Jeff Smoker, protagonista dell'ottimo avvio di stagione di Michigan State
Se lo scorso turno era stato caratterizzato un incredibile numero di upset, quello della scorsa settimana ha invece prodotto più conferme che sorprese. Oklahoma, Michigan State ed Auburn hanno ancora una volta dimostrato di essere le università più in forma di questa parte di stagione mentre fra le squadre favorite la sola Ohio State ha incontrato difficoltà a superare un avversario alto nel ranking ma che partiva nettamente sfavorito alla vigilia.
L'attacco di Oklahoma (7-0) nella sfida contro Missouri (5-2) sembrava aver smarrito la via della end-zone solo una settimana dopo aver segnato 65 punti all'università del Texas ma il reparto guidato dal quarterback Jason White si svegliava nel finale del primo tempo e segnava 3 touchdown.
Nel secondo tempo ci si aspettava che i Sooners passassero per la quinta volta in 7 partite la soglia dei 50 punti ma le 2 squadre segnavano solo un field goal a testa e Oklahoma si fermava a 34 punti contro i 13 dei Tigers. "A fine gara ho visto qualche tifoso amareggiato ma se pensate che siano garantiti ogni sabato 65 punti vi sbagliate perché il nostro obiettivo è vincere la partita e badiamo solo a questo. E pazienza se questo è fonte di delusione", ha dichiarato Bob Stoops, coach dei Sooners.
Si fatica a trovare motivi di delusione perché finora Oklahoma è stata l'università più forte dell'intera nazione e non si vede come potrebbe sfuggirle un posto nel Sugar Bowl. White legittima sempre di più le sue aspirazioni per l'Heisman Trophy e con l'aiuto del wide receiver Mark Clayton (terzo nella storia di OU per touchdown ricevuti) non è detto che il suo desiderio non si realizzi.
La difesa anche contro Missouri è stata impeccabile nei momenti decisivi. Nel secondo tempo ha concesso soltanto 64 yard agli avversari, prevenendo il loro ritorno in partita. I 5 sack subiti dal quarterback avversario, Brad Smith, e la costante pressione sulla linea dei Tigers la dice lunga sul miglioramento rispetto allo scorso anno quando l'allora matricola Smith registrò il record dell'università per yard guadagnate da un quarterback (213).
Anche Michigan State (7-1) ha chiuso la partita con Minnesota (6-2) alla fine del primo tempo con un ritorno di 100 yard di un kickoff che riportava gli avversari sotto di 2 touchdown. Nel secondo tempo Minnesota segnava 3 touchdown ma la partita restava saldamente nelle mani degli Spartans.
Mentre per Minnesota la seconda sconfitta consecutiva sancisce, di fatto, l'uscita dalla corsa per il titolo della Big Ten, Michigan rafforza la sua candidatura visti anche i problemi delle avversarie (Ohio State, Michigan e Wisconsin su tutte). Gli Spartans infatti sono al comando della conference grazie alla migliore partenza dal 1966.
"Ora possiamo finalmente dire di essere una contendente per il titolo di conference", ha dichiarato l'allenatore di MSU, John L. Smith, "Abbiamo battuto un'ottima squadra che dopo essersi portata in svantaggio di soli 7 punti poteva legittimamente pensare di vincere. Invece il ritorno in end-zone del kickoff da parte di Rhys Lloyd li ha colpiti dal punto di vista psicologico e siamo riusciti a controllare la partita. Se non avessimo segnato sarebbero andati negli spogliatoi carichi per il secondo tempo e l'esito finale forse sarebbe stato diverso".
Ancora una volta il trascinatore dell'università è stato il quarterback Jeff Smoker che finora non solo ha ottenuto numeri di tutto rispetto (2070 yard passate per 12 touchdown) ma è anche riuscito a migliorare in quello che era probabilmente il suo maggior limite: la lettura delle difese. Le 4 partite consecutive senza un intercetto lanciato per un giocatore che fino allo scorso anno viaggiava alla media di un intercetto a partita fanno sperare in una sua definitiva esplosione, tanto è vero che il suo nome viene inserito nella lista dei possibili candidati all'Heisman Trophy.
Glen Mason, coach di Minnesota, a fine partita ha riconosciuto i meriti degli avversari ma ha ammesso che "abbiamo dato loro una mano. Dirò una cosa ovvia ma la nostra sconfitta è dipesa soprattutto da una cosa: le palle perse, le palle perse e le palle perse. Non possiamo pensare di vincere in trasferta contro Michigan State se perdiamo 3 palloni e non ne recuperiamo neanche uno. MSU ha segnato ben 17 punti in seguito ai nostri errori. È inaccettabile. Oltre alla statistica vinte-perse quella dei palloni persi è la più importante".
Ohio State (6-1) ha confermato invece tutti i problemi in attacco ma è riuscita lo stesso a superare Iowa (5-2) in una partita in cui i reparti offensivi non hanno certo brillato, sbagliando anche le cose più banali. La giocata che riassume tutta la partita è lo snap del centro di Iowa, Eric Rothwell, che mandava il pallone sopra la testa del quarterback, finiva nell'end-zone e veniva recuperato dalla difesa dei Buckeyes che segnava i 2 punti che chiudevano la partita.
Il gioco di corse di Ohio State è stato ancora una volta orrendo guadagnando solo 56 yard in 42 tentativi. Coach Jim Tressel ha dichiarato che "non si può dare la colpa solo ai back o al quarterback. Le cose non vanno affatto bene ma oggi ho visto dei miglioramenti contro una delle migliori difese della nazione. Siamo stati fortunati a vincere almeno 1 delle 2 gare in cui l'attacco non ha segnato neanche un touchdown ma se vorremo arrivare in fondo non basteranno piccoli miglioramenti".
