Focus: Lebron James

The Chosen One

LeBron Raymone James e' nato il 30/12/1984 ad Akron nell'Ohio.
Le sue origini per certi versi possono essere paragonate a quelle di Allen Iverson, anche se la storia di “The Answer” e' stata sicuramente piu dura: la madre di LeBron, Gloria, fu abbandonata a soli 16 anni dal marito, Anthony McClelland, rimanendo così da sola a crescere il piccolo LeBron, che prenderà  il suo cognome.

Nei primi periodi, sua madre affrontò una situazione disperata, fatta di lavori precari e mal pagati, della perdita dell'unico affetto familiare sicuro, la madre, e della mancanza addirittura di una casa, tanto che i due erano costretti a farsi ospitare da vari amici, vagando per tutta Akron, una città  di circa 200.000 abitanti un'ora a sud di Cleveland.

“Mia madre ed io siamo sempre stati lì l'una per l'altro…abbiamo avuto momenti difficili, ma lei c'era sempre lì per me”.

Gloria cercava anche di selezionare gli uomini con cui stare, per il bene di suo figlio, ma non è facile. Scelse un certo Eddie Jackson come compagno, che era disposto a fare da padre a suo figlio, ma costui non era certo un santo: in carcere nel 1990 per spaccio di cocaina e, ancora nel 2000, sotto processo per truffe sulle ipoteche, espedienti per fare presto soldi facili.
Anche i fratelli di Gloria, Terry e Curt, le davano una mano.

Fin da piccolo LeBron dimostrava una forte propensione allo sport e trascorreva ore ed ore a seguire il football ed il basket in TV. La mamma le regalò il suo primo pallone da basket in miniatura ed il primo mini canestro quando era piccolissimo, con grande gioia del bambino, che ci passava delle ore.

Crescendo, iniziarono i primi problemi all'ingresso di LeBron alle scuole elementari, a causa dell'imbarazzo che provava per la sua situazione familiare da nomade senza una famiglia tradizionale e stabile.

Il ragazzo reagiva con un eccesso di riservatezza e faticava, anche se riusciva, a concentrarsi negli studi. Intanto cresceva in modo smisurato per la sua età , malgrado sua madre sia piccola di statura, ma avendo nei geni, come i fratelli di lei, l'alta statura e lo sviluppo di un fisico muscoloso.

Iniziò a giocare a basket ed il suo mito, neanche a dirlo, era Jordan, a cui lui aggiungeva una naturale tendenza a giocare di squadra superiore che allo stesso suo mito.

“Un sacco di giocatori dicono di sapere come si gioca a basket, ma in realtà  non si è compreso come giocare, se sai cosa voglio dire… Loro possono mettere la palla nel canestro, ma io vedo le cose, anche prima che accadano. Sai davvero fare migliorare la tua squadra? Io l'ho imparato guardando Jordan”.

Quando usciva di casa, andava al vicino parco pubblico a giocare con gli amici, sia a pallacanestro che a football. In quest'ultima disciplina, manco a dirlo, di solito LeBron faceva il ricevitore.
Dopo aver segnato 19 touchdowns in sei partite nel suo primo anno, il suo allenatore, Frankie Walker, un uomo che avrebbe avuto un profondo impatto sulla sua vita, lo accompagnò ai vari “provini” nelle squadre, scoprendo che il ragazzo li aveva tutti rifiutati a causa della sua vita da nomade e della mancanza di una casa.

Walker decise allora di parlare chiaro con sua madre, Gloria, che dovette riconoscere che suo figlio aveva bisogno di un più stabile ambiente di vita. Decisero allora di comune accordo, per il bene del ragazzo, che LeBron venisse a vivere con la famiglia del suo coach.

Gloria era orgogliosa del ragazzo: "Siamo i migliori amici. Io l'ho guidato fino ad essere un uomo, per prendere buone decisioni, e Lui non mi ha mai lasciato indietro”.

LBJ si ambientò subito nella sua nuova famiglia, composta, oltre che da Walker, da sua moglie, Pam, e dai suoi tre figli, Chanelle, Frankie e Tanesha Jr. Tutti in famiglia, tra cui anche LeBron, venivano responsabilizzati con i turni quotidiani per le faccende di casa.

Questa vita in un saldo ambiente familiare gli ha giovato, consentendogli di giocare con tranquillità  e prepararsi all'accesso all'High School. Walker svolse per lui in quel periodo il doppio ruolo di padre e di allenatore, migliorandolo anche nel basket, ad esempio insegnandogli l'uso della mano sinistra (con cui comunque scrive e mangia, dimostrandosi praticamente ambidestro).

Tuttavia, dopo 18 mesi di vita separata da suo figlio, Gloria lo voleva di nuovo con sè. Ma presto, nonostante la buona volontà  della donna, sorsero problemi finanziari, e LeBron dovette tornarsene dai Walkers.

Alla fine, si misero d'accordo per aiutare sua madre Gloria a pagare l'affitto e lasciarlo con lei. Walker e sua moglie volevano essere sicuri che LeBron, al quale si erano affezionati, avesse sempre a disposizione un posto nella zona di Akron che potesse considerare seriamente come la sua casa.

Per LeBron, un altro vantaggio di vivere con i Walkers fu la nascita delle sue prime vere amicizie, tra cui prima di tutte quella con il figlio del suo coach, Frankie Jr, e con altri quattro ragazzi: Sian, Dru Joyce III, Willie McGee e Romeo Travis.

Insieme, i 5 formarono una fortissima squadra di basket che girava per i campetti della zona. Ogni domenica sera, si riunivano presso la Comunità  Ebraica all'Akron Center, dove Keith Drambot, l'ex capo allenatore alla Central Michigan University, aveva modo di osservarli e curarne la crescita tecnica.

LeBron e Dru, che giocavano entrambi guardia, strinsero ulteriormente i loro vincoli di amicizia e, quando James aveva 12 anni, ricevette il permesso di trascorrere l'estate con la famiglia Joyce. I due ragazzi continuavano assiduamente a giocare a basket, sviluppando l'intesa, ma la crescita fisica di LBJ lo portò presto a provare a occupare tutti i ruoli sul campo, migliorando in tutti i fondamentali del gioco.

LBJ cominciò così a partecipare alle prime competizioni giovanili, mettendo in mostra tutto il suo impressionante talento (il Nord-est Ohio Shooting Stars, l' Under/6th Grado AAU Campionati Nazionali 1997 a Salt Lake City, Utah, l'AAU Under/8th 1999 a Orlando, Florida; nello Shooting Stars, avendo vinto le prime cinque partite, fu invitato a partecipare ad un incontro di esibizione contro la squadra delle California meridionale All-Stars).

