Week #11 review

Steve Breaston contro Indiana ha confermato di essere uno dei migliori giocatori degli special team (oltre che ottimo WR)

Memori delle "sofferenze" patite una settimana le due prime della classe non hanno avuto altri cali di concentrazione. Ohio State e Michigan, entrambe impegnate in trasferta e contro squadre della loro conference, hanno infatti dominato i loro incontri (rispettivamente contro Northwestern e Indiana).

I Buckeyes hanno chiuso la partita in sei minuti. Tanti ne sono bastati per segnare 14 punti grazie a due fumble recuperati e trasformati dall'attacco in altrettanti touchdown. Se aggiungiamo l'intercetto riportato in end-zone, nel primo quarto i Buckeyes hanno segnato 21 punti in soli 12 giochi offensivi.

Il lavoro iniziale lo ha fatto la difesa ma non è che poi l'attacco sia rimasto a guardare. Troy Smith ha lanciato quattro touchdown e Antonio Pittman ha portato il suo totale stagionale di yard corse a quota 1032.

Proprio il gioco di corse è stato uno degli aspetti più positivi della partita di sabato. OSU ha potuto provare parecchio i due Wells, Chris e Maurice, con il primo che ha guadagnato 99 yard in 11 corse e soprattutto evitato fumble. Considerando che lui è il back dei terzi down e delle situazioni in cui mancano poche yard al primo down non c'è male.

Così come per quello dei running back anche il gruppo dei wide receiver ha potuto contare sull'apporto di diversi giocatori. I tre quarterback utilizzati contro Northwestern hanno infatti chiamato in causa un totale di nove ricevitori rendendo vano ogni raddoppio. Le notizie migliori arrivano da Anthony Gonzalez, tornato ai suoi livelli dopo la partita sottotono di sette giorni prima (la prima dopo la commozione cerebrale riportata due settimane fa).

Il desiderio di risparmiare energie in vista del prossimo scontro diretto ha spinto anche Michigan a scattare subito per poi controllare la partita. Contro gli Hoosiers i Wolverines, con due drive da più di sessanta yard conclusi con un lancio ed una corsa da sette punti, hanno chiuso la pratica nel primo quarto.

Protagonista dell'incontro è stato il wide receiver Steve Breaston che ha segnato due dei cinque touchdown dei suoi. Oltre a quello ricevuto su lancio di Chad Henne (62 yard) il senior se ne è anche inventato un altro su un punt return (83 yard). In questo momento Breaston è il WR numero uno dei Wolverines che nel primo quarto hanno anche rivisto in azione Mario Manningham.

Lloyd Carr ha dichiarato che contro OSU il giocatore sarà  "a pieno regime" e se Michigan vuole vincere contro Ohio State dovrà  sperare che sia così. Michigan oltre a Manningham non ha un giocatore in grado di rendersi pericoloso nel gioco aereo in profondità  e sicuramente OSU non concederà  così tanto spazio a Breaston.

Al di là  di chi vincerà  la partita di sabato ogni settimana si ha sempre più l'impressione che nella partita per il titolo vedremo ancora in campo OSU e Michigan. Le squadre che inseguono le due della Big Ten infatti sembrano fare di tutto per evitare di staccare il biglietto per Glendale, Arizona.

USC, Auburn, West Virginia ed ora Louisville hanno sempre perso il passo quando venivano additate come possibili concorrenti per la partita finale. Gli ultimi sono stati i Cardinals che nell'anticipo del giovedì contro Rutgers hanno buttato al vento un vantaggio di 18 punti. È vero che gli Scarlet Knights giocavano in casa ma subire ventuno punti di fila sono troppi per una squadra che si candidava al titolo nazionale.

L'errore che definisce la serata di Louisville è stato l'offside che allo scadere del tempo ha permesso a Rutgers di ritentare il field goal appena sbagliato. La seconda volta il kicker Jeremy Ito non ha sbagliato ed ora gli Scarlet Knights sono l'unica squadra imbattuta della Big East. La vittoria ha pure permesso a Rutgers di salire fino al sesto posto nel ranking BCS ed è un peccato che la squadra di Schiano si sia penalizzata da sola con un calendario troppo debole.

Tornando a Louisville i Cardinals hanno forse pagato la troppa pressione messa loro addosso da tifosi e media. Questa era la terza partita annuale contro squadre del ranking ma era la prima in trasferta e soprattutto era la prima in cui Louisville era favorita. Più di tutti ha sentito la pressione (letteralmente) il quarterback Brian Brohm che ha rimediato cinque sack e completato meno del 50 percento dei passaggi (13/27 per 163 yard).

