Il sogno di Carmelo

Il titolo Ncaa vinto sarà  il suo biglietto da visita per gli scout del Draft

Che Carmelo Anthony fosse un vero campione lo avevamo già  capito dalla prima partita giocata contro Memphis, davanti al pubblico del Madison Square Garden, conclusa con 27 punti ed 11 rimbalzi ma a New Orleans ne abbiamo avuto la conferma; la prova contro Kansas corona un torneo Ncaa giocato ai massimi livelli con una media di 20 punti e 11 rimbalzi ma dietro a questo straordinario giocatore si cela una storia che non è stata delle più facili.

Melo nasce il 29 maggio di 18 anni fa in uno dei quartieri più difficili di Baltimora il “The Pharmacy” chiamato in questo modo per l'enorme quantità  di droghe assortite che vi girava; figura fondamentale per la crescita di Carmelo è la madre Mary, bidella all'università  di Baltimora, che si trova a far campare quattro figli da sola dopo che il marito viene ucciso quando il nostro pargoletto ha poco più di due anni.

Trovata nel basket la sua valvola di sfogo Melo fin da subito si dimostra di un livello superiore alla locale Towson Catholic High School dove colleziona sì 24 punti, 12 rimbalzi e 4 assist ma a tale strapotere corrisponde un impegno scolastico gravemente in rosso ed è qui che ritorna in gioco la signora Mary che, complice anche l'uccisione di un cugino , decide di spedirlo, per il suo ultimo anno di liceo, alla famosa Oak Hill Accademy dove i famigerati battisti rimettono il ragazzo in riga.

La lotta per il recruiting, dopo aver scartato l'Nba che gli assicurava solo attorno alla decima scelta, viene ristretta a due università  oltre a Syracuse era in lotta Maryland che viene scartata sempre da mammina perché troppo vicina ai brutti luoghi dell'infanzia. I maggiori dubbi su Melo eran legati alla sua eccessiva magrezza (poco meno di 80 chili al suo arrivo al campus) come dimostrano le parole di Ernie Kent, coach di Oregon, che vedendolo giocare con Jim Boeheim disse al collega: “Forse non sarà  in grado di fare questa o quest'altra cosa da quanto è magro”.

Grande importanza per Melo ha ricoperto lo stesso coach di Syracuse, che lo ha preso sotto la sua ala protettiva, facendolo crescere non solo sul piano fisico dal momento che grazie ad un appropriato lavoro in palestra è arrivato a pesare fino a 92 chili(meritandosi l'appellativo da parte di Kueth Duany di Fat Boy), ma anche sul piano etico poiché Melo, dopo aver penato con il test di ammissione al college è diventato un diligente studente che non salta più nessuna lezione ed è anche diventato un vero topo di palestra che come dichiara lui stesso passa molte ore al giorno a cercare di migliorare i suoi movimenti: “Praticamente vivo in palestra, lo scorso anno tiravo e basta ma adesso ho imparato a conoscere meglio le meccaniche del gioco e a giocare per gli altri quattro compagni in campo”.

Per sintetizzare un torneo dominato ad altissimo livello, come non succedeva probabilmente dai tempi di Danny Manning, basterebbe ciò che ha dichiarato Ralph Sampson, coach di Oklahoma: “Cosa può fare LeBron James che Carmelo non può fare? Durante questo torneo ha dimostrato un livello di maturità  e di fluidità  di gioco che ne fanno un'arma veramente micidiale”.

Le grandi questioni che si alimentano attorno al figlio di mamma Mary riguarda il Draft del prossimo giugno: si dichiarerà  eleggibile? Potrebbe scalzare il famigerato LeBron dal pick numero 1? Ma cerchiamo di rispondere a questi interrogativi. Per quanto riguarda il primo punto sembra quasi scontato che Carmelo passerà  tra i professionisti grazie al fantastico anno appena terminato e molti scout saranno ben disposti a chiudere un occhio sul fisico non ancora del tutto definito e su eventuali lacune difensive ben mascherate dalla zona di coach Boeheim anche se resta una piccolissima possibilità  che resti ancora un anno a Syracuse per esaudire un desiderio della madre: “Mia mamma ha cresciuto quattro figli da sola, io sono il più giovane; adesso sono al college e so che lei è orgogliosa di me ed io farei di tutto per mostrargli quanto le sono grato” ed anche per lo splendido legame creatosi con gli altri Orangemen: “è stato fantastico, adoro ognuno di loro e li ringrazio per tutti i bei momenti trascorsi insieme”; per il secondo quesito probabilmente la scelta numero uno è blindata da Lebron, anche perché se qualche Gm non lo scegliesse passerebbe, in caso di autentica superstar, da zimbello di tutta la lega ma lotterebbe in una testa a testa con Darko Milicic per la seconda scelta.

In ottica Nba Melo potrebbe giocare in ben tre ruoli: oltre al suo consueto spot di ala piccola può giocare sia guardia(grazie al buon ball-handling, al discreto tiro da fuori ed ad una visione di gioco non comune per un giocatore di 202 cm) ma inoltre come ala grande atipica che può anche uscire a ricevere sul perimetro ( in virtù di una capacità  non comune di andare con tale efficacia a rimbalzo e delle lunghe braccia abili ad interrompere le linee di passaggio avversarie) tuttavia ci sono ancora alcuni aspetti del gioco su cui il ragazzo deve continuare a lavorare come ad esempio migliorare la struttura fisica specie nella parte superiore del corpo, vedere come reagirà  in una difesa a uomo e cercare di migliorare ulteriormente le scelte di tiro e le decisioni in campo ma dobbiamo senz'altro ricordarci che è soltanto un ragazzo di nemmeno venti anni, un ragazzo che ha già  stregato il mondo.

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