Così, LeBron, Joyce, Sian e McGee, auto-proclamatisi “Fab Four”, giunsero ad una decisione. Essendo stati un gruppo così unito, presero il reciproco impegno di continuare insieme la loro carriera cestistica.

Puntarono così la loro attenzione sulla Saint Vincent-Saint Mary High School, una scuola parrocchiale nel centro di Akron, più conosciuta per la sua tradizione di eccellenza accademica che per il basket, in cui LeBron avrebbe costituito l'avanguardia.

Si iscrisse così alla St. Vincent – St. Mary High School della sua citta', Akron.
Qui, il ragazzo iniziò a giocare costantemente sia a basket che a football.

Prima di calcare i parquet, LBJ fece la sua conoscenza con il suo allenatore di football, Jay Brophy, un ex linebacker NFL che aveva militato tra i Miami Dolphins e New York Jets. Come freshman LBJ debuttò nel basket solo alcune settimane più tardi, il 3 dicembre.

La decisione di andare a giocare per la St. Mary HS per LeBron fu facilitata dall'arrivo come allenatore di Keith Drambot, che lo aveva già  allenato in precedenza e con il quale si era trovato suo agio.

Ovviamente, LBJ scelse per sè il numero di maglia di Jordan, il 23.
Era già  alto 6 piedi e 3 pollici e segnò i primi 15 punti da highschooler contro la rivale parrocchiale Cuyahoga Falls.

LeBron, Maverick e Carter (rispettivamente, un suo cugino e l'altro “alto” della squadra) guidavano una squadra di talento e, da subito, iniziarono a crearsi su di lui delle “aspettative”, anche perche' gli Scout (Nba e di College) sono ormai sempre piu' attenti ad “intercettare” le giovani promesse sin dall'High School ed uno con il fisico di James non passava certamente inosservato…

In pratica, avvenne che, ancora prima di iniziare a giocare seriamente, Lebron avesse già  i “riflettori puntati”. La cosa che diventò presto evidente quando, a fine anno, LBJ chiuse con una media di 18 punti col 50% sul campo, 6 rimbalzi e la leadership negli assist e nelle “steals”, guidando la sua squadra con soprendente maturità  di gioco, grazie a un rotondo bilancio finale di vittorie/sconfitte di 27-0, a vincere il titolo statale dell'Ohio (il primo dal 1984). In finale contro GreenVille, James chiuse la gara con 25 punti e 9 rimbalzi.

Immediatamente, i soliti commentatori sensazionalisti scomodarono i paragoni più ingombranti e lo etichettarono come il nuovo Michael Jordan, mentre cresceva la convinzione generale di avere scoperto una futura stella…

Nondimeno, c'erano ancora degli scettici sulla possibilità  del ragazzo di ripetere un'altra annata a quei livelli…

Durante l'estate dopo la sua prima stagione da freshman LeBron continuò a migliorare.
Ma il cambiamento più eclatante avvenne nel suo corpo, che crebbe di quasi quattro pollici, arrivando a 6-7.

LeBron era molto più simile a un uomo che a un ragazzo.
Iniziò l'annata sportiva nell'autunno del 2000, come al solito, con il football. Qui si segnalò ancora con il record di 700 ricevute a buon fine, venendo nominato al termine della stagione come All-Ohio, ma la sua squadra chiuse con un deludente 4-6.

LeBron si era comunque ben preparato per la stagione di basket, e il passa-parola sulle sue doti di fenomeno aveva iniziato a diffondersi. In attesa della prevedibile folla per l'apertura stagione 2000-01, si disputò una gara presso l'Università  di Akron's Rhodes alla James A. Arena.Circa 5.000 tifosi stiparono l'impianto in ogni ordine di posti e LeBron non li deluse, guidando i suoi ad una facile vittoria.

Un'altra prova significativa fu disputata contro Oak Hill Academy nel corso di un torneo nel mese di gennaio. I Warriors, guidati dal centro DeSagna Diop e da Rashaad Carruth, eran stati i primi classificati nello stato nei tornei di preparazione. LeBron e la sua squadra persero l'incontro di un solo punto, per 79-78.

Ma in quella che stava diventando un'abitudine, il fenomeno aveva rubato lo spettacolo. Con un piccolo esercito scout NBA e di College ad assistere, egli rifilò ai Warriors 33 punti, con varie bombe oltre l'arco dei 3 punti, spaventose entrate e persino la rottura di un cristallo con una delle sue roboanti schiacciate.

In effetti, la sua squadra avrebbe potuto vincere la gara, ma un paio di liberi sbagliati ed una preghiera non accolta alla sirena non gli consentirono di raccogliere anche questo successo. “King James”, come fu soprannominato quasi da subito, dovette abituarsi a convivere con la pressione dei media, e replico' l'annata straordinaria anche da Sophomore, conclusa con un bilancio di 26 gare vinte e sola 1 persa, il secondo titolo di stato dell'Ohio, ed il primato da Sophomore della storia con l'inclusione nel primo quintetto All America.

"E' il miglior giocatore liceale che abbia mai visto. Sono molto preoccupato di dirlo, perché l'ultima cosa di cui ha bisogno è più fama, ma non ho mai visto uno migliore” scrisse Terry Pluto, columnist dell' Akron Beacon Journal.

Le sue cifre parlavano già  da sole: 25.2 punti, 7.2 rimbalzi, 5.8 assits e 3.8 palle rubate a serata.
La finale del torneo si giocò all'Ohio State's Jerome Schottenstein Center, stipato da una folla di più di 17000 tifosi, tra cui il coach capo di North Carolina, Matt Doherty e quello dell'Università  di California, Ben Braun.

LeBron, in quella gara, segnò 54 punti, aggiudicandosi senza sforzo il premio di MVP del torneo. Riuscì anche ad aumentare la sua percentuale da 3 punti al 39% e venne chiamatotra gli All-American (insieme con Eddie Curry e Kwame Brown), divenendo anche il primo sophomore nella storia dell'Ohio a essere stato votato's Mr Basket.

Era già  diventato un fenomeno mediatico di prim'ordine, e ne era assolutamente consapevole: “Sono come sotto la lente di un super-microscopio. Ho i miei amici a raffreddarmi. Fintanto che avete amici, non avete nulla di cui preoccuparvi.”

