato dalla celebre rivista americana Sporting News, questa conference sembra sempre più una "Ohio State and Little Ten" (le squadre in Big Ten sono undici dall'ingresso di Penn State, ma si è deciso di mantenerne il nome "a dieci" n.d.r.).
Ohio State Uber Alles
Con la conferma di buona parte del roster che lo scorso anno decretò il successo in conference e l'accesso al Championship e una difesa di conseguenza di altissimo livello, i Buckeyes si presentano di nuovo come stra-favoriti al titolo e l'esplosione di euforia generata a Columbus dall'arrivo di Terrelle Pryor, futuro quarterback di OSU e stella di assoluto livello del football high school, non raggiunge ancora il primato di stima ormai conquistato dal coach Jim Tressel che in sette anni ha conquistato un record di 73-16. E un titolo nazionale.
Un Tressel di nuovo scortato in attacco dal fidato ed eccellente Jim Bollman, un Tressel che da 4 anni sconfigge i Michigan Wolverines nell'ultima di campionato (6-1 il computo totale), un Tressel che perso Vernon Gholston è già pronto a presentare al mondo Ncaa un defensive end di tutto rispetto come Lawrence Wilson, nome che riempirà di chiacchiere il futuro delle analisi pre Draft.
I Buckeyes ricominciano da un attacco che verrà guidato di nuovo da Todd Boeckman, con Pryor che a tratti è sembrato destinato persino a una redshirt ma che avrà in ogni caso poche chance di giocarsi qualche snap nel suo anno da freshman, stagione durante la quale il coaching staff ha intenzione di lavorarselo per bene e trasformarlo in quello che tutti si aspettano diventi: un'arma micidiale. Boeckman quindi, che non è un fenomeno e forse non vi si avvicina nemmeno dall'esserlo, ma ha grande braccio e ottima presenza nella tasca oltre a poter contare su un backup che dà una certa sicurezza come l'altro senior Antonio Henton.
Certo, Pryor è già indicato come uno di quei fenomeni che ti capitano sottomano una volta ogni dieci anni, forse venti, uno di quei ragazzi dotati a sufficienza di fisico e atletismo da poterti permettere di rischiarli da subito. Ma non è il caso di Tressel che sa di poter contare sulla solidità di un quarterback già capace di gestire a dovere la scorsa stagione che portò ad un nuovo titolo in Big Ten senza troppi patemi.
Boeckman può contare di nuovo su una linea solida che troverà ancora Alex Boone a sinistra, riconfermato dopo l'ottima stagione 2007 che lo ha proiettato in cima alle liste di gradimento degli esperti per il ruolo di tackle offensivo. Perso Kirk Barton a destra, Tressel si affiderà a Bryant Browing, sophomore di buone speranze, anche se sembra proprio il lato sinistro quello più invalicabile dagli avversari, uno dei migliori della nazione che, oltre al già citato Boone, può contare sulla guardia senior Steve Rehring.Un duo micidiale.
Nessun problema nemmeno dalle corse, dove Chris Wells, conosciuto a Columbus come Beanie, vero fenomeno del gioco offensivo e reduce da una campagna da 1609 yard, è pronto a fare ammattire di nuovo tutte le difese avversarie. Dietro di lui un gruppetto niente male, dove si trova la solidità del senior Maurice Wells mentre per il futuro si prepara l'atteso redshirt freshman Dan "Boom" Harron che, dal soprannome, lascia intendere quanta sia l'efficacia del suo gioco.
Con la conferma del buon Brian Robiskie (Sr) a ricevere, affiancato da promesse quali Brian Hartline (Jr) e Taurian Washington (So) anche il pacchetto dei ricevitori sembra essere del livello giusto per competere con buoni risultati anche fuori dal conflitto della Big Ten.
Una Big Ten che molti definiscono scontata soprattutto in virtù della difesa capace di schierarsi in campo per Tressel, un reparto che ha ricevuto praticamente conferme di ritorno da tutti gli atleti migliori, soprattutto da James Laurinaitis, linebacker e leader indiscusso, corteggiatissimo dagli scout Nfl che speravano di trovarselo di fronte già allo scorso draft dopo la vittoria del Dick Butkus Award. Il figlio del celebre wrestler Joe, conosciuto come Animal, è invece rientrato al campus per il suo anno da senior col sogno di inseguire di nuovo il titolo nazionale. E magari di vincerlo.
