Chi fermerà  UNC?

Tyler Hansbrough già  MVP?

In questo momento della stagione quasi tutte le squadre hanno giocato 8-9 partite e quindi possiamo fare un primo punto della situazione.

Nei ranking l’indiscussa #1 è North Carolina che nel suo 8-0 conta vittime illustri per nome (Kentucky) e per forza del momento (Notre Dame e Michigan State).

I Wildcats abbiamo già  detto che sono stati spazzati via con un 77-58 che non rende pienamente idea della supremazia dimostrata sul campo dai Tar Heels che perdono però per il resto della stagione Tyler Zeller, il centro titolare da 7 piedi che, lanciato in contropiede, cade male dopo un intervento duro ma pulito di Ramon Sessions di Kentucky e si frattura il polso sinistro.

Nonostante questa perdita i ragazzi di coach Williams al Maui battono Chaminade e Oregon prima di incontrare in finale Notre Dame che in quel momento era la #8 ma non riesce a contenere un Tyler Hansbrough che il suo coach dava al 75% della forma e chiude con 34 punti (13-19 dal campo e 7-7 dalla linea).

Tra i Fighting Irish si mette in evidenza Kyle McAlarney che segna 39 punti con un 10-18 da 3pti (12-26 complesivo) mentre Luke Harangody viene limitato dalla difesa a 13 punti e 7 rimbalzi (23+12 la sua attuale media).

La settimana dopo UNC è impegnata nella ormai tradizionale ACC-Big Ten Challenge che la vede in trasferta contro la #13 Michigan State.

Anche in questa occasione già  nel primo tempo i Tar Heels sembravano avere la partita nonostante i “soli” 14 punti di vantaggio che poi nel secondo han continuato a salire fino ai 35 finali (98-63).
Al solito Hansborough a cui bastano 27 minuti per guidare North Carolina con 25+11 (6-13 dal campo e 13-13 ai liberi) si aggiunge un Ty Lawson che con un minuto di gioco in più ai 17 punti aggiunge 8 assist e 7 rubate.; tra gli Spartans solo Raymar Morgan e Chris Allen vanno in doppia cifra nei punti ma sono punti che servono solo per le statistiche.

Al #2 del ranking troviamo Connecticut (8-0) la cui arma vincente che potrebbe trasformarsi in un punto debole, è rappresentata da un nucleo molto compatto di pochi giocatori che da soli registrano il 90% di punti, rimbalzi e assist: Jerome Dyson, Hasheem Thabeet, Jeff Adrien, Kemba Walker, Craig Austrie e A.J.Price.

Come i Tar Heels anche gli Huskies hanno incontrato e battuto 2 squadre di ranking, in giorni consecutivi al Virgin Island Paradise Jam prima Miami (#16) e poi Wisconsin (#25), ma poi poco altro.

Queste 2 partite sono state completamente diverse tra loro perché contro gli Hurricanes il vantaggio intorno ai 10 punti è stato preso nei primi minuti e tenuto sostanzialmente fino agli ultimi 2 quando sul -7 Jack McClinton, miglior marcatore di Miami, ha sbagliato il primo libero di un uno-più-uno che ha condannato i suoi (76-63). Da evidenziare il 19+14 condito da 7 stoppate di Thabeet e il 13+11 con 5 assist di Price.

Contro i Badgers invece la partita è stata più tirata di quello che dice il risultato (76-57) perché dopo 7’ del secondo tempo le squadre erano distanziate da 2 soli punti quando però UConn ha inserito una marcia che i ragazzi di Bo Ryan non sono riusciti a tenere.

Se dei “Fantastici 6” di coach Calhoun il nome conosciuto dai più è quello di Thabeet, perché un 7’3” che sa anche correre e tirare è normale faccia notizia e lo si trovi stabilmente nei primi 10 posti di qualsiasi mock draft, il vero cuore della squadra è Jeff Adrien, l’unico capace di aiutare Thabeet sotto le plance o sopperire ad una sua giornata storta.

Come #3 del ranking abbiamo un’altra squadra da 8-0: la University of Pittsburgh di coach Jamie Dixon che fin’ora hanno affrontato squadre non impossibili vincendo, in ogni caso, sempre in maniera convincente anche grazie ad un ritmo di gioco controllato e ad una difesa che non ha mai concesso più di 67 punti.