Pur avendo ancora davanti 2 anni da giocare alla St. Vincent – St. Mary, non solo poteva dirsi certo di diventare una stella Nba, ma inizio' anche ad essere sicuro che sarebbe stato chiamato al Draft con il n. 1 assoluto.

Iniziò l'estate successiva al suo anno da sophomore anno a Colorado Springs, al primo Festival per lo sviluppo del basket. Era, manco a dirlo, il primo underclassman mai invitato alla manifetazione, sulla quale lasciò il suo marchio indelebile con il record di 120 punti in cinque partite e portandosi a casa l'ennesimo trofeo da MVP.

Il passo successivo, l'Adidas's Camp all'ABCD-Fairleigh Dickinson University, nel New Jersey, ribaltò LeBron ufficialmente sulla scena nazionale. Prima del suo arrivo, il giocatore sotto le luci dei riflettori era un tale Lenny Cooke, un 6-8 proveniente da New York. Cooke, per il quale già  si parlava di NBA, venne completamente oscurato da LeBron, che prese completamente il controllo del campo di gioco.

Con le telecamere di ESPN e lo staff di “Life” a seguire ogni sua mossa e gli scout dei College e dei pro addosso, egli sciorinò tutto il suo arsenale offensivo e una difesa asfissiante. Ma ciò che lasciò tutti davvero esterrefatti furono i suoi assist.

Fino a quel momento, era sempre stato catalogato come il prossimo Jordan: da quel giorno, invece, iniziarono i paragoni con Magic Johnson. Dirà  di sè sull'argomento: “A volte il pullman mi dicono di essere egoista, ma il mio gioco non mi permette di essere egoista. Amo la condivisione della palla con la mia squadra. Vedo un sacco di cose prima di vedere la mia squadra”.

Alla fine del torneo, dirà  di lui Sonny Vaccaro, selezionatore Adidas per il torneo: “A questa età  LeBron è meglio di chiunque io abbia mai visto in 37 anni di attività , tra cui Kevin Garnett, Kobe Bryant e Tracy McGrady. Sono disposto a scommettere i milioni della mia società  che lui soddisferà  le aspettative”.

Ancora una volta, durante le gare, LeBron sembrava quasi annoiato dagli avversari, e a volte la sua concentrazione calava. Quando invece veniva contestato, tirava fuori le sue migliori performances. Entrò in lizza per il titolo di MVP del torneo con 22 punti, sette assist e quattro rimbalzi.
Più tardi, si trovò di fronte il celebrato Cooke in una esibizione sul campo.

Cooke cercò di affermarsi subito prendendo il possesso, dribblando più volte gli avversari con dei palleggi tra le gambe esparando una tripla, ma LBJ gli stampò in faccia 24 punti, tenendo l'avversario a soli nove, e segnò anche alla sirena il canestro della vittoria.

In frangenti come questi, con tante lodi e gloria, era normale che gli scappasse qualche forma di boria, anche se nel complesso sono poche le affermazioni “imprudenti”, come quando disse: “Sono come un supereroe. Chiamatemi Basket Man” (ma forse scherzava…).

Dopo il torneo, una voce lanciata sul The New York Times iniziò ad annunciare la sua disponibilità  al draft dopo la stagione da junior al St. Mary. Questa cosa, anche se non confermata, ha contribuito alla crescente leggenda di “King James”.

Lui, intanto, collaborava con interviste ad una rivista di musica hip hop e di basket (cosa che ha fatto anche di recente, rispondendo in versi musicali del suo rapper preferito, Jay-Z, a DeShawn Stevenson, che lo accusava di essere un “over rated”, un sopravvalutato).

Nel frattempo, Michael Jordan gli fece un grande onore, invitandolo a unirsi a lui in un esclusivo allenamento senza telecamere (preparatorio del suo ultimo rientro nell'NBA), dove LBJ si incontrò con delle star del calibro di Antoine Walker, Michael Finley, Juwan Howard e Penny Hardaway. LeBron fece subito amicizia, in particolare, con “the genius”, Walker, un prodotto di Chicago's Mt. Carmel, che ancora annovera tra i suoi più fidati consiglieri.

Dirà  poi di lui Michael Air Jordan: “He breaks you down because he is such a great player" che potrebbe essere tradotto con difficoltà : “Lui ti fa male perchè è un gran giocatore…”.

Quando LeBron tornò iniziava per lui il suo anno da junior nel football.
Sua madre Gloria era contraria a che lui giocasse, temendo infortuni dannosi alla sua carriera di cestista. Ma LeBron si impuntò a voler fare quella stagione, che concluse con 52 ricezioni utili, più di 1000 yards di campo e 15 touchdowns.

La sua squadra stavolta svoltò, andando chiudere la stagione con un record di W di 7-3 e la qualificazione per i playoff di Stato. Purtroppo, però, come temeva sua madre, durante la prima gara della post-season, una vittoria di 28-20, LeBron si fratturò l'indice della mano sinistra.

Scelse comunque di scendere in campo per la finale, ma la sua squadra perse l'incontro, rendendo quasi tutti certi che sarebbe stata l'ultima sua partita di football. Recentemente, nelle pause dei Playoff 2008, i network americani ci hanno mostrato un James in tenuta da football ai tempi del liceo, e la prima cosa che veniva da osservare era che il suo fisico non sfigurava di certo rispetto a quello dei compagni di questo sport dagli urti proibitivi: 203 centimetri per 113 chili di muscoli, oltre ad una straordinaria elasticità  che può vantare solo chi ha queste cifre prima ancora di iniziare a lavorare in sala pesi.

Ma ormai era ora di pensare al basket. Iniziava la sua stagione da junior sui parquet.
Con una solida B di media scolastica, LBJ poteva scegliersi un college.

Tra i candidati c'erano California, Florida, Michigan, Ohio State, North Carolina e Duke. Ma molti osservatori dubitavano che LeBron prendesse seriamente in considerazione l'ipotesi del college. Anche se era un buono studente (la sua materia preferita era scienze della trerra), era soprattutto un fenomenale giocatore di basket. Inoltre, aveva tutta la stampa addosso.

Eddie Jackson, il compagno di sua madre, inarcò minacciosamente le sue sopracciglia quando LeBron comprò senza consultarlo una Ford Explorer.