La difesa è solida ed esperta, l'unico dubbio può passare dal sophomore Cameron Heyward che però molti vedono già pronto a costituire perfettamente una parte importante del gioco di linea. Bene anche il resto dei linebacker che vanno ad affiancare Laurinaitis, dove sia Curtis Terry sul lato forte che Marcus Freeman su quello debole offrono certezze su ogni fronte, ivi inclusa l'importantissima dose di esperienza acquisita dai due negli anni (sono entrambi senior). Buone anche le secondarie, dove spicca soprattutto il nome di Malcom Jenkins, rapido, grosso, bravissimo nelle coperture, il cornerback perfetto, leader di un reparto che vede il ritorno di tutti i titolari presenti lo scorso anno. Jenkins sarà un probabile primo giro al prossimo draft insieme al compagno Laurinaitis soprattutto se consideriamo che oltre alle doti da ottimo difensore che si porta appresso, ha anche un discreto intuito per il pallone e buone mani, utilissime particelle del DNA di un difensore completo che può eseguire anche big play importanti.
Il crocevia per il titolo, più che dalle sfide interne alla conference, sembra passare dalla trasferta del 13 settembre in casa di Southern California anche se ovviamente non vanno sottovalutati i successivi viaggi a Wisconsin e Illinois. Se però è vero che la Big Ten nulla può contro lo strapotere Buckeyes allora è proprio alla trasferta coi Torjans che servirà guardare, ricordando che OSU non perde in trasferta dal 9 settembre 2005 (22-25 contro Texas). Se il trend venisse confermato allora potremmo di nuovo avere una squadra in lotta per il titolo o, nella peggiore delle ipotesi, la più grande favorita a un volo a Pasadena a Capodanno per il Rose Bowl.
Illinois e Wisconsin: chi infastidisce i Buckeyes
A inseguire la banda di Tressel due squadre che hanno prospettive molto simili all'interno del torneo Big Ten ma diverse a livello nazionale. Wisconsin e Illinois sono pronte a giocarsi il secondo posto in classifica, ma in virtù di un calendario più impegnativo i Fighting Illini rischiano di finire più indietro nel ranking nazionale. Fuori dalla conference gli Illini esordiranno contro Missouri, in trasferta, partita che già lo scorso anno decretò una sconfitta (34-40) e il 30 agosto potrebbe già togliere chance di stare in alto agli uomini di Ron Zook, grande sorpresa del 2007 quando hanno giocato il Rose Bowl (perso malamente 49-17 contro USC).
Mizzou è squadra tosta e di grandi ambizioni, Illinois avrà grosse difficoltà a uscire vincitrice all'esordio e se aggiungiamo che lo scontro diretto contro Wisconsin si giocherà al Camp Randall Stadium, favorendo i Badgers, allora ci rendiamo conto che né il secondo posto né un ranking di livello maggiore sono materiale scontato per la squadra comunque di maggior talento dopo i Buckeyes.
Si parla già dei progressi di Juice Williams, quarterback atipico e con molti limiti di tocco sul pallone ma atleta straordinario, gran corridore dotato di una discreta cannonata quando sbraccia per lanciare l'ovale. Da lui dipende molto del futuro di una squadra che, senza Rashard Mendenhall volato in Nfl, ha perso buona parte del potenziale offensivo che un anno fa pagò finalmente i dividendi dell'ottimo recruiting di Zook e che permise agli Illini di chiudere 6-2 riuscendo nell'impresa, unica, di battere OSU in campionato (28-21). Al posto di Mendenhall probabile l'ingresso di Daniel Dufrene, giocatore che ha mostrato discrete abilità ma che non sembra minimamente in grado di muovere i numeri del suo predecessore.
Qualche chance in più arriverà però dal fronte cinque, di nuovo ancorato dal centro senior Ryan McDonald che ritroverà alla propria destra la guardia Jon Asamoah; buone le prospettive del resto della linea, soprattutto per quel che riguarda Jack Cornell, immensa guardia sinistra su cui sono riposte le speranze di sostituire a dovere Martin O'Donnell. Buono anche il pacchetto ricevitori che conta nel Big Ten Freshman of the Year 2007 Arrelious Benn il bersaglio migliore. Ben piazzato fisicamente Benn è un giocatore rapido con mani concrete, capace di di 676 yard nell'anno di esordio e sarà certamente lui la prova dell'evoluzione di Williams al lancio. Con Benn presenti anche Jeff Cumberland, buon ricevitore di possesso, e Kyle Hudson, senza dimenticare l'ottimo tight end dal cognome a noi impronunciabile Michael Hoomanawanaui.
