Grande equilibrio nella Big10

Jeff Horner è il miglior assist man della Big 10

Chi decidesse di scommettere qualche soldino sulla vincitrice della Big Ten e magari la indovinasse, potrebbe fare un buon affare. È difficile infatti ricordare una major conference che a metà  stagione abbia ben sette squadre con un record in positivo e tutte con fondate aspirazioni al titolo di regular season.

Il livellamento verso l'alto è confermato dagli RPI pubblicati per la prima volta dalla NCAA. Questi indici, che tengono conto non solo del numero di vittorie ma anche del calendario, sono lo strumento base che il comitato selezionatore del torneo usa per scegliere chi invitare al grande ballo marzolino: ben 4 college nei primi dieci provengono dalla Big Ten e i primi sette sono nelle prime 25, quindi con buone possibilità  di ricevere l'invito.

Fino ad oggi determinante è stato il fattore campo, che le squadre in corsa per il titolo hanno fino ad oggi quasi sempre difeso; e proprio qualche stop casalingo imprevisto, come quello di Illinois contro Penn State nello scorso weekend, potrebbe risultare decisivo a fine stagione.

Iniziamo la panoramica da Iowa, un po' a sorpresa in testa da sola con un bilancio di 7-2 al momento di scrivere.

In realtà  si tratta di una sorpresa relativa, poiché gli Hawkeyes presentano lo stesso quintetto base che ha concluso la scorsa stagione, con tutti junior e senior. A guidare il gruppo di coach Steve Alford sono tre giocatori provenienti dallo stato stesso, il play Jeff Horner (primo distributore di assist della Big Ten con 6,3) e le ali Greg Brunner (primo rimbalzista con oltre 10, ai quali aggiunge 14 punti) e Adam Haluska (top scorer con oltre 15 di media). Iowa ha una striscia aperta di 14 vittorie consecutive in casa, ma saranno le prossime due settimane con 4 trasferte in 5 partite a deciderne il futuro.

A proposito di strisce, Illinois ha visto interrompersi dopo oltre due anni a 33 quella di vittorie casalinghe consecutive, contro Penn State, squadra di seconda fascia.

Resta comunque una stagione ad oggi molto positiva per gli Illini: nonostante le numerose partenze dalla squadra che l'anno scorso dominò la stagione arrivando ad un passo dal titolo nazionale ed un roster decisamente più corto, coach Bruce Weber può ancora contare su ottimi giocatori come i senior Dee Brown (15 punti e quasi 6 assist) e James Augustine (13 punti e poco meno di 9 rimbalzi) in primis e sul tiratore Brian McBride e l'ala Brian Randle a dar man forte. I maligni peraltro insinuano che Weber fino ad oggi abbia vissuto sui "prodotti" del reclutamento del predecessore Bill Self e che i tempi duri debbano ancora arrivare".

L'altra reduce dalle ultime Final Four è Michigan State. Favoriti nella preseason e nonostante qualche sconfitta inattesa, gli Spartans sono comunque in piena corsa, con solo una sconfitta in più di Iowa. Il gruppo di coach Tom Izzo ha talento in abbondanza, con tre dei primi sei marcatori della conference: le guardie Maurice Ager (19,6) e Shannon Brown (18,3) dietro e Paul Davis sotto le plance (18 punti e quasi 10 rimbalzi), ai quali si aggiunge l'ottimo play Drew Neitzel (9 punti e 5,6 assist); certo è che gli Spartans se la possono giocare contro chiunque e dovunque sulla carta.

Il ritorno dell'anno è quello di Michigan, tornata nelle top 25 la scorsa settimana dopo ben otto anni di assenza. Dopo cinque anni il lavoro di ricostruzione di un programma travolto dagli scandali di coach Tommy Amaker sta finalmente portando frutti; a guidare il gruppo un backcourt di alto livello con Daniel Horton, Dion Harris e Lester Abram (rispettivamente 16,5, 12,1 e 11,5 punti ad uscita), mentre sotto canestro troviamo Courtney Sims (12,3 punti, 6,2 rimbalzi e oltre il 60% al tiro).

Chi scrive ha qualche perplessità  sulle possibilità  di conquista del titolo da parte dei Wolverines, anche a causa dei problemi di Lester Abram, ma fa' comunque piacere rivedere dopo anni di nuovo grande basket a Ann Arbor.

Altro programma in grande ripresa è Ohio State; dopo i problemi che avevano portato alla sospensione dalla postseason, i Buckeyes puntavano a fare crescere un già  valido gruppo in vista della stagione 2007, quando schiereranno Greg Oden, centro di 213 cm che era il giocatore più ricercato dai grandi college. Ma al momento di scrivere sono ad una sola sconfitta da Iowa e quindi in piena corsa per il titolo; molto del merito va a coach Thad Matta, che sta dimostrando il suo valore anche in una major conference dopo anni di successi a livelli inferiori. OSU è alquanto leggera sotto canestro, con Terence Dials a tener botta al ritmo di 14,2 punti e quasi 8 rimbalzi, mentre il backcourt è più profondo, con Je'Kel Foster (14,6 punti), J.J. Sullinger (10 punti e 7 carambole) e il ben noto Matt Sylvester, figlio dell'indimenticato Mike, stella in italia tra gli anni '70 e '80.

Per il coach di Indiana Mike Davis le stagioni dopo la finale del 2003 sono state tutt'latro che positive. Il credito accumulato allora sta finendo, anche perché il roster degli Hoosiers è ricco di talento e non mancano le ambizioni a Bloomington. Il leader nonché candidato a MVP della confernce è l'ala forte Marco Killingsworth, transfer da Auburn che viaggia a 18,4 + 7,6 a sera. Nel backcourt la partenza di Bracey Wright è stata rimpiazzata dalle buon rendimento di Robert Vaden (14,4 punti, 5,3 rimbalzi e oltre 4 assist) e Marshall Strickland.

Finora la stagione di Indiana è stata alquanto altalenante, con ottime partite in casa seguite da pesanti sconfitte in trasferta; determinante in senso negativo rischia di essere l'infortunio occorso all'altro lungo titolare D.J. White, che ha lasciato Killingsworth solo o quasi sotto i tabelloni.

Chiude il gruppo di queste "sette sorelle" Wisconsin; i Badgers hanno due sconfitte di ritardo da Iowa e al momento sembrano quelli più in difficoltà , ma non saranno certo un ostacolo agevole nelle prossime settimane. Il gruppo di coach Bo Ryan mette in mostra al solito una difesa asfissiante, ma in attacco al di fuori di Alando Tucker (19 punti di media) l'impressione è che ci siano poche opzioni in grado di alleggerire le attenzioni degli avversari su Tucker stesso.

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