Ad essere sinceri più che Louisville la vera candidata al ruolo di terza incomoda era Texas. Dopo la sconfitta rimediata con Ohio State i Longhorns erano stati quasi sempre perfetti e la loro sembrava una marcia verso il secondo posto. Invece tanto per non avvantaggiarsi troppo la squadra di coach Brown ha fatto seppuku (eh quante cose si imparano guardando il football NCAA) contro Kansas State. La seconda sconfitta stagionale significa dire addio ad ogni speranza di repeat.

Le notizie negative da Manhattan non si fermano qui però perché si è fatto anche male il quarterback Colt McCoy. Il freshman si è infortunato nella corsa di una yard che ha portato in vantaggio i suoi nel primo drive della partita. McCoy ha riportato un problema al collo che gli ha fatto perdere forza nella spalla e data la persistenza del dolore è stato tenuto a riposo per il resto della partita. Ora Texas ha un turno di riposo e non si sa ancora se McCoy potrà  recuperare per l'ultima di regular season contro Texas A&M, prevista il 24 novembre.

La perdita del quarterback, come prevedibile, ha costretto i Longhorns a cambiare il piano di gioco affidandosi maggiormente alle corse. Questo, unito all'inesperienza del quarterback di riserva (un altro freshman) e ai fumble dei due running back, ha comportato un attacco meno fluido e preciso del solito.

Solo a fine partita l'attacco si era ripreso ma ormai era tardi perché nel frattempo la difesa aveva concesso agli avversari 42 punti. I Longhorns non sono quasi mai riusciti a mettere sotto pressione il quarterback ed erano spesso anche lenti nel chiudere il tackle sul portatore di palla. Va dato inoltre merito anche al play-calling e all'esecuzione di Kansas State che più di una volta ha ingannato la difesa con "giochi di prestigio".

Ora che Texas è fuori le principali pretendenti per il terzo posto sono Florida e USC. La prima non ha ancora sviluppato un attacco degno dei Gators ma riesce sempre a trovare il modo per vincere. Questa volta la vittoria è arrivata grazie a due calci di South Carolina bloccati da Jarvis Moss.

Il primo era un extra point mentre il secondo era un field goal calciato ad otto secondi dalla fine. In tutto sono quattro punti che hanno permesso ai Gators di superare la squadra di Spurrier per 17 a 16. Moss si è comunque distinto non solo per la sua prestazione negli special team ma anche per la sua efficacia sia contro le corse che nel gioco aereo.

South Carolina come capita spesso ha tenuto testa all'avversario più quotato ed addirittura ha condotto fino a metà  dell'ultimo quarto. A quel punto però Chris Leak è diventato più continuo e Meyer lo ha saputo combinare alla perfezione con Tim Tebow nel drive del sorpasso. Prima Leak ha convertito un terzo e otto con una corsa di dieci yard e poi Tebow, sempre con una corsa, segnava il touchdown del pareggio. Poi Moss timbrava il cartellino della vittoria numero otto.

In questo lungo percorso (cui mancano le partite con Western Carolina e Florida State) l'abilità  maggiore dei Gators è stata quella di avere sempre un reparto su cui appoggiarsi per vincere. Fino ad un paio di settimane fa era la difesa a reggere la squadra e quando poi la difesa è calata è stato il turno dell'attacco. Sabato la difesa non è riuscita a fermare l'attacco di Spurrier e Leak e compagni erano piuttosto discontinui ma gli special team hanno contribuito al successo.

Davanti ai Gators nel ranking BCS c'è l'USC dell'altra costa: Southern California. I Trojans, motivati anche dalle sconfitte degli avversari nella lotta al titolo (si giocava alle 7.15 ora locale), hanno superato senza problemi Oregon. USC è stata sabato tutto quello che non era stata nelle partite precedenti: efficace, concentrata e determinata in ogni aspetto del gioco.

Il pomeriggio era iniziato male con l'intercetto di Booty ma da quel momento in poi l'attacco ha macinato yard su yard guadagnando 343 yard e 35 punti. Se Booty ha commesso un errore non si può dire lo stesso del back Chauncey Washington che è stato semplicemente perfetto. Lo junior ha corso per 119 yard e tre touchdown in 15 tentativi accendendo ogni volta compagni e tifosi. Non siamo ai livelli di Bush ma è abbastanza per riportare i Trojans in corsa per il titolo nazionale.