La seconda volta in cui ha concesso questa quota l’ha fatto contro Texas Tech, la stessa squadra che la settimana prima era andata sulle prime pagine dei giornali perché, anche se contro una quadra di Div.II, ne aveva segnati ben 167.

Nello sconto tra le squadre che meno concedono agli avversari in termine di punti, Pitt ha battuto Washington State 57-43 in una partita che ha visto le squadre tirare con un identico 35,4% ed i Panthers vincere grazie alle 8 palle perse ed ai 20 tiri liberi realizzati contro i 3 dei Cougars.

Il gioco di Pitt ruota intorno ai punti di Sam Young (20,8 ppg) ma non può fare a meno dell’energia fornita da DeJuan Blair, un sophmore ottimo in prospettiva europea più che NBA che ad oggi ha una media di quasi 15 punti e oltre 13 rimbalzi a partita con 6 doppie-doppie in 26’ di media.

#4 del ranking ma al #1 della classifica RPI troviamo Gonzaga (5-0), una squadra che gioca in una Division sostnzialmente debole ed ha storicamente fatto la scelta di definire un calendario inizialmente duro, tant’è che ora si trova al 3° posto della classifica SoS (Strenght of Schedule), classifica che viene stilata ponderando la la forza delle squadre affrontate.

Delle 5 squadre affrontate quest’anno solo Indiana è fuori dalle prime 100 nella classifica RPI mentre Tennessee e Maryland sono tra le prime 50.

Mentre in passato Gonzaga aveva un primo violino (Dan Dickau poi Blake Stepp e infine Adam Morrison) affiancato da altri buoni comprimari, da 2 anni a questa parte la forza dei Zags è data dal gruppo che in questa stagione porta 6 giocatori a 10 ppg e ben 8 con oltre 12 mpg.

Dopo una buona annata da freshman Austin Daye (6’11”), figlio di Darren che per 5 anni ha giocato nella NBA per poi avere una buona carriera europea (2 scudetti con la Scavolini Pesaro di Valerio Bianchini), sta avendo una migliore annata da sophmore con 12,8 ppg (51% dal campo), 7,4 rpg e 2,4 bpg in meno di 24 minuti sul campo.

Una delle squadre più cariche del momento è quella di Michigan (5-2) che, dopo essere stati battuti da Duke 56-71 nella finale del “2K Sport Classic Coaches vs Cancer”, si sono presi una grossa rivincita vincendo in casa 71-63 grazie ad una partita solida e sfruttando una pessima giornata di tiro dei Blue Devils (7 su 33 da 3pti).

Tra i Wolverines salta all’occhio la partita di DeShawn Sims (28+12) alla terza doppia-doppia stagionale ma va notata anche quella del freshman mentre tra i dukies sarebbe buona la partita di Kyle Singler (15+10 e 7 assist) se non fosse per il pessimo 1 su 9 da 3pti.

Quella invece che si trovava maggiormente sotto pressione è UMass, college che nel triennio di coach Tom Ford (ora sulla panchina di Oklahoma State) è andata 2 volte al NIT perdendo l’ultima finale, ma che si è trovata 0-6 (le vittorie contro college di Div.II da molti non vengono considerate) prima di riuscire a spezzare le reni a Holy Cross che nella classifica RPI è 308^ su 343 squadre.

E’ vero che delle 6 sconfitte dei Minutemen una è venuta in OT e altre 2 per un punto, ma nel basket college contano molto più le lettere (W di wins) dei numeri.

Continua la curiosa stagione di Washington State (6-2) che quando segna più di 55 punti vince ma quando ne subisce più di 55 perde (vedi la partita con Pitt).

Anche in questo caso bisogna però guardare la schedule dei Cougars che sono usciti sconfitti nelle 2 partite contro squadre tra le prime 100 della classifica RPI affrontate mentre hanno vinto le 6 partite con college oltre la 130^ posizione ed un record complessivo di 11-38.

A fine anno è tradizione che vadano ad esaurirsi le partite di non-Conference che, per azzardare una similitudine, stanno a quelle di Conference come la regular season NBA ai play-off.

Nel mondo dei college i Tornei autunnali servono a tutti gli atenei per fare cassa ma soprattutto a quelli “minori” per guadagnare la visibilità  fondamentale in proiezione Selection Sunday.
La March Madness è ancora lontana ma l’interesse e l’attenzione sono già  alti.

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