Dwayne Wade porta Miami ad un passo dal suo primo titolo NBA
Qualche risorsa gli Heat ce la devono pur avere se, sebbene nel contesto di una finale di livello basso, sono riusciti a tornare prepotentemente in corsa: Miami ha vinto le sue tre gare in casa, come solo Detroit due anni fa era riuscita a fare da quando è stato introdotto questo formato alle finali.
Sono successe cose particolari, come la rimonta furiosa del finale di gara3 e le percentuali da minibasket dei Mavs nella successiva.
Miami però è stata più forte delle sue lacune, nell'ultima sfida vinta ha superato un inizio di partita da 3 su 14 di Wade, per poi goderselo nell'ultimo periodo e nel supplementare. Ha sopportato il 2 su 12 ai liberi di O'Neal, che ha subito una marea di falli, anche in condizioni di gioco normale e non di Hack-a-Shaq: la squadra complessivamente ha fatto 32 su 49, doppiando il numero di tiri degli avversari. Un indizio sull'aggressività degli uomini di Riley.
"E' stata una grande vittoria - ha detto Pat Riley dopo l'affermazioni in gara5 - ora speriamo di poterla ripetere in un ambiente ostile come il campo di Dallas: abbiamo bisogno di un'altra vittoria." E' chiaro che Riley sa che la sua squadra in questi playoffs ha 11 vittorie e 1 sconfitta in casa; lontano dalla Florida siamo solo a 4 vittorie e 6 sconfitte.
Al solito quando si parla di mentalità da trasferta ci si ritrova a parlare dei giocatori del supporting cast che, tradizionalmente tendono ad essere diversi fra casa e trasferta; da qui si può cominciare a parlare di come Miami ha cambiato pelle in questa serie.
Hudonis Haslem è l'uomo che in prima battuta sta limitando l'apporto di Dirk Nowitzki. Il piano a disposizione di Riley per limitare il tedesco c'era sembrato discreto fin dalla prima partita; non ci aspettavamo però tutti questi risultati. Se il figlio di Wurzburg ha visto la sua media punti abbassarsi di quasi 7 punti, rispetto alle precedenti serie di playoffs, l'opera di Haslem, Posey e dell'uomo che solitamente raddoppia quando Nowitzki parte in palleggio deve aver prodotto effetti. Soprattutto, quel che conta, l'ala dei Mavs si deve conquistare i punti che segna.
"Gli arbitri prestano molta attenzione a quello che faccio - ha spiegato dopo gara5 il lungo di Miami - perché dopo un paio di ottime partite Dallas ha cominciato a mandare cassette alla Nba; non mandiamo cassette, noi giochiamo solo a basket." Dopo aver giocato solo 18 minuti in gara4, Haslem è uscito per falli con 3'58" da giocare nei tempi regolamentari dell'ultima partita.
James Posey s'è preso cura di Nowitzki con risultati accettabili.
Il fatto è che Haslem deve stare in campo il più possibile; perché Posey ha cominciato questa finale come cambio dei lunghi in ottica "tedesca". Ora Riley lo vede molto di più da ala piccola, in quello che è diventato il suo quintetto difensivo per eccellenza: Payton, per costrizione visto che l'alternativa è Williams, ovviamente Wade e Shaq, con al limite qualche breve brano di Mourning in fasi non decisive della partita, Posey e Haslem.
La leggenda popolare vuole che questo quintetto dipenda completamente dal duo di prime punte per la questione offensiva; in realtà Posey, già in gara4 aveva segnato 15 punti in 26 minuti. Domenica scorsa ne ha messi 10 in 44 minuti. Parallelamente si è drasticamente ridotto il minutaggio di Walker che è passato da una media di 40 nelle prime 4 gare a 26.
Possibile che Riley si sia finalmente accorto che l'ex Memphis è giocatore che, da esterno, può dare diverse cose: non solo difesa uno contro uno, non eccezionale ma mai mediocre come quella dell'ex Celtics, non solo punti di qualità soprattutto sugli scarichi, anche tanti aiuti di peso come testimoniato da quei sette sfondamenti subiti.
Nelle ultime due gare poi è successo quello che nel sistema di Riley equivale a una mezza rivoluzione copernicana: nelle prime 3 partite s'era fidato di una rotazione a 8 giocatori, con Mourning comunque poco utilizzato. Nella quarta l'ex architetto dello show time ha liberato Shandon Anderson, sempre in ottica difensiva. L'ex Utah è rimasto in campo 19 minuti in gara4, solo 7 in gara5.
Forse il coach s'è reso conto che per vincere fuori casa ha bisogno di più difesa e di giocatori più freschi quando si deciderà la partita. Di conseguenza ha ridotto il ruolo dei suoi titolari e ha cominciato a "mischiare" fra quintetti d'attacco e quintetti da combattimento.
Vedremo quale sarà la linea di gara6; Riley potrebbe essere a una vittoria dalla visione di una parata per il centro di Miami, Shaq a 48 minuti dal mantenimento della sua promessa e Wade a 48 dal suo primo titolo di Mvp.