Big Ten Report – weeks 1 & 2

Ginn e Gonzales esultano dopo un TD in casa dei campioni di Texas.

Penn State cade contro Notre Dame e rilancia le quotazioni non solo della favorita Ohio State, ma anche e soprattutto quelle di Michigan, che cerca un posto in paradiso proprio ai danni della squadra allenata da Joe Paterno. I Wolverines faranno a loro volta visita a ND la prossima settimana, in una gara che vale quasi un'intera stagione visto la sconfitta dei Nittany Lions e la possibilità  di giocarsi lo scontro interno alla conference con un record migliore da parte di Michigan. L'attacco di OSU sembra poter confermare le promesse di inizio stagione, continuando l'ottimo lavoro già  messo in piedi nel 2005, stagione in cui i Buckeyes vinsero il Fiesta Bowl proprio ai danni di Notre Dame. Un'altra annata, quindi, dove come e più di prima, il destino della Big Ten e quello dei Fighting Irish sono incrociati e decisivi per gli esiti della stagione.

Ohio State University vola in Texas a riprendersi la rivincita per la sconfitta di un anno fa contro lo squadrone che vinse successivamente il titolo nazionale. Molto diverso l'assetto dei Longhorns, mentre OSU conferma buona parte delle stelle offensive e lavora sulla ricostruzione, finora discreta, della difesa. I Buckeyes riescono nell'impresa e stendono 24-7 gli avversari, portandosi 2-0 nel record dopo aver rifilato un 35-12 a Northern Illinois.

Senza aver vissuto ancora scontri diretti al proprio interno, la Big Ten comincia comunque a correre dietro ai favoriti di sempre, quei Buckeyes che stanno confermando di avere in Troy Smith un'arma affidabilissima per portare la squadra nel punto più alto della stagione 2006. Smith ha cominciato la stagione correndo pochissimo e giocando molto sui lanci, secondo molte voci sta lavorando sul proprio gioco da mesi per essere più adatto ai sistemi (e alle esigenze) della NFL; ciò non toglie che il quarterback lavori benissimo col braccio, in entrambe le partite disputate ha sfiorato le 300 yards (297; 269), lanciato cinque TD passes e nemmeno un intercetto. Il suo bilancio di yards annuo è destinato a crescere rispetto a quello della stagione scorsa, con numeri intorno alle 3500 yards.

OSU riesce però a vincere anche perchè tra i giocatori rientrati a roster per il 2006 ci sono ancora i vari Antonio Pittman, Ted Ginn ed Anthony Gonzales. Pittman pare essere la solita macchina da corse, eccellente in ogni situazione e reduce dalle 1331 yards del 2005; con la maggiore libertà  acquisita in uscita dal backfield, Pittman è l'uomo che ha permesso a Jim Tressel di cucire su Smith un gioco meno rischioso e basato più sul braccio che sulla corsa, mantenendo un QB mobile e preciso perfetto per ogni chiamata ed in ogni zona del campo. Ted Ginn è ancora l'uomo prefetto per le tracce profonde e rapide, per i big plays che Troy Smith tanto adora, mentre Gonzales sta confermando le buone cose viste un anno fa quando il titolare era Santonio Holmes, ora ai Pittsburgh Steelers.

La difesa è in via di stabilizzazione, ha sofferto contro Texas pur concedendo solo sette punti, ma le basi sono certamente migliori di quanto non ci aspettasse. Anche contro Northern Illinois, in ogni caso, la difesa non è parsa quella stellare dei vari Hawk e Carpenter, ma questo era prevedibile e bisognerà  attendere il 23 settembre contro Penn State per valutarne ulteriormente la compattezza, considerando che il prossimo impegno contro Cincinnati non sembra dei più probanti.

E proprio i Nittany Lions di Penn State sono usciti sconfitti nella notte italiana dallo scontro con Notre Dame, partita che ha ridimensionato le ambizioni della squadra di Joe Paterno, letteralmente spazzata via dai Fighting Irish. Vero che la sconfitta contro Brady Quinn e compagni non è così sorprendente, ma il pacchetto di giocatori che avrebbe dovuto dare una certa continuità  all'ottima stagione 2005 chiusa col record di 9-1 si è sciolto di fronte ai caschi dorati del college indipendente. Un 41-17 finale che non ammette repliche ed ha visto Penn State andare a segnare due touchdowns solo nel finale quando i giochi erano fatti e tutto era deciso. Nessun modo per fermare Quinn e troppa sofferenza su alcuni giochi di corsa con Travis Thomas capace di segnare una meta con 41 yards corse evidenziano la mancanza di consistenza che in più di uno avevano preventivato a inizio anno ma che Joe Paterno, si supponeva, avrebbe potuto risolvere.

