Aperitivo draft – i liceali

Uno sfacciato Dwight Howard, probabile prima scelta assoluta

Sta ormai diventando una tradizione piuttosto imbarazzante, ma ogni anno, in maniera pressochè sistematica, i college più importanti d'America vedono stravolti i loro programmi di recruting a causa delle decisioni dei migliori (o presunti tali) liceali di passare anzitempo tra i professionisti. La vittima principale di questa nuova, e per molti versi pericolosissima moda, è probabilmente Duke, che ha visto Shaun Livingston dichiararsi per il draft in maniera quasi contemporanea al suo freshman Luol Deng. A livello di ambizioni paradossalmente le cose a Durham non cambieranno più di tanto perchè il roster a disposizione di coach K è talmente valido da poter puntare al titolo anche senza questi due fenomeni, ma a livello di immagine queste rinunce sono un boccone assai amaro da digerire.

Livinston è un prospetto interessante in un spot attualmente molto scoperto nella Nba, ossia quello di playmaker. Le menti davvero buone si contano veramente sulle dita di una mano, ed in un contesto di questo tipo uno con le caratteristiche di Shaun fa in fretta a salire in cima alla lista dei desideri dei vari GM in possesso di una scelta in lotteria.

Si tratta di un due metri molto leggero, che a stento si assesta sugli ottanta chili di peso, quindi non certo il massimo della vita, se non fosse per il fatto che la sua statura, combinata con il ruolo gli offre dei vantaggi decisamente consistenti in termini di visione del gioco e di capacità  di prendersi il tiro contro avversari sistematicamente più piccoli di lui. Ha giocato gli ultimi due anni di liceo alla Peoria Central HS, dove è uscito con 18 punti, 6 rimbalzi e 6 assist di media, conditi con le solite 2 stoppate cui a questi livelli è inopportuno dare troppo credito. Ciò che stupisce di più di questo ragazzo, pur cogliendone appieno l'immaturità , è il talento nel passaggio. Ha una capacità  innata nella distribuzione della boccia, che lo rende pericolosissimo nonostante non sia particolarmente veloce. Deve chiaramente mettere su diversi chili, migliorare la mano e deve soprattutto imparare a giocare a basket ad un livello affine a quello professionistico. E' in ogni caso comprensibile che quando ti dicono che se vai subito nella Nba, mal che ti vada, ti becchi una quinta scelta assoluta, Duke può tranquillamente attendere.

Tuttavia, Shaun Livingston non è il liceale più appetito di questa edizione del Draft Nba. Il nome che circola da più tempo in cima ai vari mock draft è quello di Dwight Howard che al contrario del suo collega non ha mai firmato letter of intents per nessun college, mettendo in chiaro sin da subito l'intenzione di volare verso i pro. Si tratta di un talento dell'area di Atlanta, entrato subito nel mirino degli Hawks, che a causa di un buon finale di stagione, non ridete per favore, e non fatevi strane idee su Bob Sura, si sono un po' compromessi la possibilità  di disporre della prima scelta, cedendo molte palline in lotteria a Chicago, Orlando (che lo prenderebbe al volo nel caso le sfuggisse Okafor), Washington (idem se cederà  Kwame Brown) e Clippers. Davvero strana questa scelta di Atlanta, che visto il livello del suo roster, avrebbe fatto sicuramente meglio a giocare a perdere per avvicinarsi nel modo migliore alle zone alte del Draft.

Howard proviene dalla Southwest Atlanta Christian, ed è un prospetto che potrebbe aggiungere ulteriore linfa allo spot più coperto della Nba, ossia quello di ala grande. Atleta di livello davvero superiore, disponde di 208 centimetri saggiamente distribuiti su una struttura già  solida ed ulteriormente rinforzabile. E' un giocatore che segue la falsariga della moda dei giovani americani di adesso, ossia un lungo che gioca prevalentemente faccia a canestro, anche se in difesa finora gli hanno sempre fatto fare il centro. In prospettiva Nba dovrà  lavorare moltissimo sul gioco in post basso e sulla cattiveria a rimbalzo. Pare che disponga anche di una mano morbida, mentre il suo trattamento di palla, considerata la stazza, è davvero ottimo. Un talento puro, su cui vale veramente la pena rischiare, come del resto hanno rischiato i Wizards puntando su Kwame Brown. A differenza dell'ala di Washington, Dwight è dato da più fonti come uno che lavora davvero duro, quindi potrebbe veramente farcela a sfondare. Per farsi notare, non ha mancato di segnalare ai cronisti come possa: “Fare ancora meglio di LeBron James“, uno che a sentire Howard sarebbe soltanto quello che ha tracciato la via indicativa del talento dei liceali. Se il livello dell'umorismo del ragazzo si confermerà  su questi livelli, ci sarà  davvero da ridere. Il suo biglietto da visita alla voce recapiti indica 27 punti, 18 rimbalzi ed 8 stoppate a sera.