Difesa con una sola vera stella ma fornita di buoni atleti e, soprattutto, capace di giocare con ottima rapidità e concretezza. Linea indiscutibilmente fastidiosa per i backfield avversari che conta su un gran pass rusher come l'end sinistro Will Davis, senior con più di una chance di uscire bene al prossimo draft, che assieme a Doug Plicher forma probabilmente la miglior coppia di end della Big Ten. Linea anche dotata di profondità visto che Plincher verrà spesso alternato da Derek Walker, senior esperto e capace di ottime giocate. Pacchetto linebacker che sembra il vero punto debole e che ha bisogno di trovare un leader capace di leggere gli attacchi avversari e di trascinare con sé il resto del gruppo. Il compito spetterà al centrale Brit Miller che, da senior, dovrà dimostrare una compiuta maturità ed esperienza per assolvere al ruolo di capitano. Le secondarie hanno perso due eccellenti colpitori come Kevin Mitchell e Justin Harrison e si ritrovano con l'imbarazzo di scegliere tra due ex giocatori di baseball, veloci ma poco esperti, come Bo Flowers e Nate Bussey e con un terzo sophomore come Garrett Edwards pronto a giocarsi il posto.
Profondo del campo che rischia quindi una certa fragilità e che dovrà sfruttare parecchio il lavoro del fronte sette; i quattro defensive back però annotano tra loro anche il nome di Vontae Davis, fratello del tight end dei San Francisco 49ers Vernon, e tra i migliori della nazione nel ruolo.
A Wisconsin quindi il compito di togliere il secondo posto agli Illini. La squadra di Bret Bielema, rivelazione 2006, ha pagato lo scorso anno la probabile pressione della riconferma, ma quest'anno conterà su un grande voglia di rivincita e la volontà di essere la vera rivale numero uno di Ohio State. Il calendario sembra più alla portata visto il già vitato scontro diretto con Illinois tra le mura amiche e la possibilità , come per gli stessi Fighting Illini, di ospitare i Buckeyes nella più proibitiva delle gare domestiche. Uscire da ottobre limitando i danni in una serie di sfide piene di insidie e scontri al vertice (@ Michigan, OSU, Penn State, @ Iowa, Illinois) potrebbe significare secondo posto, a patto di concedere la sconfitta alla sola Ohio State, un secondo posto che varrebbe anche come ranking nazionale decisamente più alto rispetto alle avversarie di Big Ten.
Squadra solida e ottimamente allenata da Bielema, i Badgers trovano nelle corse di P.J. Hill il punto di forza di un attacco che ripone molte speranza anche nelle qualità di Allan Evridge, quarterback senior che viene considerato maturo al punto giusto per fare bene in Ncaa. Favorito da una buona linea che trova nella guardia destra Kraig Urbik il suo uomo migliore, Evridge potrà contare di nuovo sulle ricezioni dell'eccellente TE Travis Beckum, il migliore del ruolo in conference, 982 yard e 6 TD lo scorso anno con fisico e mani da vero ricevitore di possesso.
La difesa non nasconde stelle presunte, ma è esperta e ben amalgamata. Qualche problema potrebbe esserci tra le secondarie dove servirà lavorare molto sui cornerback sperando che le safety Shane Carter come free e Jay Valai come strong riescano a riproporsi solidi come un anno fa, magari anche come turnover visto i 7 palloni recuperati su intercetto da Carter. Il fronte sette sembra invece competitivo e riconferma buona parte degli uomini presenti un anno fa. Talentoso il gruppo di linebacker formato da DeAndre Levy (SLB), Elijah Hodge (MLB) e Jonathan Casillas (WLB), solida la linea che conta su ottimi bloccatori e sembra reggere perfettamente le corse oltre a concedersi anche qualche aggressione al quarterback avversario.