Ha giocato bene anche la difesa che sembra aver risolto i suoi problemi con quarterback mobili come quello di Oregon. Dixon ha raccolto solo 24 yard senza lanciare neanche un touchdown e non è andata molto meglio al tailback Jonathan Stewart (solo 42 yard con 14 corse). La superiorità  di USC è stata così netta che l'unico acuto di Oregon è arrivato da coach Mike Bellotti quando un instant replay aveva privato i suoi di un TD. In seguito anche al suo intervento gli arbitri rivedevano la chiamata e concedevano ai Ducks il loro unico touchdown dell'incontro.

Una squadra che sta facendo bene e di cui si parla poco è Arkansas. I Razorbacks dopo la sconfitta nella prima partita (con USC) hanno inanellato nove successi di fila battendo anche Auburn e Tennessee.

Contro i Vols protagonista assoluto è stato il tailback Darren McFadden che non si è limitato a correre per 181 yard e due TD ma ne ha pure lanciato uno per 12 yard. Arkansas risente però dello stesso problema di Rutgers: un calendario che a parte le due sfide già  citate non è di altissimo livello. La vittoria di sabato spinge i Razorbacks ad un passo dal titolo divisionale. Se sabato supererà  Mississippi State, Arkansas vincerà  la SEC West e sfiderà  Florida per il titolo di conference.

Calendario facile pure per Notre Dame che sabato ha vinto facilmente contro Air Force. I fighting Irish hanno chiuso la partita nel primo tempo portandosi avanti 27 a 3 a metà  del secondo quarto. Coach Weis ha finalmente ricevuto un buon apporto di yard dal tailback Darius Walker che ha corso 15 volte accumulando 153 yard ed un touchdown.

Questo ha permesso a Quinn di lanciare solo 19 volte (minimo stagionale) ma raccogliendo comunque quattro touchdown. Da segnalare la netta differenza di tempo di possesso palla a favore di Army: 38 minuti e mezzo contro 21 e mezzo. L'attacco è stato in campo giusto il tempo necessario per segnare 32 punti limitando al massimo il numero di errori e mostrando una grande concentrazione ed efficienza.

Sono uscite definitivamente dai giochi a causa della seconda sconfitta consecutiva anche Auburn e California. La prima si è fatta annullare dalla difesa di Georgia (4 palle perse, 0/7 nei terzi down e solo 171 yard guadagnate) mentre Cal si è fatta rimontare da Arizona. Nonostante 14 punti di vantaggio i Bears hanno buttato via la partita ed il primo posto solitario nella Pac-10.

Tra le altre partite da segnalare la solita ottima prestazione di JaMarcus Russell (LSU) contro squadre di medio o basso calibro (in questo caso Alabama) e gli importanti successi di Oklahoma e Nebraska.

I Sooners sembrano avere una serie infinita di tailback cui dare il pallone perché, dopo l'infortunio di Peterson e l'indisposizione di Patrick, è stato il turno di Chris Brown. Il freshman nella seconda partita da quando ha firmato per Oklahoma ha guadagnato 84 yard e due touchdown in 16 corse. La buona giornata del back ha permesso di mascherare le quattro palle perse dai Sooners contro Texas Tech

I Cornhuskers battendo Texas A&M hanno conquistato il titolo della Big 12 North e se la vedranno con Texas o Oklahoma per il titolo di conference. La vittoria è arrivata grazie ad un touchdown lanciato da Zac Taylor a 21 secondi dalla fine ma Nebraska aveva condotto fino a metà  dell'ultimo quarto.

Se Nebraska ritorna ai fasti del passato non si può dire lo stesso per Miami e Florida State. Sabato infatti è continuata la caduta verticale dei due programmi che hanno perso contro Maryland e Wake Forest. Gli Hurricanes anche sull'onda emotiva per la morte di Bryan Pata hanno lottato fino all'ultimo mentre Florida State è stata letteralmente disastrosa.

La squadra allenata da Bobby Bowden per la prima volta dal 1988 non ha segnato neppure un punto. Vedremo cosa altro servirà  all'head coach per decidere di esonerare l'offensive coordinator Jeff Bowden (il figlio). A fine partita il 77enne coach ha dichiarato che entrambi i quarterback sono stati orribili. A parte il fatto che è comodo scaricare la colpa sui giocatori ma siamo sicuri che anche il figlio non abbia qualche responsabilità  da ammettere in diretta nazionale?

Chiusura dedicata a Boise State che continua a rincorrere il suo sogno: un posto in un Bowl BCS. Sembra un'impresa impossibile perché sabato i Broncos non hanno convinto granché contro San Jose State. Boise State rimane comunque imbattuta e visto il calendario (Utah State e Nevada) dovrebbe esserlo anche a fine stagione. Abbastanza per un Bowl BCS? A meno che i "suicidi" delle squadre più in alto non continuino sarà  difficile.

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