DJ Augustine vs Brook Lopez, possibile replica in un parquet NBA
Altalenante. Questa è, a mio modesto avviso, la definizione che calza meglio all'andamento della parte South del bracket NCAA; dopo un primo turno con poco equilibrio ed un secondo dove invece le partite sono state tutte molto combattute, nelle Sweet Sixteen sono di nuovo le squadre più pronosticate a farla da padrone. Le previsioni sono state rispettate in questa parte di tabellone, l'unica nella quale alla finale del Regional sono approdate le due teste di serie più alte, con due prove di forza notevoli nelle ultime due gare.
Scendiamo quindi più nei dettagli delle partite, iniziamo parlando della partita tra Texas e Cardinals.
Si può essere un fattore in un partita di Sweet Sixteen pur non essendo esattamente in formissima a livello fisico e giocando solo dieci minuti (con quattro punti e sei rimbalzi)? E' esattamente quello che è successo ieri sera a Dexter Pittman, l'uomo che era in un certo senso diventato il bersaglio di coach Rick Barnes, che aveva giurato di non farlo giocare fino a quando non si fosse messo in forma. Pittman ha lavorato, è dimagrito, a fatto delle rinunce, ed alla fine ha giocato una partita importantissima, nella quale a fare la differenza, proprio secondo il suo allenatore, è stato il suo peso: "Gli ho detto: "Non avrei mai pensato di dirti una cosa del genere, ma questa sera il tuo peso è stato un fattore". E' stato grande".
Ma per quale motivo Pittman è assurto agli onori della cronaca? Semplicemente perché il suo lavoro su Brook Lopez è stato a dir poco decisivo perché la sua squadra, Texas, portasse a casa la partita contro i Cardinals. A vedere le statistiche di Lopez (che recitano 26 punti e 10 rimbalzi) si potrebbe pensare che in realtà il lungo dei Longhorns non abbia fatto molto, ma come al solito i numeri vanno interpretati. Il lungo di Stanford, infatti, era partito alla grande, segnando la metà dei primi quarantotto punti dei suoi, rimanendo però a secco negli ultimi tredici minti abbondanti della partita.
Pittman è riuscito ad entrare nella testa del suo avversario, come dice lo stesso Dexter a fine gara: "Sentivo che si stava innervosendo, perché continuava a parlare. Il mio compito era quello di mettergli sempre addosso il mio corpo, in qualsiasi zona del campo. Anche quando stavamo attaccando, potevo fare in modo di allontanarlo dalle zone nelle quali poteva stoppare".
Pittman ha quindi fatto il lavoro sporco, lasciando poi ai piccoli di Texas il compito di finire il lavoro offensivamente, reagendo al 52-51 al quale erano arrivati i Cardinals, grazie ad un parziale di 20-3 (con otto punti di Augustine) che ha chiuso la gara. La disamina più razionale l'ha fatta a fine gara il coach di Stanford Trent Johsnon: "Anche se è difficile dirlo per me, loro hanno giocato meglio, hanno tre o quattro giocatori molto bravi. Sarebbe facile per me sedermi qui e dire che abbiamo finito le energie, abbiamo fatto questo e non abbiamo fatto quest'altro. Abbiamo giocato come in tutta la stagione, lottando fino alla fine e abbiamo perso semplicemente perché loro hanno giocato meglio nei momenti importanti.
Di certo i Cardinals non sono stati aiutati dal 2/16 complessivo di Mitch Johnson e Anthony Goods, che decisamente non hanno retto il confronto con il backcourt di Texas, guidato da James ed Abrams (rispettivamente 18 e 12 punti), oltre che da un ottimo Augustine (alla fine 23 con 5 rimbalzi, 7 assist e 10/18 dal campo).
Finisce quindi il torneo di Stanford, che comunque mai, dal 2001, era arrivata così lontano, mentre continua quello dei Longhorns che domenica si vedranno opposti ai Memphis Tigers.
Memphis, per il terzo anno consecutivo, arriva alla finale del Regional, ancora una volta smentendo i critici che da sempre si accaniscono contro questa squadra, non riconoscendone mai completamente i meriti, sottolineando come giochino in una conference (la USA) non di alto livello, per la loro poca precisione nel tiro da tre e le scarse percentuali ai liberi.
I Tigers hanno giocato alla grande, non lasciando neanche una possibilità a Michigan State, dominata dal primo all'ultimo minuto dell'incontro. Memphis ha chiuso i conti già nel primo tempo, messo in ghiaccio con un 15-0 che, aggiunto ai quindici punti di vantaggio che già aveva, la porta a chiudere la prima metà di gara con trenta punti di vantaggio (50-20). Calipari descrive così la prova dei suoi nei primi venti minuti: "Questo primo tempo è stato uno dei migliori che abbia mai vissuto come coach".
Ovvio che quindi, a livello di pura e semplice cronaca, questa partita non lasci molti spunti, ciò che però toglie dal punto di vista della suspence, lo restituisce con le molte storie collegate.
Prima fra tutti, la triste fine della carriera universitaria di Drew Nietzel che, giocata la seconda cattiva partita del suo torneo (6 punti con 2/8 dal campo), deve ora dire addio ai suoi Spartans; la sua situazione è perfettamente dipinta da coach Izzo: "E' brutto vedere un ragazzo non giocare bene nella sua ultima partita. E' strano, come anche vedere che nella sua carriera ha vinto più di cento gare, è stato alla Final Four, partiva in quintetto sin da quando era freshman. Questi sarebbero considerati come grandi risultati da molte persone ma, guardandoli ora, non lo sembrano proprio".
Spostandoci verso i Tigers, almeno altre due sono le storie interessanti, prima fra tutte quella di Derrick Rose, sempre più lanciato verso una NBA che sembra a questo punto il suo approdo più naturale. Ma, prima di arrivare tra i professionisti, ci sarebbe un titolo NCAA da tentare di vincere con i suoi Tigers, sempre più lanciati, anche grazie alla grande partita che il ragazzo di Chicago ha giocato nelle Sweet Sixteen, chiudendo con 27 punti e 5 assist.
La coppia composta da Rose e Douglas-Roberts inizia a far veramente paura alle squadre che dovranno affrontare i Tigers, primi fra tutti i Longhorns di Texas, che dovranno cercare, se vogliono vincere, di fermare la magnifica coppia di esterni messa insieme da coach Calipari. Anche in questa partita, infatti, Douglas-Roberts ha portato il suo grande contributo alla squadra, con venticinque punti segnati e 5 rimbalzi.
La vera storia sono sempre e comunque questi Tigers nel loro complesso, una squadra che, da continua sfavorita, va avanti fino alla finale del Regional cercando, come non è successo negli ultimi due anni, di prolungare il suo viaggio all'interno del torneo fino alle Final Four. Intanto hanno demolito gli Spartans, non esattamente gli ultimi della pista e giocheranno, nella domenica notte italiana, un'interessantissima partita contro Texas, in un palazzo dello sport che (visto che si gioca a Houston), sarà in maggioranza a favore degli avversari. Pensate che i Tigers, ormai abituati a smentire tutti ad ogni partita, siano preoccupati?