Si parla male degli special team in senso assoluto, ma non del kicker Pilip Welch, un freshman redshirt molto chiacchierato per via del suo potenziale, e del returner David Gilreath, capace la scorsa stagione di settare il record della scuola sui ritorni di kick off con 697 yard. Sarà però il pacchetto di contenimento in difesa dei calci a dovere concedere alla difesa un po' di campo per non trovarsi a dover sempre difendere fazzoletti di terra troppo facilmente calpestabili dagli attacchi più forti come quelli di OSU e Illinois. Curiosità nel ruolo di punter: lascia Ken DeBauche, ottimo giocatore che abbandona Wisconsin con la seconda più alta media yard su punt mai calciata da un Badger (42.4). Al suo posto, il fratello, Philip DeBauche, un redshirt freshman che farà di tutto per onorare il buon nome di famiglia.
Figli di un bowl minore
A giocarsi un bowl di seconda fascia non possono non esserci due grandi scuole della Big Ten come Michigan e Penn State. I Wolverines ripartono dopo l'addio di uno storico coach come Lloyd Carr e ripartendo da Rich Rodriguez che, abbandonato il programma a West Virginia, punta a ricostruire alla svelta una squadra che nel 2007 ha fatto parlare di sé più per la clamorosa sconfitta casalinga all'esordio con Appalachian State che per il resto. Primo obiettivo: riconquistare la dignità nella rivalità con Ohio State. Secondo: tornare a lottare per il titolo di conference. Terzo: puntare alla vetta del ranking nazionale, ovviamente. Tutte cose che ti aspetti sei hai un cuore che batte tra i 107000 della Big House, tutte cose che non accadranno probabilmente in tempi rapidissimi. Non quest'anno almeno. Attacco mediocre che vedrà probabilmente al timone un redshirt freshman come Steven Threet, tutt'altro che una certezza dopo che Rodriguez ha perso il primo derby con i Buckeyes nella corsa a Terrelle Pryor.
Persi i ricevitori principe delle ultime stagioni, Mario Manningham e Adrian Arrington, entrambi finiti in Nfl, le certezze negli uomini di movimento sono pochissime, con l'unica speranza che Brandon Minor possa non far rimpiangere troppo Mike Hart uno che ad Ann Arbor ha lasciato un ottimo ricordo. Il tipico anno della ricostruzione, la prima pagina di un nuovo romanzo che conta su un ottimo coaching staff e vede nella solidità difensiva guidata dal DE Brandon Graham l'unica certezza per tenere in piedi una stagione che dovrebbe portare ad un Outback Bowl, un Alamo Bowl o un Capital One Bowl, "finaline" di caratura non corrispondente alle ambizioni storiche dei Wolverines. La linea difensiva sembra all'altezza del compito ed anche il gruppo linebacker dovrebbe risultare positivo, nonostante l'unico rientro titolare sia quello di Obi Ezeh, sophomore centrale che ha mostrato ottime qualità .
Penn State, dal canto suo, si lancia nel 43° anno di Joe Paterno, l'ultimo del suo attuale contratto, ma non sta assolutamente meglio di Michigan. Con un attacco tutto da scoprire, i tifosi dei Nittany Lions sembrano per quest'anno più interessati a capire cosa gli riserverà il futuro piuttosto che a quello che potrà uscire da una squadra che ha subito sei sospensioni per problemi dovuti a comportamenti fuori dal campo. I Lions si presentano più come mina vagante, squadra potenzialmente fastidiosa da incontrare, che non può puntare al cielo ma che potrebbe fare più di quanto ci si aspetti. In attesa di capire se il futuro della stellina Brandon Beachum sarà quello di correre la palla o piazzarsi tra i linebacker, il backfield dei ragazzi di JoePa presenterà il senior Daryll Clark come quarterback ed il runningback sophomore Evan Royster, nascondendo in Jordan Norwood, receiver nell'anno da senior, il talento forse migliore anche se lontano da una taglia fisica da professionista. Con lui, nel gioco a tre ricevitori, anche gli altri due senior Derrick Williams e Deon Butler.