Il suo nome era sui titoli di tutti i giornali della nazione. Nike e Adidas se lo contendevano per diventare i suoi sponsor e si parlava per lui di un contratto da 20 milioni. In questo contesto, LeBron iniziò la sua stagione da junior, sempre in pullman con Dru Joyce, il padre del suo migliore amico e col suo team di fronte a uno dei calendari più duri nel paese. Infatti, quasi la metà  degli avversari si erano classificati a livello nazionale.

LBJ era ormai una leggenda, pur essendo ancora un ragazzino del liceo, e per ogni sua gara si spostano 16.000 persone in media, costringendo la sua scuola a chiedere l'utilizzo del palazzetto dell'università  più vicina. LeBron e la sua squadra incontrarono Germantown (Pa) Academy, con la sua coppia di stelle, Lee Melchionni e Matt Walsh.

Grazie ai suoi 38 punti e 17 rimbalzi, la sua squadra vinse per 70-64. In seguito, alla JAR Arena, un'altra vittoria per 49-41 su Vashon di San Louis e la loro stella, Jimmy McKinney. LeBron contribuì con 26 punti. St. Mary cavalcò il ritmo di quelle vittorie nella gara di Slam Dunk sulla spiaggia, un torneo di Natale svoltasi nel Delaware. Arrivò anche la prima sconfitta, per 84-83 contro Amityville di New York. LeBron era quasi riuscito a regalare ai suoi anche quella vittoria, ma alcuni liberi dati agli avversari gliela soffiarono a stento.

Poche settimane più tardi, in un gioco contro la rivale locale, LeBron si trovava di fronte Roy Hall, un'altra guardia muscolare che aveva ottenuto una borsa di studio nel football da Ohio State. LeBron, con uno sforzo difensivo, si impose, limitando Hall a soli otto punti in una facile vittoria. Seguì una serie di due sconfitte.

La prima intervenne nel remake della partita a Oak Hill, presso il 1st time Shootout a Trenton, NJ. La televisione ESPN decise di far conoscere “King James” in tutto il mondo, trasmettendo la partita contro Oak Hill Academy (dove fino alla stagione 2001-2002 militava l'altro giovane fenomeno Carmelo Antony).

La diretta della partita ottenne uno share storico, secondo solo al comeback di Michael Jordan. LeBron smazzò 36 punti, ma non fu sufficiente a superare i Warriors e le loro Top Gun, in primis Carmelo Anthony, che ne segnò 34. L'altra sconfitta arrivò una settimana più tardi da George Junior Republic, in Pennsylvania.

La due sconfitte, tuttavia, non scalfirono la reputazione di LeBron. Kobe Bryant, sperando di attirare l'adolescente a firmare con l'Adidas, gli regalò uno speciale paio di sneakers decorate con bandiere americane. Mentre a Cleveland, per sconfiggere i Cavs, Shaquille O'Neal utilizzava uno dei giochi di LeBron visti alla JAR Arena.

Nel frattempo, ripartiva una nuova serie vincente. Di fronte a 20.000 tifosi urlanti sul campus dell'università  di Ohio State, tuttavia, essi persero 71-63 contro la Roger Bacon di Cincinnati. LeBron, sofferente di spasmi per tutta la notte, non era al meglio, e così la sua squadra uscì sconfitta. Il terzo titolo era perduto.

Tuttavia, nulla intaccava la fama di LeBron, che finì l'anno con una media di 28 punti, sei assist, poco meno di nove rimbalzi e tre recuperi a gara. Fu nominato All-American, National Player of the Year di Gatorade, Stati Uniti d'America Oggi e Parade Magazine.

LeBron, tuttavia, non era completamente soddisfatto della sua stagione. Il suo più grande motivo di preoccupazione erano le percentuali oltre l'arco da 3 punti (34%) e ai liberi (59,3%). Decise così di trascorrere più tempo in palestra lavorando su entrambi i settori. Tra coloro che credevano che il gioc di LeBron gioco non avesse bisogno di molto lavoro per entrare nei Cavs c'era l'allenatore John Lucas.

Lo aveva visto in un torneo AAU la precedente estate e aveva anche avuto modo di conoscerlo personalmente perché il ragazzo spesso andava come spettatore alla Cleveland's Gund Arena. Violando regole NBA, Lucas lo invitò a soli 17 anni ad un allenamento informale con i Cavs.

Le schiacciate di LeBron lo impressionarono più delle giocate di Jumaine Jones e di Chris Mihm, allora in prova, ma, ancora una volta, ciò che colpiva di più erano le sue capacità  di lettura del gioco. La sessione di allenamento causò a Lucas un'ammenda da 150.000 dollari da parte dell'NBA e lui stesso fu sospeso per due gare. Ma il coach sentiva che ne valeva la pena e gli era andata anche bene, che vedere da vicino giocare LeBron James valesse più delle sanzioni inflitte dalla Lega.

Si dice anche che in quell'occasione i Cavs gli abbiano offerto sottobanco un contratto da 9 milioni di dollari, ma non è mai stato provato. LeBron iniziava a fare piani per l'estate piena di telai, ma dovette accantonarli a causa della rottura del polso sinistro in una gara del torneo AAU.

Ne approfittò allora per girare tutti i principali campi estivi, dimostrando un provocatorio senso dell 'umorismo quando indossò all'Adidas's ABCD un paio di Nikes, e poi scarpe adidas per la Nike All-American!

Durante la sua inattività , LeBron lavorava comunque sulla resistenza fisica delle gambe con un personal trainer. Egli trovò anche modo di riflettere su quanto il basket rappresentasse per la sua vita. Sono di questo periodo affermazioni come “Ho dovuto fare ciò che dovevo e riuscire ad essere me stesso, ignorare le critiche, prendermi cura dei miei obblighi. Questo è generalmente il tuo destino, quando sai ciò che ti aspetta” o “Non puoi lasciare che qualcun altro prenda il tuo treno, quando passa…”.

C'è in queste parole una maggiore consapevolezza, rispetto al passato, di ciò che il ragazzo voleva da se stesso, che diventava ogni giorno più preciso e diverso da ciò che gli altri volevano da lui. Quando tornò alle gare, gli amici e la famiglia notarono un nuovo slancio in lui. Vi era inoltre il desiderio di lasciare il circo della vita da adolescente, in cui tutti, anche LeBron, partecipavano allo spettacolo.

La sua scuola concluse un accordo per trasmettere tutti le 10 gare in casa e in tutto il nord-est dell'Ohio con una TV in pay-per-view a 7,95 dollari. ESPN2 decise di trasmettere in dicembre la gara contro Oak Hill. I biglietti si vendevano a pacchi per la gara alla JAR Arena, ed il prezzo si alzò 125 dollari l'uno.