Gli special team di OSU hanno contribuito a 17 dei 19 punti segnati dai Buckeyes e le giocate più spettacolari sono state il field goal di 53 yard trasformato da Mike Nugent, il ritorno di Michael Jenkins di un punt per 54 yard ed il punt bloccato nella end-zone che portava Ohio State in vantaggio per 17 a 3. Tressel ha spiegato che "la chiave del successo degli special team è stato l'uso particolare che abbiamo fatto di Chris Gamble. Invece di fargli ritornare i calci abbiamo deciso di usarlo per bloccare il loro giocatore degli special team più bravo, Bob Sanders".
Sono invece state molto più facili la vittorie di Auburn (5-2) e Miami (7-0) su Mississippi State (2-5) e Temple (1-6) rispettivamente. La partita di Auburn ha guadagnato la ribalta non tanto per la vittoria quanto per la prestazione del tailback Carnell 'Cadillac' Williams, capace di segnare 6 touchdown proprio il giorno del ritorno ad Auburn, come tifoso, di un grande del passato, Bo Jackson.
A fine partita il punteggio era Auburn 45 – Mississippi St. 13 ma il divario fra le 2 squadre è stato più ampio di quello che lo score finale potrebbe suggerire. "Ci hanno dominato dall'inizio alla fine sia in difesa che in attacco. Quest'anno non mi era mai capitato di vedere una squadra così forte ed il lavoro fatto dalla loro linea offensiva per Williams è stato straordinario", ha dichiarato Jackie Sherrill, allenatore di MSU.
Proprio la linea di Auburn è stata il principale artefice della "resurrezione" del programma, reduce da 5 vittorie consecutive dopo una partenza infelice che ha fatto perdere loro ogni chance di Sugar Bowl. "Ad inizio stagione non bloccavamo molto bene ed il nostro quarterback era costretto a pensare prima a salvare sé stesso e poi a costruire il gioco. Questo ci impediva di far riposare la difesa che, nonostante sia una delle migliori che io abbia mai allenato, non può fare tutto da sola. Ora invece le prestazioni dei nostri back la dicono lunga su quanto la linea sia migliorata", ha detto Tommy Tuberville, coach di Auburn.
Nelle ultime 3 partite Cadillac ha guadagnato qualcosa come 496 yard in 96 corse con 8 touchdown e dal punto di vista statistico il gioco di corse dei Tigers è diventato in numero 2 della nazione, dietro Arkansas. Per l'importante sfida di questa settimana contro LSU, Tuberville ha detto di non voler cambiare strategia: "Correremo finché non ci fermeranno costringendoci a lanciare. Avere un back che guadagna sempre 4 o 5 yard è un'importante arma psicologica perché frustra gli avversari che finora hanno provato in tutti i modi a fermare Carnell senza mai riuscirci".
Un altro back che si è messo in evidenza lo scorso turno è stato Jarrett Payton, giocatore di Miami e figlio di Walter, mitico Hall Of Famer della NFL. Il tailback, subentrato da qualche settimana al posto dell'infortunato Frank Gore, ha segnato 2 touchdown e corso per 115 yard nel successo degli Hurricanes su Temple per 52 a 14.
"Oggi ho giocato la mia migliore partita", ha dichiarato Payton, "Vedevo gli spazi e riuscivo a sfruttarli meglio di altre volte, la mia visione di gioco era più ampia. Con questa prestazione spero di aver assicurato i miei compagni perché ora sanno che nonostante il serio infortunio che ha colpito Frank, Miami ha ancora un ottimo gioco di corse. Per quanto mi riguarda sapevo di potercela fare ma si trattava solo di avere un po' di pazienza".
Oltre a Payton, senior al quinto anno, i tifosi di Miami hanno potuto vedere all'opera quello che sarà il tailback del futuro, il freshman Tyrone Moss (135 yard guadagnate in 15 corse ed il primo touchdown segnato con la maglia di Miami). "Ad inizio partita gli ho detto 'Se non segni contro Temple vuol dire che c'è qualcosa che non va' e così l'ho costretto a far bene. Scherzi a parte Tyrone sarà un grande giocatore nei prossimi 2 anni".
Anche USC (6-1) ha avuto facilmente ragione di Notre Dame (2-4) in uno dei confronti più attesi del weekend. I Trojans hanno sconfitto per il secondo anno consecutivo i Fighting Irish con uno scarto di 31 punti. USC ha segnato solo 45 punti ma sarebbero potuti essere molti di più perché la difesa di Notre Dame ha lasciato campo libero agli avversari. "Siamo rimasti stupiti anche noi da quanto spazio ci lasciavano perché sapevamo che erano in difficoltà ma non pensavamo che ci rendessero il gioco così facile", ha dichiarato a fine partita il quarterback dei Trojans, Matt Leinert (351 yard e 4 touchdown lanciati).
"Nel primo quarto Notre Dame ha giocato veramente bene ma quando abbiamo trovato il modo di fermare le loro corse abbiamo annullato il loro attacco", ha dichiarato coach Carroll. L'unica cosa che a quel punto poteva fermare USC erano gli errori dei Trojans che perdevano in 2 occasioni il pallone quando gli avversari erano ancora ad un touchdown di distanza.
I Fighting Irish però in entrambe le occasioni non sono riusciti ad approfittarne e nel secondo tempo non sono mai stati in partita. "Nella seconda parte di gara abbiamo sofferto sia in attacco che in difesa e in queste condizioni la sconfitta è certa. Le uniche note positive dell'incontro sono l'ottima prestazione di Julius Jones e i miglioramenti mostrati dal quarterback Brady Quinn", ha detto Tyrone Willingham, coach di Notre Dame.