Lo scivolone di Penn State e la conseguente mancanza di certezze aprono quindi la strada agli eterni rivali dei favoriti di OSU, quei Michigan Wolverines che dopo aver spazzato via Vanderbilt (27-7) e Central Michigan (41-17) si preparano ad affrontare proprio Notre Dame la prossima settimana in una gara che assume aspetti ben più pericolosi alla luce di quanto successo in week 2. Fermare l'attacco degli Irish sarà  il primo, difficilissimo, compito della squadra di Lloyd Carr, la quale dovrà  poi mostrare un offensive game plan più flessibile per cercare di rimanere in partita fino alla fine. Chad Henne è un quarterback molto accurato, ma non è mai stato troppo propenso al gioco conservativo solo via aerea, il che richiede un grande contributo del RB Mike Hart per bilanciare al meglio la potenza offensiva. Senza Jason Avant il pacchetto receivers ha perso un vero e proprio punto di riferimento, una certezza per l'attacco sui lanci. Sopravvivere a Notre Dame sarebbe fondamentale per i Wolverines per puntare ad uno dei quattro Bowls principali.

La quarta forza della Big Ten, Iowa Hawkeyes, tiene la strada della vittoria giungendo a sua volta sul 2-0 dopo un 20-13 fin troppo sofferto ottenuto contro Syracuse. Gli Hawkeyes, raggiunti da un field goal a sei secondi dal termine, portano a casa la partita in over time fermando sei giochi avversari cominciati da una yard. Difesa incredibile sulla linea di endzone quindi, con Fiammetta, Patterson e Chiara bloccati ad ogni tentativo nonostante l'aiuto di una penalità  che aveva prolungato la sofferenza di Iowa. Una striscia di due vittorie in altrettante gare che, all'interno della conference, viene confermata anche da Indiana, Michigan State, Purdue e Wisconsin. I Boilermakers di Purdue meritano una nota a parte come attacco migliore della conference.; pur concedendo qualcosa di troppo "dietro", Purdue ha evidenziato un attacco in grado di mettere a tabellino una marea di punti, battendo 60-35 Indiana State e 38-31 Miami (Ohio). Merito di tutto questo un gioco bilanciato e basato su drive lunghi e possesso palla. Il quarterback Curtis Painter si trova perfettamente nella shotgun di Purdue senza gli stessi patemi di un anno fa e finora ha racimolato 261 yards giocando solo 30 palloni in totale, ma è salvo da infortuni e ha quasi eguagliato il primato di 3 TD del 2005. Kory Sheets, dal canto suo, è il RB junior che sta tenendo sulle spine le difese avversarie con portate dalla media di 7.5, e diventa l'indispensabile alfiere nel gioco che porta punti su punti sfruttando il supporto di una difesa sinora superiore ad ogni aspettativa. Migliorare il 5-6 (3-5 in Big Ten) dell'anno passato non sembra un'utopia.

A far compagnia a Penn State, sul record di 1-1, ci sono invece altre tre squadre, ossia Illinois, spazzata via 33-0 da Rutgers nell'ultima giornata, Minnesota e Northwestern, tutte sconfitte in “gara 2”. Per tutte e tre non ci sono eccessivi margini di miglioramento, eccezion fatta per Minnesota, che può puntare a riguadagnare continuità  per puntare a imitare il 7-5 dell'ultima stagione, mentre si prepara il TE Matt Spaeth (senior) per la NFL. Illinois punterà  a non essere, di nuovo, la peggiore della Big Ten (11 vittorie nelle ultime quattro stagioni), anche se la serie di vittorie del 2001 è lontana anni luce.

La Big Ten è quindi di nuovo nelle mani di Ohio State che, evitato l'ostacolo Texas, aspetta la sfida con Penn State e il rivarly contro Michigan per capire fino a dove uno degli attacchi più forti della NCAA potrà  portarli. Gli avversari più importanti per i Buckeyes sembrano venire dall'esterno, West Virginia e Notre Dame marciano trionfalmente, ma Michigan sembra essere l'ago della bilancia per quel che riguarda la sfida a distanza con i Fighting Irish. I Wolverines, infatti, giocheranno con entrambe le due favorite al titolo e, mentre West Virginia sta a guardare che succede, Notre Dame e Ohio State si contendono il ranking ospitando entrambe i pericolosi avversari di Michigan.

Big Ten Standings.

Indiana 2-0
Iowa 2-0
Michigan 2-0
Michigan State 2-0
Ohio State 2-0
Purdue 2-0
Wisconsin 2-0
Penn State 1-1
Illinois 1-1
Minnesota 1-1
Northwestern 1-1

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