In questa fase, era piuttosto evidente a tutti, compreso LeBron, che avrebbe presto giocato nella NBA, probabilmente saltando il College.

Desiderosa di massimizzare il potenziale di guadagno del figlio, sua madre Gloria arruolò Eddie Jackson per assumere il controllo del “Team LeBron.” Incontrarono tutti i compratori di esclusive, che promettevano di farne un milionario. La concorrenza tra Adidas e Nike, se possibile, si era ancora più accesa. Si dice che gli siano stati offerti fino a 25 milioni di dollari.

Tuttavia, per gettare acqua sul fuoco delle polemiche, Gloria James dichiarava: “Lui non cerca il denaro o la fama, come tutti pensano. Vuole solo giocare [nell' NBA] perché questo è il suo sogno”. Intanto, la stagione 2002-03 iniziava dopo il Ringraziamento, in casa contro Wellston. Con 2.000 spettatori che affollavano la palestra della St.Vincent, LeBron portò la sua squadra sul 46-10, prima della definitiva vittoria.

La notte seguente, il seguito contro George Junior Repubblica, che fu affossata per 101-40. Un fantastico LeBron realizzò 21 punti, con 14 rimbalzi, sette assist e quattro palle rubate. Meno di due settimane più tardi SV registrò un altro successo, sconfiggendo 65-45 Oak Hill. Con Dick Vitale e Bill Walton che commentavano la gara per ESPN2, LeBron ebbe un'altra gran serata, con 31 punti e 13 rimbalzi.

Bill Walton ebbe a dire quella sera: “Credo che LeBron sia già  pronto oggi per uno qualsiasi dei team dell'NBA” a uno share di 1,67 milioni di famiglie sintonizzate davanti allo schermo. SV vinse quattro altre gare prima del compleanno di LeBron, nel mese di dicembre. Tra coloro che gli fecero gli auguri per il suo 18mo compleanno c'erano anche Allen Iverson e Jerome Bettis.

Ma quella data segnò anche l'inizio di un brutto momento per lui. Per festeggiare il compleanno del figlio, Gloria contrasse un prestito bancario e acquistò per lui un Hummer H2 (prezzo di listino:…50.000 dollari!), completo di tre televisori (i soliti americani!).

Il regalo causò una enorme polemica, perchè si riteneva che Lebron avesse acquistato con soldi guadagnati da professionista del basket ancor prima di diventarlo effettivamente.
La St. Vincent e la Ohio High School Athletic Association considerarono seriamente l'ipotesi di sospenderlo dalle competizioni.

I grandi mezzi di comunicazione di massa, nel frattempo, lanciarono il dibattito sul tema delle distorsioni dello sport professionistico al livello nazionale, mettendo in dubbio che lui, sua madre e persino i College fossero immuni dalle lusinghe della ricchezza della NBA.

Intanto, LeBron continuava a giocare a Los Angeles, alla UCLA's Pauley Pavilion contro Mater Dei High School, in un altra diretta su ESPN2. Sotto i riflettori vi era il matchup tra LeBron e DJ Strawberry, figlio del grande ex-campione Darryl Strawberry. In una gara emozionante, SV si aggiudicò l'incontro per 64-58, anche se LBJ mancò tutti i suoi nove tentativi da 3 punti, chiudendo con 24 segnature.

Un mese dopo LeBron si ritrovò ancora nei guai, questa volta per aver accettato in regalo da un negozio di articoli sportivi due jersey retrò NBA, del valore di 845 dollari. Questa volta, le istituzioni non tollerarono e LeBron fu sospeso.

Lui allora prese un buon avvocato, Fred Nance, per ottenere la revoca del provvedimento. Nance chiese un provvedimento inibitorio alla Summit County, e il giudice James R. Williams, in ultima istanza, lo riabilitò. La sentenza arrivò appena in tempo per farlo partecipare al prime time Shoot Out di Trenton.

Una curiosità : dopo il provvedimento di reintegro nella lega, i biglietti per la partita schizzarono al prezzo di 1.000 dollari l'uno. Alla partita, LBJ dimostrò di non aver subìto danni psichici dalla sua battaglia legale, smazzando ben 52 punti in una gara chiusa sul 78-52 al West Chester di Los Angeles.

L'intero episodio, tuttavia, riempì tutti i titoli dei giornali nazionali. Anche quelli che non avevano mai sentito parlare di LeBron, quelli che non avevano interesse al basket liceale, si dicevano esperti sui dettagli della sua vita. Fu un momento, i suoi 18 anni, in cui si trascese dallo sport per entrare nella cultura popolare.

Da allora, LeBron cercò di concentrarsi solo sul basket. Chiuse la stagione con risultati ancora migliori che in passato: la sua media punti salì ancora a 31.6 punti, 9.6 rimbalzi, 4.6 assist e 3.4 recuperi.

Vinse così il terzo titolo statale dell'Ohio e fu per la seconda volta MVP delle High School. Non succedeva da 47 anni che un giocatore fosse in grado di vincere per due anni di fila il trofeo di MVP, chiudendo la carriera liceale con 2657 punti, 892 rimbalzi e 523 assists.

SV arrivò ai playoff con una sola sconfitta, in finale di divisione contro Kettering Alter. Con un record per il torneo di 18.454 tifosi all'Ohio State's Arena, LBJ spinse alla vittoria i suoi con 9 punti nel quarto finale, chiuso sul 40-36. Spingendo il record fino a 24 vittorie e una sola sconfitta, i suoi ebbero il terzo titolo in quattro anni e nessuno dubitava che il merito fosse solo il suo.

Fu perciò menzionato nella mitica nazionale dei licei pubblicata da USA Today. Dopo questa gara, LeBron partecipò al McDonald's All-American High School Boys Basket alla Gund Arena e all'EA Sports Classic Roundball a Chicago (MVP in entrambi, manco a dirlo…). La gara del McDonald's ha prodotto 15 scelte NBA, e gli attribuì un altro titolo che influì sul processo decisionale sul momento in cui rendersi eleggibile nell'NBA.

Tra le squadre che speravano in un rimbalzo fortunato della pallina da ping-pong c'era la stessa Cleveland, Denver, Memphis e Toronto. Alcuni addirittura dicono che i Cavs abbiano rifiutato Andre Miller in cambio della loro scelta per avere più possibilità  di prenderlo.