La difesa riparte invece dopo un anno che ha visto la linea falcidiata da infortuni e sospensioni, proprio alla corte di uno dei più rigidi coach "insegnanti" del football collegiale. Avere a sinistra della D-line della 4-3 dei Nittany Lions un junior come Maurice Evans garantisce forza e rapidità per la pass rush, oltre a dare un leader indiscusso al reparto. Buona la profondità nel ruolo di linebacker nonostante l'assenza di grandi nomi come accaduto negli ultimi due anni, anche se il vuoto lasciato in mezzo da Dan Connor sarà difficilmente sanabile in tempi brevi. Molto coperti a livello di calci, invece, i Lions schierano l'accoppiata Kevin Kelly, place kicker, e Jeremy Boone, punter, probabilmente i piedi che, nell'insieme, si equilibrano meglio all'interno della Big Ten. Le nove vittorie stagionali dello scorso anno sono un obiettivo ripetibile visto il calendario ma, al tempo stesso, pensare di passare oltre le 4 all'interno della conference appare assai difficile.
A scommettere però su chi possa essere il primo college a finire giù dal podio è necessario prestare attenzione anche a Purdue e Michigan State, squadre potenzialmente superiori ai Nittany Lions e che potrebbero dire la loro anche nel confronto con Michigan. I Boilermakers schierano Curtis Painter come quarterback, senior che si propone come miglior passer della conference in senso di tecnica generale. Capace di attivare alla grande la spread offense disegnata da Joe Tiller, Purdue punterà di nuovo sulle corse del buon Kory Sheeds ed avrà un bel pacchetto ricevitori. I punti, come al solito, non mancheranno a tabellone anche se servirà maggiore sforzo difensivo per limitare i danni e competere per l'accesso a un bowl di medio livello cercando di rimanere nella top 5 della Big Ten.
Gli Spartans entrano invece nel secondo anno dell'allenatore Mark Dantonio capace all'esordio di riportare Michigan State a un bowl dopo l'ultima apparizione del 2003. Il lavoro di Dantonio all'interno della squadra e nel reclutamento fa sperare che la squadra di East Lansing possa in tempi brevi lottare al vertice della Big Ten ma, mentre si aspettano momenti di cotanta gloria, i guerrieri di Sparta puntano a entrare a un bowl di livello, magari a gennaio, migliorando il 3-5 interno alla conference di un anno fa.
Guidati dal quarterback Brian Hoyer, considerato un ottimo stratega, capace di leggere bene il gioco e prendere le giuste decisioni, l'attacco degli Spartans punterà molto sulla stella Javon Ringer, ottimo runningback che entra nel suo ultimo anno da universitario. Hoyer e Ringer si schierano dietro a un muro a cinque decisamente solido e anche sull'altro lato del campo, in difesa, pur senza grandi stelle sembra vi sia la possibilità di gestire bene il gioco.
Un programma in piena lavorazione quello di Michigan State, un programma che punta in alto negli anni a venire ma che esordirà in campionato in casa di California University, non proprio un avvio dolce per chi sta ancora posando i primi mattoni del nuovo progetto. Tant'è, la squadra è ben allenata e rischia di essere un'altra mina vagante, forse più equilibrata di quanto non siano Purdue e Penn State. Tra i maggiori candidati a disturbare l'inseguimento di Michigan a un posto d'onore dietro le tre irraggiungibili.
Una poltroncina per quattro
Restano fuori quattro squadre per un ultimo bowl da giocare, un bowl di basso livello come il Motor City Bowl, ma pur sempre un appuntamento post stagionale che chi non vive di gloria costante come le grandi università cerca di raggiungere più di ogni altra cosa. Restano fuori dalle favorite a un sicuro viaggio in postseason Northwestern, Iowa, Indiana e Minnesota. Quattro squadre che soprattutto negli scontri diretti tra loro dovranno trovare le vittorie per avanzare. Molto migliorati i Northwestern Wildcats che puntano su un attacco di livello e su un runningback come il senior Tyrell Sutton per fare la differenza nei confronti delle altre tra le quali, a nostro giudizio, si trova la vera favorita. Iowa.
Gli Hawkeyes vengono da una stagione con 6 vittorie (6-6 il totale, 4-4 in Big Ten) ma i dubbi veri risalgono alla gestione di Kirk Ferentz, ottimo stratega che rischia di giocarsi le ultime chance di rimanere sulla sideline di Iowa City. I troppi giocatori sospesi nelle ultime due stagioni, uno spogliatoio infiammato, un record totale che dal 3-1 del biennio 2002-2004 è sceso a 19-18 nelle seguenti stagioni e che, in Big Ten, ha spostato i numeri da un 20-4 con due titoli di conference a un 11-13.