Un liceale che ultimamente ha perso un po' di credito, ma che molto probabilmente è il più popolare di questa lista, è Sebastian Telfair, talentino di Coney Island, quindi per forza imparentato con la famiglia Marbury. E' infatti cugino di Stephon e fratellastro di Jamel Thomas, ex Lauretana Biella, attualmente nel campionato greco. Sul conto di Seb ci sono già  degli aneddoti piuttosto curiosi. Tanto per cominciare Steph, attuale padrone di New York da quando ha la maglia numero 3 dei Knicks, si sarebbe montato la testa dimostrando scarsa attenzione verso la sua famiglia. Proprio per questa ragione i “Marburies” starebbero tutti caricando Telfair perchè vada in Nba e le suoni al cuginetto per riportarlo sulla retta via. Seb per l'età  che ha è più maturo di molti altri suoi coetanei, avendo vissuto da semidivo in un ambiente in cui alcuni suoi “amici” sono già  stati posti sotto un metro di terra da proiettili vaganti molto ben indirizzati. Classiche storie newyorkesi, non ci dilunghiamo su quest'aspetto altrimenti non ci basterebbe la notte che abbiamo davanti a noi per esaurirne gli argomenti.

Seb sembrava dovesse passare in Nba già  l'anno scorso, ma Stern ha ribadito il concetto espresso l'anno prima con LeBron James: per entrare nel Draft bisogna avere 18 anni compiuti o aver finito almeno il liceo. Telfair ha ingannato la noia con una annata da 33 punti e 9 assist alla Lincoln HS di New York. Il talento da queste parti c'è sempre stato. Tra i suoi record spicca il fatto di essere stato il più giovane giocatore di sempre a partecipare all'ABCD camp. Aggiungiamoci che Seb ha fatto una gran bella figura contro dei senior come Raymond Felton, attuale play di UNC, mentre lui era soltanto un sophomore. Il suo limite principale è comunque la statura, rasenta a stento il metro e ottanta e per giunta è anche molto leggero. Molto rapido, dotato di buona visione di gioco, ha caratteristiche da grande individualista, in grado di tirare anche più di trenta volte a partita. La Nba è un'altra cosa, per questo gli scout non impazziscono per lui, anche se ben difficilmente gli sfuggirà  una chiamata al primo giro di questo Draft.

Un altro ragazzo che ha fatto parlare parecchio di sè è stato Josh Smith. Quello che doveva essere l'uomo del rilancio della Indiana University, ha deciso che a far grandi gli Hoosiers poteva benissimo pensarci qualcun altro, ed ha deciso di entrare nel Draft. La provenienza è davvero la crema del basket liceale a stelle e strisce: Oak Hill Academy. 23 punti, 7 rimbalzi, 4 assist e 5 stoppate nel suo anno da senior per questo atleta davvero debordante. Rapidissimo nella corsa, salta in una maniera impressionante ed ha anche una mano molto morbida. Per ora il suo gioco è stato fatto di continue esplosioni verso il canestro avversario, per cui si tratta di un giocatore da disciplinare contro una difesa schierata, questo sarà  il vero scoglio che dovrà  superare prima di poter essere un giocatore Nba.

Il quasi omonimo J.R. Smith, da Clarksburg HS, è invece una guardia tiratrice, ma per lui vale lo stesso discorso tecnico intentato per Josh: doti atletiche fuori dalla norma e ottimo tiro. Difetto di entrambi? Sicuramente il ball handling, sul quale c'è parecchio da lavorare, e nel quale potremmo aver individuato la ragione per cui probabilmente non saranno in zona lotteria. Di maglia ha il 23, se non va in Nba, l'anno prossimo sarà  da Roy Williams a Chapel Hill assieme a quell'altro gran fenomeno che è Marvin Williams. Secondo voi chi potrà  mai essere il suo idolo cestistico?

Adesso tenetevi forte, perchè chiudiamo la rassegna con due prospetti che hanno macinato delle cifre pacchianamente sproporzionate alla caratura di riferimento di un qualsiasi giocatore di basket. Da un lato abbiamo Al Jefferson, Prentiss HS, 43 punti, 18 rimbalzi, 4 assist e 7 stoppate di media quest'anno. Dall'altro Dorell Wright, South Kent Prep, 30 punti, 11 rimbalzi, 4 assist, 6 stoppate. Difficile dare un'interpretazione non banale a cifre del genere, ammesso che non siano inflazionate come spesso e volentieri accade. In ogni caso, esaminando i vari scouting report presenti in rete, possiamo dire con buona certezza che Al Jefferson sia uno dei pochi giocatori da post basso di un certo livello presenti nel Draft di quest'anno, ammesso che non scelga, saggiamente, di andare ad Arkansas. Vi sono dubbi sulla statura. E' dato come un 6'9 ma probabilmente supera a malapena i due metri. Dorell Wright invece sembrava promesso a DePaul, ma ha scelto di fare il grande salto. Guardia/ala di due metri dotato complessivamente in tutti i fondamentali del gioco. Sarà  curioso vedere se riuscirà  a sopravvivere ai primi workout.

Per ora è tutto, anche se a questa lista potrebbe aggiungersi qualcun altro. Per quanto riguarda i liceali la situazione è abbastanza simile a quella del famoso anno di Kwame Brown, quando vi fu una vera e propria invasione massiva. Nessuno dei giocatori usciti quell'anno ce l'ha fatta davvero ad imporsi, tanto che quel flop generale, capitolo LeBron a parte, è servito abbastanza da lezione ai GM della Nba. Adesso appena si vede un liceale non si sbava più prontamente, ma si cerca di capire realmente dove potrà  arrivare. Di talento quest'anno ce n'è parecchio, soprattutto a livello atletico, per cui le chance per ricavare una potenziale stella ci sono. Bisognerà  vedere lungo, come sempre, come sanno fare i veri artisti del Draft, perchè il Draft, agli albori dell'era della globalizzazione, non cessa di essere soprattutto un'arte.

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