Se questa fosse stata effettivamente la strategia del team, ha funzionato. In ogni caso, lui fu baciato in fronte dalla fortuna, perchè desiderava restare nell'Ohio. Gia' nella serata del Draft, il GM di Cleveland affermò che avrebbe fatto di LeBron la prima chiamata assoluta (e chi poteva dubitarne, in effetti?).

Sebbene il suo contratto con i Cavs fosse limitato nella struttura retributiva da rookie, egli non aveva certo preoccupazioni di soldi. In realtà , le stime parlano di firma di contratti con case del calibro di Nike e Coca-Cola, e anche più in alto, per oltre 100 milioni di dollari. Ovviamente, ciò che ne seguì fu solo l'intensificarsi della pressione sul giocatore e sul suo rendimento nella prima stagione da pro. Non che la cosa fosse nuova, per lui, essendovi abituato dalla più tenera età .

Dovette fare anche i conti con il sistema tributario USA, notoriamente severo, che lo controllava in ogni dollaro del suo check settimanale. I critici erano ovviamente preoccupati che questa pressione potesse ostacolare la sua ascesa verso la stratosfera di pro. Ma, ancora una volta, si sbagliavano.

Una volta diventato a tutti gli effetti membro dei Cavs, partecipo' alla Summer League, riempiendo lo stadio di Orlando al suo debutto, in Cavs-Magic, in modo mai visto prima di allora. Ancor prima di iniziare a giocare in NBA aveva già  firmato il “contrattino” con la Nike da oltre 90 milioni di dollari e un altro con la Upper Deck. Se già  Lebron aveva tutti i media addosso al liceo, più che altro in suo favore, la pressione mediatica aumentò in modo esponenziale tra i pro.

Erano in molti a nutrire dei dubbi sulla sua stagione da rookie: tutti i piu' grandi campioni che avevano saltato il College (da Kevin Garnett a Tracy MacGrady, fino a Kobe Bryant, per citare solo i più noti) avevano avuto problemi di adattamento e la loro esplosione era arrivata solo al terzo o quarto anno nella Lega. LBJ dimostro' invece da subito una maturita' fuori dalla norma (come quasi ogni cosa che lo riguarda…), rispondendo alle critiche dei detrattori nel migliore dei modi: non solo si affermò subito come realizzatore, ma cercava sempre di coinvolgere i compagni con assists di gran classe e riusciva molto spesso ad imporsi anche a rimbalzo.

Complessivamente, il suo primo anno si chiuse con 20.9 punti, 5.5 rimbalzi e 5.9 assists. LeBron fece 11 gare in doppia cifra di punti in dicembre, e finì il mese con 33 punti e 16 rimbalzi contro i Memphis Grizzlies. Poi arrivò il Rookie Challenge nel corso dell'All-Star Weekend, spettacolo piuttosto indecoroso (per totale mancanza di difese ed inutili esibizionismi…) di esibizione sua e di Carmelo Antony, che lui chiuse con 33 punti, ma i sophomore vinsero grazie soprattutto ad Amare Stoudemire.

Non partecipò invece allo slam dunk, malgrado le voci, a causa di un leggero risentimento muscolare. A fine marzo, contro i New Jersey Nets, sparò 41 punti e 13 assist in una vittoria per 107-104.

Poi altre due doppie-doppie in aprile, rimaste in mente quando venne il momento di eleggere il Rookie of the Year. Se Carmelo Anthony aveva disputato anche una grande stagione, LeBron battè il suo amico e si portò via il premio.Con queste medie giocò 79 partite (saltandone solo 3 per un infortunio alla caviglia) e divenne pertanto la terza matricola che sia riuscita a realizzare almeno 20 punti, 5 rimbalzi e 5 assist di media al primo anno (dopo Oscar Robertson e Michael Jordan), oltre ad essere premiato con il “NBA rookie of the year award”.

Il suo coach di allora, Paul Silas, ex giocatore e veterano delle panchine, ne elogiava le qualità : “Lui non si fa intimidire da nessuno… ha quella forza che hanno la maggior parte dei grandi giocatori”.

I Cavs chiusero la stagione con un record di 35 vittorie e 47 sconfitte, non riuscendo a qualificarsi per i playoff, ma mostrando un netto segno di miglioramento generale con l'innesto del giovane James, ma anche con i solidi contributi muscolari in vernice di Carlos Boozer e Zydrunas Ilgauskas.

In estate, LBJ accettò l'invito a rappresentare gli Stati Uniti ai giochi olimpici del 2004. A soli 19 anni, era il più giovane membro della squadra in Grecia. Anche in questo caso, dimostrò la dignità  e la classe che veterani con il doppio della sua età  non hanno.

Mentre Melo, per esempio, si lamentava per il poco tempo concessogli per giocare, lui se ne stava tranquillo e eseguiva qualsiasi compito l'allenatore Larry Brown (un falco in fatto di rookies…) gli chiedesse.

Lo stesso coach Brown gliene rese pubblicamente merito in una dichiarazione: “Io vedo in lui tutte le possibilità  ottenere qualsiasi risultato. Sono un grande fan del ciò che lui rappresenta, di come lui stesso guida i suoi, e come tale è un team player. Lui cerca di riprodurre “the right way”. Non ne abbiamo abbastanza come lui nella NBA”.

Molto si è detto sulla quella squadra americana e sulle sue disfunzionalità . Sta di fatto che se ne tornarono a casa con il bronzo, dietro Argentina e Italia. Arrabbiato per questa vicenda, Lebron si lamentò in seguito affermando che gli Stati Uniti non è stato altro che una raccolta di guaste superstar che non hanno compreso il concetto di squadra.

Tuttavia, il campionato con i Cavs era andato bene e neppure la dirigenza di Cleveland si immaginava un successo di questa portata da parte del loro rookie-fenomeno gia' dal primo anno, ma cercò di rimediare con la compagna acquisti: se prima “il prescelto” era affiancato da Ricky Davis e Darius Miles (entrambi atleti straordinari, ma egoisti e poco propensi a difendere), con il passare dei mesi entrambi furono ceduti (il primo a Boston ed il secondo a Portland) ed arrivano giocatori come Jeff MacInnis (solido playmaker) e, dal mercato estivo, Eric Snow (play di esperienza, buon difensore e, soprattutto, abituato a giocare al fianco di giocatori “mangia palloni” come Allan Iverson), con la chiara intenzione di permettergli di potersi esprimere in campo e fuori senza nessuna "testa calda" come compagno.

