Tyler Hansbrough, o Psycho T se preferite, taglia il suo meritato pezzo di retina.
I giocatori veri sono quelli che vengono fuori nel momento del bisogno, quando la tua squadra è sotto nel punteggio o rischia di farsi rimontare un comodo vantaggio. Sono i giocatori che ti tirano fuori dalle secche, quelli che non sentono il calore del pallone quando questo scotta, quelli che non sanno il significato della parola paura, che lavorano maniacalmente per migliorarsi, e trovano sempre nuove strade di prendersi responsabilità quando ciò viene richiesto.
Ecco che cosa è significato Tyler Hansbrough ieri notte per North Carolina. Ecco che cosa vuol dire prendersi responsabilità anche per i propri compagni.
E dire che c'era stata persino l'impressione che Rick Pitino e Louisville avessero trovato finalmente il modo di impensierire questi impressionanti Tar Heels, li avevano raggiunti ripagandoli con la stessa loro moneta dopo essere stati nettamente sotto all'inizio, ma Hansbrough è stato presente in ogni possesso, ha risposto ad ogni singolo attacco avversario rovesciando le situazioni dall'altra parte del campo, ha combattuto, preso rimbalzi, segnato in area ma soprattutto ha infilato due tiri in sospensione che in passato non facevano parte del suo bagaglio tecnico, e li ha messi nel momento emotivamente più importante della gara.
28 punti, 13 rimbalzi, 12/17 dal campo, questi i numeri del miglior giocatore del Regional e con tutta probabilità dell'intero college basket, ma soprattutto tanta voglia di apparire in ogni azione con piccole e grandi cose, di combattere senza prendersi un possesso di pausa, di incidere con la sostanza e non con lo spettacolo.
Voglia di cacciare i fantasmi di un anno fa, quando i Tar Heels si fecero depredare di una partita già vinta vedendosi beffardamente negare le Final Four, volontà di dimenticare quei momenti dove il canestro era diventato minuscolo, impossibile da centrare, dove c'era bisogno di un tiro e nessuno riusciva a metterlo per rimettere sui binari il treno che aveva appena deragliato.
Ieri notte Hansbrough, essendosi evidentemente tenuto dentro tutte le amarezze derivate da quella delusione, ha stabilito una volta per tutte che se dovesse ripetersi una situazione del genere, lui risponderà presente.
La difesa dei Cardinals, ovvero il motivo principale per cui questa squadra aveva percorso così tanto terreno, aveva sofferto di una partenza molto difficile, sostenuta dall'estrema velocità di esecuzione degli attacchi avversari. North Carolina aveva difatti preso un cuscinetto interessante sin dalle prime battute, Louisville aveva perso qualche possesso di troppo, non riusciva ad imporsi a rimbalzo e la zona 2-3 proposta da Pitino per l'occasione si era fatta saltare troppo spesso da situazioni di facile transizione, il che aveva guidato Hansbrough e soci a canestri imprevedibilmente facili.
Il primo break del punteggio, che aveva condotto ad un riposo sul 44-32, era arrivato proprio in questo modo: un numero eccessivo di secondi tiri lasciati ai Tar Heels avevano definito un lampante squilibrio nei punti segnati in vernice, ogni sudato canestro di Louisville veniva punito con terrificante puntualità da una situazione di rimessa e passaggio immediato alla ricerca del compagno smarcato oltre la metà campo, la rapidità con cui il pallone viaggiava da una parte all'altra del campo era semplicemente troppa per essere pareggiata dalla difesa.
Wayne Ellington, 13 punti, 5/14 al tiro e l'ottimo sesto uomo Danny Green, 11 con 2/6, erano stati tra i maggiori beneficiari delle situazioni in campo aperto, spinti da diversi dei 9 inviti spediti da Ty Lawson, e se il layup non andava a buon fine entrava in azione l'opzione Hansbrough, perennemente pronto a catturare un rimbalzo offensivo tramutandolo in due punti frustranti.
La ripresa aveva cambiato qualcosa nella mentalità generale di Louisville, analizzando i motivi dello svantaggio negli spogliatoi Pitino aveva deciso di rendere pan per focaccia all'avversario utilizzando le sue stesse armi.
D'un tratto era diventata ingombrante la presenza difensiva di David Padgett, nullo nei primi venti minuti ed in seguito rimasto privo di particolari spunti offensivi (6 punti ma 1/5) ma decisivo nel fermare le azioni sotto il proprio canestro per poi lanciare il contropiede, il tutto mentre Terrence Williams, 14 punti con 6/12, e Jerry Smith, 17 con 7/12, cominciavano a scaldare la mano. Due triple in azioni consecutive, cortesia dello stesso Smith e di Andre McGee (4, 1/3), avevano regalato altrettanti assottigliamenti del punteggio sul -1, mentre l'1/2 del successivo viaggio in lunetta di un alterno Earl Clark (12 e 9 rimbalzi, ma 7 turnovers e tre infrazioni di passi costose) aveva dato il tanto inseguito 59 pari ad una decina di minuti dalla fine.
La parte più importante dell'Hansbrough show iniziava proprio in quel momento, Tyler, che in precedenza aveva affondato una spettacolare schiacciata in tap-in, guadagnava i primi liberi di serata in un momento inconsuetamente tardivo e metteva un paio di canestri da sotto con molto contatto fisico, ai quali era seguita una fondamentale tripla di Lawson per il +7.
Quindi, in possessi offensivi consecutivi, i due capolavori in sospensione, uno dei quali scaturito da una finta disorientante su Clark, palleggio dentro l'area ed elevazione contro un impossibilitato Padgett, punito per aver concesso quel tipo di distanza al suo uomo di competenza.
Azioni che hanno lasciato profonde impressioni su Rick Pitino: "Tyler ha segnato due tiri che pregavamo prendessero, e questo dimostra quanto fondamentale sia per la sua squadra avendo accettato la responsabilità in quel tipo di situazione. Ho seguito la parabola del pallone, posso assicurarvi che non aveva la completa visione del canestro. Tuttavia, sono questi i tiri che un All-American segna."
"Ti chiedi come mai ci sia questo junior a cui ritirano la maglia, ti chiedi il perché." fa notare Terrence Williams, "poi ci giochi contro ed il motivo lo capisci da solo. Farebbe qualsiasi cosa per prendere un semplice rimbalzo. E' veramente un gradissimo giocatore."
L'83-73 conclusivo, vittoria di stagione numero 36, è il quarto punteggio consecutivo con scarto in doppia cifra per i Tar Heels, che guadagnano così la qualificazione alla Final Four numero 17 della loro storia. Più tardi si conoscerà il nome del loro avversario, il quale uscirà dal vincitore dello scontro tra la sorpresissima Davidson di Stephen Curry e la Kansas di Brandon Rush, con quest'ultima a rappresentare un'eventualità intrigante data la passata militanza sulla panchina dei Jayhawks da parte di Roy Williams.
Se sarà un'allettante sfida contro i tempi che furono o contro la Cenerentola del torneo poco importa. Per ciascuna delle due possibilità , crediamo che Williams, in caso di necessità , abbia già la sua polizza assicurativa.