La sconfitta dei Mavs

Dirk Nowitzki ha dato tutto in questa annata straordinaria, ma non è bastato…

L'harakiri dei Mavs si è completato, con la sconfitta casalinga subita martedì notte che è valsa ai Miami Heat il primo titolo della loro storia, ed ha lasciato una marea di rimpianti a Dallas, per una Finale che sembrava essere sotto controllo fino a dieci giorni fa e che poi, giorno dopo giorno, si è sempre più capovolta a favore dei loro avversari.

Si potrebbero citare una miriade di episodi che hanno deciso questa serie, ma la verità  è che tutto potrebbe essere girato, lo ripeto ancora una volta, negli ultimi sette minuti scarsi di gara 2, quando i Mavs hanno sperperato tredici punti di vantaggio ma, soprattutto, hanno sperperato la possibilità  di dare il colpo probabilmente decisivo alle speranze di titolo degli Heat.

E invece, dopo la vittoria di gara 3, i vecchi marpioni di Miami si sono ringalluzziti ed hanno cominciato a crederci. Tra l'altro, difficile non crederci nel momento in cui sei letteralmente trascinato da un Wade storico, definitivamente consacrato, per i pochi che avevano ancora dei dubbi, nell'olimpo NBA.

Anche Nowitzki sottolinea come la serie sia girata lì: "Gara 3 è stata una sconfitta dura, perché ha cambiato l'intera inerzia della serie. Wade è stato immarcabile, ha letteralmente vinto il titolo per loro, dal momento in cui noi eravamo sopra in gara 3 ha preso in mano la serie e non l'ha più mollata".

Tornando a Dallas, la cosa importante è che la sconfitta sembra essere stata recepita bene, per quanto sia possibile, sia dalla squadra che dalla città . Tutti hanno visto gli enormi progressi di una squadra che ad inizio anno non era data come reale contendente per il titolo, troppo giovane e con troppi punti interrogativi.

La verità  è che i Mavs quest'anno hanno vinto tutte le loro scommesse a cominciare dai due condottieri, il coach Avery Johsnon, che ha fatto un gran lavoro dando una precisa identità  alla squadra, e Dirk Nowitzki, che si è definitivamente issato tra i migliori giocatori della NBA, fino agli altri giocatori, Josh Howard, Jerry Stackhouse, DeSagana Diop, Marquis Daniels ed ovviamente Jason Terry.

La brutta sconfitta non deve cancellare quanto di buono è stato fatto in precedenza, anche se il momento è chiaramente difficile, come dice lo stesso Terry: "A volte devi perdere per poi vincere. Avevamo l'opportunità  di conquistare qualcosa di grande, ma semplicemente non era il nostro anno".

Nowitzki vede il bicchiere mezzo pieno: "Credo che molte buone squadre siano passate attraverso brutte sconfitte e siamo tornate più forti l'anno successivo. Andando avanti con il tempo, potremmo essere fieri di quello che abbiamo fatto quest'anno, perché nessuno si aspettava che potessimo vincere ad Ovest".

Ma l'occasione mancata dai Mavs é comunque immensa, anche perché, se è vero che la squadra è interessante e giovane e che può migliorare molto in linea teorica, devi sempre cogliere l'occasione vincere al volo, quando puoi.

Il fatto di pensare di avere comunque un futuro davanti può essere d'aiuto per mettere questa sconfitta nella giusta prospettiva, ma poi non bisogna scordarsi che Dallas ha buttato via la possibilità  di vincere un titolo e questo, anche a livello mentale, può creare qualche problema.

E non può certo essere una scusa quella di un arbitraggio che, a detta degli esponenti dei Mavs e di molti tifosi, ha tutelato eccessivamente Wade, mentre invece non è stato altrettanto protettivo con Nowitzki. In molti si ricorderanno del fischio di Bennet Salvatore in gara 5, che ha consegnato due tiri liberi nelle mani di Wade e probabilmente la serie a Miami, visto il risultato di gara 6. Ma gli arbitri, bisogna riconoscerlo, in questa finale sono stati solo protagonisti secondari.

La verità  è che alla fine è sembrato che Nowitzki sia arrivato alla Finale un po' sulle gambe e stanco per una stagione dove ha dovuto fare il boia e l'impiccato, sempre da miglior giocatore e centro offensivo della sua squadra, punta di diamante dei suoi in un playoffs stratosferico fino alla serie con Phoenix, dove comunque aveva palesato qualche calo di rendimento.

Dirk è arrivato spompato da una stagione dura che, non bisogna scordarselo, per lui è cominciata a inizio settembre, quando ha giocato con e per la sua nazionale, neanche a dirlo da anima della squadra, ai campionati europei, dei quali è anche stato nominato Mvp.

Ecco perché a Dallas non hanno intenzione di fare processi a Nowitzki, ma anzi lo proteggono, ben sapendo che Dirk è un giocatore ed un ragazzo speciale e che comunque, nella storia della NBA, solo altri quattro giocatori erano riusciti a chiudere la postseason con almeno venticinque punti e dieci rimbalzi come ha fatto lui, e gli altri sono grandi giocatori come Olajuwon, Shaquille ONeal, Robert Pettit e Elgin Baylor.

L'estate di Dallas si preannuncia come una off season dove le questioni saranno poche ma spinose, con l'intenzione dichiarata di mantenere intatto il gruppo di quest'anno, che si merita almeno un'altra chance di dimostrare quello che vale, vista anche la giovane età  e l'inesperienza a questi livelli. Lo stesso Cuban sostiene la linea secondo la quale non c'è bisogno di stravolgere la squadra: "Da quello che ho sentito da Avery (Johnson) e Donnie (Nelson), non mi aspetto che ci saranno grossi cambiamenti nel roster quest'estate".

Il primo punto per mantenere il nucleo della squadra di quest'anno è rifirmare Jason Terry che, il primo luglio, diventerà  free agent. Da entrambe le parti c'è l'intenzione di proseguire insieme, anche se bisognerà  sempre vedere quelle che saranno le offerte che arriveranno a Terry e quanto Cuban sarà  disposto a spendere per trattenere l'ex Arizona, reduce da quella che senza dubbio è la sua migliore stagione in carriera.

Il proprietario dei Mavs si sbilancia a suo favore: "E' molto importante trattenere JET, perché è un giocatore ed un ragazzo fantastico. E' veramente speciale, ed ora ha anche guadagnato esperienza, non è più il ragazzo che giocava ad Atlanta e questo ci favorisce".

Ma se l'obiettivo è mantenere intatto il nucleo della squadra, obiettivo abbastanza facilmente raggiungibile quest'estate visto che, oltre a Terry, sono free agent solo Van Horn e Griffin, bisognerà  anche iniziare a parlare dei contratti di Howard e Nowitzki. L'ex Wake Forest può, da quest'estate e secondo le regole NBA, estendere il suo contratto da rookie. Stessa cosa vale per Nowitzki, il cui accordo attuale scadrà  fra due anni, e c'è già  la possibilità  per le parti di allungarlo, nel caso lo vogliano.

Ora quindi è tempo di riflettere e prendere decisioni per i Mavs, che hanno sì perso il titolo, ma non bisogna scordarsi che hanno giocato una grande stagione, di gran lunga la miglior annata nella storia della franchigia, e che il prossimo anno torneranno più agguerriti che mai. Appuntamento il primo novembre, allora, per la nuova stagione NBA.

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