Durante il secondo anno nella lega, le cose non andarono molto meglio. Prima della campagna acquisti, LeBron apprese con disappunto che Boozer aveva abbandonato la nave per i dollari degli Utah Jazz. Cleveland cercò di colmare la perdita con una serie di ulteriori acquisti, tra cui Drew Gooden, Tractor Traylor e Lucious Harris, ma il peso della squadra era sempre più sulle sue spalle. Lui rispose da par suo con una splendida stagione, concludendo con 27.7 punti, 7.4 rimbalzi e 7.7 assists a partita.

Queste cifre avevano dello straordinario: nel giro di un'estate LBJ aveva accresciuto il proprio rendimento di 7 punti, 2 rimbalzi e 2 assists a partita, migliorato la propria percentuale dal campo (da 41.7% a 47.2%), da oltre l'arco (da 29% a 35.1%) e incrementato anche le palle rubate (da 1.65 a 2.21).

Il suo coach, Paul Silas, ne elogiò la capacità  di migliorarsi con queste parole: “E' il più veloce a comprendere cosa sia avvenuto che ci sia mai stato. Lui capisce immediatamente quando commette un errore.”

Nessuno nell'NBA aveva fatto così tanto senza aumentare il suo impiego in minuti, classificandosi terzo nel campionato nei punti segnati e nelle palle rubate ruba (2,2 a gara) e sesto negli assist.

C'erano gare in cui LeBron era semplicemente troppo per gli avversari da gestire. Egli divenne il più giovane giocatore a realizzare 50 punti in una partita, e il più giovane a fare una tripla-doppia. Aumentare la sua varietà  di tiri e la precisione dall'esterno, le squadre gli dovettero tributare maggiore rispetto sul perimetro, consentendogli di aprire a più opportunità  per lui e la sua squadra sul pitturato.

LeBron realizzò ben quattro doppie-doppie della stagione, e sparato 40 o più punti in cinque occasioni, tra cui un 56 contro i Toronto Raptors (carreer high). Ma la sua intesa con Paul Silas si stava deteriorando irrimediabilmente. Cleveland lottava per l'ultimo posto ai playoff e giocatore e allenatore la vedevano diversamente sulle scelte da prendere. Così, come di solito accade nello sport professionistico, in cui, come si è detto con una felice battuta, “vincono i giocatori, ma perdono gli allenatori…”, la stella prevalse. Silas fu tagliato, e il team, finì con un record di 42-40 fuori dalla post-season.

LeBron non sfuggì alle critiche e tutti gli diedero la colpa di questo risultato e del taglio dell'allenatore. In estate, il proprietario della squadra decise di rinnovare tutta la dirigenza che, sotto la guida di Danny Ferry, acquisto' giocatori come Larry Hughes, Damon Jones e Doneyll Marshall (oltre a rifirmare Ilgauskas) per dare il giusto cast di supporto alla stella di James. Se il 2003/04 era stato l'anno dell'esordio e il 04/05 l'anno dell'esplosione, il 2005/06 risulto' la stagione in cui King James, ormai a proprio agio nella NBA, per la prima volta lotto' per il trofeo di MVP (finito poi nelle mani di Nash).

LeBron, scosso dalle critiche dell'anno prima, migliorò ancora la qualità  del suo gioco. Lavorando con un cast di sostegno a lui più gradito e concludendo la stagione con delle cifre “mostruose” di 31.4 punti, 7 rimbalzi, 6.6 assists, terzo nella NBA e diventando il più giovane giocatore oltre i 30 punti di media.

LeBron ha anche portato ai Cavs 521 assist e 123 palle rubate. All' All-Star Game 2006 (svoltosi a Houston), LBJ vinse l'MVP segnando 29 punti, con 6 rimbalzi, 2 assists e 2 palle rubate, che lo proiettano ad essere il piu' giovane giocatore di sempre a ricevere questo titolo, e l'Ovest vittorioso per 122-120. Sotto il nuovo allenatore, Mike Brown, Cleveland vinse 50 partite e finì seconda nella Central Division. Il team giocò costantemente tutto l'anno, mettendo insieme strisce vincenti di sei, sette, otto e anche nove gare. Snow e i veterani come Ilgauskus dettero il loro solido contributo, ma è stato LeBron a fare la differenza in una stagione che sembrava potresse andar male, dopo l'infortunio del neo acquisto Larry Hughes, che perse più di metà  anno a causa di una frattura al dito.

Snow lo incitava così: “Se vuole essere un grande giocatore, lui deve dar prova di leadership in un campionato di squadra.” Per i suoi sforzi, LeBron fu premiato come il diretto inseguitore di Steve Nash nel voto dell'MVP. Danny Ainge ebbe a dire della sua annata: “Se io fossi un General Manager ci sono solo quattro o cinque giocatori NBA che io non scambierei…[e lui è uno di loro…]”.

Tornati ai playoff (che non raggiungevano addirittura dal 1997-98), i Cavaliers incrociarono le armi in una battaglia epica con Gilbert Arenas e i Washington Wizards. Nella sua prima partita di postseason, LeBron si presentò con una tripla-doppia (32 punti, 11 rimbalzi e 11 assists), terzo giocatore nella storia della NBA a debuttare nei playoffs con una tripla doppia (i suoi predecessori sono Johnny McCarthy – St. Louis Hawks 1960 – e Magic Johnson – Los Angeles Lakers 1980 ), quindi i Cavs perdettero Gara 2.

In Gara in 3, ne mise 41 punti e riportò in vantaggio i suoi. Dopo quattro partite, con la serie ancora bloccata sul 2-2, i Cavs dettero prova del loro coraggio con un paio di straordinari tiri vincenti. LeBron ebbe una media di 35,7 punti e i Cavs passarono al turno successivo contro Detroit. Dopo il calo delle prime due partite in favore dei Pistons al Palace of Auburn Hills, i Cavs tornarono prepotentemente nella serie con tre vittorie consecutive. Ma Cleveland buttò via la possibilità  di battere i Pistons in casa, e finirono per perdere la serie alla settima.

I Pistons vinsero proprio nel finale, chiudendo l'attacco di Cleveland e suoi titolari a soli 61 punti. Dopo la partita, anche LeBron dovette ammettere che si trattava di un capolavoro di prestazione difensiva.