La squadra è povera in attacco e appena discreta in difesa dove i sophomore linebacker Jacoby Coleman e Jeff Tarpinian offrono garanzia di solidità sin da ora ed anche una ovvia futuribilità , soprattutto se l'ultimo anno dello strong linebacker A.J. Edds servirà loro per apprendere a fondo il mestiere. Poche stelle, poche chance, ma una gran voglia di rivincita e un allenatore giunto all'esame definitivo. Le motivazioni, spesso, fanno la differenza, se lo spogliatoio se ne starà buono, se la squadra conseguirà un fine comune, ecco che potremmo trovarci di fronte ad una outsider potenzialmente pericolosa all'interno della Big Ten. Ma se i ragazzi di coach Ferentz si perderanno di testa non avranno la forza, e il talento, di riemergere ugualmente dalle sabbia mobili in cui rischiano di infilarsi.
Gli Hoosiers di Indiana e i Golden Gophers di Minnesota offrono pochissimi spunti. Bill Lynch a Indiana si gioca il suo terzo anno sulla sideline dopo aver raggiunto lo scorso anno un 3-5 in conference e l'Insight Bowl, poi perso contro Oklahoma State. Difficile pensare che l'impresa di una partita di postseason possa ripetersi anche quest'anno, ma il tutto passa dagli scontri diretti e da qualche punto che può essere strappato qua e là . Uno sgambetto nella gara interna contro Michigan State sarebbe l'ideale ma il 27-52 subito lo scorso anno no fa ben sperare. Considerando le ultime due gare in trasferta contro Penn State e Purdue, ecco che allora resterebbe la sfida contro Wisconsin dell'8 novembre. Anche qui l'ultimo precedente (3-33) non è confortante e i valori che si incroceranno in campo non lasciano presagire nessun miglioramento. Ma da qualche parte gli Hoosiers devono attaccarsi. Se in attacco le speranze passano per le mani di Kellen Lewis in cabina di regia e sulle corse di Marcus Thigpen, la difesa può diventare l'ago della bilancia della stagione, ancorata da una linea guidata dall'ottimo Greg Middleton come end di destra affiancato dal solido tackle Greg Brown. Attenzione anche al sophomore Deonte Mack, tackle sinistro di cui si parla piuttosto bene.
Se la linea funzionerà a dovere qualcosa dal buco potrebbe esser cavato perché è evidente che, in attacco, molti punti a referto potranno essere messi solo contro squadre minori. Programmi di una certa caratura non avranno alcun problema a stoppare le ambizioni di Indiana.
Minnesota è forse la peggiore squadra in previsione, i Golden Gophers ripartono dal secondo anno di Tim Brewster che lo scorso anno ha collezionato uno 0-8 in conference dopo l'ottimismo e l'entusiasmo seminati dal momento dell'assunzione sino alla prima gara. Vittoria in gara 2 contro Miami (quella dell'Ohio però, non The U) poi una disfatta celebrata con un paio di partite anche sfortunate, perse in overtime, e un record totale di 1-11. Come nel 1983, quando i Gophers chiusero chiusero 1-10 e l'allora coach Joe Salem venne cacciato.
Sarà l'ultima stagione nel Metrodome dei Minnesota Vikings e l'obiettivo è quello di vincere almeno una gara interna alla Big Ten oltre a migliorare sensibilmente il record 2007. Le occasioni, fuori Big Ten, si chiamano Northern Illinois (all'esordio), Bowling Green (31-32 in OT lo scorso anno), Montana State e Florida Atlantic (39-42 un anno fa). Dentro la conference, invece, solo gli scontri con le altre tre del gruppo "degli ultimi" (Indiana, Iowa e Northwestern) tutte in casa, offrono qualche minima chance. Ad oggi, però, i Golden Gophers restano sfavoriti in tutte e tre le sfide nonostante il fattore campo. Se però il dome di Minneapolis sarà un buon portafortuna allora ecco che vedremmo qualche pronostico sovvertito, magari ampiamente, anche se tutto lascia come detto supporre il contrario. L'entusiasmo di Brewster è forse ancora vivo, quello dei tifosi un po' meno. E il futuro non sembra così sereno.