Nell'anno successivo, con Hughes finalmente sano e il nucleo della squadra ancora intatto, i Cavs fissarono l'obiettivo di vincere la Conference ed andare alle finali. Nel complesso, le cifre di LBJ furono leggermente più basse in uscita dall'All-Star break (di cui fu il più votato partecipante), ma il suo impatto sulle partite fu uguale o forse maggiore: 27.3 punti, 6.7 rimbalzi, 6 assist. I Cavs ottennero, forse con più discontinuità  rispetto all'annata precedente, lo stesso identico numero di vittorie (record a fine anno: 50-32) divenendo il top team della Conference, con una percentuale del 75% di vittorie casalinghe.

LeBron segnò 35 o più punti per nove volte di seguito nel corso della stagione. Ormai, sembrava non fare più notizia e i playoff erano già  al sicuro dopo la prima metà  di stagione. Ai playoff, LBJ realizzò una media di 25.3 punti, 8.1 rimbalzi e 8 assist, trascinando letteralmente i suoi alla prima finale NBA nella storia della franchigia nonostante fosse solo alla sua quarta stagione nella Lega.

Il suo fisico, possente e muscoloso, ma allo stesso tempo elastico e scattante, gli permetteva praticamente di fare di tutto senza poter essere fermato. Di solito apriva i match come ala piccola ma, come dimostrano i 6 assists di media, si occupava di fare circolare palla e di dettare gli schemi offensivi da eseguire.

Proprio questo suo senso innato a trovare i compagni lo rendeva più difficile da marcare per gli avversari, perche' non possono permettersi di raddoppiarlo. Quando anche ciò avvenga, come ha dimostrato in gara 5 delle finali di conference contro i Pistons, riesciva ad essere ugualmente incontenibile.

Quest'ultima gara e' gia entrata nella sua storia personale: degli ultimi 30 punti segnati da Cleveland, 29 sono firmati LBJ e ben 25 di questi sono arrivati consecutivamente dalle sue mani per chiudere l'incontro, segnando il canestro decisivo a 2.2 secondi dalla fine che decretò la vittoria dei Cavaliers, dopo un doppio tempo supplementare, per 109-107 (il suo tabellino personale ammontava, a fine partita, a 48 punti, 9 rimbalzi, 7 assist, 2 rubate e 2 stoppate).

James, dopo l'enorme successo ottenuto contro i Pistons, vide però i propri sogni di gloria infrangersi per mano dei San Antonio Spurs, dotati di molta piu' esperienza di lui nelle finali e soprattutto di un collettivo piu' forte: il risultato, senza possibilità  di repliche, fu un secco 4 – 0. La stretta marcatura di Bowen nei suoi confronti lo ha particolarmente limitato nelle prime due partite della serie, ma già  nelle ultime due (gara 3 e 4) il suo contributo torno' ad essere di alto livello, anche se l'assenza di un degno supporto costo' ai Cavs lo "sweep".

In quell'estate, comunque, LBJ firmò un'estensione triennale del suo contratto, dichiarando: “Se non crediamo in questa squadra e in questa organizzazione, nella direzione che stiamo prendendo, non ha senso firmare l'estensione”.

Considerata la sua giovane eta', ed il modo in cui, anno dopo anno, cresce e migliora la qualità  del suo gioco, sono in molti a non ritenere un'utopia il giorno in cui LBJ chiudera' una stagione regolare con una tripla doppia di media, assolutamente alla sua portata. Al termine della stagione più vincente, non ancora soddisfatto, LBJ dichiarerà : “L'unica cosa a mio avviso in questo momento sta nel cercare di vincere tutto”; “Non c'è alcuna ragione per giocare nella NBA se non credete di poter vincere tutto”.

Durante la stagione 2007-2008 LeBron vince per la seconda volta nella sua pur breve carriera il titolo di M.V.P. nell'All Star Game di New Orleans, e chiude la stagione con 30 punti a partita, 6,9 rimbalzi, 6,6 assist, 1,8 palle rubate, 5 gare oltre i 40 punti, 2 oltre i 50 e 7(!) triple doppie. Nei playoff, invece, conclude con 26.9 punti, 8,1 rimbalzi, 7,4 assist e 1,6 steals.

E' la stagione controversa dei grandi scambi al limite di stagione: via Hughes, Gooden, Marshall, arrivano 3/5 del quintetto base con Sczerbiack, West e Ben Wallace, oltre al rincalzo del veterano Joe Smith. Nel complesso la squadra è migliorata a rimbalzo e (forse) in difesa, ma ha sicuramente perso in attacco, anche a causa degli infortuni di Pavlovic e Boobie Gibson.

Come sia andata lo sappiamo: gara 7 di semifinale di Conference persa contro i Celtics di un Pierce da 41 punti negli ultimi secondi di gioco, qualche tiro di troppo e qualche errore in più, ma un solo giocatore in campo: Lebron James, che chiuderà  l'incontro a testa alta con 45 punti e ottime percentuali. Vediamo qualche altro suo primato: 7,000 punti a 21 anni e 353 giorni – 8,000 punti a 22 anni e 78 giorni – 9,000 punti a 22 anni e 352 giorni (togliendo il record a Kobe Bryant, che l'aveva raggiunto a 24 anni e 127 giorni) – 10,000 punti a 23 anni e 59 giorni (togliendo il record a Kobe Bryant, che l'aveva raggiunto a 24 anni e 193 giorni).

Sulla maturità  di LeBron james nel gioco si sono espressi molti allenatori: “E' l'eccezione alla regola di quasi tutti i giocatori. La sua maturità  è la cosa più sorprendente di lui. Il suo senso del basket lo ha portato al puntoin cui è adesso” (Vero Melo? George Karl); “Dimenticate il talento e le capacità  atletiche, è la sua maturità  che è anni luce avanti” (Doc Rivers).

Lui stesso ha detto di sè: “Non voglio essere Kobe. Voglio essere LeBron”.

Il commissioner David Stern ha detto di lui: “Egli sembra essere solo un bel ragazzo. Egli sembra assumersi le responsabilità  e sembra avere la comprensione che il suo gioco può parlare per se stesso. Non ci ha deluso”.

“Io fantastico sulle capacità  di LeBron. Lui è il miglior giocatore che abbia mai visto di questa età “.

LeBron vive in una splendida villa con moglie e figlia, in cui ha un campo da basket e una pista da bowling, il tutto costruito su misura per lui; a sua madre, tra le altre cose, ha regalato una villa non certo piccola, anche se non come la sua….

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